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For Peggy…research: Valeria Gerallini / Francesco Rosso / Gabriele Salussolia
Dopo le mostre della scorsa estate di Diego Pasqualin e della sperimentale scultura molle, studio dieci presenta le fotografie in B/N, ispirate a Man Ray, di Valeria Gerallini, le sculture con pittura in resina di Francesco Rosso e l’ installazione “Vento e Bandiere” di Gabriele Salussolia. Tre autori alla loro prima “personale” con tre visioni del mondo differenti anche tecnicamente ma accomunati dalla loro personalissima e contemporanea ricerca
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugurano sabato 13 settembre 2008 alle ore 18:00 nei locali del centro culturale studio dieci tre mini-personali.
Continua, così, la rassegna intitolata “For Peggy…research” una sorta di collezione zero dedicata a giovanissimi autori esordienti.
Dopo le mostre della scorsa estate di Diego Pasqualin e della sperimentale scultura molle, studio dieci presenta le fotografie in B/N, ispirate a Man Ray, di Valeria Gerallini, le sculture con pittura in resina di Francesco Rosso e l’ installazione “Vento e Bandiere” di Gabriele Salussolia.
Tre autori alla loro prima “personale” con tre visioni del mondo differenti anche tecnicamente ma accomunati dalla loro personalissima e contemporanea ricerca.
In allegato fotografie e commenti degli autori.
La mostra proseguirà fino al 28 settembre tutti i giorni dalle 17:30 alle 19:30.
Valeria Gerallini:
Man Ray è stato testimone di un mondo pericoloso, in crisi, che nonostante l’ esplorazione della psiche umana operata dalla psicoanalisi è rimasto pieno di angoli bui e abissi che parlano di vuoti incolmabili.
Ha tentato così di allontanarsi da tutto ciò, cercando di trovare una propria via, una sua soluzione.In lui era presente quel pizzico di follia che caratterizza sempre animi profondi e sensibili e che ha saputo sfociare in una grande creatività.
Il concetto di nudo per il nostro fotografo non è da intendere, secondo un ragionamento troppo semplicistico e superficiale, come qualcosa di erotico, anzi al contrario è espressione di concetti più profondi, è la sublimazione a sentimento di un’ immagine corporea, sentimenti quali l’ amore, la musica, il tempo…
Soprattutto l’ amore per la vita, e per l’ arte che ne rappresenta un riflesso stesso.
Un amore personificato dalla donna, a cui ha saputo dare con le sue fotografie, bellissime e delicate sfumature.
“Dipingo quello che non può essere fotografato.
Fotografo quello che non voglio dipingere.
Dipingo l’ invisibile.
Fotografo il visibile.”
Con lo spirito delle sue fotografie, Man Ray mi ha accompagnata in questo mio breve ma intenso “viaggio”…
Il corpo, volto di un’ immagine terrena, supera la sua stessa condizione e diventa pensiero.
Francesco Rosso:
3 oggetti, 3 rappresentazioni, 3 storie:
oggetti ludici, materiali non tossici, forme caricaturizzate, di un tempo passato ma non remoto.
Usate, sfruttate, consumate quindi dimenticate in cortile.
Il materiale si trasforma, i colori sbiadiscono, si mimetizzano con l’ ambiente: NON ESISTONO PIU’ (per noi) ma la metamorfosi è iniziata.
Il carattere ludico è sparito, ora sono animate da ricordi-esperienze-immagini:FINALMENTE VIVONO, così, cristallizzate su di un trespolo, ci raccontano le loro storie.
OGGETTO SMARRITO N°1: il generale
OGGETTO SMARRITO N°2: dolly
OGGETTO SMARRITO N°3: il cane della spesa
Sette fermo immagine di un tempo che scorre, sette punti di vista. Immagini singole che compongono una realtà comune, contemporanea o eterna.”Close-up” che suggeriscono una storia o pure suggestioni. Il valore inestimabile del singolo attimo. Una frazione di secondo che si congela per sempre ed evoca racconti a chi li vuole ascoltare.Giusto il tempo per catturare l ‘istante e poi farlo vivere in una dimensione diversa, atemporale anche solo immaginata ma esistente.Non importa quanto sia nitida l’ immagine, come i ricordi più chiari o quelli quasi inventati, essenziale è che vivano nel pensiero testimoniando/raccontando una realtà esistita/esistente.
