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Francesco Vaglica – Piani ambigui
Vaglica lavora, guidato dall’emozione che il supporto gli procura; la forma, il segno, e lentamente la tela prende vita. Paul Klee definiva questo momento come un avvenimento quasi metafisico
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In Via Celsa 4, alla Galleria d'arte contemporanea Bibliothé, si inaugura Mercoledì 3 Maggio “Piani ambigui”, mostra personale di pittura di Francesco Vaglica.
Vaglica lavora, guidato dall'emozione che il supporto gli procura; la forma, il segno, e lentamente la tela prende vita. Paul Klee definiva questo momento come un avvenimento quasi metafisico;
"Alcun fuoco prende vita, si sveglia, guidandosi lungo la mano conduttrice, arriva al supporto e lo invade, poi chiude, scintilla saltante, il cerchio che doveva tracciare: ritorno all'occhio e al di là".
Nell'opera di Vaglica, il soggetto dipinto viene espresso con linee e curve che hanno il sapore dell'infinito. Nello scomporre, fermando l'azione, come negli scatti fotografici di Muybridge, è palese l’intento di disseccare il tempo, scoprendone i misteri.
Nessun elemento aneddotico viene a disturbare l'equilibrio della composizione, che si trova esaltato dall'ambiguità costante dei diversi piani di colore. I colori convivono tra loro, scattando e rilassando l'occhio dello spettatore, assumendosi come luogo di incontro tra il suo cervello e l'universo.
All’emozione, che provoca la tensione dei muscoli, alle proporzioni accorciate per istallare la figura in uno spazio senza profondità, come in levitazione, si confronta l'espressività passiva dello sguardo, e dei tratti del viso dei suoi personaggi; il centro della ricerca artistica di Vaglica, è la figura umana e le sue potenzialità gestuali, confermando l'intento di fermare l'emozione, forse di controllarla, di cristallizzarla per poi rilasciarne le tensioni, ferme sulla tela, in attesa di scattare nella mente di chi la risente.
La moltitudine di tratti, dà all'insieme un impressione di non finito, di studio pittorico, che, attraverso le trasparenze dei diversi piani, ottiene una leggerezza impalpabile, come per contraddire l'esistenza di una qualsiasi fonte energetica pronta ad implodere.
Un’energia latente, onnipresente, concentrata in forme geometriche vivamente colorate, come una sintesi della gamma di colori usati, spesso triangolare, mettendo in risalto il centro dell'azione.
Una triangolazione quasi architettonica, pietra angolare che sottolinea il centro dell'azione mimetizzandosi perfettamente nelle parole di Klee; "Il colore non è più visibile ma rende visibile". Vaglica, con un gioco di luci ed ombre, crea uno spazio abitato da tratti che ricordano un'antica scrittura primitiva, prendendo forma, un po' come un'equazione matematica in perpetua evoluzione.
Vaglica lavora, guidato dall'emozione che il supporto gli procura; la forma, il segno, e lentamente la tela prende vita. Paul Klee definiva questo momento come un avvenimento quasi metafisico;
"Alcun fuoco prende vita, si sveglia, guidandosi lungo la mano conduttrice, arriva al supporto e lo invade, poi chiude, scintilla saltante, il cerchio che doveva tracciare: ritorno all'occhio e al di là".
Nell'opera di Vaglica, il soggetto dipinto viene espresso con linee e curve che hanno il sapore dell'infinito. Nello scomporre, fermando l'azione, come negli scatti fotografici di Muybridge, è palese l’intento di disseccare il tempo, scoprendone i misteri.
Nessun elemento aneddotico viene a disturbare l'equilibrio della composizione, che si trova esaltato dall'ambiguità costante dei diversi piani di colore. I colori convivono tra loro, scattando e rilassando l'occhio dello spettatore, assumendosi come luogo di incontro tra il suo cervello e l'universo.
All’emozione, che provoca la tensione dei muscoli, alle proporzioni accorciate per istallare la figura in uno spazio senza profondità, come in levitazione, si confronta l'espressività passiva dello sguardo, e dei tratti del viso dei suoi personaggi; il centro della ricerca artistica di Vaglica, è la figura umana e le sue potenzialità gestuali, confermando l'intento di fermare l'emozione, forse di controllarla, di cristallizzarla per poi rilasciarne le tensioni, ferme sulla tela, in attesa di scattare nella mente di chi la risente.
La moltitudine di tratti, dà all'insieme un impressione di non finito, di studio pittorico, che, attraverso le trasparenze dei diversi piani, ottiene una leggerezza impalpabile, come per contraddire l'esistenza di una qualsiasi fonte energetica pronta ad implodere.
Un’energia latente, onnipresente, concentrata in forme geometriche vivamente colorate, come una sintesi della gamma di colori usati, spesso triangolare, mettendo in risalto il centro dell'azione.
Una triangolazione quasi architettonica, pietra angolare che sottolinea il centro dell'azione mimetizzandosi perfettamente nelle parole di Klee; "Il colore non è più visibile ma rende visibile". Vaglica, con un gioco di luci ed ombre, crea uno spazio abitato da tratti che ricordano un'antica scrittura primitiva, prendendo forma, un po' come un'equazione matematica in perpetua evoluzione.
03
maggio 2006
Francesco Vaglica – Piani ambigui
Dal 03 al 17 maggio 2006
arte contemporanea
Location
BIBLIOTHE’ CONTEMPORARY ART GALLERY
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 11-20; sabato 18-24
Vernissage
3 Maggio 2006, ore 19
Autore
Curatore