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Francesco Pignatelli – Uomo.La vita di Cristo in 33 immagini
Selezione e reinterpretazione fotografica di alcuni capolavori in prevalenza del XV e XVI sec,dall’Annunciazione del Beato Angelico,alla Resurrezione di Giovanni Bellini,per raccontare la storia di Gesù,creando un dialogo tra il linguaggio pittorico e fotografico,la visione e la percezione.
Comunicato stampa
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Un dialogo fluido, che sospende le distanze temporali muovendosi fra le opere - e al loro interno - per
raccontare un Uomo fra gli uomini, la figura più rappresentata nella pittura occidentale: Gesù Cristo.
La mostra presenta un lavoro in 33 episodi – quanti gli anni della vita di Cristo – realizzato dall’artista
contemporaneo Francesco Pignatelli. Il suo è un linguaggio visivo di sintesi, che nell’essenzialità dei suoi
elementi riesce a far incontrare realismo e carica simbolica, dando una forma tangibile, precisa, alla volontà
di raccontare il massimo atto d’amore sacrificale del farsi uomo.
Dal testo dello scrittore e critico Elio Grazioli: “L’idea, racconta Pignatelli, è nata di fronte agli affreschi di
Cimabue ad Assisi: l’effetto delle reazioni chimiche sui colori li ha fatti sembrare a uno strano negativo di se
stesso; non un vero negativo, in realtà, strano proprio perché misto, alterato. Pignatelli ha pensato al
negativo fotografico, che stava già usando nella sua serie Reversed City (dal 2002), e ad altre possibilità che
allora poteva offrire.
Nelle Reversed Cities l’aveva usato per trasfigurare il paesaggio urbano. In quell’occasione invece ha
pensato forse che nel rimando alla pittura fosse inscritto una sorta di doppio destino, della pittura a
diventare fotografia e al tempo stesso della fotografia a tornare pittura. Un destino reale, chimico
addirittura… Ma non si tratta di un ritorno alla pittura, né di una nostalgica ripresa di tecniche o di rimandi,
non di una citazione delle origini, ma di una rielaborazione, di una perlaborazione, per usare il termine
tecnico utilizzato da Freud per la memoria, di una riscrittura, reinterpretazione, come quando si racconta un
sogno…”
Dal testo della storica dell’arte di Mosca Elena Chernyak: “…L’interpretazione proposta da Francesco
Pignatelli è una specie di sguardo dall'era digitale al Rinascimento. La presentazione dell’immagine in forma
di negativo è un codice contemporaneo che permette di rivalutare ciò che consideriamo come eredità
classica e di guardarlo in modo "non classico", per scoprire l'innovazione che si cela all’interno
dell’immagine. Lo stesso fenomeno del "Rinascimento" contiene una miscela tra vecchio e nuovo.
Il ciclo UOMO - è la combinazione di due punti di vista: uno che guarda al passato e l’altro che guarda al
futuro, senza entrare in conflitto tra loro, ma al contrario completandosi a vicenda.”
Dal testo del filosofo Salvatore Natoli: “…Qual è il tratto che caratterizza l’opera di Pignatelli? È il modo
particolare con cui lavora la luce e l’ombra. Ora, non c’è arte visiva che non sia fatta di luce e ombra e su
questo nulla di nuovo, ma Pignatelli utilizza la luce come materia: è la luce trattenuta del negativo
fotografico. Lavora sull’immagine invertita e perciò sul suo potenziale semantico. La luce svela le cose, ma
noi non vediamo la luce, siamo nella luce. Su questo la Bibbia è più che mai eloquente; e Dio disse: “sia la
luce!” (Gn. 1, 3) – È la creatura prima, antecedente ai luminari maggiori, il sole e la luna. Noi la cogliamo
sulla superficie delle cose, la vediamo paradossalmente nel proiettarsi delle ombre, ove l’ostacolo per
differenza ne manifesta l’esistenza. Ebbene, Pignatelli lavorando sul negativo, opera certo sulla luce, ma
non sulla luce che fa vedere le cose, che colora le superfici, ma piuttosto quella che le “anima da dentro”.
