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Francesco Filippelli – I 7 Mari
La mostra è articolata su una serie di ritratti, rivisitando la figura iconica del vecchio lupo di mare, in chiave simbolica e allegorica, sfruttando elementi di oceanografia e di antropologia.
Comunicato stampa
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L’idea fondamentale che permea ‘I 7 Mari’ è quella di unire elementi di oceanografia, etnologia, antropologia e storia con l’anima resiliente dell’uomo che va per le vie del mare, fino a divenire parte di esso. Sfruttando l’ancestrale iconografia artistica del vecchio marinaio, ciascun quadro diviene una rappresentazione dell’uomo-mare come un’unica entità.
Ciascuna rappresentazione possiede diverse chiavi di lettura: la forma ritagliata dal colore, ad esempio, cerca di ricalcare approssimativamente la forma cartografica dell’oceano rappresentato; allo stesso tempo, ciascun soggetto è rappresentato in chiave allegorica come l’antropomorfizzazione del mare secondo la cultura degli abitanti delle terre che avvolge. Ne è un palese esempio l’Oceano Indiano, rappresentato nelle vesti della divinità Indù Varuna, a cavallo del mostro Makara; o il Mar Glaciale Artico che richiama la figura di Odino.
Concettualmente, si può pensare a diversi ritratti della stessa figura, che appaiono così differenti in quanto realizzati osservando il medesimo soggetto da diversi continenti.
Questa figura, seppure difficilmente traguardabile in termini unicamente razionali, richiama in realtà la figura archetipica più ancestrale: l’immagine con cui, nella nostra mente, tendiamo a rappresentare Dio.
D’altronde, in ogni cultura religiosa, la vita è un dono di Dio, e le prime forme di vita nacquero, per l’appunto, in mare. Il codice genetico è di fatto un linguaggio comune a qualunque forma di vita (a testimonianza che qualunque cosa viva sulla terra, andando a ritroso nel tempo confluisce, nella notte dei tempi, alla medesima cellula primitiva). Basti pensare che ancora oggi portiamo avanti i retaggi di quel genoma antico, trascorrendo i primi 9 mesi della nostra esistenza a navigare nel mare dell’Amnios.
La volontà di richiamare all’origine, all’inizio delle cose, mi ha portato alla scelta di utilizzare la tela grezza come supporto.
Come ogni figura archetipica, anche quella in questione si presenta nella sua natura intrinsecamente duale: l’immagine bonaria e paterna di un mare quieto può trasformarsi, appena preso il largo, in cieca devastazione.
Da questa riflessione nasce l’idea di sbilanciare cromaticamente ciascun quadro verso una coppia di colori complementari tra loro.
L’esposizione è articolata seguendo una delle più adoperate classificazioni moderne dei 7 mari: Oceano Pacifico, Oceano Atlantico, Golfo del Messico, Oceano Indiano, Mar Glaciale Artico, Mar dei Caraibi e Mar Mediterraneo.
Spero, con questo, di avere in qualche modo arricchito il vostro viaggio.
In ogni caso, a voi che leggete, auguro buon vento e mare calmo!
Ciascuna rappresentazione possiede diverse chiavi di lettura: la forma ritagliata dal colore, ad esempio, cerca di ricalcare approssimativamente la forma cartografica dell’oceano rappresentato; allo stesso tempo, ciascun soggetto è rappresentato in chiave allegorica come l’antropomorfizzazione del mare secondo la cultura degli abitanti delle terre che avvolge. Ne è un palese esempio l’Oceano Indiano, rappresentato nelle vesti della divinità Indù Varuna, a cavallo del mostro Makara; o il Mar Glaciale Artico che richiama la figura di Odino.
Concettualmente, si può pensare a diversi ritratti della stessa figura, che appaiono così differenti in quanto realizzati osservando il medesimo soggetto da diversi continenti.
Questa figura, seppure difficilmente traguardabile in termini unicamente razionali, richiama in realtà la figura archetipica più ancestrale: l’immagine con cui, nella nostra mente, tendiamo a rappresentare Dio.
D’altronde, in ogni cultura religiosa, la vita è un dono di Dio, e le prime forme di vita nacquero, per l’appunto, in mare. Il codice genetico è di fatto un linguaggio comune a qualunque forma di vita (a testimonianza che qualunque cosa viva sulla terra, andando a ritroso nel tempo confluisce, nella notte dei tempi, alla medesima cellula primitiva). Basti pensare che ancora oggi portiamo avanti i retaggi di quel genoma antico, trascorrendo i primi 9 mesi della nostra esistenza a navigare nel mare dell’Amnios.
La volontà di richiamare all’origine, all’inizio delle cose, mi ha portato alla scelta di utilizzare la tela grezza come supporto.
Come ogni figura archetipica, anche quella in questione si presenta nella sua natura intrinsecamente duale: l’immagine bonaria e paterna di un mare quieto può trasformarsi, appena preso il largo, in cieca devastazione.
Da questa riflessione nasce l’idea di sbilanciare cromaticamente ciascun quadro verso una coppia di colori complementari tra loro.
L’esposizione è articolata seguendo una delle più adoperate classificazioni moderne dei 7 mari: Oceano Pacifico, Oceano Atlantico, Golfo del Messico, Oceano Indiano, Mar Glaciale Artico, Mar dei Caraibi e Mar Mediterraneo.
Spero, con questo, di avere in qualche modo arricchito il vostro viaggio.
In ogni caso, a voi che leggete, auguro buon vento e mare calmo!
29
luglio 2020
Francesco Filippelli – I 7 Mari
Dal 29 luglio al 17 agosto 2020
arte contemporanea
personale
personale
Location
PAN – PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Orario di apertura
Tutti i giorni (martedì chiuso), ore 9:30-19:30; domenica aperto fino alle 13:00.
Prenotazione gratuita al sito http://ingressi.comune.napoli.it
Vernissage
17 Luglio 2020, h 13:00
Sito web
Autore
Produzione organizzazione
Patrocini
Mostra assolutamente da non perdere.