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Francesca Pastore
personale della pittrice
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sarà visitabile da domenica 13 maggio all’Hotel San
Rocco di Orta la mostra personale della pittrice
Francesca Pastore.
Francesca Pastore è nata nel 1950 a Pisticci, in
Basilicata, nella vecchia casa dei nonni Carlo e
Angela Stella Pastore, lui fabbro ferraio, lei madre
dei loro dieci figli. Nella casa c’è un’unica finestra
che rappresenta il fuori e il dentro, e che
accompagnerà tutta la vita dell’artista nei suoi vari
periodi espressivi.
Da sempre la Pastore si dedica all’attività artistica.
Gli infiniti interessi per tutto ciò che è materiale
creativo, forma, volume e spazio, la dirigono verso la
scultura che approfondisce grazie allo scultore
Alessandro Tagliolini. Frequenta il liceo Artistico a
Roma poi si diploma in scenografia e scenotecnica nel
1972 ed inizia subito a lavorare nel cinema come
assistente alle scenografie di Luciano Puccini per la
DeLaurentis, in seguito come scenografo e costumista
per altre case di produzione cinematografica e
teatrale.
Nell' 86 produce "Hiroshima mon amour" di Marguerite
Duras, riduzione teatrale tradotta da Dacia Maraini e
messa in scena al teatro dell'Orologio a Roma con il
patrocinio del Centro Culturale Francese.
Realizza spot pubblicitari per la RPA di Roma, e pur
dedicandosi ancora alla scenografia e ai costumi per
il cinema, ultimo film nel 2005 per la Corvo
Cinematografica di Firenze, non ha mai abbandonato la
sua attività artistica allestendo sia mostre
personali, che partecipando a collettive. Attualmente
si dedica alla pittura, alla scultura e alla ceramica
nel suo studio sui monti della Sabina tra boschi
secolari tramonti mozzafiato e tanta pace.
Recentemente così ha scritto di Francesca Pastore la
critica Eliza Piotrowska:
“Non è facile scrivere sui lavori di Francesca
Pastore, perché sono semplicemente belli. Certo, è
un’osservazione molto banale, che non porta il testo a
nessuno svolgimento. Il critico d’arte normalmente
evita tali aggettivi. La parola “bello” non è
professionale, è un espressione rischiosa – da una
parte troppo facile e comune, dall’altra metafisica e
sfuggente dal concreto. In più, è un’espressione che
si autogiustifica (se qualcosa è bello lo è e basta) e
per questo non offre nessuna promessa teorica. E’ una
parola-emozione.
Ed è invece così che vedo la pittura di Francesca
Pastore, sopratutto gli ultimi lavori. Li vedo belli.
Non è però una bellezza naif, c’è dietro un grande
lavoro, una consapevolezza delle proprie scelte
artistiche. Lo spazio offerto dai suoi quadri si situa
su un magico confine fra uno spazio mentale e uno
spazio astratto, fra un piacevole ornamento e una
struttura ben pensata”.
Continua poi la Piotrowska:
“I lavori di Francesca Pastore sono vivi, pieni di
gioia e di luce nascoste nei giochi di colore e forma.
Sì, sono opere che piacciono.
Fortemente concettualizzata, l’arte contemporanea
spesso ci toglie l’opportunità del piacere estetico.
Ci toglie il piacere del fiato sospeso davanti ad
un’opera che ci si mostra bella, offrendoci in cambio
una fredda riflessione teorica sull’arte in generale.
A questo punto mi viene in mente Matisse per il quale
la pittura doveva offrire il piacere, doveva essere
“come una poltrona comoda”, ma nello stesso tempo
richiedeva all’artista un lavoro, una giusta soluzione
del tema, un impegnativo comporre per arrivare alla
desiderata “armonia dei toni, come quella musicale”.
All’hotel San Rocco potremo ammirare composizioni come
le nature morte con frutta, le bottiglie e i pesci, ma
anche i lavori con animali (galli, pecore), nei quali
colpisce soprattutto la grande sensibilità
coloristica. Questi quadri ci sorridono, ci
trasmettono la loro freschezza, la loro gioia per le
piccole cose. Sono miniature piene di luce, esotiche
spezie che danno al piatto un tocco inimitabile.
Le opere di Francesca Pastore nella loro dolce
semplicità toccano uno spazio particolare, uno spazio
senza metà, senza centro, dove si chiude il nostro
ciclo vitale. E’ lo spazio dell’inizio e nello stesso
tempo della fine, lo spazio dell’ingenuità infantile e
dell’esperienza data dall’età. Lo spazio di questa
stupefacente fiaba, chiamata vita.
La mostra, organizzata dall’Associazione Contemporanea
di Campello sul Clitunno, sarà visitabile fino alla
fine di giugno negli orari di apertura dell’hotel.
Rocco di Orta la mostra personale della pittrice
Francesca Pastore.
