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Francesca Mazzanti – L’esotico quotidiano
Francesca Mazzanti ha portato questi uomini e queste donne da terre lontane; non per fornirci un “catalogo di usi e costumi remoti”. Queste immagini, infatti, nonostante un’evidente diversità rispetto al nostro mondo, non ci danno un’impressione di lontananza.
Comunicato stampa
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In occasione di Genova Capitale Europea della Cultura 2004, con il Patrocinio di Provincia di Genova e Comune di Genova, s’inaugura nella sede dell’Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1, Genova), Sabato 23 ottobre 2004 alle ore 17.00, la mostra personale “L’esotico quotidiano” di Francesca Mazzanti. A cura di Alberto A. Malaspina.
Francesca Mazzanti ha portato questi uomini e queste donne da terre lontane; non per fornirci un “catalogo di usi e costumi remoti”. Queste immagini, infatti, nonostante un’evidente diversità rispetto al nostro mondo, non ci danno un’impressione di lontananza. Esse, al contrario, rendono evidente come persone così “altre” da noi abbiano il nostro stesso modo di provare piacere, di preoccuparsi, di riflettere, di ridere; di guardare un oggetto o di seguire un pensiero. Ne nasce una sottile nostalgia, come fossimo riportati ad un’epoca dell’umanità più sincera, ancora diretta e scoperta nell’esprimere i sentimenti senza sovrastrutture, finzioni o devianze. Un approccio alle cose della vita da noi ormai perduto. Così, se fisicamente queste immagini rappresentano altri luoghi, emotivamente evocano anche altri tempi.
I campi lunghi, lo spirito del viaggio.
La discrezione è un approccio mentale insolito per un fotografo, eppure molte foto sono scattate da lontano per non disturbare una certa realtà; ma anche perché campo lungo e medio sono i “modi di guardare” tipici del viaggiatore: ci restituiscono la realtà così come la vediamo in viaggio: qualcosa che ci colpisce per un attimo, tutt’uno con l’atmosfera che la avvolge
I primi piani, autoritratti inconsci
A volte, però, è il soggetto stesso a cercare l’obiettivo. In questo caso Francesca Mazzanti lascia che sia lui a decidere il senso da dare alla propria immagine. E’ questo lo spirito dei primi piani. La magia scatta se il click riesce a suggellare due realtà, due piani esistenziali in un’unica immagine: l’animo che del soggetto che impone all’obiettivo un suo sé stesso e quello del fotografo che coglie i significati più profondi di quel suo “mettersi in posa”. Da qui la bambina con uno sguardo da grande, ma che, nello stesso tempo, ha qualcosa del rimprovero. O le madri che esibiscono con un sorriso i loro figli ( è un gesto di tenerezza o di fierezza, di rivalsa?). Dei personaggi che ha fissato sulla pellicola nei molti altrove del mondo non le interessa tanto l’esoticità: poco ci dice dei posti, delle peculiarità etniche o folcloriche in cui uomini e donne, vecchi e bambini vivono e agiscono. Non a caso non stanno facendo nulla di tipico o di strano. Sono invece impegnati nella cosa che a noi, ormai, riesce più difficile di tutte: essere sé stessi. E la foto diventa un gesto di affetto, anziché un semplice documento.
Francesca Mazzanti ha portato questi uomini e queste donne da terre lontane; non per fornirci un “catalogo di usi e costumi remoti”. Queste immagini, infatti, nonostante un’evidente diversità rispetto al nostro mondo, non ci danno un’impressione di lontananza. Esse, al contrario, rendono evidente come persone così “altre” da noi abbiano il nostro stesso modo di provare piacere, di preoccuparsi, di riflettere, di ridere; di guardare un oggetto o di seguire un pensiero. Ne nasce una sottile nostalgia, come fossimo riportati ad un’epoca dell’umanità più sincera, ancora diretta e scoperta nell’esprimere i sentimenti senza sovrastrutture, finzioni o devianze. Un approccio alle cose della vita da noi ormai perduto. Così, se fisicamente queste immagini rappresentano altri luoghi, emotivamente evocano anche altri tempi.
I campi lunghi, lo spirito del viaggio.
La discrezione è un approccio mentale insolito per un fotografo, eppure molte foto sono scattate da lontano per non disturbare una certa realtà; ma anche perché campo lungo e medio sono i “modi di guardare” tipici del viaggiatore: ci restituiscono la realtà così come la vediamo in viaggio: qualcosa che ci colpisce per un attimo, tutt’uno con l’atmosfera che la avvolge
I primi piani, autoritratti inconsci
A volte, però, è il soggetto stesso a cercare l’obiettivo. In questo caso Francesca Mazzanti lascia che sia lui a decidere il senso da dare alla propria immagine. E’ questo lo spirito dei primi piani. La magia scatta se il click riesce a suggellare due realtà, due piani esistenziali in un’unica immagine: l’animo che del soggetto che impone all’obiettivo un suo sé stesso e quello del fotografo che coglie i significati più profondi di quel suo “mettersi in posa”. Da qui la bambina con uno sguardo da grande, ma che, nello stesso tempo, ha qualcosa del rimprovero. O le madri che esibiscono con un sorriso i loro figli ( è un gesto di tenerezza o di fierezza, di rivalsa?). Dei personaggi che ha fissato sulla pellicola nei molti altrove del mondo non le interessa tanto l’esoticità: poco ci dice dei posti, delle peculiarità etniche o folcloriche in cui uomini e donne, vecchi e bambini vivono e agiscono. Non a caso non stanno facendo nulla di tipico o di strano. Sono invece impegnati nella cosa che a noi, ormai, riesce più difficile di tutte: essere sé stessi. E la foto diventa un gesto di affetto, anziché un semplice documento.
23
ottobre 2004
Francesca Mazzanti – L’esotico quotidiano
Dal 23 ottobre al 10 novembre 2004
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso lunedì e festivo
Vernissage
23 Ottobre 2004, ore 17.00
Curatore