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Fragili architetture SOUND
Presentazione della mostra “Fragili architetture” di Imerio Rovelli e del catalogo a cura di Stefania Burnelli. Il catalogo sarà distribuito ai presenti. Seguirà un intervento musicale con chitarra classica e chitarra jazz, da parte del duo Mario Caironi e Pietro Berti.
Comunicato stampa
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Complesso non vuol dire difficile e leggero non vuol dire futile. Complessità e leggerezza si combinano mirabilmente nelle “Fragili architetture” di Imerio Rovelli, che vivono di gesti minimali, di aggregazioni fortuite, di disequilibri sospesi.
Gioco, scommessa, sorpresa, indeterminatezza, sono gli ingredienti mentali di una pratica artistica tutta basata sul processo. Un processo che vive di manipolazione, di sperimentazione e di upcycling, ossia riutilizza materiali e oggetti di valore pressoché nullo – tovaglioli di carta, legnetti, stuzzicadenti - per creare opere d’arte.
L’effimero, d’altra parte, è ciò che definisce i nostri gesti quotidiani e seriali. Con l’effimero Imerio Rovelli si diletta di dare forma visiva a mappe mentali che crescono su se stesse, tracciando nell’aria mobili geografie senza confine, in bilico tra il microcosmo interiore e il macrocosmo dello spazio-tempo che abitiamo.
“Architettura instabile”, “Disordine costituito”, “Composizione caotica”, “Costruzione genetica” sono i titoli eloquenti di un modo di concepire l’arte partendo dall’ordinario, dallo scarto, dal residuo, dall’accidente. Un’arte inclusiva la sua, che non discrimina e che salva, invece, il progetto in cerca di definizione, l’intuizione non compiuta, l’approdo mancato – o se si preferisce, quell’ “anello che non tiene” di montaliana memoria che qui prende le forme sempre più interstiziali di fili di carta attorcigliata, di bave di colla, di bastoncini e tarlatane che ci reggono su aeree impalcature fatte di silenzio e di vuoto.
Alla base di questi lavori, che sono sempre e comunque in tridimensione anche quando si appendono a muro, c’è una ritualità del gesto che recupera, rigenera e sedimenta. Un gesto che esplora con pazienza e spontaneità gli effetti trasformativi dell'accumulazione e dell’aggregazione.
Crescita e decrescita sono le due traiettorie su cui Rovelli si muove, non rinnegando mai la natura dimessa di ciò che le sue mani plasmano: anzi, gli aspetti tattili e sensoriali degli umili materiali che l’artista riusa sono la sostanza stessa della forma, che ogni volta fa sintesi differente di personali manie, necessità, progetti, errori, sogni.
La dimensione emozionale è parte integrante e centrale di questa serie recente di opere, che – per volontà dichiarata di Rovelli – esprimono una forma di alterità, di soggettività critica, di “lettura alternativa non assoggettabile a schemi comuni”. Le espansioni e le contrazioni delle forme, che lui conduce con duttilità e finezza, non seguono equazioni logico-matematiche, bensì sottili, emozionali, traiettorie percettive destinate, altrimenti, a perdersi, tanto più in quest’era di esasperante smaterializzazione.
Ecco che, in questo senso, le “Fragili architetture” di Imerio Rovelli si pongono anche come dispositivi della memoria, come ormeggi di un’emozione o di un pensiero, come appigli fugaci nel flusso inafferrabile dell’esistenza.
Stefania Burnelli
Gioco, scommessa, sorpresa, indeterminatezza, sono gli ingredienti mentali di una pratica artistica tutta basata sul processo. Un processo che vive di manipolazione, di sperimentazione e di upcycling, ossia riutilizza materiali e oggetti di valore pressoché nullo – tovaglioli di carta, legnetti, stuzzicadenti - per creare opere d’arte.
L’effimero, d’altra parte, è ciò che definisce i nostri gesti quotidiani e seriali. Con l’effimero Imerio Rovelli si diletta di dare forma visiva a mappe mentali che crescono su se stesse, tracciando nell’aria mobili geografie senza confine, in bilico tra il microcosmo interiore e il macrocosmo dello spazio-tempo che abitiamo.
“Architettura instabile”, “Disordine costituito”, “Composizione caotica”, “Costruzione genetica” sono i titoli eloquenti di un modo di concepire l’arte partendo dall’ordinario, dallo scarto, dal residuo, dall’accidente. Un’arte inclusiva la sua, che non discrimina e che salva, invece, il progetto in cerca di definizione, l’intuizione non compiuta, l’approdo mancato – o se si preferisce, quell’ “anello che non tiene” di montaliana memoria che qui prende le forme sempre più interstiziali di fili di carta attorcigliata, di bave di colla, di bastoncini e tarlatane che ci reggono su aeree impalcature fatte di silenzio e di vuoto.
Alla base di questi lavori, che sono sempre e comunque in tridimensione anche quando si appendono a muro, c’è una ritualità del gesto che recupera, rigenera e sedimenta. Un gesto che esplora con pazienza e spontaneità gli effetti trasformativi dell'accumulazione e dell’aggregazione.
Crescita e decrescita sono le due traiettorie su cui Rovelli si muove, non rinnegando mai la natura dimessa di ciò che le sue mani plasmano: anzi, gli aspetti tattili e sensoriali degli umili materiali che l’artista riusa sono la sostanza stessa della forma, che ogni volta fa sintesi differente di personali manie, necessità, progetti, errori, sogni.
La dimensione emozionale è parte integrante e centrale di questa serie recente di opere, che – per volontà dichiarata di Rovelli – esprimono una forma di alterità, di soggettività critica, di “lettura alternativa non assoggettabile a schemi comuni”. Le espansioni e le contrazioni delle forme, che lui conduce con duttilità e finezza, non seguono equazioni logico-matematiche, bensì sottili, emozionali, traiettorie percettive destinate, altrimenti, a perdersi, tanto più in quest’era di esasperante smaterializzazione.
Ecco che, in questo senso, le “Fragili architetture” di Imerio Rovelli si pongono anche come dispositivi della memoria, come ormeggi di un’emozione o di un pensiero, come appigli fugaci nel flusso inafferrabile dell’esistenza.
Stefania Burnelli
23
marzo 2024
Fragili architetture SOUND
23 marzo 2024
altro
Location
Studio Vanna Casati
Bergamo, Via Borgo Palazzo, (BG)
Bergamo, Via Borgo Palazzo, (BG)
Orario di apertura
Sabato dalle ore 17:00 alle ore 19:00
Autore
Curatore
Autore testo critico