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Francesco Di Bernardo – Solidintela: minimalismo o strutture primarie
La mostra Solidintela: minimalismo o strutture primarie è l’occasione per presentare Inangolo, nuovo spazio espositivo situato nella splendida cornice del centro storico Vestino lungo Corso Alessandrini che collega la piazza principale del paese con Porta San Francesco, angolo Strada Pultone. Le sei opere monocromatiche in esposizione, caratterizzate da un taglio sobrio e minimalista, sono state concepite e realizzate da Di Bernardo appositamente per il nuovo spazio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Penne (PE) - dall’8 al 22 dicembre 2012
Solidintela: minimalismo o strutture primarie
INANGOLO
Strada Pultone 2 (65017)
+39 3397502234 | +39 3385309912 | +39 3803439565
info@inangolo.it
www.inangolo.it
La mostra Solidintela: minimalismo o strutture primarie è l’occasione per presentare Inangolo, nuovo spazio espositivo
situato nella splendida cornice del centro storico Vestino lungo Corso Alessandrini che collega la piazza principale del
paese con Porta San Francesco, angolo Strada Pultone.
orario: venerdì e sabato dalle 17.30 alle 20.00 (altri giorni su appuntamento telefonico).
biglietti: ingresso libero
vernissage: sabato 8 dicembre ore 17.30
curatori: Antonio Zimarino
autori: Francesco Di Bernardo
genere: arte contemporanea, personale
comunicato stampa
Sabato 8 dicembre alle ore 17.30, inaugurazione della personale di Francesco Di Bernardo dal titolo Solidintela:
minimalismo o strutture primarie a cura di Antonio Zimarino. Le sei opere monocromatiche in esposizione,
caratterizzate da un taglio sobrio e minimalista, sono state concepite e realizzate da Di Bernardo appositamente per il
nuovo spazio inagolo. Il progetto inangolo nasce dalla passione di tre amici, Francesco Di Bernardo, Alessandro Rietti e
Francesco Toppeta che hanno in comune l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica,
vitale e ricca di idee. In un contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello
scambio e del confronto, incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di
nicchia. Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al di
fuori dei circuiti tradizionali, inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del settore, per
gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la cultura, la creatività,
l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio inangolo vuole ricominciare da
questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività, creando una piattaforma versatile fatta di
incontri e scambi culturali. Le interazioni del minimo di Antonio Zimarino; L’idea di giocare dentro i livelli minimi del
rapporto tra spazio e superfice è in realtà piuttosto antica. È nella logica del “bassorilievo” scultoreo medioevale e poi
moderno, nella logica decorativa delle superfici delle antiche cattedrali; è nella ricerca di quel punto critico che faccia
distinguere il pittorico (il disegno che rappresenta) dallo scultoreo (la forma che occupa lo spazio). Ma al di là delle
“rappresentazioni”, il valore essenziale del bassorilievo rispetto alla rappresentazione pittorica lo si è sempre
individuato nell’elemento esterno della luce che le forme rilevano e generano: dunque, il vero oggetto significativo tra i
due è qualcosa che proviene dal reale e dall’esterno, con il quale l’artista deve fare i conti per poter dare senso al suo
lavoro. In senso contemporaneo queste radici antiche suggerite dentro l’evidenza visiva del progetto di Francesco Di
Bernardo, ci appaiono come un ritorno al problema formale essenziale di cosa sia spazio e cosa sia pittorico, ponendo
l’accento ancora una volta sull’elemento cardine della diatriba secolare che è la luce. Nell’antico e nel moderno la luce
definisce scene, storie, narrazioni, rappresentazioni e nella sottile texture del bassorilievo, le rivela in una primaria
emergenza verso la realtà. Tale questione dell’effetto minimale della luce è stata già a lungo indagata nel
contemporaneo ma come problema “primario”: non si intende evidenziare una rappresentazione, ma indagare gli
elementi primari dell’espressione. L’atteggiamento di Di Bernardo è analogo: la luce e le forme non hanno intenzione
alcuna di evidenziare la narrazione di qualcosa (scene, situazioni e concetti giustificati in altri contesti interpretativi)
ma individuare gli elementi primari e sorgivi della realtà stessa. L’obiettivo è quello di analizzare, individuare, generare
e definire questioni percettive primarie che non vengono date a partire da “concetti” ma acquisiscono la potenzialità di
divenire concetti perché appartenenti al piano del “concreto”. I potenziali effetti metaforici, concettuali vengono
mostrati nel loro primo apparire sulle sottili tensioni generati dai lievi spessori sul piano, attraverso la fasciatura delle
tele elastiche tese al di sopra di piccoli ed essenziali elementi solidi e geometrici. Non pensiate sia la solita
elucubrazione del delirio del critico in crisi di idee: il progetto di Di Bernardo è di tipo analitico ed ermeneutico, ben
legato (più o meno consapevolmente) a ricerche formali e concettuali della recente vicenda artistica internazionale.