INTERNO 1: teatro civico
INTERNO 2: in coda al mac-drive
ESTERNO 1: temporale all’ Autogrill
ESTERNO 2: sushi bar
ESTERNO 3: aspettando TORINO/MILANO
ESTERNO 4: Bovisa
ESTERNO 5: Bovisa#
Gabriele Salussolia :
- Fretta, fretta, velocità, movimento, ritardi, asfalto, schianti, modernità, MAALOX …
- Ma davvero ancora credi che il mondo sia piatto e che tu lo possa rimorchiare con una corda legata al tuo s.u.v.?
Viviamo nell’ansia, nell’angoscia… Di non riuscire a usare e abusare di tutto, anche delle emozioni; un “vuoto a rendere” per un desiderio di appagamento mai appagato, come in una grande corsa psicodrammatica e forse, magari tragicomica, collettiva, isterica, in ogni giorno e in ogni cosa. Mi sono imbattuto in sacche di tempo immutate nello spazio, che vivono ormai al di là delle storie e delle nostre frenesie: non foto o vecchi filmati, ma oggetti. Le auto che si incrostano piano e piano subiscono il tempo nei prati con le loro forme andate, le vecchie scritte nelle stazioni, le insegne spente dei caffè-concerto o gli oggetti comuni che guardiamo ogni giorno senza mai vederli. Le storie che hanno dentro e che hanno dietro, che ci rimandano, come scatole cinesi, ad altre date, ad altre ansie, ad altre storie, da cui noi e per cui noi siamo ora e qui; ma ormai finite, ormai sedate, ormai spente e assopite, ormai nella polvere nelle venature del legno.
Proprio in questo sta la differenza.
Non nell’immutabilità, nella ricerca assurda di un rifugio nel passato, nel ricordo, di un “non-ti-muovere” di certe nostre città-cimitero grigie e piene di statue, ma invece come nell’atto di uscire dalla porta del retro di un bar frequentato e vederne i muri del cortile interno con l’umidità verde che trasuda a gocce e i ballatoi vuoti e ventosi di foglie. E così ho guardato, e ho letto qualcosa, per caso Montale e da qui è venuto in seguito il titolo dell’installazione, vento e bandiere, che, sebbene tradisca questa origine non porta poi con sé il significato, ad altri venti ed altre bandiere vuole alludere, perché, ora, i venti si sa che cambiano, le bandiere… I papi e i re sono un po’ l’allegoria sarcastica di tutto questo, le quinte della scena, le macro-storie
di ieri e di oggi per le micro-storie che ho mostrato a tutti togliendo gli oggetti dal loro uso e dalle loro stanze, dov’erano e dove torneranno, per soffiare questo nuovo significato, questo ritorno, perché si intreccino ancora con nuovi volti e nuove storie, come i refrain di un vecchio tango che quando ritornano sono almeno agrodolci. E poi ci sono i televisori, antichi, vecchi, “premoderni” o postmoderni, per qualcuno. Spenti, lo schermo grigio, di legno le casse, pesanti, profilati d’ottone, stanno lì. I nuovi maestri, idoli ormai invecchiati, si fanno adorare e sono adorati, come statue degli avi antichi degli altari domestici nelle campagne cinesi. A loro chiediamo consiglio. Ormai vistosamente, simpaticamente, pietosamente naïf. Un po’ per gioco, di più per bisogno è nata l’idea di questa installazione, usando oggetti che ho visto da sempre e di cui conosco le storie, e non tutte. Ci ho messo un po’delle mie e questa, nuova, di Studiodieci. Sedete, provate e tutto va avanti, qualcosa rimane, qualcosa ritorna, spesso per niente, stanchi e votati ai bilanci. La vita è solo una teoria di ore, non c’è nessuna ragione di aver paura (?).