Lavorando sul negativo, pare voglia portare a visione la matrice di ciò che appare, provocando l’osservatore
a comprendere il senso dell’immagine – come oggi s’usa dire – decostruendola. Mostrare l’immagine,
partire dal suo rovescio è come coglierla sulla soglia, nel punto stesso del suo formarsi. A chi guarda il
compito di farla maturare in sé, di svilupparla.
Ogni osservatore è sempre e a suo modo creatore: si appropria di ciò che vede – o sente, o legge… – e lo
rigenera. Potrei dire che Pignatelli lavorando sul e col negativo mette in tensione matrici e superfici:
negativizzando le immagini ne libera il potenziale semantico, i significati impliciti. Ogni artista ha il suo
segno: come per Fontana il taglio, per Simpson il monocromatismo così per Pignatelli il negativo. Ora, se la
cifra estetica di Pignatelli è questa, se questo è il suo linguaggio – e lo ritroviamo in altri suoi lavori – il
singolare di questa mostra è il materiale su cui lavora: la pittura tra umanesimo e rinascimento e
soprattutto – motivo tematico – l’historia Christi…”
Le opere saranno esposte in quattro diverse location della città di Pietrasanta, una specie di cammino che ci
porta alla scoperta di ogni singola immagine :
due saranno le sedi della galleria Flora Bigai Arte Contemporanea in Piazza Duomo e Via Garibaldi ;
poi la Chiesa della Misericordia in via Mazzini ospiterà “Resurrezione” un’opera di cm. 300x270, che
insieme a due sculture lignee raffiguranti Sant'Antonio abate e San Biagio, attribuite rispettivamente ad
Antonio Pardini e a Jacopo della Quercia, (tra le opere di più alta qualità prodotte in area lucchese tra la
fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento) , l'Incoronazione della Vergine e santi (1550) di Lorenzo Cellini,
e i due grandi affreschi la Porta del Paradiso e la Porta dell'Inferno di Fernando Botero (1993), andrà ad
arricchire la collezione permanente come donazione da parte dell’artista e Flora Bigai Arte Contemporanea.
Infine il Battistero di San Giacinto del XVII sec. in via Garibaldi sarà il quarto luogo del percorso .
raccontare un Uomo fra gli uomini, la figura più rappresentata nella pittura occidentale: Gesù Cristo.
La mostra presenta un lavoro in 33 episodi – quanti gli anni della vita di Cristo – realizzato dall’artista
contemporaneo Francesco Pignatelli. Il suo è un linguaggio visivo di sintesi, che nell’essenzialità dei suoi
elementi riesce a far incontrare realismo e carica simbolica, dando una forma tangibile, precisa, alla volontà
di raccontare il massimo atto d’amore sacrificale del farsi uomo.
Dal testo dello scrittore e critico Elio Grazioli: “L’idea, racconta Pignatelli, è nata di fronte agli affreschi di
Cimabue ad Assisi: l’effetto delle reazioni chimiche sui colori li ha fatti sembrare a uno strano negativo di se
stesso; non un vero negativo, in realtà, strano proprio perché misto, alterato. Pignatelli ha pensato al
negativo fotografico, che stava già usando nella sua serie Reversed City (dal 2002), e ad altre possibilità che
allora poteva offrire.
Nelle Reversed Cities l’aveva usato per trasfigurare il paesaggio urbano. In quell’occasione invece ha
pensato forse che nel rimando alla pittura fosse inscritto una sorta di doppio destino, della pittura a
diventare fotografia e al tempo stesso della fotografia a tornare pittura. Un destino reale, chimico
addirittura… Ma non si tratta di un ritorno alla pittura, né di una nostalgica ripresa di tecniche o di rimandi,
non di una citazione delle origini, ma di una rielaborazione, di una perlaborazione, per usare il termine
tecnico utilizzato da Freud per la memoria, di una riscrittura, reinterpretazione, come quando si racconta un
sogno…”
Dal testo della storica dell’arte di Mosca Elena Chernyak: “…L’interpretazione proposta da Francesco
Pignatelli è una specie di sguardo dall'era digitale al Rinascimento. La presentazione dell’immagine in forma
di negativo è un codice contemporaneo che permette di rivalutare ciò che consideriamo come eredità
classica e di guardarlo in modo "non classico", per scoprire l'innovazione che si cela all’interno
dell’immagine. Lo stesso fenomeno del "Rinascimento" contiene una miscela tra vecchio e nuovo.
