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Fosca – Magica Fragmenta
L’artista propone la mitologica figura femmilinile di Pasifae, scomposta in 49 frammenti perfettamente autonomi (opere di identiche dimensioni), parti di un’unica opera primaria. Fulcro della mostra sarà un lightbox, che, metaforicamente, rappresenta la luce della conoscenza e consapevolezza.
Comunicato stampa
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Con il patrocinio di Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Pescara, Atelier777 Contemporary Art è lieta di presentare, presso i propri spazi espositivi di Via Edmondo De Amicis n. 35 a Pescara, l’artista napoletana Fosca, in una personale dal titolo "Magica Fragmenta".
Il mito di Pasifae tra scandalo e saggezza
Di Barbara collevecchio
Pasifae era sorella della maga Circe e di Aeta e moglie di Minosse, re di Creta. La stessa Creta del culto della Dea Madre mediterranea. Fosca con la sua opera, ci catapulta nel regno del simbolismo legato al magico femminile e al culto neolitico della Grande Dea.
La mitologia narra che Poseidone fece emergere dal mare un toro bianco affinché Minosse lo sacrificasse. Il re ingordo, pensò bene invece, di tenere lo splendido esemplare taurino per sé, scatenando così le ire del Dio (questa è una delle versioni del mito). Poseidone allora, indusse in Pasifae un’ “insana” passione per il toro e Dedalo le costruì una vacca di legno dove ella si introdusse per accoppiarsi all’animale. Questo accoppiamento bestiale destò scandalo e Pasifae, come personaggio mitologico, fu destinata ad un’infelice sorte. Ma come vedremo il significato psicologo e simbolico del mito va oltre il perturbante e lo scandaloso per incontrare invece il regno della saggezza.
Dalle fonti storiografiche e mitologiche veniamo a conoscenza del fatto che Pasifae non era altro che l’incarnazione della sacerdotessa lunare che ogni anno si accoppiava ritualmente al Re con maschera taurina. Questi rituali legati ad un mondo ancora legato al culto Della Grande Dea, dovevano essere osteggiati e sviliti da i nuovi conquistatori patriarcali, dunque l’accoppiamento di Pasifae al toro venne tacciato come “passione morbosa” e istinto bestiale.
Questo mito invece, ci narra di quello che in greco viene chiamato “ieròs gamòs” ovvero matrimonio sacro tra il principio femminile e quello maschile. Il toro nero da sempre rappresenta la morte, quello bianco invece simboleggia il principio vitale e Uranico di vita e fecondità. L’uomo Minosse doveva sacrificare il toro come propiziazione alla fecondità e prosperità (questo rituale ci ricorda il sacrificio Mitraico e quello di Cristo) e come rinuncia della psiche adulta agli istinti inferiori. Quella del toro è una morte simulata che psicologicamente rappresenta il sacrificio del lato istintivo e bestiale dell’uomo, a beneficio del logos e della coscienza.
Se l’uomo Minosse non compie questo sacrificio, Pasifae invece viene a patti con il “numinoso” che proviene dal grembo marino, con l’istintivo, l’inconscio, rappresentato dalla figura ambivalente del tauros. L’unione carnale di questa grande figura della mitologia, scandalosa e affascinante, con il toro bianco,simboleggia psichicamente la penetrazione del principio maschile fallico nell’inconscio femminile e la coniuctio oppositorum.
Fosca ci ripropone questo tema mitologico con tutta la potenza delle immagini archetipiche, che in “Magica fragmenta”, vanno ad agglutinarsi attorno ad un affresco globale che è regno del materno e del femminile.
Ogni frammento, come un flash onirico, ci illumina sul pregnante simbolismo della Magna Mater mediterranea: le corna taurine, simbolo di mezzaluna e fertilità, il lume, grembo magico di saggezze ancestrali, il ventre, simbolo di rinascita.
Nel magistrale lavoro simbolico di Fosca tutti questi frammenti legati all’archetipo femminile si fondono in un immagine potente di Dea/Donna lunare e mitica, uterina e fecondatrice, dal cui grembo emerge saggezza e il cui corno, simbolo della fertilità della luna, rimanda ad un femmineo magico e trasformativo.
