Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fotografando l’incanto
Madri artiste, educatrici e anche qualche papà: è il Collettivo “L’occhio della lupa” di Bologna, che porta avanti un progetto di ricerca artistica che coniuga creazione, infanzia e sperimentazione nel segno della condivisione. In mostra al Gender Bender Festival di Bologna il 7 novembre con “Fotografando l’incanto”: performances, fotografie, installazioni e gioco che vedono coinvolte le madri artiste e i loro bambini
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Collettivo L’occhio della lupa all’interno del Gender Bender Festival
SE L’ARTISTA È MAMMA L’INFANZIA DIVENTA ARTE
“FOTOGRAFANDO L’INCANTO”
Madri artiste, educatrici e anche qualche papà: è il Collettivo “L’occhio della lupa” di Bologna, che porta avanti un progetto di ricerca artistica che coniuga creazione, infanzia e sperimentazione nel segno della condivisione. In mostra al Gender Bender Festival di Bologna il 7 novembre con “Fotografando l’incanto”: performances, fotografie, installazioni e gioco che vedono coinvolte le madri artiste e i loro bambini.
Bologna, 26 ottobre 2015_I bambini ci guardano. Ci osservano e ci raccontano, e si raccontano, attraverso il loro personalissimo, e creativo, sguardo. Un punto di vista sul mondo, il loro, non (ancora?) condizionato da stereotipi e pregiudizi, e per questo autentico, spesso acritico e molto colorato. Il ritratto che ne emerge - rappresentazione del mondo come volontà di espressione, si potrebbe dire parafrasando Schopenhauer – è quello di un’interiorità infantile fatta di stupore e incanto, priva di quelle strutture mentali che mai come in questo periodo storico, immediato pensare al cambiamento della famiglia tradizionale, creano conflitti ed emarginazione. Catturare l’essenza di questo sguardo e condividerlo con altre donne-madri è l’instancabile lavoro di ricerca del Collettivo L’occhio della lupa, che sarà in mostra con l’evento “Fotografando l’incanto” a Bologna il prossimo 7 novembre al ATelierSì (Via San Vitale 69), in occasione di Gender Bender Festival 2015: un gruppo di artiste che si mettono in gioco come madri e come artiste, che nella relazione con i figli portano il loro vissuto, che si confrontano con altre madri e che diventano supporto ideale e prezioso del lavoro della coreografa Anna Albertarelli, capace di cogliere l’attimo senza fermare l’incanto. Una presenza importante, quella all’interno di Gender Bender, il Festival bolognese che si è saputo imporre, nel corso del tempo, come uno spazio di riflessione sul tema della rappresentazione del corpo e dell’identità di genere. E quale relazione più profonda, ancestrale e corporea di quella che lega la madre al proprio figlio? Per questo la presenza di un gruppo di madri artiste che operano una riflessione sull’essenza dell’infanzia a partire dal loro essere madri, creatrici di corpi, unità e molteplicità, diventa un momento fondamentale di quel dibattito sul genere che dall’infanzia deve –o dovrebbe- partire.
Il Collettivo, nome in omaggio al libro “L’occhio del Lupo” di Pennac, nasce nel 2013 da un’idea di Anna Albertarelli, coreografa, performer e madre, interessata a disegnare e catturare l’incanto che
nasce dall’infanzia: in poco tempo la sua idea si è trasformata in un progetto condiviso entusiasticamente con altre madri-artiste ed educatrici. Non si tratta quindi di arte per l’infanzia,
né di arte sul tema dell’infanzia, ma arte creata con il sapere e le capacità di incantare del bambino. Le capacità inconsapevoli dell’infanzia - lo sguardo, il canto, il disegno - sono veicolate dall’artista che le trasforma in arte e in opere. Il risultato sono fotografie, installazioni, performance, come quelle esposte per il Festival Gender Bender di Bologna: espressioni d’arte visiva che raccontano l’infanzia, e in parte anche l’esperienza e la storia di queste donne. Un gruppo eterogeneo di personalità che condividono la stessa esperienza, la maternità e il crescere i figli, spesso lo stesso background artistico, attraverso caratteri, età (dai 32 ai 50 anni) e vite molto diverse l’una dall’altra: dalla danzatrice-coreografa Laura Matano alla fotografa Elena La Ganga, dalla sviluppatrice web con un passato nella danza Sabrina Naspi alla formatrice nei percorsi di formazione professionali per minori Livia Solmi. Con loro anche un’insegnante di Scuola dell’Infanzia, Nicoletta Portavia, e un’attrice, danzatrice e trampolista, Stefania Erriquez.
