Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Francesco Galli – Dissolvenze
“Ma l’inarrestabile meccanismo della riproduzione fa sì che le sue immagini perdano rapidamente il fascino della novità e diventino banali. Ne consegue un certo disprezzo
per l’ovvio”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ed è proprio questa imprescindibile citazione tratta dal libro di Aaron Scharf
che mi consente di fare alcune brevi considerazioni non solo sulle fotografie
di Francesco Galli, ma anche e soprattutto per il suo modo di “saper vedere” di volta in volta ossessivo, minimale, maniacale e nel cogliere il fascino degli innumerevoli frammenti
dei suoi percorsi quotidiani, altrimenti relegati nella banalità dell’indifferenza.
Ecco che allora le sue bellissime foto non sono inutilmente intrise di stucchevoli effetti
speciali, non alla ricerca di chissà quali spazi esotici o tantomeno nel voler trovare
necessariamente soggetti trasgressivi o provocatori.
Credo piuttosto che la qualità delle sue immagini stia proprio nella ferialità allucinata
di uno sguardo attento al proprio muoversi quotidiano, approfittando anche dell’avido
quanto prepotente fagocitare gli scatti della macchina digitale.
In una società impregnata da icone straripanti non può non colpire l’atteggiamento “altro”
di Francesco ostinatamente proiettato nel recuperare la distratta cecità della nostra
percezione visiva, e il personale diario di viaggio delle sue città destinate altrimenti
alle Dissolvenze della memoria - siano esse la Playa di San Sebastian o Lucerna o Praga - sarà consegnato in maniera disincantata al fascino di una impercettibile sequenza
di percorsi quotidiani e così Parigi non sarà altro che una Patisserie dove il gioco
degli sguardi fra i manichini e l’interesse di due potenziali acquirenti sarà il sottile accenno
ad uno smottamento temporaneo, mentre protagonisti di una insolita accelerazione filmica saranno alcuni ragazzini “indifferenti” ripresi in primo piano, oppure una panchina
sarà a Nizza una Promenade des Anglais fatta di sapiente scenografia in sospeso
tra una vaga citazione per gli spaesamenti di Magritte e la felice qualità nel voler
organizzare le immagini all’interno di una rigorosa necessità compositiva sottolineata
dal ripetersi ossessivo di orizzonti incombenti, ma subito contraddetta dall’inquietudine
della improbabile quanto impalpabile sequenza delle figure.
Credo che nel mondo attuale dell’arte ci sia sempre più un tentativo di “amplificazione”
dell’opera, spesso per nascondere una pochezza creativa.
Trovo invece in questo lavoro di Francesco Galli non solo una notevole qualità formale
ma anche una puntuale presa di posizione intellettuale: l’ovvio non esiste se non nella nostra ovvietà.
Diceva un vecchio blues-man: se la tua cultura trova banale il Blues non cambiare
solo la tua cultura, ma cambia anche le tue orecchie.
Maurizio Bottarelli
che mi consente di fare alcune brevi considerazioni non solo sulle fotografie
di Francesco Galli, ma anche e soprattutto per il suo modo di “saper vedere” di volta in volta ossessivo, minimale, maniacale e nel cogliere il fascino degli innumerevoli frammenti
dei suoi percorsi quotidiani, altrimenti relegati nella banalità dell’indifferenza.
Ecco che allora le sue bellissime foto non sono inutilmente intrise di stucchevoli effetti
speciali, non alla ricerca di chissà quali spazi esotici o tantomeno nel voler trovare
necessariamente soggetti trasgressivi o provocatori.
Credo piuttosto che la qualità delle sue immagini stia proprio nella ferialità allucinata
di uno sguardo attento al proprio muoversi quotidiano, approfittando anche dell’avido
quanto prepotente fagocitare gli scatti della macchina digitale.
In una società impregnata da icone straripanti non può non colpire l’atteggiamento “altro”
di Francesco ostinatamente proiettato nel recuperare la distratta cecità della nostra
percezione visiva, e il personale diario di viaggio delle sue città destinate altrimenti
alle Dissolvenze della memoria - siano esse la Playa di San Sebastian o Lucerna o Praga - sarà consegnato in maniera disincantata al fascino di una impercettibile sequenza
di percorsi quotidiani e così Parigi non sarà altro che una Patisserie dove il gioco
degli sguardi fra i manichini e l’interesse di due potenziali acquirenti sarà il sottile accenno
ad uno smottamento temporaneo, mentre protagonisti di una insolita accelerazione filmica saranno alcuni ragazzini “indifferenti” ripresi in primo piano, oppure una panchina
sarà a Nizza una Promenade des Anglais fatta di sapiente scenografia in sospeso
tra una vaga citazione per gli spaesamenti di Magritte e la felice qualità nel voler
organizzare le immagini all’interno di una rigorosa necessità compositiva sottolineata
dal ripetersi ossessivo di orizzonti incombenti, ma subito contraddetta dall’inquietudine
della improbabile quanto impalpabile sequenza delle figure.
Credo che nel mondo attuale dell’arte ci sia sempre più un tentativo di “amplificazione”
dell’opera, spesso per nascondere una pochezza creativa.
Trovo invece in questo lavoro di Francesco Galli non solo una notevole qualità formale
ma anche una puntuale presa di posizione intellettuale: l’ovvio non esiste se non nella nostra ovvietà.
Diceva un vecchio blues-man: se la tua cultura trova banale il Blues non cambiare
solo la tua cultura, ma cambia anche le tue orecchie.
Maurizio Bottarelli
13
febbraio 2009
Francesco Galli – Dissolvenze
Dal 13 al 27 febbraio 2009
fotografia
Location
GALLERIA MAGMA
Bologna, Via San Carlo, 28/d, (Bologna)
Bologna, Via San Carlo, 28/d, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 17 alle 19.30 e su appuntamento
Vernissage
13 Febbraio 2009, ore 18
Autore