L’artista si chiede riguardo (e cerca di studiare) gli effetti luminosi e cromatici di elementi poveri e basilari: egli cerca, in pratica la poesia minimale, la sfumatura suggestiva che esiste nel “poco”, nel piccolo, giocando tra luce forma e
colore. E come se nella ricerca formale Di Bernardo si rimettessero insieme certe composite suggestioni di ricerche
recenti, tanto pittoriche che scultoree: il minimalismo della recente storia dell’arte contemporanea inseguiva ed
indagava, a volte in modo retorico, a volte con la stessa capacità d’incanto e di stupore gli stessi effetti che notiamo in
questi lavori di Di Bernardo: mi vengono in mente Judd, Andre, Morris, Albers, l’astrattismo post-pittorico, così come il
formalismo acromatico della ricerca “gestaltica” o “optical” di Castellani, Uecker, Agnetti, Lo Savio, Alviani o del più
recente Pietrosanti. Insomma questo lavoro ci appare una indagine appassionata sui fondamenti dell’espressione:
colore + luce + forme, una “ripartenza” cosciente dal “grado zero” dell’espressione, uno studio sulla piccola variante,
una presa di possesso di una serie di piccoli strumenti poetici estremamente reali e concreti, non “rappresentati”, non
giustificati dai concetti. Ma anche se essi sono poveri e/o piccoli, e ciascuno di essi di per sé non ha potenzialità
significativa o di rappresentazione, (piccoli legni, tela e luci), Di Bernardo scopre invece le possibilità infinite delle
suggestioni che offre la loro interazione, il gioco tra loro. Sarebbe come dire: ogni cosa senza l’altra è piccola e
insensata, ogni cosa insieme all’altra genera percezioni e intuizioni. Quella di Di Bernardo è dunque, a mio modesto
giudizio, una ricerca sottile, piena di stupori, di intelligenza sulle interazioni fondamentali, sulle variabili generate dalle
relazioni possibili: ciò fa si che tutto siano questi “pezzi” fuorché statici; ogni cosa è in leggera ma evidente tensione di
equilibri, è tutto potenzialmente mutevole, anche solo girando diversamente il pezzo, anche solo se un attimo si
lacerasse il velo della superfice che comprime e nasconde. Dunque, non rappresentazione ma indagine, non
definizione ma ricerca di possibilità, come è nell’intimo di qualsiasi autentica e sincera ricerca espressiva della
contemporaneità.
Il progetto inangolo nasce dalla passione di tre amici, Di Bernardo, Rietti e Toppeta che hanno in comune
l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica, vitale e ricca di idee. In un
contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello scambio e del confronto,
incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di nicchia.
Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al
di fuori dei circuiti tradizionali, inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del
settore, per gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la
cultura, la creatività, l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio
inangolo vuole ricominciare da questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività,
creando una piattaforma versatile fatta di incontri e scambi culturali.
Solidintela: minimalismo o strutture primarie
INANGOLO
Strada Pultone 2 (65017)
+39 3397502234 | +39 3385309912 | +39 3803439565
info@inangolo.it
www.inangolo.it
La mostra Solidintela: minimalismo o strutture primarie è l’occasione per presentare Inangolo, nuovo spazio espositivo
situato nella splendida cornice del centro storico Vestino lungo Corso Alessandrini che collega la piazza principale del
paese con Porta San Francesco, angolo Strada Pultone.
orario: venerdì e sabato dalle 17.30 alle 20.00 (altri giorni su appuntamento telefonico).
biglietti: ingresso libero
vernissage: sabato 8 dicembre ore 17.30
curatori: Antonio Zimarino
autori: Francesco Di Bernardo
genere: arte contemporanea, personale
comunicato stampa
Sabato 8 dicembre alle ore 17.30, inaugurazione della personale di Francesco Di Bernardo dal titolo Solidintela:
minimalismo o strutture primarie a cura di Antonio Zimarino. Le sei opere monocromatiche in esposizione,
caratterizzate da un taglio sobrio e minimalista, sono state concepite e realizzate da Di Bernardo appositamente per il
nuovo spazio inagolo. Il progetto inangolo nasce dalla passione di tre amici, Francesco Di Bernardo, Alessandro Rietti e
Francesco Toppeta che hanno in comune l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica,
vitale e ricca di idee. In un contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello
scambio e del confronto, incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di
nicchia. Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al di
fuori dei circuiti tradizionali, inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del settore, per
gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la cultura, la creatività,
l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio inangolo vuole ricominciare da
questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività, creando una piattaforma versatile fatta di
incontri e scambi culturali. Le interazioni del minimo di Antonio Zimarino; L’idea di giocare dentro i livelli minimi del
rapporto tra spazio e superfice è in realtà piuttosto antica. È nella logica del “bassorilievo” scultoreo medioevale e poi
moderno, nella logica decorativa delle superfici delle antiche cattedrali; è nella ricerca di quel punto critico che faccia
distinguere il pittorico (il disegno che rappresenta) dallo scultoreo (la forma che occupa lo spazio). Ma al di là delle