Francesca Pastore è nata nel 1950 a Pisticci, in
Basilicata, nella vecchia casa dei nonni Carlo e
Angela Stella Pastore, lui fabbro ferraio, lei madre
dei loro dieci figli. Nella casa c’è un’unica finestra
che rappresenta il fuori e il dentro, e che
accompagnerà tutta la vita dell’artista nei suoi vari
periodi espressivi.
Da sempre la Pastore si dedica all’attività artistica.
Gli infiniti interessi per tutto ciò che è materiale
creativo, forma, volume e spazio, la dirigono verso la
scultura che approfondisce grazie allo scultore
Alessandro Tagliolini. Frequenta il liceo Artistico a
Roma poi si diploma in scenografia e scenotecnica nel
1972 ed inizia subito a lavorare nel cinema come
assistente alle scenografie di Luciano Puccini per la
DeLaurentis, in seguito come scenografo e costumista
per altre case di produzione cinematografica e
teatrale.
Nell' 86 produce "Hiroshima mon amour" di Marguerite
Duras, riduzione teatrale tradotta da Dacia Maraini e
messa in scena al teatro dell'Orologio a Roma con il
patrocinio del Centro Culturale Francese.
Realizza spot pubblicitari per la RPA di Roma, e pur
dedicandosi ancora alla scenografia e ai costumi per
il cinema, ultimo film nel 2005 per la Corvo
Cinematografica di Firenze, non ha mai abbandonato la
sua attività artistica allestendo sia mostre
personali, che partecipando a collettive. Attualmente
si dedica alla pittura, alla scultura e alla ceramica
nel suo studio sui monti della Sabina tra boschi
secolari tramonti mozzafiato e tanta pace.
Recentemente così ha scritto di Francesca Pastore la
critica Eliza Piotrowska:
“Non è facile scrivere sui lavori di Francesca
Pastore, perché sono semplicemente belli. Certo, è
un’osservazione molto banale, che non porta il testo a
nessuno svolgimento. Il critico d’arte normalmente
evita tali aggettivi. La parola “bello” non è
professionale, è un espressione rischiosa – da una
parte troppo facile e comune, dall’altra metafisica e
sfuggente dal concreto. In più, è un’espressione che
si autogiustifica (se qualcosa è bello lo è e basta) e
per questo non offre nessuna promessa teorica. E’ una
parola-emozione.
Ed è invece così che vedo la pittura di Francesca
Pastore, sopratutto gli ultimi lavori. Li vedo belli.
Non è però una bellezza naif, c’è dietro un grande
lavoro, una consapevolezza delle proprie scelte
artistiche. Lo spazio offerto dai suoi quadri si situa
su un magico confine fra uno spazio mentale e uno
spazio astratto, fra un piacevole ornamento e una
struttura ben pensata”.
Continua poi la Piotrowska:
“I lavori di Francesca Pastore sono vivi, pieni di
gioia e di luce nascoste nei giochi di colore e forma.
Sì, sono opere che piacciono.
Fortemente concettualizzata, l’arte contemporanea
spesso ci toglie l’opportunità del piacere estetico.
Ci toglie il piacere del fiato sospeso davanti ad
un’opera che ci si mostra bella, offrendoci in cambio
una fredda riflessione teorica sull’arte in generale.
A questo punto mi viene in mente Matisse per il quale
la pittura doveva offrire il piacere, doveva essere
“come una poltrona comoda”, ma nello stesso tempo
richiedeva all’artista un lavoro, una giusta soluzione
del tema, un impegnativo comporre per arrivare alla
desiderata “armonia dei toni, come quella musicale”.
All’hotel San Rocco potremo ammirare composizioni come
le nature morte con frutta, le bottiglie e i pesci, ma
anche i lavori con animali (galli, pecore), nei quali
colpisce soprattutto la grande sensibilità
coloristica. Questi quadri ci sorridono, ci
trasmettono la loro freschezza, la loro gioia per le
piccole cose. Sono miniature piene di luce, esotiche
spezie che danno al piatto un tocco inimitabile.
Le opere di Francesca Pastore nella loro dolce
semplicità toccano uno spazio particolare, uno spazio
senza metà, senza centro, dove si chiude il nostro
ciclo vitale. E’ lo spazio dell’inizio e nello stesso
tempo della fine, lo spazio dell’ingenuità infantile e
dell’esperienza data dall’età. Lo spazio di questa
stupefacente fiaba, chiamata vita.
La mostra, organizzata dall’Associazione Contemporanea
di Campello sul Clitunno, sarà visitabile fino alla
fine di giugno negli orari di apertura dell’hotel.
13
maggio 2007
Francesca Pastore
Dal 13 maggio al 30 giugno 2007
arte contemporanea
Location
HOTEL SAN ROCCO
Orta San Giulio, Via Verona Cattarina Gipponi, 11, (Novara)
Orta San Giulio, Via Verona Cattarina Gipponi, 11, (Novara)
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