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Fotografare la Fotografia 2010
In mostra ventisei pezzi d’autore creati da alcuni tra i più autorevoli e noti fotografi del Friuli Venezia Giulia intorno all’elemento primo da cui nasce ogni fotografia: la luce.
Comunicato stampa
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Sarà inaugurata martedì 7 dicembre alle 18 nel foyer del Teatro Verdi di Pordenone la mostra “FOTOGRAFARE LA LUCE”, che presenta in un'eccezionale vetrina artistica ventisei pezzi d'autore creati da alcuni tra i più autorevoli e noti fotografi del Friuli Venezia Giulia intorno all'elemento primo da cui nasce ogni fotografia: la luce.
Guido Cecere, Walter Criscuoli, Sergio Culot, Ulderica Da Pozzo, Maurizio Frullani, Cesare Genuzio, Fabio Giacuzzo, Daniele Indrigo, Roberto Kusterle, Adriano Perini, Sergio Scabar, Mario Sillani Djerrahian, Stefano Tubaro offrono, in questa selezionata rassegna, le loro differenti declinazioni fotografiche della “cultura della luce”, attraverso meditati esercizi di stile e contenuto basati su interpretazioni personali, realistiche e immaginarie, diurne e notturne, a colori e in bianco-nero, minimali o vivaci, chimiche e digitali.
Il gruppo riunisce autori che appartengono, per la gran parte, all'ambito della Fotografia artistica e di ricerca, ma vi sono anche nomi legati al genere industriale, all'editoria, alla pubblicità, alla documentazione storica e del territorio. Per ciascuno di loro si conta un'intensa attività artistica, che spazia da un considerevole numero di mostre collettive e personali in Italia e all'estero, ad importanti recensioni su quotidiani e nelle riviste d'arte e di settore fotografico, senza dimenticare la pubblicazione di ricercati libri e cataloghi ed infine l'esercizio critico e accademico nella curatela ed organizzazione di mostre di alto valore culturale.
Nelle loro originalissime variazioni sul tema sono molti i dettagli che accendono l'ispirazione degli artisti: da una luna e un lampione che Guido Cecere coglie nell'avanzare del blu della sera, alla luce che, dal fondo d'un pozzo, Adriano Perini mostra, alta e lontana, inscritta in elicoidali geometrie. Dal limpido raggio di sole che Mario Sillani capta nel suo infinito, ciclico ruotare intorno alla terra, alle caleidoscopiche macchie di colori di Stefano Tubaro che a un rudere possono restituire la vita. E poi c'è l'atto culminante della creazione della luce dove un improbabile Dio (che Maurizio Frullani rappresenta ironicamente in un incrocio con un vecchio Frankenstein) si cimenta con grande sforzo per un risultato striminzito (ma forse si tratta solo di prove generali). Sergio Culot ci conduce nel riflesso di una finestra e nel suo moltiplicarsi su mille delicate, perfette perle di condensa; e ancora a fianco di un'altra finestra, come di sacrestia abbandonata, sta un vecchio angelo monco d'un braccio: Ulderica Da Pozzo lo ritrae mentre un raggio di luce lo sfiora senza coglierlo. Sergio Scabar su una campitura di silenzio e ombra, attraverso una fessura, spinge appena un flebile raggio che, forse, fa intendere un'altrettanto muta presenza. Roberto Kusterle fa convergere la nostra attenzione nella luce che si trova in uno sguardo; ma poi, la stessa luce e la stessa vita si clona negli occhi di due bambolotti, lasciando intravedere così, tra tutti i futuri possibili, quello più incerto e alieno. Le massicce turbine di inizio Novecento della centrale di Malnisio, che prime accesero piazza San Marco a Venezia, ritrovano tutta la loro forza in un nitidissimo scorcio di Daniele Indrigo e, animate da un giallo bagliore, nella ricchezza fotografica paiono ancora illuminanti. Ancora più imponente va sorgendo l'architettura di uno stadio, quello di Varsavia, che Cesare Genuzio inquadra in un accecante bagliore, con slanci di geometrie e di gru di cui non s'intende la fine. Walter Criscuoli affianca la luce di un sole malato a una fiammante pubblicità, sicché entrambi ci guardano e chiamano inutilmente nel loro paesaggio vuoto. Infine, l'immagine di Fabio Giacuzzo, non più di sei, sette sole linee, malinconicamente a squadra in una strada lontana dal centro di non si sa quale paese. Nulla di più che una notte come tante, dove una desolata cabina automatica, per foto-tessere, rimane a disposizione di qualche sconosciuta figura senza sonno.