Il ciclo UOMO - è la combinazione di due punti di vista: uno che guarda al passato e l’altro che guarda al
futuro, senza entrare in conflitto tra loro, ma al contrario completandosi a vicenda.”
Dal testo del filosofo Salvatore Natoli: “…Qual è il tratto che caratterizza l’opera di Pignatelli? È il modo
particolare con cui lavora la luce e l’ombra. Ora, non c’è arte visiva che non sia fatta di luce e ombra e su
questo nulla di nuovo, ma Pignatelli utilizza la luce come materia: è la luce trattenuta del negativo
fotografico. Lavora sull’immagine invertita e perciò sul suo potenziale semantico. La luce svela le cose, ma
noi non vediamo la luce, siamo nella luce. Su questo la Bibbia è più che mai eloquente; e Dio disse: “sia la
luce!” (Gn. 1, 3) – È la creatura prima, antecedente ai luminari maggiori, il sole e la luna. Noi la cogliamo
sulla superficie delle cose, la vediamo paradossalmente nel proiettarsi delle ombre, ove l’ostacolo per
differenza ne manifesta l’esistenza. Ebbene, Pignatelli lavorando sul negativo, opera certo sulla luce, ma
non sulla luce che fa vedere le cose, che colora le superfici, ma piuttosto quella che le “anima da dentro”.
Lavorando sul negativo, pare voglia portare a visione la matrice di ciò che appare, provocando l’osservatore
a comprendere il senso dell’immagine – come oggi s’usa dire – decostruendola. Mostrare l’immagine,
partire dal suo rovescio è come coglierla sulla soglia, nel punto stesso del suo formarsi. A chi guarda il
compito di farla maturare in sé, di svilupparla.
Ogni osservatore è sempre e a suo modo creatore: si appropria di ciò che vede – o sente, o legge… – e lo
rigenera. Potrei dire che Pignatelli lavorando sul e col negativo mette in tensione matrici e superfici:
negativizzando le immagini ne libera il potenziale semantico, i significati impliciti. Ogni artista ha il suo
segno: come per Fontana il taglio, per Simpson il monocromatismo così per Pignatelli il negativo. Ora, se la
cifra estetica di Pignatelli è questa, se questo è il suo linguaggio – e lo ritroviamo in altri suoi lavori – il
singolare di questa mostra è il materiale su cui lavora: la pittura tra umanesimo e rinascimento e
soprattutto – motivo tematico – l’historia Christi…”
Le opere saranno esposte in quattro diverse location della città di Pietrasanta, una specie di cammino che ci
porta alla scoperta di ogni singola immagine :
due saranno le sedi della galleria Flora Bigai Arte Contemporanea in Piazza Duomo e Via Garibaldi ;
poi la Chiesa della Misericordia in via Mazzini ospiterà “Resurrezione” un’opera di cm. 300x270, che
insieme a due sculture lignee raffiguranti Sant'Antonio abate e San Biagio, attribuite rispettivamente ad
Antonio Pardini e a Jacopo della Quercia, (tra le opere di più alta qualità prodotte in area lucchese tra la
fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento) , l'Incoronazione della Vergine e santi (1550) di Lorenzo Cellini,
e i due grandi affreschi la Porta del Paradiso e la Porta dell'Inferno di Fernando Botero (1993), andrà ad
arricchire la collezione permanente come donazione da parte dell’artista e Flora Bigai Arte Contemporanea.
Infine il Battistero di San Giacinto del XVII sec. in via Garibaldi sarà il quarto luogo del percorso .
01
aprile 2017
Francesco Pignatelli – Uomo.La vita di Cristo in 33 immagini
Dal primo aprile al 14 maggio 2017
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FLORA BIGAI ARTE CONTEMPORANEA – PIAZZA DUOMO
Pietrasanta, Piazza Duomo, 37, (Lucca)
Pietrasanta, Piazza Duomo, 37, (Lucca)
Orario di apertura
Da martedì a sabato ore 10-13 e 16-20,domenica ore 16-20
Vernissage
1 Aprile 2017, ore 18.30
Autore