“rappresentazioni”, il valore essenziale del bassorilievo rispetto alla rappresentazione pittorica lo si è sempre
individuato nell’elemento esterno della luce che le forme rilevano e generano: dunque, il vero oggetto significativo tra i
due è qualcosa che proviene dal reale e dall’esterno, con il quale l’artista deve fare i conti per poter dare senso al suo
lavoro. In senso contemporaneo queste radici antiche suggerite dentro l’evidenza visiva del progetto di Francesco Di
Bernardo, ci appaiono come un ritorno al problema formale essenziale di cosa sia spazio e cosa sia pittorico, ponendo
l’accento ancora una volta sull’elemento cardine della diatriba secolare che è la luce. Nell’antico e nel moderno la luce
definisce scene, storie, narrazioni, rappresentazioni e nella sottile texture del bassorilievo, le rivela in una primaria
emergenza verso la realtà. Tale questione dell’effetto minimale della luce è stata già a lungo indagata nel
contemporaneo ma come problema “primario”: non si intende evidenziare una rappresentazione, ma indagare gli
elementi primari dell’espressione. L’atteggiamento di Di Bernardo è analogo: la luce e le forme non hanno intenzione
alcuna di evidenziare la narrazione di qualcosa (scene, situazioni e concetti giustificati in altri contesti interpretativi)
ma individuare gli elementi primari e sorgivi della realtà stessa. L’obiettivo è quello di analizzare, individuare, generare
e definire questioni percettive primarie che non vengono date a partire da “concetti” ma acquisiscono la potenzialità di
divenire concetti perché appartenenti al piano del “concreto”. I potenziali effetti metaforici, concettuali vengono
mostrati nel loro primo apparire sulle sottili tensioni generati dai lievi spessori sul piano, attraverso la fasciatura delle
tele elastiche tese al di sopra di piccoli ed essenziali elementi solidi e geometrici. Non pensiate sia la solita
elucubrazione del delirio del critico in crisi di idee: il progetto di Di Bernardo è di tipo analitico ed ermeneutico, ben
legato (più o meno consapevolmente) a ricerche formali e concettuali della recente vicenda artistica internazionale.
L’artista si chiede riguardo (e cerca di studiare) gli effetti luminosi e cromatici di elementi poveri e basilari: egli cerca, in pratica la poesia minimale, la sfumatura suggestiva che esiste nel “poco”, nel piccolo, giocando tra luce forma e
colore. E come se nella ricerca formale Di Bernardo si rimettessero insieme certe composite suggestioni di ricerche
recenti, tanto pittoriche che scultoree: il minimalismo della recente storia dell’arte contemporanea inseguiva ed
indagava, a volte in modo retorico, a volte con la stessa capacità d’incanto e di stupore gli stessi effetti che notiamo in
questi lavori di Di Bernardo: mi vengono in mente Judd, Andre, Morris, Albers, l’astrattismo post-pittorico, così come il
formalismo acromatico della ricerca “gestaltica” o “optical” di Castellani, Uecker, Agnetti, Lo Savio, Alviani o del più
recente Pietrosanti. Insomma questo lavoro ci appare una indagine appassionata sui fondamenti dell’espressione:
colore + luce + forme, una “ripartenza” cosciente dal “grado zero” dell’espressione, uno studio sulla piccola variante,
una presa di possesso di una serie di piccoli strumenti poetici estremamente reali e concreti, non “rappresentati”, non
giustificati dai concetti. Ma anche se essi sono poveri e/o piccoli, e ciascuno di essi di per sé non ha potenzialità
significativa o di rappresentazione, (piccoli legni, tela e luci), Di Bernardo scopre invece le possibilità infinite delle
suggestioni che offre la loro interazione, il gioco tra loro. Sarebbe come dire: ogni cosa senza l’altra è piccola e
insensata, ogni cosa insieme all’altra genera percezioni e intuizioni. Quella di Di Bernardo è dunque, a mio modesto
giudizio, una ricerca sottile, piena di stupori, di intelligenza sulle interazioni fondamentali, sulle variabili generate dalle
relazioni possibili: ciò fa si che tutto siano questi “pezzi” fuorché statici; ogni cosa è in leggera ma evidente tensione di
equilibri, è tutto potenzialmente mutevole, anche solo girando diversamente il pezzo, anche solo se un attimo si
lacerasse il velo della superfice che comprime e nasconde. Dunque, non rappresentazione ma indagine, non
definizione ma ricerca di possibilità, come è nell’intimo di qualsiasi autentica e sincera ricerca espressiva della
contemporaneità.
Il progetto inangolo nasce dalla passione di tre amici, Di Bernardo, Rietti e Toppeta che hanno in comune
l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica, vitale e ricca di idee. In un
contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello scambio e del confronto,
incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di nicchia.
Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al
di fuori dei circuiti tradizionali, inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del
settore, per gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la
cultura, la creatività, l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio
inangolo vuole ricominciare da questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività,
creando una piattaforma versatile fatta di incontri e scambi culturali.
08
dicembre 2012
Francesco Di Bernardo – Solidintela: minimalismo o strutture primarie
Dall'otto al 22 dicembre 2012
arte contemporanea
Location
INANGOLO
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Orario di apertura
venerdì e sabato dalle 17.30 alle 20.00 (altri giorni su appuntamento telefonico)
Vernissage
8 Dicembre 2012, ore 17.30
Autore
Curatore