Accanto a questi scatti, scelti per la pubblicazione di un elegante calendario disponibile alla vernice per il pubblico, ogni autore ha dedicato al tema altrettante opere, che l'attento visitatore potrà parimenti leggere e interpretare.
Guido Cecere, Walter Criscuoli, Sergio Culot, Ulderica Da Pozzo, Maurizio Frullani, Cesare Genuzio, Fabio Giacuzzo, Daniele Indrigo, Roberto Kusterle, Adriano Perini, Sergio Scabar, Mario Sillani Djerrahian, Stefano Tubaro offrono, in questa selezionata rassegna, le loro differenti declinazioni fotografiche della “cultura della luce”, attraverso meditati esercizi di stile e contenuto basati su interpretazioni personali, realistiche e immaginarie, diurne e notturne, a colori e in bianco-nero, minimali o vivaci, chimiche e digitali.
Il gruppo riunisce autori che appartengono, per la gran parte, all'ambito della Fotografia artistica e di ricerca, ma vi sono anche nomi legati al genere industriale, all'editoria, alla pubblicità, alla documentazione storica e del territorio. Per ciascuno di loro si conta un'intensa attività artistica, che spazia da un considerevole numero di mostre collettive e personali in Italia e all'estero, ad importanti recensioni su quotidiani e nelle riviste d'arte e di settore fotografico, senza dimenticare la pubblicazione di ricercati libri e cataloghi ed infine l'esercizio critico e accademico nella curatela ed organizzazione di mostre di alto valore culturale.
Nelle loro originalissime variazioni sul tema sono molti i dettagli che accendono l'ispirazione degli artisti: da una luna e un lampione che Guido Cecere coglie nell'avanzare del blu della sera, alla luce che, dal fondo d'un pozzo, Adriano Perini mostra, alta e lontana, inscritta in elicoidali geometrie. Dal limpido raggio di sole che Mario Sillani capta nel suo infinito, ciclico ruotare intorno alla terra, alle caleidoscopiche macchie di colori di Stefano Tubaro che a un rudere possono restituire la vita. E poi c'è l'atto culminante della creazione della luce dove un improbabile Dio (che Maurizio Frullani rappresenta ironicamente in un incrocio con un vecchio Frankenstein) si cimenta con grande sforzo per un risultato striminzito (ma forse si tratta solo di prove generali). Sergio Culot ci conduce nel riflesso di una finestra e nel suo moltiplicarsi su mille delicate, perfette perle di condensa; e ancora a fianco di un'altra finestra, come di sacrestia abbandonata, sta un vecchio angelo monco d'un braccio: Ulderica Da Pozzo lo ritrae mentre un raggio di luce lo sfiora senza coglierlo. Sergio Scabar su una campitura di silenzio e ombra, attraverso una fessura, spinge appena un flebile raggio che, forse, fa intendere un'altrettanto muta presenza. Roberto Kusterle fa convergere la nostra attenzione nella luce che si trova in uno sguardo; ma poi, la stessa luce e la stessa vita si clona negli occhi di due bambolotti, lasciando intravedere così, tra tutti i futuri possibili, quello più incerto e alieno. Le massicce turbine di inizio Novecento della centrale di Malnisio, che prime accesero piazza San Marco a Venezia, ritrovano tutta la loro forza in un nitidissimo scorcio di Daniele Indrigo e, animate da un giallo bagliore, nella ricchezza fotografica paiono ancora illuminanti. Ancora più imponente va sorgendo l'architettura di uno stadio, quello di Varsavia, che Cesare Genuzio inquadra in un accecante bagliore, con slanci di geometrie e di gru di cui non s'intende la fine. Walter Criscuoli affianca la luce di un sole malato a una fiammante pubblicità, sicché entrambi ci guardano e chiamano inutilmente nel loro paesaggio vuoto. Infine, l'immagine di Fabio Giacuzzo, non più di sei, sette sole linee, malinconicamente a squadra in una strada lontana dal centro di non si sa quale paese. Nulla di più che una notte come tante, dove una desolata cabina automatica, per foto-tessere, rimane a disposizione di qualche sconosciuta figura senza sonno.
Accanto a questi scatti, scelti per la pubblicazione di un elegante calendario disponibile alla vernice per il pubblico, ogni autore ha dedicato al tema altrettante opere, che l'attento visitatore potrà parimenti leggere e interpretare.
07
dicembre 2010
Fotografare la Fotografia 2010
Dal 07 dicembre 2010 al primo gennaio 2011
fotografia
Location
TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI
Pordenone, Viale Franco Martelli, (Pordenone)
Pordenone, Viale Franco Martelli, (Pordenone)
Vernissage
7 Dicembre 2010, ore 18
Autore