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Francesco Pignatelli -Translations
Le opere, anche in questo caso stampate a lambda, rappresentano fotograficamente come in un concettuale nodo di Moebius la codifica binaria di… immagini fotografiche.
Comunicato stampa
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Francesco Pignatelli ha fatto un nuovo passo nella sua ricerca intorno alle specificità del linguaggio fotografico, un passo come al solito imprevisto e inaspettato, se pensiamo alle opere a cui ci aveva abituato.
Vediamo ora una serie di lavori che a prima vista ci sembrano fotografie astratte, schemi grigi su fondo nero, non lontane dal richiamare certa pittura severamente monocroma. In realtà, ogni schema, ogni rapporto fra forme astratte, nasconde, è il caso di dire, un’immagine: quella che l’artista ha trovato su Internet. Si tratta perciò di tecnologia digitale, la fonte della ricerca è un universo iconico da cui l’artista ha estratto alcuni frammenti e ne ha mostrato, è il caso di dirlo, la struttura segreta.
Ogni pixel, infatti, e perciò ogni parte dell’immagine, viene tradotta dalla macchina digitale in un sistema numerico esadecimale, una struttura di numeri e lettere a cui corrispondono determinati colori. Tutto il visibile viene cosi tradotto in tale sistema, e ogni immagine si trova ad avere una struttura alfanumerica, che è propriamente quella messa in luce da Pignatelli. Si tratta di una scoperta che l’artista stesso ha compiuto elaborando le immagini in vista della stampa, e sulla quale ha fondato la nuova ricerca. Il processo implica che i segni iconici diventino lettere e numeri, elementi di una scrittura misteriosa a cui non di meno corrispondono immagini riconoscibili. Il processo è tecnicamente del tutto comprensibile, ma l’artista ha voluto interpretarlo poeticamente, ed ha per questo accentuato l’intrinseco elemento di mistero. Il risultato è altamente enigmatico: superfici interamente nere solcate da strisce o rettangoli bianchi, composti da lettere e numeri assiepati. Ad ogni opera corrisponde un titolo, e questo chiama in causa verità universali, sentimenti o situazioni che riguardano tutti gli esseri umani: la morte, la vita, la guerra, la pace…
Quali siano state le immagini che Pignatelli ha trovato su Internet, e come le abbia associate a quei titoli non è dato sapere, e in fondo non ci interessa. Tutto si è ormai trasformato in sequenze di numeri e parole: la disposizione grafica di questi organizza le superfici in modi sempre diversi, ciascuno assegnato a quel titolo e a quel contenuto solo come traccia mnemonica.
Proprio questa traccia è chiamata in causa a qualificare la nuova serie di opere di Pignatelli: essa vale come stimolo per lo spettatore, che è invitato a leggere nell’opera ciò che vuole vedere, ad associare, se vuole, quella particolare tessitura di segni al tema assegnato dall’artista, o ad assegnarne un altro. Il testo da misterioso si fa aperto, compiendo cosi il percorso di “traduzione” in cui l’artista si è impegnato (da Internet alla galleria d’arte, e dal particolare dell’immagine alla generalità del significato). Del resto, lo insegna la storia dell’arte contemporanea: solo il colore puro, o nel nostro caso la scelta radicale fra bianchi e neri, solo la pura geometria, intesa come schema da cui discende ogni forma possibile, e il linguaggio declinato come puro elenco di numeri e lettere, solo questo azzeramento generale del linguaggio può veicolare quei contenuti universali che l’artista intende riattualizzare. (Giorgio Verzotti)
Vediamo ora una serie di lavori che a prima vista ci sembrano fotografie astratte, schemi grigi su fondo nero, non lontane dal richiamare certa pittura severamente monocroma. In realtà, ogni schema, ogni rapporto fra forme astratte, nasconde, è il caso di dire, un’immagine: quella che l’artista ha trovato su Internet. Si tratta perciò di tecnologia digitale, la fonte della ricerca è un universo iconico da cui l’artista ha estratto alcuni frammenti e ne ha mostrato, è il caso di dirlo, la struttura segreta.
Ogni pixel, infatti, e perciò ogni parte dell’immagine, viene tradotta dalla macchina digitale in un sistema numerico esadecimale, una struttura di numeri e lettere a cui corrispondono determinati colori. Tutto il visibile viene cosi tradotto in tale sistema, e ogni immagine si trova ad avere una struttura alfanumerica, che è propriamente quella messa in luce da Pignatelli. Si tratta di una scoperta che l’artista stesso ha compiuto elaborando le immagini in vista della stampa, e sulla quale ha fondato la nuova ricerca. Il processo implica che i segni iconici diventino lettere e numeri, elementi di una scrittura misteriosa a cui non di meno corrispondono immagini riconoscibili. Il processo è tecnicamente del tutto comprensibile, ma l’artista ha voluto interpretarlo poeticamente, ed ha per questo accentuato l’intrinseco elemento di mistero. Il risultato è altamente enigmatico: superfici interamente nere solcate da strisce o rettangoli bianchi, composti da lettere e numeri assiepati. Ad ogni opera corrisponde un titolo, e questo chiama in causa verità universali, sentimenti o situazioni che riguardano tutti gli esseri umani: la morte, la vita, la guerra, la pace…
Quali siano state le immagini che Pignatelli ha trovato su Internet, e come le abbia associate a quei titoli non è dato sapere, e in fondo non ci interessa. Tutto si è ormai trasformato in sequenze di numeri e parole: la disposizione grafica di questi organizza le superfici in modi sempre diversi, ciascuno assegnato a quel titolo e a quel contenuto solo come traccia mnemonica.
Proprio questa traccia è chiamata in causa a qualificare la nuova serie di opere di Pignatelli: essa vale come stimolo per lo spettatore, che è invitato a leggere nell’opera ciò che vuole vedere, ad associare, se vuole, quella particolare tessitura di segni al tema assegnato dall’artista, o ad assegnarne un altro. Il testo da misterioso si fa aperto, compiendo cosi il percorso di “traduzione” in cui l’artista si è impegnato (da Internet alla galleria d’arte, e dal particolare dell’immagine alla generalità del significato). Del resto, lo insegna la storia dell’arte contemporanea: solo il colore puro, o nel nostro caso la scelta radicale fra bianchi e neri, solo la pura geometria, intesa come schema da cui discende ogni forma possibile, e il linguaggio declinato come puro elenco di numeri e lettere, solo questo azzeramento generale del linguaggio può veicolare quei contenuti universali che l’artista intende riattualizzare. (Giorgio Verzotti)
10
febbraio 2009
Francesco Pignatelli -Translations
Dal 10 febbraio al 27 marzo 2009
fotografia
Location
FOTOGRAFIA ITALIANA
Milano, Corso Venezia, 22, (Milano)
Milano, Corso Venezia, 22, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 15 alle 19, chiuso domenica e lunedì
Vernissage
10 Febbraio 2009, ore 18,30
Sito web
www.arscolor.it
Autore
Curatore