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Francesco Vaccarone – Elogio dell’ombra
E’ dedicata all’omonima raccolta del grande poeta argentino J. Luis Borges (“El elogio de la sombra”, 1965) l’antologica di Francesco Vaccarone
Comunicato stampa
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E’ dedicata all’omonima raccolta del grande poeta argentino J. Luis Borges (“El elogio de la sombra”, 1965) l’antologica di Francesco Vaccarone che l’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Parma (Serv. Eventi e Mostre) e la Fondazione Monte di Parma organizzano dal 13 maggio all’11 giugno 2006 presso la Galleria San Ludovico di Parma. L’esposizione, che verrà inaugurata sabato 13 maggio alle ore 17, sarà aperta con ingresso libero tutti i giorni escluso il martedì, giorno di chiusura, con orario 10-13 e 16-19.
Il rapporto di Vaccarone con il genio sudamericano è di lunga data: nel 1989 dedicò proprio a quest’opera, “L’elogio dell’ombra”, dodici tavole oggi conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. E non si tratta di un rapporto casuale: è evidente un legame profondo tra gli universi artistici interiori delle due personalità. Scriveva Borges: “Noi abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso, visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua architettura tenui ed eterni interstizi di assurdità, per sapere che è finto”: un aforisma che pare racchiudere in sé la chiave per interpretare l’opera figurativa originale, enigmatica, assolutamente caratteristica di Francesco Vaccarone.
Da Borges infatti Vaccarone mutua la visione allucinatoria della realtà, il virtuosismo pluridimensionale, il gusto per il paradosso, l’interpretazione del mondo come di un labirinto, un regno di specchi e di falsi piani che si intersecano, si sovrappongono, si incastrano frammentandosi in spazi senza tempo in cui un presente perpetuo e l’infinito si fondono in dimensioni d’eternità.
In questa visione “l’ombra che occulta e rivela nel labirinto dell’essere la presenza di ogni forma ha, nella pittura di Vaccarone, un’importanza poetica e strutturale tale, sia che sia reale che virtuale, da determinare ad un tempo il movimento e la sua stessa assenza.”
Dell’autore, artista di fama internazionale attivo ormai da cinquant’anni, è esposta un’antologia di opere dagli anni settanta ad oggi, a testimonianza delle evoluzioni di uno stile che, dal cubismo metafisico fortemente contrastato del primo periodo, si sposta gradualmente verso una progressiva astrazione figurativa e una riduzione dei contrasti cromatici e disegnativi. Buona parte della produzione degli ultimi anni si muove su pallide, impercettibili variazioni di segno, di linea, di paralleli cromatici ad un tempo geometrici e curvilinei, fortemente innervati di significati pregnanti sottesi, che emergono solo parzialmente da una superficie apparentemente piana o appena increspata.
Il mistero dell’essere, la natura, lo spazio e il tempo, l’amore, il dolore, la morte, la violenza, la follia sono infatti i veri protagonisti delle sue immagini inquietanti di clochards, gabbiani, ermafroditi, maschere, danze, totem, vele, simbolici letti matrimoniali sfatti e, più in generale, del tripudio di forme geometriche e definibili che accampano la propria enigmatica esistenza sulla tela.
Tele, tutte ad olio, che sono in gran parte di forma quadrata e di misure ricorrenti, quasi a voler razionalizzare in visioni controllabili un’eccitata, mai sopita fantasia visionaria.
Di Vaccarone, artista ligure (natìo del Golfo dei Poeti) che considera l’Emilia una seconda patria, e che ha esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara e tenuto personali in tutto il mondo, hanno parlato Enzo Carli, che ha definito le sue opere “Tableaux d’histoire”, per la profonda esperienza individuale di vita e di cultura che testimoniano, Carlo Ludovico Raggianti, che gli ascriveva una forte soggettività mai opacata, del tutto al di fuori da scuole, schemi o tendenze, e Renato Guttuso, che gli riconosceva la fusione di “immagini sorprendenti ed allucinanti, a volte drammatiche e catastrofiche, con una materia raffinata, elaborata, preziosa, elegante”.