La condivisione è il punto focale del progetto: “La necessità della condivisione è anche un atto di riconoscimento”, ha spiegato Albertarelli. “E di un riappropriarsi di spazi creativi–mentali da parte di altre donne-madri che come me, in un certo momento della propria vita, hanno incontrato la paura di perdere la creatività, e sicuramente per alcune, ciò è avvenuto (almeno per me è stato così): ma se è innegabile che un figlio volente o nolente cambi la vita, comportando spavento e destabilizzazione, è anche vero che, col passare del tempo, questo tentennare si possa trasformare in creatività e opportunità”.
La trasformazione del timore in opportunità è ben rappresentata dal concetto stesso con il quale si
è formato il Collettivo, non a caso sempre aperto a nuove presenze e collaborazioni: un nucleo di donne in movimento, mentale e fisico, che attraversano i giardini dell’infanzia animate di amore e stupore: una vera e propria carovana pronta ad accogliere altre donne come loro e, perché no,
anche qualche papà. Come nel caso di Roberto Passuti, marito di Anna Albertarelli, che collabora
in qualità di video-maker e agli allestimenti, e di Andrea Fiorini, compagno di Livia Solmi, architetto
creativo il cui apporto è stato determinante per la creazione dell’opera “Sens-azione” e per la realizzazione concreta, tecnica e logistica della prima versione di “Childwood Box”, installazione a misura e “ad altezza” di bambino nel quale egli diventa protagonista e narratore del reale dal suo punto di vista.
Il Collettivo L’occhio della lupa realizza e organizza anche workshop e laboratori per bambini e per genitori e figli, divisi per fasce d’età e volti a trasferire suggestioni e competenze: dalla fotografia alla lettura delle immagini, dalla danza gioco alle improvvisazioni musicali.
SAVE THE DATE!
Evento “Fotografando l’incanto”
7 novembre
BOLOGNA - ATelierSì (Via San Vitale 69)
Informazioni e contatti: www.fotografandolincanto.org
Ufficio Stampa Luciana Apicella +39 335 7534485 - luciana.apicella@gmail.com, Silvia Antenucci
+39.3470769422 - silvia.antenucci@gmail.com
SE L’ARTISTA È MAMMA L’INFANZIA DIVENTA ARTE
“FOTOGRAFANDO L’INCANTO”
Madri artiste, educatrici e anche qualche papà: è il Collettivo “L’occhio della lupa” di Bologna, che porta avanti un progetto di ricerca artistica che coniuga creazione, infanzia e sperimentazione nel segno della condivisione. In mostra al Gender Bender Festival di Bologna il 7 novembre con “Fotografando l’incanto”: performances, fotografie, installazioni e gioco che vedono coinvolte le madri artiste e i loro bambini.
Bologna, 26 ottobre 2015_I bambini ci guardano. Ci osservano e ci raccontano, e si raccontano, attraverso il loro personalissimo, e creativo, sguardo. Un punto di vista sul mondo, il loro, non (ancora?) condizionato da stereotipi e pregiudizi, e per questo autentico, spesso acritico e molto colorato. Il ritratto che ne emerge - rappresentazione del mondo come volontà di espressione, si potrebbe dire parafrasando Schopenhauer – è quello di un’interiorità infantile fatta di stupore e incanto, priva di quelle strutture mentali che mai come in questo periodo storico, immediato pensare al cambiamento della famiglia tradizionale, creano conflitti ed emarginazione. Catturare l’essenza di questo sguardo e condividerlo con altre donne-madri è l’instancabile lavoro di ricerca del Collettivo L’occhio della lupa, che sarà in mostra con l’evento “Fotografando l’incanto” a Bologna il prossimo 7 novembre al ATelierSì (Via San Vitale 69), in occasione di Gender Bender Festival 2015: un gruppo di artiste che si mettono in gioco come madri e come artiste, che nella relazione con i figli portano il loro vissuto, che si confrontano con altre madri e che diventano supporto ideale e prezioso del lavoro della coreografa Anna Albertarelli, capace di cogliere l’attimo senza fermare l’incanto. Una presenza importante, quella all’interno di Gender Bender, il Festival bolognese che si è saputo imporre, nel corso del tempo, come uno spazio di riflessione sul tema della rappresentazione del corpo e dell’identità di genere. E quale relazione più profonda, ancestrale e corporea di quella che lega la madre al proprio figlio? Per questo la presenza di un gruppo di madri artiste che operano una riflessione sull’essenza dell’infanzia a partire dal loro essere madri, creatrici di corpi, unità e molteplicità, diventa un momento fondamentale di quel dibattito sul genere che dall’infanzia deve –o dovrebbe- partire.