Vento e Bandiere, 2008 Legno, specchio, televisioni. Installazione
Continua, così, la rassegna intitolata “For Peggy…research” una sorta di collezione zero dedicata a giovanissimi autori esordienti.
Dopo le mostre della scorsa estate di Diego Pasqualin e della sperimentale scultura molle, studio dieci presenta le fotografie in B/N, ispirate a Man Ray, di Valeria Gerallini, le sculture con pittura in resina di Francesco Rosso e l’ installazione “Vento e Bandiere” di Gabriele Salussolia.
Tre autori alla loro prima “personale” con tre visioni del mondo differenti anche tecnicamente ma accomunati dalla loro personalissima e contemporanea ricerca.
In allegato fotografie e commenti degli autori.
La mostra proseguirà fino al 28 settembre tutti i giorni dalle 17:30 alle 19:30.
Valeria Gerallini:
Man Ray è stato testimone di un mondo pericoloso, in crisi, che nonostante l’ esplorazione della psiche umana operata dalla psicoanalisi è rimasto pieno di angoli bui e abissi che parlano di vuoti incolmabili.
Ha tentato così di allontanarsi da tutto ciò, cercando di trovare una propria via, una sua soluzione.In lui era presente quel pizzico di follia che caratterizza sempre animi profondi e sensibili e che ha saputo sfociare in una grande creatività.
Il concetto di nudo per il nostro fotografo non è da intendere, secondo un ragionamento troppo semplicistico e superficiale, come qualcosa di erotico, anzi al contrario è espressione di concetti più profondi, è la sublimazione a sentimento di un’ immagine corporea, sentimenti quali l’ amore, la musica, il tempo…
Soprattutto l’ amore per la vita, e per l’ arte che ne rappresenta un riflesso stesso.
Un amore personificato dalla donna, a cui ha saputo dare con le sue fotografie, bellissime e delicate sfumature.
“Dipingo quello che non può essere fotografato.
Fotografo quello che non voglio dipingere.
Dipingo l’ invisibile.
Fotografo il visibile.”
Con lo spirito delle sue fotografie, Man Ray mi ha accompagnata in questo mio breve ma intenso “viaggio”…
Il corpo, volto di un’ immagine terrena, supera la sua stessa condizione e diventa pensiero.
Francesco Rosso:
3 oggetti, 3 rappresentazioni, 3 storie:
oggetti ludici, materiali non tossici, forme caricaturizzate, di un tempo passato ma non remoto.
Usate, sfruttate, consumate quindi dimenticate in cortile.
Il materiale si trasforma, i colori sbiadiscono, si mimetizzano con l’ ambiente: NON ESISTONO PIU’ (per noi) ma la metamorfosi è iniziata.
Il carattere ludico è sparito, ora sono animate da ricordi-esperienze-immagini:FINALMENTE VIVONO, così, cristallizzate su di un trespolo, ci raccontano le loro storie.
OGGETTO SMARRITO N°1: il generale
OGGETTO SMARRITO N°2: dolly
OGGETTO SMARRITO N°3: il cane della spesa
Sette fermo immagine di un tempo che scorre, sette punti di vista. Immagini singole che compongono una realtà comune, contemporanea o eterna.”Close-up” che suggeriscono una storia o pure suggestioni. Il valore inestimabile del singolo attimo. Una frazione di secondo che si congela per sempre ed evoca racconti a chi li vuole ascoltare.Giusto il tempo per catturare l ‘istante e poi farlo vivere in una dimensione diversa, atemporale anche solo immaginata ma esistente.Non importa quanto sia nitida l’ immagine, come i ricordi più chiari o quelli quasi inventati, essenziale è che vivano nel pensiero testimoniando/raccontando una realtà esistita/esistente.
