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Francesco Ciusa: gli anni delle Biennali (1907-1928)
Nella sala della Limonia sono esposte sette grandi statue in bronzo e gesso tra cui la “Madre dell’ucciso” del 1907- 08 che ha reso famoso questo grande artista sardo interprete di un “verismo”nella scultura solenne e malinconico.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Provincia di Firenze promuove ed ospita dal 25 gennaio al 26 febbraio nella Limonaia di Palazzo Medici, Via Cavour 1, Firenze, la mostra “Francesco Ciusa: gli anni delle Biennali (1907-1928)” organizzata dalla FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia),e dall’ ACSIT ( Associazione Culturale Sardi in Toscana) con il patrocinio, tra gli altri, della Regione Autonoma della Sardegna e della Provincia di Cagliari; e curata da Giuliana Altea e Anna Maria Montaldo. L’evento è stato presentato stamani in una conferenza stampa nella Sala Quattro Stagioni di Palazzo Medici alla presenza del Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, dal Presidente del Consiglio Provinciale Massimo Mattei, da Gianni Conti coordinatore e ideatore dell’iniziativa,Tonino Mulas Presidente della Fasi, Tonino Falconi assessore alla Cultura del Comune di Oristano e delle due curatrice della mostra, Giuliana Altea e Anna Maria Montaldo. Lo scultore sardo Francesco Ciusa (Nuoro,1883 - Cagliari, 1949) fu allievo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze tra il 1899 e il 1903. Fra i suoi maestri furono Domenico Trentacoste, Giovanni Fattori e Adolfo de Carolis. Questo soggiorno di studio gli permise di conoscere e frequentare Lorenzo Viani, Plinio Lomellini, Moses Levy, Libero Andreotti, Enrico Sacchetti. La sua fama è oggi legata soprattutto al gesso La madre dell’ucciso, che alla Biennale di Venezia del 1907 fu accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, facendo additare il suo giovanissimo autore come una rivelazione.
Ma la Madre dell’Ucciso – presente nella mostra a Palazzo Medici nella versione in gesso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Palermo prestata per l’occasione - rappresenta solo l’inizio di un percorso ricco e articolato, che vede l’artista muoversi sullo scenario nazionale e internazionale, con esiti di notevole qualità. Attraverso sette grandi sculture che figurarono all’epoca nei massimi appuntamenti espositivi internazionali, vengono ripercorse le tappe salienti della vicenda dell’artista in quello che fu il periodo cruciale della sua ricerca densa di un “verismo” applicato nella scultura con una grande attenzione ai dettagli e di una plasticità solenne e di grande espressione venata di accenti “simbolisti” e “secessionisti”. Dopo La madre dell’ucciso, in cui si fondono ricordi classici e un’attenzione al dettaglio di sapore ancora verista, lo scultore passa, già alla fine del primo decennio del secolo, a un discorso più conciso e sintetico, venato di accenti simbolisti e secessionisti, evidente in opere come La filatrice (1908-9) e Il cainita (1914). Decorativismo e naturalismo si intrecciano ne L’anfora sarda, con cui l’artista compare alla Biennale del 1928 mentre le altre tre opere sono Il nomade del 1908-09; Il pane del 1907 e Dolorante anima sarda del 1910 -11. “Si tratta di un artista straordinario e tutto da riscoprire – ha spiegato la curatrice Anna Maria Montaldo – perché la forza che trasmettono le sue opere ha qualcosa che va oltre i particolari della materia e riescono a interiorizzare e pietrificare il dolore come nella “Madre dell’Ucciso” che trae ispirazione alla vita vera di una donna della Barbagia. “Questa mostra rappresenta per noi una grande opportunità – ha detto Matteo Renzi Presidente della Provincia di Firenze – perché si inserisce nella politica di organizzare a Palazzo Medici grandi eventi culturali. Ospitare le opere di questo grande artista sardo ci offre la possibilità di un confronto tra Firenze e una comunità viva e presente”. “In Sardegna c’è un risveglio culturale– ha aggiunto il coordinatore della mostra Gianni Conti – e questo ci permette di riscoprire grandi artisti come Francesco Ciusa. Aver avuto la possibilità di organizzare questa mostra a Firenze è per noi un fatto molto importante e ci riempie d’orgoglio”. Il catalogo, edito da Ilisso, contiene saggi delle curatrici Giuliana Altea e Anna Maria Montaldo, un testo biografico di Antonella Camarda, schede delle opere in mostra di Giulia Aromando, Francesca Ghirra, Pamela Ladogana, Marzia Marino, Maria Teresa Steri.