Il Collettivo, nome in omaggio al libro “L’occhio del Lupo” di Pennac, nasce nel 2013 da un’idea di Anna Albertarelli, coreografa, performer e madre, interessata a disegnare e catturare l’incanto che
nasce dall’infanzia: in poco tempo la sua idea si è trasformata in un progetto condiviso entusiasticamente con altre madri-artiste ed educatrici. Non si tratta quindi di arte per l’infanzia,
né di arte sul tema dell’infanzia, ma arte creata con il sapere e le capacità di incantare del bambino. Le capacità inconsapevoli dell’infanzia - lo sguardo, il canto, il disegno - sono veicolate dall’artista che le trasforma in arte e in opere. Il risultato sono fotografie, installazioni, performance, come quelle esposte per il Festival Gender Bender di Bologna: espressioni d’arte visiva che raccontano l’infanzia, e in parte anche l’esperienza e la storia di queste donne. Un gruppo eterogeneo di personalità che condividono la stessa esperienza, la maternità e il crescere i figli, spesso lo stesso background artistico, attraverso caratteri, età (dai 32 ai 50 anni) e vite molto diverse l’una dall’altra: dalla danzatrice-coreografa Laura Matano alla fotografa Elena La Ganga, dalla sviluppatrice web con un passato nella danza Sabrina Naspi alla formatrice nei percorsi di formazione professionali per minori Livia Solmi. Con loro anche un’insegnante di Scuola dell’Infanzia, Nicoletta Portavia, e un’attrice, danzatrice e trampolista, Stefania Erriquez.
La condivisione è il punto focale del progetto: “La necessità della condivisione è anche un atto di riconoscimento”, ha spiegato Albertarelli. “E di un riappropriarsi di spazi creativi–mentali da parte di altre donne-madri che come me, in un certo momento della propria vita, hanno incontrato la paura di perdere la creatività, e sicuramente per alcune, ciò è avvenuto (almeno per me è stato così): ma se è innegabile che un figlio volente o nolente cambi la vita, comportando spavento e destabilizzazione, è anche vero che, col passare del tempo, questo tentennare si possa trasformare in creatività e opportunità”.
La trasformazione del timore in opportunità è ben rappresentata dal concetto stesso con il quale si
è formato il Collettivo, non a caso sempre aperto a nuove presenze e collaborazioni: un nucleo di donne in movimento, mentale e fisico, che attraversano i giardini dell’infanzia animate di amore e stupore: una vera e propria carovana pronta ad accogliere altre donne come loro e, perché no,
anche qualche papà. Come nel caso di Roberto Passuti, marito di Anna Albertarelli, che collabora
in qualità di video-maker e agli allestimenti, e di Andrea Fiorini, compagno di Livia Solmi, architetto
creativo il cui apporto è stato determinante per la creazione dell’opera “Sens-azione” e per la realizzazione concreta, tecnica e logistica della prima versione di “Childwood Box”, installazione a misura e “ad altezza” di bambino nel quale egli diventa protagonista e narratore del reale dal suo punto di vista.
Il Collettivo L’occhio della lupa realizza e organizza anche workshop e laboratori per bambini e per genitori e figli, divisi per fasce d’età e volti a trasferire suggestioni e competenze: dalla fotografia alla lettura delle immagini, dalla danza gioco alle improvvisazioni musicali.
SAVE THE DATE!
Evento “Fotografando l’incanto”
7 novembre
BOLOGNA - ATelierSì (Via San Vitale 69)
Informazioni e contatti: www.fotografandolincanto.org
Ufficio Stampa Luciana Apicella +39 335 7534485 - luciana.apicella@gmail.com, Silvia Antenucci
+39.3470769422 - silvia.antenucci@gmail.com
07
novembre 2015
Fotografando l’incanto
07 novembre 2015
fotografia
arte contemporanea
performance - happening
arte contemporanea
performance - happening
Location
ATELIERSI’
Bologna, Via San Vitale, 69, (Bologna)
Bologna, Via San Vitale, 69, (Bologna)
Sito web
www.fotografandolincanto.org