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Foto Grafia/Uomo Spazio
mostra fotografica
Comunicato stampa
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La fotografia è uno dei tanti strumenti utilizzati dalle discipline progettuali per indagare la realtà che ci
circonda. Essa ha la capacità di restituirci, fissando nel tempo e nello spazio, la quotidianeità. Immagini
uniche, in quanto irripetibili, custodi gelose e privilegiate di verità soggettive che il nostro occhio,
bombardato da una moltitudine di input differenti per natura ed intensità, non è più in grado di comprendere
con la dovuta profondità di lettura. Impossibilità data dall’assurda velocità con la quale situazioni differenti si
susseguono, costringendoci a dimenticare in fretta quanto abbiamo appena contemplato, in ragione di nuove
imminenti novità, sinteticamente sostenute da dinamiche/necessità post-consumistiche.
La città è da sempre il palcoscenico principe della rappresentazione della vita. In essa si svolgono
gran parte delle azioni di un essere umano: dormire, lavorare, spostarsi, ricrearsi, ecc... Questi
comportamenti, risultato del compromesso tra la soggettività dei diversi atteggiamenti antropici e
l’oggettività dello spazio fisico che li supporta, se osservati alla normale velocità dello scorrere del
tempo, poco ci raccontano dell’intimo rapporto che esiste, in ogni momento, tra l’uomo e ed i molteplici
risultati concreti dei propri progetti.
La fotografia (parola composta etimologicamente dai termini greci photos - luce - e graphia -
rappresentazione/scrittura) oltre ad essere uno strumento semi-sincero (in quanto, se non vengono utilizzati
programmi di fotoritocco, restituisce la realtà catturata dall’obbiettivo, a cui seguirà una doppia
interpretazione artista-osservatore), ed altamente diffuso (viviamo nella società dell’immagine) potrebbe
aiutarci a comprende come si sono modificate oggigiorno le modalità con le quali le persone dialogano con
lo spazio (inteso come intervalli di realizzazioni e vuoti).
Ciò che abbiamo chiesto ai fotografi è stato di restituire, attraverso l’immagine, la grammatica con la quale uomo e
spazio dialogano, cercando di evidenziare situazioni in cui domini un equilibrio sostanziale tra essi oppure
circostanze in cui il rapporto penda a favore del primo (restituendo una sorta di capacità di adattamento
dell’uomo nei confronti di scelte “altrui”) o del secondo (gravi errori progettuali o di realizzazione) termine di
paragone.
Parlare di architettura, design, arredo urbano, urbanistica isolando tali discipline dal principale destinatario
per le quali sono nate, l’uomo, ci sembra assurdo quanto paradossale. Raccontare gli esiti di alcune precise
scelte progettuali attraverso una serie di fotografie, altro non è che uno dei tanti modi per iniziare a costruire
un dibattito al contempo critico e propositivo su plausi e responsabilità di chi, ogni giorno, si auspica di
trovare soluzioni sempre migliori per facilitare la vita di ogni essere umano."
circonda. Essa ha la capacità di restituirci, fissando nel tempo e nello spazio, la quotidianeità. Immagini
uniche, in quanto irripetibili, custodi gelose e privilegiate di verità soggettive che il nostro occhio,
bombardato da una moltitudine di input differenti per natura ed intensità, non è più in grado di comprendere
con la dovuta profondità di lettura. Impossibilità data dall’assurda velocità con la quale situazioni differenti si
susseguono, costringendoci a dimenticare in fretta quanto abbiamo appena contemplato, in ragione di nuove
imminenti novità, sinteticamente sostenute da dinamiche/necessità post-consumistiche.
La città è da sempre il palcoscenico principe della rappresentazione della vita. In essa si svolgono
gran parte delle azioni di un essere umano: dormire, lavorare, spostarsi, ricrearsi, ecc... Questi
comportamenti, risultato del compromesso tra la soggettività dei diversi atteggiamenti antropici e
l’oggettività dello spazio fisico che li supporta, se osservati alla normale velocità dello scorrere del
tempo, poco ci raccontano dell’intimo rapporto che esiste, in ogni momento, tra l’uomo e ed i molteplici
risultati concreti dei propri progetti.
La fotografia (parola composta etimologicamente dai termini greci photos - luce - e graphia -
rappresentazione/scrittura) oltre ad essere uno strumento semi-sincero (in quanto, se non vengono utilizzati
programmi di fotoritocco, restituisce la realtà catturata dall’obbiettivo, a cui seguirà una doppia
interpretazione artista-osservatore), ed altamente diffuso (viviamo nella società dell’immagine) potrebbe
aiutarci a comprende come si sono modificate oggigiorno le modalità con le quali le persone dialogano con
lo spazio (inteso come intervalli di realizzazioni e vuoti).
Ciò che abbiamo chiesto ai fotografi è stato di restituire, attraverso l’immagine, la grammatica con la quale uomo e
spazio dialogano, cercando di evidenziare situazioni in cui domini un equilibrio sostanziale tra essi oppure
circostanze in cui il rapporto penda a favore del primo (restituendo una sorta di capacità di adattamento
dell’uomo nei confronti di scelte “altrui”) o del secondo (gravi errori progettuali o di realizzazione) termine di
paragone.
Parlare di architettura, design, arredo urbano, urbanistica isolando tali discipline dal principale destinatario
per le quali sono nate, l’uomo, ci sembra assurdo quanto paradossale. Raccontare gli esiti di alcune precise
scelte progettuali attraverso una serie di fotografie, altro non è che uno dei tanti modi per iniziare a costruire
un dibattito al contempo critico e propositivo su plausi e responsabilità di chi, ogni giorno, si auspica di
trovare soluzioni sempre migliori per facilitare la vita di ogni essere umano."
28
luglio 2010
Foto Grafia/Uomo Spazio
Dal 28 luglio al 31 agosto 2010
fotografia
Location
EXPO BAR BUFFET FRANCESCHINI
Trieste, Via Cesare Beccaria, 3, (Trieste)
Trieste, Via Cesare Beccaria, 3, (Trieste)
Vernissage
28 Luglio 2010, ore 19
Sito web
www.mimexity.com
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