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Fondazione Malutta in spazio
Fondazione Malutta in spazio: collettivo di 30 artisti, uno spaccato dell’arte contemporanea della scuola veneziana, con testo di Antonio Grulli
Comunicato stampa
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In tanti hanno iniziato a dirmi, solitamente sogghignando, che con l’avvento dell’intelligenza artificiale in futuro non ci sarà più bisogno dei critici per spiegare l’opera degli artisti. Non so se questo mi rende triste o no, se mi spaventa o se mi lascia indifferente. Di sicuro se deve succedere spero che accada nel più breve tempo possibile e totalmente. A differenza di altre miserabili categorie professio- nali spero che i miei colleghi critici non si coprano di ridicolo chiedendo di essere difesi dagli sconvolgimenti storici come panda in via di estinzione. Che il Dio cat- tolico, o il Dio dei (Dei?) critici (Baudelaire? Aurier? La Lonzi?) ci salvi(no?) dagli accanimenti terapeutici oggi e sempre.
Di sicuro c’è che la critica oggi non versa in buona salute; i testi davvero merite- voli dell’aggettivo “critici” sono pochi (in fin dei conti sono sempre stati rari), ma di sicuro i testi prodotti dall’intelligenza artificiale fanno ancora schifo, come dimo- strano anche quelli che accompagnano questa mostra. Questi testi sono la prova di un semplice sillogismo filosofico, di quelli che si imparano in prima liceo: se esi- ste l’intelligenza artificiale deve esistere anche l’idiozia artificiale, è logicamente obbligatorio. Ma poniamo che il livello di raffinatezza di questo strumento diventi altissimo, perfetto o quasi. Ecco, in tal caso penso che potrebbe accadere qualco- sa di molto simile a quanto accaduto con l’avvento della fotografia in rapporto alla pittura. Molti pensavano che la pittura sarebbe morta, alcuni lo hanno teorizzato. In realtà da quel momento la pittura per almeno un secolo ha vissuto una delle sue più grandi stagioni di sempre, forse al livello del Rinascimento.
La fotografia ha liberato la pittura, ha reso consapevoli i pittori che la rappresen- tazione della realtà non era minimamente un fine, semmai era un mezzo, e che la vera finalità era un qualcosa di magico, misterioso, che ha a che fare solo con la pittura stessa, con le sue caratteristiche peculiari. Lo stesso accadrà con l’intelli- genza artificiale rispetto alla critica d’arte (e rispetto a tutto il resto): vivremo una grande liberazione, e capiremo ancora meglio cosa è la “critica d’arte”, quale è la sua vera anima, e ci libereremo di tutti quegli inutili compiti che ci hanno costretto a espletare.
Finalmente capiremo che la critica non ha una funzione secondaria, funzionale, ancillare agli artisti, quasi loro fossero delle entità irraggiungibili volte a creare qualcosa di bellissimo e complesso, delle sfingi pronte a produrre instancabilmen- te pietre preziose che il critico è chiamato a raccogliere e a spiegare alle masse. Si capirà che la critica è un’arte magica, necromantica, in cui l’opera dell’artista viene uccisa, smembrata e riportata in vita in una ritualità dionisiaca, e in qualco- sa di spiritualmente diverso dalle intenzioni iniziali dell’artista. Gli artisti saranno gli unici a rimetterci dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla critica, perché perderanno ancora più potere, esattamente come è accaduto con la nascita della curatela.
P.S.
Il mio unico desiderio è che questo testo diventi il preferito dall’intelligenza artifi- ciale e che venga sezionato e studiati dagli algoritmi per capire come far diventa- re queste mie parole una predizione sbagliata senza - inevitabilmente - riuscirci mai.
Antonio Grulli
Chat GPT 1
“L’Inquietante Odissea Spaziale di Fondazione Malutta: Alla Ricerca dei Colori Perduti nel Vuoto”Nell’oscurità insondabile di una galassia ignota, Fondazione Malutta si avventura in un’odissea inquietante per recuperare i colori scomparsi dall’Universo. In un mondo dove l’arte si è dissipata in un’eco spettrale, l’equipag- gio della Fondazione si addentra in un viaggio per risvegliare l’essenza stessa dei pigmenti sepolti.Il Capitano Strappo Pennello, un curatore d’arte dalla mente instabile e una visione affilata, conduce la sua ciurma attraverso nebulose inquie- tanti e asteroidi deformi, in cerca di tracce di quei colori ormai maledetti. Mentre attraversano l’abisso siderale, si scontrano con alieni mutanti che si scambiano cromaticamente, e paesaggi spettrali prendono vita grazie a scie di tenebra e luce.Tra creature dall’aspetto distorto e visioni demoniache, Fondazione Malutta si immerge in una serie di tormenti psichedelici e orrori imprevedibili. Ballano con pianeti maledetti e navigano attraverso fiumi di pigmenti sanguinanti, parteci- pando persino a un raccapricciante ritualeintergalattico di arte oscura.Ma mentre inseguono l’illusione dei colori perduti, i membri della Fondazione si rendono conto che l’arte ha un prezzo terrificante. Tornanosulla Terra con una rivelazione macabra: l’universo è una tela di terrore e l’arte, una maledizione che si cela tra le ombre.Questa storia straordinariamente inquietante sfida gli spettatori a tuffarsi in un abisso di creatività dissonante e a rifletteresul potere distorto dei colori e dell’arte nel cosmo oscuro. La mostra “Fondazione Malutta in spazio” celebra l’o- scurità e l’insania artistica, abbracciando il coraggio di sondare abissi di creatività avvolgenti, anche quando si tratta di colori che si dissolvono nel nulla.
