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Francesco Cozza (1605/1682). Un calabrese a Roma tra Classicismo e Barocco
La mostra intende mettere in luce l’opera del pittore calabrese, attraverso l’esposizione di ventidue opere certe – firmate, documentate, citate dalle fonti antiche, e incontestabilmente attribuite -, in modo da poter mettere in evidenza con più facilità il suo stile e il reale apporto dato al variegato panorama artistico romano seicentesco
Comunicato stampa
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Il 23 novembre 2007 inaugura a Roma presso la Sala Regia e la Sala delle Battaglie di Palazzo Venezia la mostra dedicata a Francesco Cozza, pittore calabrese del Seicento. L’esposizione è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della nascita dell’artista, presieduto da Claudio Strinati, Soprintendente del Polo Museale Romano, dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, presieduto dall’On. Vittorio Sgarbi, e organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Lazio, diretta da Rossella Vodret, e dalla Soprintendente del Polo Museale Romano. Realizzata con il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Calabria, guidato dall’On. Sandro Principe.
Francesco Cozza, nato in Calabria, si trasferisce a Roma, dove frequenta la fiorente bottega del Domenichino, celebre pittore del quale fu allievo e collaboratore, assimilandone come tratti distintivi i caratteri stilistici del classicismo bolognese.
Dai documenti studiati per questa occasione emergono alcuni momenti fondamentali della formazione artistica del pittore calabrese, definito dallo storico Giovan Battista Passeri “intelligente e studioso”. Nel 1631 la sua presenza è attestata negli “stati delle anime” della parrocchia di S. Andrea delle Fratte, retta dai padri Minimi di san Francesco di Paola che, secondo una tradizione consolidata, offrivano ospitalità e appoggio ai corregionali del loro Santo fondatore.
Abbiamo altre testimonianze certe del pittore presso l’Accademia di San Luca nel 1634 e quella del 1648, invece, quando viene accettato nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, tenendo rapporti con gli altri calabresi lì presenti tra i quali certamente Gregorio Preti, fratello di Mattia, anche lui membro della stessa istituzione.
Tra il 1637 e il 1641, Francesco Cozza soggiorna a Napoli, città nella quale si trasferisce al seguito del Domenichino. Tra i suoi capolavori realizza tra il 1658 e il 1659 gli affreschi nella “Stanza del fuoco” nel Palazzo Doria Pamphilij a Valmontone. Una decina di anni dopo dipinge gli affreschi del Collegio Innocenziano a Piazza Navona. L’artista, redige il suo testamento il 9 gennaio 1682 e muore, appena quattro giorni dopo, il 13 gennaio 1682
La mostra, a cura di Claudio Strinati, Rossella Vodret e Giorgio Leone, intende mettere in luce l’opera del pittore calabrese, attraverso l’esposizione di ventidue opere certe - firmate, documentate, citate dalle fonti antiche, e incontestabilmente attribuite -, in modo da poter mettere in evidenza con più facilità il suo stile e il reale apporto dato al variegato panorama artistico romano seicentesco.
Tra le opere presenti, provenienti da tutt’Italia, emergono senz’altro le bellissime tele raffiguranti la Madonna del Riscatto, custodita oggi nel refettorio del Collegio Nepomuceno di Roma, e la Madonna col bambino tra i Santi Gioacchino e Anna della chiesa di S. Egidio a Montalcino, in provincia di Siena. Due opere notevoli, in cui si avverte il superamento delle posizioni classicistiche iniziali e domenichiane verso un linguaggio più aperto agli sviluppi bolognesi e romani barocchi. Primeggia, inoltre, il Ritrovamento di Mosè dei Pii Stabilimenti di S. Maria in Aquiro di Roma, ambientato in un paesaggio sensibile alla poetica di Dughet e di Salvator Rosa.
Sarà, inoltre, particolarmente interessante il confronto inedito tra le tre tele raffiguranti la Fuga in Egitto, conservate rispettivamente a Roma, nel Convento di Sant’Angelo in Pescheria e nella Cappella della Madonna di San Marco a Palazzo Venezia, e a Molfetta. Un confronto reso più stimolante dopo il restauro eseguito sulle tele di Molfetta e della Cappella della Madonna di Palazzo Venezia.
Il catalogo, edito da Rubbettino e interamente finanziato dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria, per il diretto impegno dell’on. Sandro Principe, raccoglie oltre, alle opere esposte in mostra – pubblicate anche in una Guida breve a parte -, tutta la produzione artistica di Francesco Cozza ponendosi così come una vera e propria “opera completa”. Si è scelto di corredarlo di ampi apparati contenenti tutti i nuovi documenti emersi dalle ricerche intraprese per questa occasione, come la trascrizione e le foto del trattato, praticamente inedito sulla prospettiva scritto da Francesco Cozza e conservato nell’archivio storico dell’Accademia Nazionale di San Luca. La mostra sarà completata da un convegno che si terrà nel palazzo Pamphilj a Valmontone a fine gennaio.