INTERNO 1: teatro civico
INTERNO 2: in coda al mac-drive
ESTERNO 1: temporale all’ Autogrill
ESTERNO 2: sushi bar
ESTERNO 3: aspettando TORINO/MILANO
ESTERNO 4: Bovisa
ESTERNO 5: Bovisa#
Gabriele Salussolia :
- Fretta, fretta, velocità, movimento, ritardi, asfalto, schianti, modernità, MAALOX …
- Ma davvero ancora credi che il mondo sia piatto e che tu lo possa rimorchiare con una corda legata al tuo s.u.v.?
Viviamo nell’ansia, nell’angoscia… Di non riuscire a usare e abusare di tutto, anche delle emozioni; un “vuoto a rendere” per un desiderio di appagamento mai appagato, come in una grande corsa psicodrammatica e forse, magari tragicomica, collettiva, isterica, in ogni giorno e in ogni cosa. Mi sono imbattuto in sacche di tempo immutate nello spazio, che vivono ormai al di là delle storie e delle nostre frenesie: non foto o vecchi filmati, ma oggetti. Le auto che si incrostano piano e piano subiscono il tempo nei prati con le loro forme andate, le vecchie scritte nelle stazioni, le insegne spente dei caffè-concerto o gli oggetti comuni che guardiamo ogni giorno senza mai vederli. Le storie che hanno dentro e che hanno dietro, che ci rimandano, come scatole cinesi, ad altre date, ad altre ansie, ad altre storie, da cui noi e per cui noi siamo ora e qui; ma ormai finite, ormai sedate, ormai spente e assopite, ormai nella polvere nelle venature del legno.
Proprio in questo sta la differenza.
Non nell’immutabilità, nella ricerca assurda di un rifugio nel passato, nel ricordo, di un “non-ti-muovere” di certe nostre città-cimitero grigie e piene di statue, ma invece come nell’atto di uscire dalla porta del retro di un bar frequentato e vederne i muri del cortile interno con l’umidità verde che trasuda a gocce e i ballatoi vuoti e ventosi di foglie. E così ho guardato, e ho letto qualcosa, per caso Montale e da qui è venuto in seguito il titolo dell’installazione, vento e bandiere, che, sebbene tradisca questa origine non porta poi con sé il significato, ad altri venti ed altre bandiere vuole alludere, perché, ora, i venti si sa che cambiano, le bandiere… I papi e i re sono un po’ l’allegoria sarcastica di tutto questo, le quinte della scena, le macro-storie
di ieri e di oggi per le micro-storie che ho mostrato a tutti togliendo gli oggetti dal loro uso e dalle loro stanze, dov’erano e dove torneranno, per soffiare questo nuovo significato, questo ritorno, perché si intreccino ancora con nuovi volti e nuove storie, come i refrain di un vecchio tango che quando ritornano sono almeno agrodolci. E poi ci sono i televisori, antichi, vecchi, “premoderni” o postmoderni, per qualcuno. Spenti, lo schermo grigio, di legno le casse, pesanti, profilati d’ottone, stanno lì. I nuovi maestri, idoli ormai invecchiati, si fanno adorare e sono adorati, come statue degli avi antichi degli altari domestici nelle campagne cinesi. A loro chiediamo consiglio. Ormai vistosamente, simpaticamente, pietosamente naïf. Un po’ per gioco, di più per bisogno è nata l’idea di questa installazione, usando oggetti che ho visto da sempre e di cui conosco le storie, e non tutte. Ci ho messo un po’delle mie e questa, nuova, di Studiodieci. Sedete, provate e tutto va avanti, qualcosa rimane, qualcosa ritorna, spesso per niente, stanchi e votati ai bilanci. La vita è solo una teoria di ore, non c’è nessuna ragione di aver paura (?).
Vento e Bandiere, 2008 Legno, specchio, televisioni. Installazione
13
settembre 2008
For Peggy…research: Valeria Gerallini / Francesco Rosso / Gabriele Salussolia
Dal 13 al 28 settembre 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STUDIO DIECI
Vercelli, Via Galileo Ferraris, 89, (Vercelli)
Vercelli, Via Galileo Ferraris, 89, (Vercelli)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17:30 alle 19:30.
Vernissage
13 Settembre 2008, ore 18
Autore