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Francesco Elelino – Abbecedario
L’Abbecedario di Francesco Elelino ci dà due piani di lettura, uno visibile e l’altro invisibile, che si incrociano. È un esperimento della visione, non un’installazione d’arte ma una vera e propria azione linguistica.
Comunicato stampa
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Abbecedario è un progetto che si compone di 26 tavole e una performance che sarà eseguita nel corso della serata inaugurale dal performer Demetrio Aracoeli.
Perchè mai la gente dice sempre verità approssimative, come se la verità non risiedesse soprattutto nei dettagli? (F. Durrenmatt)
“Il linguaggio ci frega, le parole ci fregano e fanno quel che vogliono. Ad ogni lettera corrisponde una parola e un'immagine. Ad ogni immagine, un concetto. Nella vita, ad ogni mondo finito dovrebbe corrispondere un mondo finito. Eppure non è così perché - e Francesco Elelino ce lo dimostra - non esiste un concetto unitario di linguaggio. L'Abbecedario ci dà due piani di lettura, uno visibile e l'altro invisibile che, in questo caso, si incrociano. Lo scolaretto, che, con un gesto preciso, cerca di attribuire una definizione, in realtà, non pensa ma cerca di definire qualcosa che è sotto ai suoi occhi. Noi vogliamo dire compiutamente ma dobbiamo prima imparare a vedere. Cominciare un esperimento della visione, a partire dai bastimenti del quotidiano, carichi di menzogne e riflessi di vite mancate. Dobbiamo imparare a vedere senza immagine ovvero immaginando, divenire un processo senza avere paura delle conseguenze. Essere grammatica del nostro linguaggio, trovarne i livelli, scoprirli, scolpirli, esistere in quanto lamento, pena, vento, ascoltare soprattutto ciò che manca. Bisognerebbe arrivare all'essenza delle cose per poi sovvertire tutto, creando un'asimmetria tra immagine e parola. Vedere significa penetrare la superficie delle cose, analizzarne le differenze, pensare a tutto ciò che nella realtà non esiste. In questo, l'Abbecedario di Francesco Elelino è un esperimento della visione, non un'installazione d'arte ma una vera e propria azione linguistica. L'autore è dentro e fuori alle sue opere, non le imprigiona in gabbie di significati, non si erge a moralistico giudice dei costumi della società ma vuole solamente rendere quotidiano il pensare per immagini, (far) vedere, citando Wittgenstein, l'uso delle nostre parole. Crediamo di comprendere ciò che sta sotto ai nostri occhi eppure non lo comprendiamo. Allora bisogna vedere diversamente, slegare le parole dalla loro funzione, materializzare l'immaginario divenendo soggetti attivi. Solo così la parola scritta, derealizzata, acquista un'esistenza indipendente permettendo finalmente all'immagine di divenire visione.” (Francesco Bove)
Perchè mai la gente dice sempre verità approssimative, come se la verità non risiedesse soprattutto nei dettagli? (F. Durrenmatt)
“Il linguaggio ci frega, le parole ci fregano e fanno quel che vogliono. Ad ogni lettera corrisponde una parola e un'immagine. Ad ogni immagine, un concetto. Nella vita, ad ogni mondo finito dovrebbe corrispondere un mondo finito. Eppure non è così perché - e Francesco Elelino ce lo dimostra - non esiste un concetto unitario di linguaggio. L'Abbecedario ci dà due piani di lettura, uno visibile e l'altro invisibile che, in questo caso, si incrociano. Lo scolaretto, che, con un gesto preciso, cerca di attribuire una definizione, in realtà, non pensa ma cerca di definire qualcosa che è sotto ai suoi occhi. Noi vogliamo dire compiutamente ma dobbiamo prima imparare a vedere. Cominciare un esperimento della visione, a partire dai bastimenti del quotidiano, carichi di menzogne e riflessi di vite mancate. Dobbiamo imparare a vedere senza immagine ovvero immaginando, divenire un processo senza avere paura delle conseguenze. Essere grammatica del nostro linguaggio, trovarne i livelli, scoprirli, scolpirli, esistere in quanto lamento, pena, vento, ascoltare soprattutto ciò che manca. Bisognerebbe arrivare all'essenza delle cose per poi sovvertire tutto, creando un'asimmetria tra immagine e parola. Vedere significa penetrare la superficie delle cose, analizzarne le differenze, pensare a tutto ciò che nella realtà non esiste. In questo, l'Abbecedario di Francesco Elelino è un esperimento della visione, non un'installazione d'arte ma una vera e propria azione linguistica. L'autore è dentro e fuori alle sue opere, non le imprigiona in gabbie di significati, non si erge a moralistico giudice dei costumi della società ma vuole solamente rendere quotidiano il pensare per immagini, (far) vedere, citando Wittgenstein, l'uso delle nostre parole. Crediamo di comprendere ciò che sta sotto ai nostri occhi eppure non lo comprendiamo. Allora bisogna vedere diversamente, slegare le parole dalla loro funzione, materializzare l'immaginario divenendo soggetti attivi. Solo così la parola scritta, derealizzata, acquista un'esistenza indipendente permettendo finalmente all'immagine di divenire visione.” (Francesco Bove)
11
maggio 2012
Francesco Elelino – Abbecedario
Dall'undici al 24 maggio 2012
arte contemporanea
Location
SARAJEVO SUPERMARKET HOME STUDIO
Napoli, Via Matteo Ripa, 7, (Napoli)
Napoli, Via Matteo Ripa, 7, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17 alle 22 o su appuntamento.
Vernissage
11 Maggio 2012, ore 18.00
Autore
Curatore