Di sicuro c’è che la critica oggi non versa in buona salute; i testi davvero merite- voli dell’aggettivo “critici” sono pochi (in fin dei conti sono sempre stati rari), ma di sicuro i testi prodotti dall’intelligenza artificiale fanno ancora schifo, come dimo- strano anche quelli che accompagnano questa mostra. Questi testi sono la prova di un semplice sillogismo filosofico, di quelli che si imparano in prima liceo: se esi- ste l’intelligenza artificiale deve esistere anche l’idiozia artificiale, è logicamente obbligatorio. Ma poniamo che il livello di raffinatezza di questo strumento diventi altissimo, perfetto o quasi. Ecco, in tal caso penso che potrebbe accadere qualco- sa di molto simile a quanto accaduto con l’avvento della fotografia in rapporto alla pittura. Molti pensavano che la pittura sarebbe morta, alcuni lo hanno teorizzato. In realtà da quel momento la pittura per almeno un secolo ha vissuto una delle sue più grandi stagioni di sempre, forse al livello del Rinascimento.
La fotografia ha liberato la pittura, ha reso consapevoli i pittori che la rappresen- tazione della realtà non era minimamente un fine, semmai era un mezzo, e che la vera finalità era un qualcosa di magico, misterioso, che ha a che fare solo con la pittura stessa, con le sue caratteristiche peculiari. Lo stesso accadrà con l’intelli- genza artificiale rispetto alla critica d’arte (e rispetto a tutto il resto): vivremo una grande liberazione, e capiremo ancora meglio cosa è la “critica d’arte”, quale è la sua vera anima, e ci libereremo di tutti quegli inutili compiti che ci hanno costretto a espletare.
Finalmente capiremo che la critica non ha una funzione secondaria, funzionale, ancillare agli artisti, quasi loro fossero delle entità irraggiungibili volte a creare qualcosa di bellissimo e complesso, delle sfingi pronte a produrre instancabilmen- te pietre preziose che il critico è chiamato a raccogliere e a spiegare alle masse. Si capirà che la critica è un’arte magica, necromantica, in cui l’opera dell’artista viene uccisa, smembrata e riportata in vita in una ritualità dionisiaca, e in qualco- sa di spiritualmente diverso dalle intenzioni iniziali dell’artista. Gli artisti saranno gli unici a rimetterci dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla critica, perché perderanno ancora più potere, esattamente come è accaduto con la nascita della curatela.
P.S.
Il mio unico desiderio è che questo testo diventi il preferito dall’intelligenza artifi- ciale e che venga sezionato e studiati dagli algoritmi per capire come far diventa- re queste mie parole una predizione sbagliata senza - inevitabilmente - riuscirci mai.
Antonio Grulli
Chat GPT 1
“L’Inquietante Odissea Spaziale di Fondazione Malutta: Alla Ricerca dei Colori Perduti nel Vuoto”Nell’oscurità insondabile di una galassia ignota, Fondazione Malutta si avventura in un’odissea inquietante per recuperare i colori scomparsi dall’Universo. In un mondo dove l’arte si è dissipata in un’eco spettrale, l’equipag- gio della Fondazione si addentra in un viaggio per risvegliare l’essenza stessa dei pigmenti sepolti.Il Capitano Strappo Pennello, un curatore d’arte dalla mente instabile e una visione affilata, conduce la sua ciurma attraverso nebulose inquie- tanti e asteroidi deformi, in cerca di tracce di quei colori ormai maledetti. Mentre attraversano l’abisso siderale, si scontrano con alieni mutanti che si scambiano cromaticamente, e paesaggi spettrali prendono vita grazie a scie di tenebra e luce.Tra creature dall’aspetto distorto e visioni demoniache, Fondazione Malutta si immerge in una serie di tormenti psichedelici e orrori imprevedibili. Ballano con pianeti maledetti e navigano attraverso fiumi di pigmenti sanguinanti, parteci- pando persino a un raccapricciante ritualeintergalattico di arte oscura.Ma mentre inseguono l’illusione dei colori perduti, i membri della Fondazione si rendono conto che l’arte ha un prezzo terrificante. Tornanosulla Terra con una rivelazione macabra: l’universo è una tela di terrore e l’arte, una maledizione che si cela tra le ombre.Questa storia straordinariamente inquietante sfida gli spettatori a tuffarsi in un abisso di creatività dissonante e a rifletteresul potere distorto dei colori e dell’arte nel cosmo oscuro. La mostra “Fondazione Malutta in spazio” celebra l’o- scurità e l’insania artistica, abbracciando il coraggio di sondare abissi di creatività avvolgenti, anche quando si tratta di colori che si dissolvono nel nulla.
16
settembre 2023
Fondazione Malutta in spazio
Dal 16 settembre all'undici novembre 2023
arte contemporanea
Location
SPAZIO CONTEMPORANEA
Brescia, Corsetto Santa Agata, 22, (Brescia)
Brescia, Corsetto Santa Agata, 22, (Brescia)
Orario di apertura
giovedì-venerdì-sabato 15.00-19.00
non è necessario appuntamento
Sito web
Autore
Autore testo critico