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Francesco D’Agostino
conferenza con proiezione di dipinti, documenti e foto inediti
Comunicato stampa
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Prima ricognizione a quindici anni dalla morte, avvenuta a Roma nel 1990, è questa conferenza sull’artista Francesco D’Agostino alla Rocca di Kruja a Civita, nel suo paese natale. Ricognizione, che avvalendosi del supporto di dipinti, foto d’epoca e di documenti dell’archivio della famiglia dell’artista, ancor prima dell’uscita di un catalogo ragionato sulla sua eclettica attività, ponga le basi per una riconsiderazione attenta e puntuale di un esponente della cultura italiana del secolo scorso.
La conferenza su D’Agostino nel suo paese d’origine intende quindi fare luce prima di tutto sull’uomo dai molteplici aspetti, che anche come artista, seppure fortemente legato alle sue radici, non fu mai provinciale. Lo testimoniano i suoi quadri che superano la giovanile influenza salfiana – il suo maestro a cui lo legava una stima profonda – per convertirsi ad una figurazione d’impianto affine ai modi di Novecento e della Scuola romana. Ciò è evidente nelle Nature morte, nei Ritratti dei famigliari, nei Paesaggi e nei tanti Scorci di Civita dipinti entro gli anni ’50 , molti dei quali d’importanza oltre che artistica anche di documento per via dei rimaneggiamenti e restauri di cui sono state oggetto certe parti del paese.
L’artista non aderì mai al linguaggio astratto delle avanguardie, sebbene a Roma venisse formulato negli anni ’50 - gli stessi del suo secondo soggiorno romano - da Burri, Capogrossi e Colla, per rimanere coerentemente legato ad una certa personale figurazione. Essa a Parma, durante la sua lunga seconda residenza, si arricchì ulteriormente di graffianti aspetti e contenuti di forte impatto cromatico, che sono alla base del fondamentale ciclo di dipinti degli anni ’70 dedicato al teatro dei burattini e delle marionette.
Figlio del farmacista Camillo D’Agostino e di Maria Castellano, Francesco D’Agostino nasce a Civita nel 1913. Avviato agli studi umanistici frequenta il ginnasio all’Abbazia di Grottaferrata, il liceo classico presso il Bernardino Telesio di Cosenza e successivamente la facoltà di Chimica e Farmacia presso le Università di Napoli e di Parma.
Le aspettative della famiglia di fare di lui un farmacista vengono disattese avendo D’Agostino precocemente manifestato un talento artistico naturale. Introdotto alla pittura da Gregorio Starri, direttore della Scuola di Pittura e Paleografia di Grottaferrata, dal 1929, durante gli anni del liceo a Cosenza, è allievo di Enrico Salfi, la cui influenza si riscontra nei suoi taccuini e nelle opere giovanili.
Successivamente a Bari alterna la pittura alla professione di medico dentista , che abbandonerà definitivamente solo all’inizio degli anni ’50 al suo rientro in Calabria. Frequenta l’ambiente artistico locale ed è tra i fondatori della rivista Pensiero ed Arte, riceve la medaglia d’argento per la causa di liberazione della Venezia Giulia e il diploma di socio onorario per avere assistito i profughi che avevano combattuto per il riscatto delle terre irredente.
Lasciata Bari, durante gli anni civitesi (1947-1953) restaura affreschi di chiese, partecipa a mostre locali e dipinge paesaggi, nature morte e ritratti nei modi della tradizione pittorica seicentesca e di Novecento, mostrando inoltre di conoscere le opere di Andrea Alfano. Sempre in quegli anni con pittori e scrittori del luogo costituisce un gruppo di ricerca che opera nella zona archeologica di Sibari; nel ’51 assume la carica di assessore del Comune di Civita e perlomeno fino al 1955 frequenta Roma, dove espone nel ’54 e dove per vivere lavora nell’ambito della ceramica artistica e della grafica pubblicitaria, di cui rimangono documentate rare testimonianze.
Trasferitosi a Parma, la formazione classica e l’ approfondita esperienza delle tecniche pittoriche consentono all’artista di dedicarsi, oltre che alla pittura, anche al restauro pittorico e di reperti archeologici, non tralasciando tra i soggetti ispirativi quelli di derivazione sacra e le icone a fondo d’oro. In questi anni, a contatto con la luce di paesaggi diversi e con artisti di differente formazione rispetto a quelli centro-meridionali fino ad allora frequentati, schiarisce la tavolozza pur mantenendo la caratteristica forza delle pennellate spesso vigorosamente neo- espressioniste. Dipinge ancora ritratti, nature morte e paesaggi i cui soggetti sono ora di Parma e dintorni. I numerosi viaggi e gite con i pittori locali intrapresi tra il ’60 e la metà degli anni ’70 sono documentati da paesaggi liguri, veneziani e della bassa padana.
L’importante legame stabilito con la città da D’Agostino si misura sulla molteplicità di relazioni istituite sul posto frequentando i pittori Giuseppe Benassi, Federico Belicchi, Luigi Tessoni, Arnaldo Spagnoli, Giacomo Mossini; i musicisti Enrico Tagliavini e Mucetti; il liutaio Renato Scrollavezza e il burattinaio Giordano Ferrari, con la cui famiglia intrattiene una lunga amicizia, che è all’origine della serie di dipinti i cui soggetti sono ispirati al teatro di figura. Per i Ferrari realizza degli scenari e i ritratti di Giordano e di Gimmi.
