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Francesco Bocchini / Marco Di Giovanni – Finemondo
Il sarcastico Finemondo di Francesco Bocchini e Marco Di Giovanni è una peregrinazione tra le cose e i luoghi, una tensione-coesione tra l’uomo e la realtà. Il loro tempo non è definito dal calendario ma dall’esperienza umana: Bocchini è interessato alle definizioni, Di Giovanni ai confini, entrambi sembrano consumati dalla (smania di) conoscenza che valica, eccedendo oltre misura, i confini
Comunicato stampa
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Sabato 12 luglio, alle ore 21.00, a Gambettola (FC), negli spazi espositivi de "Il laboratorio dell'imperfetto", si inaugura la mostra degli artisti Francesco Bocchini e Marco Di Giovanni dal titolo Finemondo a cura di Alberto Zanchetta.
«Perché il momento è vicino» [Tempus enim prope est] ammoniva il profeta Giovanni.
Il sarcastico Finemondo di Francesco Bocchini e Marco Di Giovanni è una peregrinazione tra le cose e i luoghi, una tensione-coesione tra l'uomo e la realtà. Il loro tempo non è definito dal calendario ma dall'esperienza umana: Bocchini è interessato alle definizioni, Di Giovanni ai confini, entrambi sembrano consumati dalla (smania di) conoscenza che valica, eccedendo oltre misura, i confini...
Francesco Bocchini dispone alte e larghe scaffalature sulle cui mensole si susseguono piccole sculture che alternano strumenti musicali a capi d'abbigliamento, strumenti odontoiatrici a prodotti caseari o dolciari e leccornie varie. L'artista procede nel sistematico inventario del mondo: ogni oggetto ha una sua "biografia", documento di una memoria storica e personale, in una vivace commistione di presente e passato. Privi del consueto meccanismo (l'artista ci aveva abituati ad interagire con manovelle che provocavano chiassosi movimenti sussultori), le sculture di Bocchini languono sugli scaffali, in attesa d'essere rivendicati dai legittimi proprietari. In questo deposito di "oggetti smarriti" c'è il rischio di perdersi nella vanità delle cose terrene (perché non siamo liberi bensì schiavi degli oggetti che possediamo o che desideriamo), ma anche la possibilità di dare significato a ogni singola vita... a tutte le vite umane...
Marco Di Giovanni sembra invece affascinato dalla geomanzia attraverso cui sviluppa il tema del viaggio e dell'identità. In particolare, il viaggio al imitare del mondo si trasforma qui in un viaggio senza fine, assolutamente vizioso: da Solarolo a Sebastopoli, l'artista dilata la cognizione spazio-temporale da lui vissuta coinvolgendo nell'esperienza anche lo spettatore. Un ritorno sui propri passi che Di Giovanni comunica per frammenti (come un rapsodista), traghettando gli avventori in una "seconda intenzione" del nomadismo (alla maniera di uno psicopompo). Ecco allora un vecchio furgoncino Kangoo farsi onere della impresa/zavorra, rischiando di inarcarsi sotto il peso eccessivo della terra ("promessa") d'Ucraina che tracima dai finestrini e dal parabrezza. I fumi del tubo di scappamento lasciano il posto a una proiezione che, attraverso un portellone sfondato, ci mostra lo scorrimento di una strada, con le linee guida che diventano linee di fuga (quelle di un esodo?). Al posto delle pietre miliari, a marcare le distanze troviamo una bisaccia che reca impressi i paesi e i chilometri percorsi dall'artista.
La mostra di Bocchini e Di Giovanni non è quindi un(a) fine in sé ma un finis mundi foriere di una nuova circolarità del mondo.
Alberto Zanchetta
«Perché il momento è vicino» [Tempus enim prope est] ammoniva il profeta Giovanni.
Il sarcastico Finemondo di Francesco Bocchini e Marco Di Giovanni è una peregrinazione tra le cose e i luoghi, una tensione-coesione tra l'uomo e la realtà. Il loro tempo non è definito dal calendario ma dall'esperienza umana: Bocchini è interessato alle definizioni, Di Giovanni ai confini, entrambi sembrano consumati dalla (smania di) conoscenza che valica, eccedendo oltre misura, i confini...
Francesco Bocchini dispone alte e larghe scaffalature sulle cui mensole si susseguono piccole sculture che alternano strumenti musicali a capi d'abbigliamento, strumenti odontoiatrici a prodotti caseari o dolciari e leccornie varie. L'artista procede nel sistematico inventario del mondo: ogni oggetto ha una sua "biografia", documento di una memoria storica e personale, in una vivace commistione di presente e passato. Privi del consueto meccanismo (l'artista ci aveva abituati ad interagire con manovelle che provocavano chiassosi movimenti sussultori), le sculture di Bocchini languono sugli scaffali, in attesa d'essere rivendicati dai legittimi proprietari. In questo deposito di "oggetti smarriti" c'è il rischio di perdersi nella vanità delle cose terrene (perché non siamo liberi bensì schiavi degli oggetti che possediamo o che desideriamo), ma anche la possibilità di dare significato a ogni singola vita... a tutte le vite umane...
Marco Di Giovanni sembra invece affascinato dalla geomanzia attraverso cui sviluppa il tema del viaggio e dell'identità. In particolare, il viaggio al imitare del mondo si trasforma qui in un viaggio senza fine, assolutamente vizioso: da Solarolo a Sebastopoli, l'artista dilata la cognizione spazio-temporale da lui vissuta coinvolgendo nell'esperienza anche lo spettatore. Un ritorno sui propri passi che Di Giovanni comunica per frammenti (come un rapsodista), traghettando gli avventori in una "seconda intenzione" del nomadismo (alla maniera di uno psicopompo). Ecco allora un vecchio furgoncino Kangoo farsi onere della impresa/zavorra, rischiando di inarcarsi sotto il peso eccessivo della terra ("promessa") d'Ucraina che tracima dai finestrini e dal parabrezza. I fumi del tubo di scappamento lasciano il posto a una proiezione che, attraverso un portellone sfondato, ci mostra lo scorrimento di una strada, con le linee guida che diventano linee di fuga (quelle di un esodo?). Al posto delle pietre miliari, a marcare le distanze troviamo una bisaccia che reca impressi i paesi e i chilometri percorsi dall'artista.
La mostra di Bocchini e Di Giovanni non è quindi un(a) fine in sé ma un finis mundi foriere di una nuova circolarità del mondo.
Alberto Zanchetta
12
luglio 2008
Francesco Bocchini / Marco Di Giovanni – Finemondo
Dal 12 luglio al primo agosto 2008
arte contemporanea
Location
IL LABORATORIO DELL’IMPERFETTO
Gambettola, Via Viole, 128, (Forlì-cesena)
Gambettola, Via Viole, 128, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdi ore 14:30–18:30; fuori orario su appuntamento
Vernissage
12 Luglio 2008, ore 21
Autore
Curatore