L’evento è stato reso possibile anche grazie al contributo di Eurofiditalia e di Barbieri Catering. L’organizzazione è stata realizzata da Iniziative integrate s.c.a.r.l., Iride per il Terzo Millennio s.r.l e Minoranze Creative.
Francesco Cozza, nato in Calabria, si trasferisce a Roma, dove frequenta la fiorente bottega del Domenichino, celebre pittore del quale fu allievo e collaboratore, assimilandone come tratti distintivi i caratteri stilistici del classicismo bolognese.
Dai documenti studiati per questa occasione emergono alcuni momenti fondamentali della formazione artistica del pittore calabrese, definito dallo storico Giovan Battista Passeri “intelligente e studioso”. Nel 1631 la sua presenza è attestata negli “stati delle anime” della parrocchia di S. Andrea delle Fratte, retta dai padri Minimi di san Francesco di Paola che, secondo una tradizione consolidata, offrivano ospitalità e appoggio ai corregionali del loro Santo fondatore.
Abbiamo altre testimonianze certe del pittore presso l’Accademia di San Luca nel 1634 e quella del 1648, invece, quando viene accettato nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, tenendo rapporti con gli altri calabresi lì presenti tra i quali certamente Gregorio Preti, fratello di Mattia, anche lui membro della stessa istituzione.
Tra il 1637 e il 1641, Francesco Cozza soggiorna a Napoli, città nella quale si trasferisce al seguito del Domenichino. Tra i suoi capolavori realizza tra il 1658 e il 1659 gli affreschi nella “Stanza del fuoco” nel Palazzo Doria Pamphilij a Valmontone. Una decina di anni dopo dipinge gli affreschi del Collegio Innocenziano a Piazza Navona. L’artista, redige il suo testamento il 9 gennaio 1682 e muore, appena quattro giorni dopo, il 13 gennaio 1682
La mostra, a cura di Claudio Strinati, Rossella Vodret e Giorgio Leone, intende mettere in luce l’opera del pittore calabrese, attraverso l’esposizione di ventidue opere certe - firmate, documentate, citate dalle fonti antiche, e incontestabilmente attribuite -, in modo da poter mettere in evidenza con più facilità il suo stile e il reale apporto dato al variegato panorama artistico romano seicentesco.
Tra le opere presenti, provenienti da tutt’Italia, emergono senz’altro le bellissime tele raffiguranti la Madonna del Riscatto, custodita oggi nel refettorio del Collegio Nepomuceno di Roma, e la Madonna col bambino tra i Santi Gioacchino e Anna della chiesa di S. Egidio a Montalcino, in provincia di Siena. Due opere notevoli, in cui si avverte il superamento delle posizioni classicistiche iniziali e domenichiane verso un linguaggio più aperto agli sviluppi bolognesi e romani barocchi. Primeggia, inoltre, il Ritrovamento di Mosè dei Pii Stabilimenti di S. Maria in Aquiro di Roma, ambientato in un paesaggio sensibile alla poetica di Dughet e di Salvator Rosa.
Sarà, inoltre, particolarmente interessante il confronto inedito tra le tre tele raffiguranti la Fuga in Egitto, conservate rispettivamente a Roma, nel Convento di Sant’Angelo in Pescheria e nella Cappella della Madonna di San Marco a Palazzo Venezia, e a Molfetta. Un confronto reso più stimolante dopo il restauro eseguito sulle tele di Molfetta e della Cappella della Madonna di Palazzo Venezia.
Il catalogo, edito da Rubbettino e interamente finanziato dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria, per il diretto impegno dell’on. Sandro Principe, raccoglie oltre, alle opere esposte in mostra – pubblicate anche in una Guida breve a parte -, tutta la produzione artistica di Francesco Cozza ponendosi così come una vera e propria “opera completa”. Si è scelto di corredarlo di ampi apparati contenenti tutti i nuovi documenti emersi dalle ricerche intraprese per questa occasione, come la trascrizione e le foto del trattato, praticamente inedito sulla prospettiva scritto da Francesco Cozza e conservato nell’archivio storico dell’Accademia Nazionale di San Luca. La mostra sarà completata da un convegno che si terrà nel palazzo Pamphilj a Valmontone a fine gennaio.
L’evento è stato reso possibile anche grazie al contributo di Eurofiditalia e di Barbieri Catering. L’organizzazione è stata realizzata da Iniziative integrate s.c.a.r.l., Iride per il Terzo Millennio s.r.l e Minoranze Creative.
23
novembre 2007
Francesco Cozza (1605/1682). Un calabrese a Roma tra Classicismo e Barocco
Dal 23 novembre 2007 al 13 gennaio 2008
arte antica
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Vernissage
23 Novembre 2007, ore 18.30
Autore
Curatore