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Francesco Brugnetta – La macchina di papà
Mostra personale dedicata a Francesco Brugnetta, vincitore del Premio Giuria di Qualità di IoEspongo XI Edizione.
Comunicato stampa
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Un’automobile ereditata, grigia e anonima. Un progetto d’arte che irrompe con le sue forme più nuove e la sua vitalità. La macchina di papà è un lavoro che nasce dal contrasto generazionale, dal conflitto tra l’ordine e la creatività. Ma arriva il giorno in cui sui rottami affettivi e automobilistici si scatena la tempesta del colore che porta alla riconciliazione tra padre e figlio passando attraverso l’integrazione tra auto e ambiente.
La macchina di papà – personale di Francesco Brugnetta, vincitore dell’undicesima edizione della rassegna-concorso Io Espongo, concorso dedicato agli artisti emergenti organizzato dall’Associazione Culturale Azimut di Torino – è un contenitore fantastico dei lavori realizzati dall’artista dal 2003 ad oggi e riassunti dal marchio aut-art: interventi di pittura, scultura, installazione e performance che ruotano attorno al dialogo fra automobile e paesaggio. Immagini straordinarie documentano questo lavoro ampio e composito e al contempo assumono un’autonomia espressiva nel campo della fotografia creativa e del video.
Nel 2002 mio padre ci ha lasciato in eredità una Fiat TIPO grigia, racconta l’artista. Ai miei fratelli non interessava. Io, che non avevo automobili, ne ho invece approfittato, anche se quell’oggetto così anonimo non mi era mai piaciuto. Anonimo nel nome, anonimo nel colore, anonimo nel disegno. Era uno dei tanti simboli del conflitto tra me e mio padre, tra i sogni automobilistici di un ragazzo e il compromesso pratico e funzionale dell’adulto, tra le mie tensioni espressive e il suo senso pragmatico. Tutto il lavoro aut-art nasce un po’ da questo scacco esistenziale e da un conseguente desiderio di riconciliazione. È come se mi fossi messo a recuperare quarant’anni di contrasto generazionale; una vera e propria terapia, dove l’automobile dipinta è diventata ricerca – ogni giorno più consapevole – di equilibrio e di armonia interiore.
E così la macchina si allontana dalla sua funzionalità pratica e compie uno scatto comunicativo. La prima aut-art risale al 2003, battezzata Salento in onore del viaggio che l’ha vista nascere, è stata creata per gioco dando libero sfogo alla creatività di un gruppo di bambini sul tema dell’estate. Stelle marine, cavallucci, ombrelloni e tutti i soggetti che hanno ricoperto l’auto, immediatamente immortalati, sono diventati cartoline delle vacanze e da lì spunto di riflessione sulle potenzialità comunicative del progetto, al di là della semplice performance. Una spruzzata di vernice argentata e la macchina d’arte indossa la versione Xmas per poi mutare in Ricefield, un progetto che evoca il paesaggio delle risaie e che corrisponde al primo vero scatto di consapevolezza sul potere catartico dell’operazione artistica e sull’energia sprigionata dal cortocircuito automobile/paesaggio.
La documentazione da quel momento diventa essenziale nel processo creativo. L’artista non si limita a fotografare l’installazione e il momento performativo, ma coinvolge il paesaggio che rende l’aut-art un camaleonte perfettamente mimetizzato e inglobato nello spazio circostante. L’anno successivo un telo di 25 metri quadrati cucito rigorosamente a mano dalla madre dell’artista - in piena sintonia con un processo di riconciliazione che coinvolge gli affetti famigliari - ricopre la TIPO e la trasforma nell’opera Home, cycladic home che ha permesso a Brugnetta di vincere l’undicesima edizione di Io Espongo. In quell’occasione l’automobile ha potuto dialogare con gli elementi classici del paesaggio greco percorrendo strade sterrate, addentrandosi nei paesini, sfiorando il mare e accarezzando il vento. La documentazione, intanto, continua ad andare di pari passo con la performance. E così Ricefield ha raggiunto Arles, in Francia, girovagando per campi dall’aspetto familiare (la città francese è gemellata con Vercelli) ed è arrivata in Camargue esplorando un’arena, come fosse un toro. Nel 2007 l’auto sbarca sull’Isola Bella di Stresa ed è la prima automobile ad aver raggiunto quel luogo da sogno. Macchinabarocca (esposta sulla terrazza belvedere all’Isola Bella da luglio 2007 a marzo 2008) è come sempre un omaggio al territorio, una sorta di souvenir automobilistico del Palazzo Borromeo. E poi l’ultima puntata in ordine cronologico di aut-art: un'altra indagine su Vercelli, che si allontana dai campi ed esplora l’aspetto urbano. Piastrelline è un’opera a modo suo ‘pianificata’: il processo creativo si inverte e inizia con una ricerca durata più di un anno sui rivestimenti dei palazzi cittadini degli anni ‘50/’70. Per poi “tatuare addosso all’automobile questi segni della comunicazione urbana. L’aut-art diventata mosaico è stata invitata a far parte degli eventi collaterali alle esposizioni Guggenheim in ARCA a Vercelli.