Questi frammenti ci sembrano allora le componenti psichiche scisse di una psiche femmine che trova finalmente integrazione e unità nella ricomposizione di una femminilità matura e feconda.
Il mito di Pasifae tra scandalo e saggezza
Di Barbara collevecchio
Pasifae era sorella della maga Circe e di Aeta e moglie di Minosse, re di Creta. La stessa Creta del culto della Dea Madre mediterranea. Fosca con la sua opera, ci catapulta nel regno del simbolismo legato al magico femminile e al culto neolitico della Grande Dea.
La mitologia narra che Poseidone fece emergere dal mare un toro bianco affinché Minosse lo sacrificasse. Il re ingordo, pensò bene invece, di tenere lo splendido esemplare taurino per sé, scatenando così le ire del Dio (questa è una delle versioni del mito). Poseidone allora, indusse in Pasifae un’ “insana” passione per il toro e Dedalo le costruì una vacca di legno dove ella si introdusse per accoppiarsi all’animale. Questo accoppiamento bestiale destò scandalo e Pasifae, come personaggio mitologico, fu destinata ad un’infelice sorte. Ma come vedremo il significato psicologo e simbolico del mito va oltre il perturbante e lo scandaloso per incontrare invece il regno della saggezza.
Dalle fonti storiografiche e mitologiche veniamo a conoscenza del fatto che Pasifae non era altro che l’incarnazione della sacerdotessa lunare che ogni anno si accoppiava ritualmente al Re con maschera taurina. Questi rituali legati ad un mondo ancora legato al culto Della Grande Dea, dovevano essere osteggiati e sviliti da i nuovi conquistatori patriarcali, dunque l’accoppiamento di Pasifae al toro venne tacciato come “passione morbosa” e istinto bestiale.
Questo mito invece, ci narra di quello che in greco viene chiamato “ieròs gamòs” ovvero matrimonio sacro tra il principio femminile e quello maschile. Il toro nero da sempre rappresenta la morte, quello bianco invece simboleggia il principio vitale e Uranico di vita e fecondità. L’uomo Minosse doveva sacrificare il toro come propiziazione alla fecondità e prosperità (questo rituale ci ricorda il sacrificio Mitraico e quello di Cristo) e come rinuncia della psiche adulta agli istinti inferiori. Quella del toro è una morte simulata che psicologicamente rappresenta il sacrificio del lato istintivo e bestiale dell’uomo, a beneficio del logos e della coscienza.
Se l’uomo Minosse non compie questo sacrificio, Pasifae invece viene a patti con il “numinoso” che proviene dal grembo marino, con l’istintivo, l’inconscio, rappresentato dalla figura ambivalente del tauros. L’unione carnale di questa grande figura della mitologia, scandalosa e affascinante, con il toro bianco,simboleggia psichicamente la penetrazione del principio maschile fallico nell’inconscio femminile e la coniuctio oppositorum.
Fosca ci ripropone questo tema mitologico con tutta la potenza delle immagini archetipiche, che in “Magica fragmenta”, vanno ad agglutinarsi attorno ad un affresco globale che è regno del materno e del femminile.
Ogni frammento, come un flash onirico, ci illumina sul pregnante simbolismo della Magna Mater mediterranea: le corna taurine, simbolo di mezzaluna e fertilità, il lume, grembo magico di saggezze ancestrali, il ventre, simbolo di rinascita.
Nel magistrale lavoro simbolico di Fosca tutti questi frammenti legati all’archetipo femminile si fondono in un immagine potente di Dea/Donna lunare e mitica, uterina e fecondatrice, dal cui grembo emerge saggezza e il cui corno, simbolo della fertilità della luna, rimanda ad un femmineo magico e trasformativo.
Questi frammenti ci sembrano allora le componenti psichiche scisse di una psiche femmine che trova finalmente integrazione e unità nella ricomposizione di una femminilità matura e feconda.
05
aprile 2008
Fosca – Magica Fragmenta
Dal 05 aprile al 09 maggio 2008
arte contemporanea
Location
ATELIER777
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-13 e 18-20
Vernissage
5 Aprile 2008, ore 18.30
Autore
Curatore