Ma la Madre dell’Ucciso – presente nella mostra a Palazzo Medici nella versione in gesso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Palermo prestata per l’occasione - rappresenta solo l’inizio di un percorso ricco e articolato, che vede l’artista muoversi sullo scenario nazionale e internazionale, con esiti di notevole qualità. Attraverso sette grandi sculture che figurarono all’epoca nei massimi appuntamenti espositivi internazionali, vengono ripercorse le tappe salienti della vicenda dell’artista in quello che fu il periodo cruciale della sua ricerca densa di un “verismo” applicato nella scultura con una grande attenzione ai dettagli e di una plasticità solenne e di grande espressione venata di accenti “simbolisti” e “secessionisti”. Dopo La madre dell’ucciso, in cui si fondono ricordi classici e un’attenzione al dettaglio di sapore ancora verista, lo scultore passa, già alla fine del primo decennio del secolo, a un discorso più conciso e sintetico, venato di accenti simbolisti e secessionisti, evidente in opere come La filatrice (1908-9) e Il cainita (1914). Decorativismo e naturalismo si intrecciano ne L’anfora sarda, con cui l’artista compare alla Biennale del 1928 mentre le altre tre opere sono Il nomade del 1908-09; Il pane del 1907 e Dolorante anima sarda del 1910 -11. “Si tratta di un artista straordinario e tutto da riscoprire – ha spiegato la curatrice Anna Maria Montaldo – perché la forza che trasmettono le sue opere ha qualcosa che va oltre i particolari della materia e riescono a interiorizzare e pietrificare il dolore come nella “Madre dell’Ucciso” che trae ispirazione alla vita vera di una donna della Barbagia. “Questa mostra rappresenta per noi una grande opportunità – ha detto Matteo Renzi Presidente della Provincia di Firenze – perché si inserisce nella politica di organizzare a Palazzo Medici grandi eventi culturali. Ospitare le opere di questo grande artista sardo ci offre la possibilità di un confronto tra Firenze e una comunità viva e presente”. “In Sardegna c’è un risveglio culturale– ha aggiunto il coordinatore della mostra Gianni Conti – e questo ci permette di riscoprire grandi artisti come Francesco Ciusa. Aver avuto la possibilità di organizzare questa mostra a Firenze è per noi un fatto molto importante e ci riempie d’orgoglio”. Il catalogo, edito da Ilisso, contiene saggi delle curatrici Giuliana Altea e Anna Maria Montaldo, un testo biografico di Antonella Camarda, schede delle opere in mostra di Giulia Aromando, Francesca Ghirra, Pamela Ladogana, Marzia Marino, Maria Teresa Steri.
25
gennaio 2008
Francesco Ciusa: gli anni delle Biennali (1907-1928)
Dal 25 gennaio al 26 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO MEDICI RICCARDI
Firenze, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 3, (Firenze)
Firenze, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 3, (Firenze)
Biglietti
5 euro intero e 3,5 euro ridotto che consente anche di visitare il percorso museale di Palazzo Medici Riccardi.
Orario di apertura
dalle ore 09.00 alle 19.00 escluso il mercoledì
Sito web
www.firenzeturismo.it
Autore
Curatore