La mostra, resa possibile dal contributo di Banca Monte Parma e della Fondazione Monte di Parma, è curata da Francesco Barocelli, già autore di una monografia su Vaccarone nel 2004.
Il rapporto di Vaccarone con il genio sudamericano è di lunga data: nel 1989 dedicò proprio a quest’opera, “L’elogio dell’ombra”, dodici tavole oggi conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. E non si tratta di un rapporto casuale: è evidente un legame profondo tra gli universi artistici interiori delle due personalità. Scriveva Borges: “Noi abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso, visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua architettura tenui ed eterni interstizi di assurdità, per sapere che è finto”: un aforisma che pare racchiudere in sé la chiave per interpretare l’opera figurativa originale, enigmatica, assolutamente caratteristica di Francesco Vaccarone.
Da Borges infatti Vaccarone mutua la visione allucinatoria della realtà, il virtuosismo pluridimensionale, il gusto per il paradosso, l’interpretazione del mondo come di un labirinto, un regno di specchi e di falsi piani che si intersecano, si sovrappongono, si incastrano frammentandosi in spazi senza tempo in cui un presente perpetuo e l’infinito si fondono in dimensioni d’eternità.
In questa visione “l’ombra che occulta e rivela nel labirinto dell’essere la presenza di ogni forma ha, nella pittura di Vaccarone, un’importanza poetica e strutturale tale, sia che sia reale che virtuale, da determinare ad un tempo il movimento e la sua stessa assenza.”
Dell’autore, artista di fama internazionale attivo ormai da cinquant’anni, è esposta un’antologia di opere dagli anni settanta ad oggi, a testimonianza delle evoluzioni di uno stile che, dal cubismo metafisico fortemente contrastato del primo periodo, si sposta gradualmente verso una progressiva astrazione figurativa e una riduzione dei contrasti cromatici e disegnativi. Buona parte della produzione degli ultimi anni si muove su pallide, impercettibili variazioni di segno, di linea, di paralleli cromatici ad un tempo geometrici e curvilinei, fortemente innervati di significati pregnanti sottesi, che emergono solo parzialmente da una superficie apparentemente piana o appena increspata.
Il mistero dell’essere, la natura, lo spazio e il tempo, l’amore, il dolore, la morte, la violenza, la follia sono infatti i veri protagonisti delle sue immagini inquietanti di clochards, gabbiani, ermafroditi, maschere, danze, totem, vele, simbolici letti matrimoniali sfatti e, più in generale, del tripudio di forme geometriche e definibili che accampano la propria enigmatica esistenza sulla tela.
Tele, tutte ad olio, che sono in gran parte di forma quadrata e di misure ricorrenti, quasi a voler razionalizzare in visioni controllabili un’eccitata, mai sopita fantasia visionaria.
Di Vaccarone, artista ligure (natìo del Golfo dei Poeti) che considera l’Emilia una seconda patria, e che ha esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara e tenuto personali in tutto il mondo, hanno parlato Enzo Carli, che ha definito le sue opere “Tableaux d’histoire”, per la profonda esperienza individuale di vita e di cultura che testimoniano, Carlo Ludovico Raggianti, che gli ascriveva una forte soggettività mai opacata, del tutto al di fuori da scuole, schemi o tendenze, e Renato Guttuso, che gli riconosceva la fusione di “immagini sorprendenti ed allucinanti, a volte drammatiche e catastrofiche, con una materia raffinata, elaborata, preziosa, elegante”.
La mostra, resa possibile dal contributo di Banca Monte Parma e della Fondazione Monte di Parma, è curata da Francesco Barocelli, già autore di una monografia su Vaccarone nel 2004.
13
maggio 2006
Francesco Vaccarone – Elogio dell’ombra
Dal 13 maggio all'undici giugno 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA SAN LUDOVICO
Parma, Borgo Del Parmigianino, 2/b, (Parma)
Parma, Borgo Del Parmigianino, 2/b, (Parma)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-13 e 16-19 escluso il martedì
Vernissage
13 Maggio 2006, ore 17
Ufficio stampa
COMUNE DI PARMA
Autore
Curatore