Per ulteriori info
www.francescobrugnetta.it - www.associazioneazimut.net
La macchina di papà – personale di Francesco Brugnetta, vincitore dell’undicesima edizione della rassegna-concorso Io Espongo, concorso dedicato agli artisti emergenti organizzato dall’Associazione Culturale Azimut di Torino – è un contenitore fantastico dei lavori realizzati dall’artista dal 2003 ad oggi e riassunti dal marchio aut-art: interventi di pittura, scultura, installazione e performance che ruotano attorno al dialogo fra automobile e paesaggio. Immagini straordinarie documentano questo lavoro ampio e composito e al contempo assumono un’autonomia espressiva nel campo della fotografia creativa e del video.
Nel 2002 mio padre ci ha lasciato in eredità una Fiat TIPO grigia, racconta l’artista. Ai miei fratelli non interessava. Io, che non avevo automobili, ne ho invece approfittato, anche se quell’oggetto così anonimo non mi era mai piaciuto. Anonimo nel nome, anonimo nel colore, anonimo nel disegno. Era uno dei tanti simboli del conflitto tra me e mio padre, tra i sogni automobilistici di un ragazzo e il compromesso pratico e funzionale dell’adulto, tra le mie tensioni espressive e il suo senso pragmatico. Tutto il lavoro aut-art nasce un po’ da questo scacco esistenziale e da un conseguente desiderio di riconciliazione. È come se mi fossi messo a recuperare quarant’anni di contrasto generazionale; una vera e propria terapia, dove l’automobile dipinta è diventata ricerca – ogni giorno più consapevole – di equilibrio e di armonia interiore.
E così la macchina si allontana dalla sua funzionalità pratica e compie uno scatto comunicativo. La prima aut-art risale al 2003, battezzata Salento in onore del viaggio che l’ha vista nascere, è stata creata per gioco dando libero sfogo alla creatività di un gruppo di bambini sul tema dell’estate. Stelle marine, cavallucci, ombrelloni e tutti i soggetti che hanno ricoperto l’auto, immediatamente immortalati, sono diventati cartoline delle vacanze e da lì spunto di riflessione sulle potenzialità comunicative del progetto, al di là della semplice performance. Una spruzzata di vernice argentata e la macchina d’arte indossa la versione Xmas per poi mutare in Ricefield, un progetto che evoca il paesaggio delle risaie e che corrisponde al primo vero scatto di consapevolezza sul potere catartico dell’operazione artistica e sull’energia sprigionata dal cortocircuito automobile/paesaggio.
La documentazione da quel momento diventa essenziale nel processo creativo. L’artista non si limita a fotografare l’installazione e il momento performativo, ma coinvolge il paesaggio che rende l’aut-art un camaleonte perfettamente mimetizzato e inglobato nello spazio circostante. L’anno successivo un telo di 25 metri quadrati cucito rigorosamente a mano dalla madre dell’artista - in piena sintonia con un processo di riconciliazione che coinvolge gli affetti famigliari - ricopre la TIPO e la trasforma nell’opera Home, cycladic home che ha permesso a Brugnetta di vincere l’undicesima edizione di Io Espongo. In quell’occasione l’automobile ha potuto dialogare con gli elementi classici del paesaggio greco percorrendo strade sterrate, addentrandosi nei paesini, sfiorando il mare e accarezzando il vento. La documentazione, intanto, continua ad andare di pari passo con la performance. E così Ricefield ha raggiunto Arles, in Francia, girovagando per campi dall’aspetto familiare (la città francese è gemellata con Vercelli) ed è arrivata in Camargue esplorando un’arena, come fosse un toro. Nel 2007 l’auto sbarca sull’Isola Bella di Stresa ed è la prima automobile ad aver raggiunto quel luogo da sogno. Macchinabarocca (esposta sulla terrazza belvedere all’Isola Bella da luglio 2007 a marzo 2008) è come sempre un omaggio al territorio, una sorta di souvenir automobilistico del Palazzo Borromeo. E poi l’ultima puntata in ordine cronologico di aut-art: un'altra indagine su Vercelli, che si allontana dai campi ed esplora l’aspetto urbano. Piastrelline è un’opera a modo suo ‘pianificata’: il processo creativo si inverte e inizia con una ricerca durata più di un anno sui rivestimenti dei palazzi cittadini degli anni ‘50/’70. Per poi “tatuare addosso all’automobile questi segni della comunicazione urbana. L’aut-art diventata mosaico è stata invitata a far parte degli eventi collaterali alle esposizioni Guggenheim in ARCA a Vercelli.
Per ulteriori info
www.francescobrugnetta.it - www.associazioneazimut.net
28
gennaio 2010
Francesco Brugnetta – La macchina di papà
Dal 28 gennaio 2010 al 25 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO AZIMUT
Torino, Piazza Palazzo Di Cittá, 8, (Torino)
Torino, Piazza Palazzo Di Cittá, 8, (Torino)
Orario di apertura
Dal lunedì al sabato ore 12-16
Vernissage
28 Gennaio 2010, ore 18.30
Ufficio stampa
ADFARM&CHICAS
Autore
Curatore