Alla conoscenza da studioso del greco antico e del latino Francesco D’Agostino accompagna costantemente l’approfondimento della lingua albanese, da lui conosciuta sia attraverso la tradizione scritta che orale. Trasferitosi a Roma vi muore nel 1990.
La conferenza su D’Agostino nel suo paese d’origine intende quindi fare luce prima di tutto sull’uomo dai molteplici aspetti, che anche come artista, seppure fortemente legato alle sue radici, non fu mai provinciale. Lo testimoniano i suoi quadri che superano la giovanile influenza salfiana – il suo maestro a cui lo legava una stima profonda – per convertirsi ad una figurazione d’impianto affine ai modi di Novecento e della Scuola romana. Ciò è evidente nelle Nature morte, nei Ritratti dei famigliari, nei Paesaggi e nei tanti Scorci di Civita dipinti entro gli anni ’50 , molti dei quali d’importanza oltre che artistica anche di documento per via dei rimaneggiamenti e restauri di cui sono state oggetto certe parti del paese.
L’artista non aderì mai al linguaggio astratto delle avanguardie, sebbene a Roma venisse formulato negli anni ’50 - gli stessi del suo secondo soggiorno romano - da Burri, Capogrossi e Colla, per rimanere coerentemente legato ad una certa personale figurazione. Essa a Parma, durante la sua lunga seconda residenza, si arricchì ulteriormente di graffianti aspetti e contenuti di forte impatto cromatico, che sono alla base del fondamentale ciclo di dipinti degli anni ’70 dedicato al teatro dei burattini e delle marionette.
Figlio del farmacista Camillo D’Agostino e di Maria Castellano, Francesco D’Agostino nasce a Civita nel 1913. Avviato agli studi umanistici frequenta il ginnasio all’Abbazia di Grottaferrata, il liceo classico presso il Bernardino Telesio di Cosenza e successivamente la facoltà di Chimica e Farmacia presso le Università di Napoli e di Parma.
Le aspettative della famiglia di fare di lui un farmacista vengono disattese avendo D’Agostino precocemente manifestato un talento artistico naturale. Introdotto alla pittura da Gregorio Starri, direttore della Scuola di Pittura e Paleografia di Grottaferrata, dal 1929, durante gli anni del liceo a Cosenza, è allievo di Enrico Salfi, la cui influenza si riscontra nei suoi taccuini e nelle opere giovanili.
Successivamente a Bari alterna la pittura alla professione di medico dentista , che abbandonerà definitivamente solo all’inizio degli anni ’50 al suo rientro in Calabria. Frequenta l’ambiente artistico locale ed è tra i fondatori della rivista Pensiero ed Arte, riceve la medaglia d’argento per la causa di liberazione della Venezia Giulia e il diploma di socio onorario per avere assistito i profughi che avevano combattuto per il riscatto delle terre irredente.
Lasciata Bari, durante gli anni civitesi (1947-1953) restaura affreschi di chiese, partecipa a mostre locali e dipinge paesaggi, nature morte e ritratti nei modi della tradizione pittorica seicentesca e di Novecento, mostrando inoltre di conoscere le opere di Andrea Alfano. Sempre in quegli anni con pittori e scrittori del luogo costituisce un gruppo di ricerca che opera nella zona archeologica di Sibari; nel ’51 assume la carica di assessore del Comune di Civita e perlomeno fino al 1955 frequenta Roma, dove espone nel ’54 e dove per vivere lavora nell’ambito della ceramica artistica e della grafica pubblicitaria, di cui rimangono documentate rare testimonianze.
Trasferitosi a Parma, la formazione classica e l’ approfondita esperienza delle tecniche pittoriche consentono all’artista di dedicarsi, oltre che alla pittura, anche al restauro pittorico e di reperti archeologici, non tralasciando tra i soggetti ispirativi quelli di derivazione sacra e le icone a fondo d’oro. In questi anni, a contatto con la luce di paesaggi diversi e con artisti di differente formazione rispetto a quelli centro-meridionali fino ad allora frequentati, schiarisce la tavolozza pur mantenendo la caratteristica forza delle pennellate spesso vigorosamente neo- espressioniste. Dipinge ancora ritratti, nature morte e paesaggi i cui soggetti sono ora di Parma e dintorni. I numerosi viaggi e gite con i pittori locali intrapresi tra il ’60 e la metà degli anni ’70 sono documentati da paesaggi liguri, veneziani e della bassa padana.
L’importante legame stabilito con la città da D’Agostino si misura sulla molteplicità di relazioni istituite sul posto frequentando i pittori Giuseppe Benassi, Federico Belicchi, Luigi Tessoni, Arnaldo Spagnoli, Giacomo Mossini; i musicisti Enrico Tagliavini e Mucetti; il liutaio Renato Scrollavezza e il burattinaio Giordano Ferrari, con la cui famiglia intrattiene una lunga amicizia, che è all’origine della serie di dipinti i cui soggetti sono ispirati al teatro di figura. Per i Ferrari realizza degli scenari e i ritratti di Giordano e di Gimmi.
Alla conoscenza da studioso del greco antico e del latino Francesco D’Agostino accompagna costantemente l’approfondimento della lingua albanese, da lui conosciuta sia attraverso la tradizione scritta che orale. Trasferitosi a Roma vi muore nel 1990.
16
ottobre 2005
Francesco D’Agostino
16 ottobre 2005
arte contemporanea
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
ROCCA DI KRUJA
Civita, (Cosenza)
Civita, (Cosenza)
Vernissage
16 Ottobre 2005, ore 17,30
Autore
Curatore