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Frammenti del tutto
Arte spagnola contemporanea nella collezione del MACUF
Comunicato stampa
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Si inaugurerà il prossimo 9 febbraio a Roma presso la Sala espositiva dell’Instuto Cervantes la mostra “FRAMMENTI DEL TUTTO”’. La rassegna nasce dalla collaborazione fra il Cervantes e il Museo de Arte Contemporanea Unión Fenosa (MACUF) e propone le opere di diciotto artisti spagnoli contemporanei. Nomi conosciuti e apprezzati dal pubblico e dalla critica mondiale si uniscono a giovani artisti emergenti per delineare, attraverso le opere scelte dalla collezione dell’importante museo d’arte contemporanea spagnolo, uno spaccato, contenuto ma esaustivo, dell’arte contemporanea nella Spagna odierna.
Diciotto le opere presentate fra pittura, scultura, video, fotografia, installazioni.
Tutte le opere in mostra sono state create fra il 1997 e il 2005. In considerazione del presente e continuo processo di globalizzazione linguistico-artistica, e della conseguente ibridazione, le risorse critiche e mediatiche degli artisti presenti in mostra hanno molte affinità, sia esplicite sia parallele, a quelle che oggi si possono riscontrare in qualsiasi circuito artistico mondiale. E dal momento che la coscienza eurocentrica è stata superata dal villaggio globale, l’artista, “frammenta” – e da qui il titolo della rassegna - nelle sue opere qualsiasi geografia sociale e politica, ripresa giocoforza dalle periferie virtuali dei cinque continenti. La definizione identitaria si trova in piccoli segni – spesso impercettibili e puramente personali – e gli aspetti concettuali delle opere hanno sì un’incidenza e un’anima appartenente al proprio territorio culturale e linguistico, ma presentano anche “frammenti” di non appartenenza assimilati e conseguiti nella odierna cultura virtuale.
“Frammentare”, dunque, per arrivare ad una realtà più ampia e a costruire quella che in futuro potrebbe definirsi una “coscienza estetica democratica e globale”.
Nella diluizione dei generi che vive l’arte attuale e nel limite di linguaggi che hanno smesso di esistere come ostacoli, le opere si totalizzano come un’alluvione e divengono ricettacolo estetico, poetico, puramente formale. Perciò, “Frammenti del tutto” è l’astrazione postformalista nel lavoro di Din Matamoro, Mitsuo Miura, Miguel Ángel Blanco o Teresa Moro o è una visione più vicina alla tradizione, come nell’opera di Carmen Calvo. E’ un codice nuovo per Diana Larrea e Vicente Blanco, è interferenza e memoria dell’oggetto per Manuel Bouzo e Almudena Armenta. La fotografia è ben rappresentata da Chema Madoz, Manuel Vilariño, Vari Caramés e Sofía Jack. Campo ampio è la dimensione specifica nella videoproiezione di Mar Caldas o nella proiezione informatica di Antoni Abad, che propongono problemi di identità, dal rinforzo di un soggetto che si afferma nell’io o nel corpo, così, come succede nel terreno più puramente scultoreo a cui si avvicinano le maschere di Daniel Canogar, Dora Salazar eFlorentino Díaz.
Diciotto le opere presentate fra pittura, scultura, video, fotografia, installazioni.
Tutte le opere in mostra sono state create fra il 1997 e il 2005. In considerazione del presente e continuo processo di globalizzazione linguistico-artistica, e della conseguente ibridazione, le risorse critiche e mediatiche degli artisti presenti in mostra hanno molte affinità, sia esplicite sia parallele, a quelle che oggi si possono riscontrare in qualsiasi circuito artistico mondiale. E dal momento che la coscienza eurocentrica è stata superata dal villaggio globale, l’artista, “frammenta” – e da qui il titolo della rassegna - nelle sue opere qualsiasi geografia sociale e politica, ripresa giocoforza dalle periferie virtuali dei cinque continenti. La definizione identitaria si trova in piccoli segni – spesso impercettibili e puramente personali – e gli aspetti concettuali delle opere hanno sì un’incidenza e un’anima appartenente al proprio territorio culturale e linguistico, ma presentano anche “frammenti” di non appartenenza assimilati e conseguiti nella odierna cultura virtuale.
“Frammentare”, dunque, per arrivare ad una realtà più ampia e a costruire quella che in futuro potrebbe definirsi una “coscienza estetica democratica e globale”.
Nella diluizione dei generi che vive l’arte attuale e nel limite di linguaggi che hanno smesso di esistere come ostacoli, le opere si totalizzano come un’alluvione e divengono ricettacolo estetico, poetico, puramente formale. Perciò, “Frammenti del tutto” è l’astrazione postformalista nel lavoro di Din Matamoro, Mitsuo Miura, Miguel Ángel Blanco o Teresa Moro o è una visione più vicina alla tradizione, come nell’opera di Carmen Calvo. E’ un codice nuovo per Diana Larrea e Vicente Blanco, è interferenza e memoria dell’oggetto per Manuel Bouzo e Almudena Armenta. La fotografia è ben rappresentata da Chema Madoz, Manuel Vilariño, Vari Caramés e Sofía Jack. Campo ampio è la dimensione specifica nella videoproiezione di Mar Caldas o nella proiezione informatica di Antoni Abad, che propongono problemi di identità, dal rinforzo di un soggetto che si afferma nell’io o nel corpo, così, come succede nel terreno più puramente scultoreo a cui si avvicinano le maschere di Daniel Canogar, Dora Salazar eFlorentino Díaz.
09
febbraio 2007
Frammenti del tutto
Dal 09 febbraio al 25 marzo 2007
arte contemporanea
Location
INSTITUTO CERVANTES (NAVONA)
Roma, Piazza Navona, 91, (Roma)
Roma, Piazza Navona, 91, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 16-20
Vernissage
9 Febbraio 2007, ore 19
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore