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Francesco Zefferino
La mostra presenta una selezione antologica di circa 40 dipinti di Zefferino, tutti interamente tratti da fotografie presenti su internet e selezionate dall’artista sulla base di una personale sensibilità: dalle nature morte con titoli di bombardieri nazisti alle scene di feste con titoli di medicinali e psicofarmaci, passando per i grandi affreschi di persone colte in viaggio nella metropolitana e ritratti di personaggi maledetti come Sharon Tate (la moglie di Roman Polansky trudicata dal satanista Cherles Manson) o Ian Curtis (il cantante suicida dei Joy Division).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
FRANCESCO ZEFFERINO
ECAA - EX CHIESA ANGLICANA DI ALASSIO
giovedì 15 ottobre – domenica 8 novembre 2009
a cura di Nicola Davide Angerame
Inaugurazione martedì 13 ottobre - ore 18,30 circa
a seguire
concerto per pianoforte del Maestro
GIANLUCA ANGELILLO
Programma del concerto
G.LIGETI: "Musica Ricercata" : I sostenuto - II mesto, rigido e cerimoniale - III alegro con spirito - IV tempo di valse (poco vivace.. à l'orgue de barbarie – V Rubato, Lamentoso – VI Allegro molto capriccioso – VII Cantabile,molto legato - VIII Vivace , Energico - IX Adagio, Mesto (Bela Bartok in memoriam) - X Vivace, Capriccioso - XI (omaggio a Girolamo Frescobaldi).
S.PROKOFIEV: "Visiones fugitives op.22" - XVI dolente - III allegretto - VI con eleganza - IX allegretto tranquillo - X ridicolosamente - XI con vivacità - XVII poetico – XVIII con una dolce lentezza
------------------
G. USTVOL'SKAJA: Sonata n. 2
C.COREA: Children's songs
catalogo in galleria
orari di apertura : da giovedì a domenica ore 15 – 19
ingresso libero
Un ringraziamento speciale a
Galleria Valente Arte Contemporanea di Finale Ligure e
Galleria Ronchini Arte Contemporanea di Terni
S’inaugura martedì 13 ottobre 2009, alle ore 18,15 presso la Ex Chiesa Anglicana di Alassio, la mostra personale di Francesco Zefferino.
Organizzata dall’ Ex Chiesa Anglicana di Alassio per conto dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio, questa mostra è curata dal critico Nicola Davide Angerame e presenta una selezione antologica di circa 40 dipinti di Zefferino, tutti interamente tratti da fotografie presenti su internet e selezionate dall'artista sulla base di una personale sensibilità: dalle nature morte con titoli di bombardieri nazisti alle scene di feste con titoli di medicinali e psicofarmaci, passando per i grandi affreschi di persone colte in viaggio nella metropolitana e ritratti di personaggi maledetti come Sharon Tate (la moglie di Roman Polansky trudicata dal satanista Cherles Manson) o Ian Curtis (il cantante suicida dei Joy Division).
A seguire, dopo la presentazione della mostra alla presenza dell'artista, il maestro Gianluca Angelillo propone un concerto per pianoforte preparato appositamente per la mostra (con musiche di Ligeti, Prokofiev, Chic Corea), in un connubio di arte e musica che l'Anglicana ha spesso promosso, producendo spettacoli ad hoc per le mostre ospitate.
La mostra resterà aperta fino all'8 novembre 2009, con ingresso libero e orario: da giovedì a domenica ore 15 - 19. Il catalogo è disponibile in mostra.
(ECAA - Via Adelasia 10, Alassio – dietro stazione ferroviaria).
Nell’anno in cui la Ex Chiesa Anglicana di Alassio si aggiudica un riconoscimento importante come il premio Festivalmare al migliore spazio culturale del 2009 nella provincia di Savona, la mostra di Francesco Zefferino apre un nuovo capitolo importante nella storia della galleria. Si tratta di una mostra che promuove un giovane artista di talento in concomitanza e presentando la pubblicazione della prima grande monografia sulla sua opera con il sostegno di importanti gallerie d’arte italiane.
In questo modo l’Anglicana procede il proprio lavoro di galleria civica e di kunsthalle alassina che in quattro anni ha organizzato oltre 40 mostre, ancora una volta supera se stessa impegnandosi in un progetto culturalmente importante sulla scena nazionale.
“Nel panorama pittorico nazionale e internazionale – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio - Francesco Zefferino è sicuramente uno dei pittori più interessanti e tecnicamente preparati. Dopo aver ospitato la mostra di grande successo di un pittore raffinato come Enzo Prestileo, Zefferino giunge per dimostrare che la pittura realista, quella intesa come imponente rappresentazione del mondo reale, può diventare in questa epoca di virtualismo dirompente un linguaggio ancora attuale. Pur usando una pittura di stampo classico, che guarda a Caravaggio almeno quanto al realismo ottocentesco inaugurato da Gustave Courbet nel 1955 con il suo Pavillion du Réalisme e ripreso in Italia dal grande Pellizza da Volpedo, Francesco Zefferino giunge alla realtà sociale che stiamo vivendo e che è determinata sempre di più dall’uso di internet, divenuta ormai una rete straordinaria di scambi di informazioni, un canale importante di comunicazione interpersonale e un luogo di costruzione della propria identità. Il realismo di Zefferino è particolare: non ritrae il mondo reale ma le immagini che costituiscono la realtà della rete. La questione delle immagini in rete sta diventando problematica a tal punto che il Consiglio dei Ministri italiano ha avviato una campagna informativa che invita i giovani a non pubblicare le foto di tutto ciò che fanno, spesso indici di comportamenti suscitati proprio dalla possibilità di diventare oggetto di pubblico dominio con un semplice click. Zefferino è un sismografo di tale situazione e usa la pittura per descrivere aspetti interessanti di questa nuova civiltà dell’immagine alle cui soglie viviamo e operiamo”.
L'inaugurazione della mostra propone un concerto per pianoforte eseguito dal maestro Gianluca Anglelillo e da lui pensato appositamente per dialogare con le opere di Zefferino. Ancora una volta l'Anglicana propone un incontro interdisciplinare tra le arti, credendo nella forza scaturente dalla loro unione e adottando una nuova estetica multidisciplinare in grado di coinvolgere il fruitore dell'arte attraverso più sensi.
Tratto dal testo di presentazione critica di Nicola Davide Angerame pubblicato nel libro di Francesco Zefferino, dal titolo “PITTURA, L’ANSIA DEL QUOTIDIANO”
La nostra epoca è segnata da cadute: quella del muro di Berlino, quella delle Torri gemelle di New York e attualmente quella delle borse mondiali. Eventi che hanno rispettivamente prodotto: un indebolimento degli ideali che sorreggevano le sorti della modernità; uno “scontro di civiltà”; la fine dell’utopia di una crescita economica mondiale perpetua. Tutto ciò ha preparato il terreno per l’affermazione di una tonalità esistenziale condivisa in maniera planetaria. L’ansia. Fonti scientifiche certificano che gli ansiolitici sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori. Farmaci di nuova generazione per i disturbi delle nuove generazioni. Ansia, attacchi di panico e insonnia si diffondono come un virus, incubato dalla comunicazione onnipervasiva, in quel “villaggio globale” che siamo diventati grazie a internet e al potenziamento dei “mezzi di distrazione di massa”.
Ma cosa ha a che vedere ciò con la pittura di Zefferino? Nulla e tutto. Nulla, poiché l’arte è, e resta, un oasi separata dal reale grazie al suo linguaggio lento e contemplativo. Antico. E tutto, poiché in un mondo che procede sul doppio binario di una crescita ipertrofica delle immagini, alla quale corrisponde una desertificazione dell’immaginazione autentica, Zefferino usa la pittura per “registrare” questa “caduta” generalizzata dell’umano ed il conseguente stato affettivo dell’ansia.
Zefferino inizia da “nature morte”, un soggetto neutrale che resta fondamentalmente uguale a se stesso nei secoli, simbolo di una dedizione dell’arte al tempo, all’eternità e alla morte. Un soggetto che offre la possibilità di studiare la pittura come strumento del guardare e che Zefferino assume a partire dalla linea teorica e pratica dettata da Gerard Richter e dalla sua insaziabile volontà di sperimentare la pittura in quanto tale, fino a raggiungerla sui suoi limiti, dall’astrazione alla fotografia. Zefferino guarda alla pittura fiamminga attraverso questa lente messa a punto dal richterismo. “Dornier 235” (2004) rappresenta un cesto di frutta (uva, pera e caco) che porta il nome di un caccia bombardiere, in onore ad una serie del maestro tedesco. Un’anguria “squarciata” espone il suo colore carnale, vivo, intenso. Sembra un animale ferito. Le trasparenze aeree di una foglia secca, nell’opera “Heinkel 219” (2004) (che evoca il caccia notturno bimotore prodotto dall'azienda tedesca Heinkel Flugzeugwerke AG nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale), rendono il senso di una luce che si abbatte sulle cose, quasi “bruciandole”. E questa bruciatura, che nel gergo fotografico indica una zona dell’immagine resa illeggibile da una overdose di luce, diventa un tratto caratteristico dello stile di Zefferino, che la introduce in altre serie, come nei ritratti. In “A drugs against war” (2006) il ritratto di una bambina si presenta come una “foto sbagliata”, con bruciature e con un taglio che esclude lo sguardo. A causa di ciò l’immagine assume una dimensione evocativa immediata e infinitamente interpretabile. Diventa una immagine “aperta” che stimola una risposta attiva nello spettatore.
Zefferino utilizza ampiamente questo gioco (anti)narrativo tra campo e fuori campo. Usa l’esclusione come stratagemma semantico, come produttore di un senso vago che però innesca tensioni, anche emotive. In “Tears of blood” (2005), il ritratto di una ragazza bionda appare sfocato come per effetto di un ingrandimento. Ricorda una di quelle immagini di persone scomparse che le famiglie ricavano ingrandendo e tagliando l’immagine più recente del disperso, i quale forse era ad una festa o dentro una foto di gruppo. Il sorriso solare della donna contrasta con l’aspetto “noir” del trattamento pittorico.
(...) Uno dei fondamenti dell’arte di Zefferino è la sua totale dedizione ad internet come fonte iconografica. Tutte la sue immagini sono tratte dal mare magno di questa immensa memoria collettiva, il cui numero di “pagine” ha ormai superato, da alcuni mesi, il numero di persone che popolano il pianeta, secondo una di quelle stime che ricordano come durante la Guerra fredda si usasse calcolare il numero di kilogrammi di tritolo per ciascun abitante. (...)
(...) In fondo Zefferino vuole ridare la parola a noi, alle nostre immagini personali il cui risvolto è l’anonimia. Immagini di tutti e di nessuno, ma in ogni modo immagini reali di persone reali senza pose e senza necessità di rappresentazione. Immagini per la memoria, per onorare il tempo che passa, per raccogliere la nostra “immagine” in costante mutazione e disfacimento. (...)
Zefferino se usa il volto di gente famosa allora sceglie “1969 (Sharon Tate)” (2004) un pastello su tela, che esorbita dall’olio su tela a cui resta devoto, e che ritrae la compagna di Roman Polanski assassinata brutalmente dal gruppo di Charles Manson in quell’anno. Un tributo alla memoria che, dietro il volto della bella attrice colta in una foto make up, cela l’orrore delle sevizie e delle coltellate subite a due settimane dal proprio parto. Il post-realismo di Zefferino necessita di un supplemento d’informazione per ri-conoscere le sue immagini. Sharon Tate è stata sepolta con il suo bambino tra le braccia. Difficile immaginare crimine più brutale. L’ansia sale. Un'altra sua icona è “1980 (Ian Curtis)” (2005). Il cantante dei Joy Division, sofferente di epilessia fotosensibile, si ammala di depressione cronica e si suicida alla vigilia del primo tour negli Stati Uniti. Nel 2007 la sua storia è diventata un film diretto dal fotografo olandese Anton Corbijn. Qui è ritratto in bianco e nero, mentre canta con gli rivolti al cielo. La luce livida ne esalta la fragilità.
Pittore di una generazione segnata dal rock, dall’idea di festa e dall’ansia Zefferino dedica nella fornita serie “People” una sezione a scene di gruppo. Si tratta di giovani colti in momenti di relazioni irrelate. In “actiribexen” (2008) si vedono tre donne su tre piani diversi intente forse in un cambio di sfilata o in una festa osé. Sono immerse in una oscurità spezzata dalla luce bianca di un flash. Il paparazzo coglie una donna in primo piano piegata su se stessa. Zefferino intitola la scena con il nome del principio attivo di un farmaco antitosse…
(...) Zefferino dice di citare tutti i farmaci che lui stesso, o persone che conosce, hanno preso o stanno assumendo. I titoli riguardano anche tele che ritraggono la vita in metropolitana. La serie “Subway” dura da diversi anni. Sono scene di quotidiana attesa lungo i percorsi che portano le persone, anonimi personaggi di un dramma che non ha trama, nei luoghi di lavoro, a casa, in ospedale, incontro alla morte o alla vita. “Alprazolam” (2007) è uno di questi. Dentro un vagone della subway di New York si vedono una donna dormire, a fianco di chi scatta la fotografia, e poco oltre, dopo una serie di persone con lo sguardo perso nel vuoto, un afroamericano, in stile gang, che legge un libro e a fianco due colletti bianchi che leggono un quotidiano. Il melting pot della subway è uguale al melting pot delle immagini di internet. Zefferino “abita” questi luoghi con una “fantasia” capace di rendere il reale ben più simbolico di qualsiasi simbolo. Egli vede relazioni altrimenti invisibili. E le dipinge. Una bella lezione di trans-realismo, capace di utilizzare la mera fisicità di un’immagine per narrare storie contemporanee. Ad alto tasso d’ansia. Si tratta dell’ansia che coglie il pittore, di derivazione morandiana (un'altra fonte d’ispirazione), di fronte al reale.
Zefferino però arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete.
Frasi di Francesco Zefferino
Siamo costantemente caricati di aspettative, aspirazioni e nuovi miti o modelli di riferimento quasi tutti destinati a fallire miseramente a non essere mai raggiunti. Ansia da prestazione, ansia di restare poveri, ansia di vivere, di morire... Ansia di dipingere.
I farmaci regolano la nostra esistenza ed il nostro sistema economico. Siamo farmaco-dipendenti, non preghiamo una qualche entità astratta per guarire ma ci rivolgiamo al farmaco, è il rimedio per tutto. Capisco gli armadietti di medicinali di Damien Hirst. I farmaci ci aiutano a guarire, a dormire, a mangiare, a fare sesso.. Di solito utilizzo per i titoli dei miei quadri nomi di farmaci che assumo io stesso o persone a me vicine.
Delirio di ubiquità. Con la rete abbiamo la possibilità di comunicare con chiunque in ogni luogo, di mascherare la nostra identità, di essere sempre sotto controllo, di sfuggire al controllo. Come diceva McLuhan "Con l'avvento del villaggio globale, risultato delle comunicazioni a livello planetario, queste due visioni del mondo ( quella occidentale visiva e orientale acustica) impatteranno una nell'altra alla velocità esplosiva della luce e le più moderne tecnologie potrebbero produrre una forma di morte psicologica dell'umanità separandola permanentemente dall'ordine naturale attraverso un autocoinvolgimento narcisistico". Per questo utilizzo come fonte per i miei soggetti esclusivamente la rete.
La luce è uno dei temi fondamentali di tutta la storia dell’arte. Non c’è pittura senza luce. Non c’è colore senza luce. Nell’arte contemporanea riveste un ruolo di primo piano: artisti come Dan Flavin, Lucio Fontana o Olafur Eliasson ricompongono lo spazio con la luce.
La Metropolitana è uno dei luoghi della contemporaneità più affascinante e ambiguo: una moltitudine di persone che nella calca del vagone gomito a gomito non si sfiora quasi mai con lo sguardo. Sono le viscere delle città, il posto ideale per l’uomo della folla. Ti puoi nascondere e confondere con gli altri nella luce acida e verdastra o scomparire nel buio del tunnel…
Ho iniziato a dipingere con le nature morte, ero attratto dal “canestro di frutta” e da alcuni quadri fiamminghi che vidi in un museo ma conoscevo anche Morandi.
Insieme alla morte, l’eros è la dicotomia più frequente nell’arte. Tutta la storia dell’uomo è mossa dell’impulso erotico.
Nelle abitazioni, nei centri commerciali, nelle banche, negli ospedali il livello di comfort e la sensazione consolatoria di benessere e sicurezza ci inducono a vivere e molto spesso a lavorare sempre nello stesso posto senza più vivere l’ambiente urbano. La nostra vita al di fuori è Second Life o Facebook per cui si produce un effetto di disincarnazione e proiezione trans-corporea nella realtà trasformandoci spettri di noi stessi.
Francesco Zefferino
Francesco Zefferino. Nato a Bari in Italia (1969). Vive e lavora a Acquaviva delle Fonti in Italia Francesco Zefferino arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete. Si tratta dell’immagine elettronica, che vive, prospera e resta dentro quel mondo parallelo (per ora) che aspira a diventare più vero del mondo reale, in futuro. Un mondo che Zefferino affronta senza paura e senza esaltazioni, con la freddezza e la meticolosità antica di un pittore scabroso come Caravaggio.
Gianluca Angelillo, nato a Torino nel 1966, si è diplomato al Conservatorio"G. Verdi" di Torino con il massimo dei voti e lode, sotto la guida di Vera Drenkova. Grazie ad una borsa di studio della De Sono e del Ministero degli Esteri si è poi perfezionato per tre anni al conservatorio "Tchaikovskji" di Mosca con Lev Naumov, con il quale ha seguito alcuni corsi estivi ad Asolo, Tours (dove si è esibito come solista con l'orchestra d'Armenia), Lille e Lubecca (ove ha suonato nell'ambito dello "Schleswig Holstein Musik Festival"). Ha tenuto numerosi concerti sia come solista, sia in gruppi cameristici nelle principali città italiane e in Francia, Germania, Svizzera, Portogallo, Russia, Svezia. Ha suonato in prestigiose sale tra cui il Conservatorio di Mosca, il Teatro Valli di Reggio Emilia, l'Auditorium del Lingotto, La sala dei 500, Il Conservatorio ed il Teatro Regio di Torino, il Salone Brunelleschi a Firenze. Ha partecipato come solista a serate di lettura e musica con grandi interpreti teatrali quali Marisa Fabbri, Franca Nuti, Ottavia Piccolo, Ludovica Modugno,e con il padre Gigi Angelillo, Mauro Avogadro, Umberto Orsini; con Franco Branciaroli e Massimo Popolizio per la rassegna Sintonie (2003) della Città di Torino. Ha effettuato alcune registrazioni, tra cui il CD "Il salotto musicale Russo" e "Sostakovic" con il violinista Giacomo Agazzini e la violoncellista Claudia Ravetto, prodotti dalla De Sono, ed ha partecipato come solista a trasmissioni radiofoniche e televisive (RAI e Radio 3). Ha collaborato con la Chamber Orchestra, l'Orchestra della Radio Svizzera Italiana e con il Teatro Stabile di Torino in progetti teatrali e didattici. E' docente di pianoforte negli Istituti Musicali dei comuni di Asti e Pinerolo e nei corsi musicali della Città di Torino.
ECAA - EX CHIESA ANGLICANA DI ALASSIO
giovedì 15 ottobre – domenica 8 novembre 2009
a cura di Nicola Davide Angerame
Inaugurazione martedì 13 ottobre - ore 18,30 circa
a seguire
concerto per pianoforte del Maestro
GIANLUCA ANGELILLO
Programma del concerto
G.LIGETI: "Musica Ricercata" : I sostenuto - II mesto, rigido e cerimoniale - III alegro con spirito - IV tempo di valse (poco vivace.. à l'orgue de barbarie – V Rubato, Lamentoso – VI Allegro molto capriccioso – VII Cantabile,molto legato - VIII Vivace , Energico - IX Adagio, Mesto (Bela Bartok in memoriam) - X Vivace, Capriccioso - XI (omaggio a Girolamo Frescobaldi).
S.PROKOFIEV: "Visiones fugitives op.22" - XVI dolente - III allegretto - VI con eleganza - IX allegretto tranquillo - X ridicolosamente - XI con vivacità - XVII poetico – XVIII con una dolce lentezza
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G. USTVOL'SKAJA: Sonata n. 2
C.COREA: Children's songs
catalogo in galleria
orari di apertura : da giovedì a domenica ore 15 – 19
ingresso libero
Un ringraziamento speciale a
Galleria Valente Arte Contemporanea di Finale Ligure e
Galleria Ronchini Arte Contemporanea di Terni
S’inaugura martedì 13 ottobre 2009, alle ore 18,15 presso la Ex Chiesa Anglicana di Alassio, la mostra personale di Francesco Zefferino.
Organizzata dall’ Ex Chiesa Anglicana di Alassio per conto dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio, questa mostra è curata dal critico Nicola Davide Angerame e presenta una selezione antologica di circa 40 dipinti di Zefferino, tutti interamente tratti da fotografie presenti su internet e selezionate dall'artista sulla base di una personale sensibilità: dalle nature morte con titoli di bombardieri nazisti alle scene di feste con titoli di medicinali e psicofarmaci, passando per i grandi affreschi di persone colte in viaggio nella metropolitana e ritratti di personaggi maledetti come Sharon Tate (la moglie di Roman Polansky trudicata dal satanista Cherles Manson) o Ian Curtis (il cantante suicida dei Joy Division).
A seguire, dopo la presentazione della mostra alla presenza dell'artista, il maestro Gianluca Angelillo propone un concerto per pianoforte preparato appositamente per la mostra (con musiche di Ligeti, Prokofiev, Chic Corea), in un connubio di arte e musica che l'Anglicana ha spesso promosso, producendo spettacoli ad hoc per le mostre ospitate.
La mostra resterà aperta fino all'8 novembre 2009, con ingresso libero e orario: da giovedì a domenica ore 15 - 19. Il catalogo è disponibile in mostra.
(ECAA - Via Adelasia 10, Alassio – dietro stazione ferroviaria).
Nell’anno in cui la Ex Chiesa Anglicana di Alassio si aggiudica un riconoscimento importante come il premio Festivalmare al migliore spazio culturale del 2009 nella provincia di Savona, la mostra di Francesco Zefferino apre un nuovo capitolo importante nella storia della galleria. Si tratta di una mostra che promuove un giovane artista di talento in concomitanza e presentando la pubblicazione della prima grande monografia sulla sua opera con il sostegno di importanti gallerie d’arte italiane.
In questo modo l’Anglicana procede il proprio lavoro di galleria civica e di kunsthalle alassina che in quattro anni ha organizzato oltre 40 mostre, ancora una volta supera se stessa impegnandosi in un progetto culturalmente importante sulla scena nazionale.
“Nel panorama pittorico nazionale e internazionale – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio - Francesco Zefferino è sicuramente uno dei pittori più interessanti e tecnicamente preparati. Dopo aver ospitato la mostra di grande successo di un pittore raffinato come Enzo Prestileo, Zefferino giunge per dimostrare che la pittura realista, quella intesa come imponente rappresentazione del mondo reale, può diventare in questa epoca di virtualismo dirompente un linguaggio ancora attuale. Pur usando una pittura di stampo classico, che guarda a Caravaggio almeno quanto al realismo ottocentesco inaugurato da Gustave Courbet nel 1955 con il suo Pavillion du Réalisme e ripreso in Italia dal grande Pellizza da Volpedo, Francesco Zefferino giunge alla realtà sociale che stiamo vivendo e che è determinata sempre di più dall’uso di internet, divenuta ormai una rete straordinaria di scambi di informazioni, un canale importante di comunicazione interpersonale e un luogo di costruzione della propria identità. Il realismo di Zefferino è particolare: non ritrae il mondo reale ma le immagini che costituiscono la realtà della rete. La questione delle immagini in rete sta diventando problematica a tal punto che il Consiglio dei Ministri italiano ha avviato una campagna informativa che invita i giovani a non pubblicare le foto di tutto ciò che fanno, spesso indici di comportamenti suscitati proprio dalla possibilità di diventare oggetto di pubblico dominio con un semplice click. Zefferino è un sismografo di tale situazione e usa la pittura per descrivere aspetti interessanti di questa nuova civiltà dell’immagine alle cui soglie viviamo e operiamo”.
L'inaugurazione della mostra propone un concerto per pianoforte eseguito dal maestro Gianluca Anglelillo e da lui pensato appositamente per dialogare con le opere di Zefferino. Ancora una volta l'Anglicana propone un incontro interdisciplinare tra le arti, credendo nella forza scaturente dalla loro unione e adottando una nuova estetica multidisciplinare in grado di coinvolgere il fruitore dell'arte attraverso più sensi.
Tratto dal testo di presentazione critica di Nicola Davide Angerame pubblicato nel libro di Francesco Zefferino, dal titolo “PITTURA, L’ANSIA DEL QUOTIDIANO”
La nostra epoca è segnata da cadute: quella del muro di Berlino, quella delle Torri gemelle di New York e attualmente quella delle borse mondiali. Eventi che hanno rispettivamente prodotto: un indebolimento degli ideali che sorreggevano le sorti della modernità; uno “scontro di civiltà”; la fine dell’utopia di una crescita economica mondiale perpetua. Tutto ciò ha preparato il terreno per l’affermazione di una tonalità esistenziale condivisa in maniera planetaria. L’ansia. Fonti scientifiche certificano che gli ansiolitici sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori. Farmaci di nuova generazione per i disturbi delle nuove generazioni. Ansia, attacchi di panico e insonnia si diffondono come un virus, incubato dalla comunicazione onnipervasiva, in quel “villaggio globale” che siamo diventati grazie a internet e al potenziamento dei “mezzi di distrazione di massa”.
Ma cosa ha a che vedere ciò con la pittura di Zefferino? Nulla e tutto. Nulla, poiché l’arte è, e resta, un oasi separata dal reale grazie al suo linguaggio lento e contemplativo. Antico. E tutto, poiché in un mondo che procede sul doppio binario di una crescita ipertrofica delle immagini, alla quale corrisponde una desertificazione dell’immaginazione autentica, Zefferino usa la pittura per “registrare” questa “caduta” generalizzata dell’umano ed il conseguente stato affettivo dell’ansia.
Zefferino inizia da “nature morte”, un soggetto neutrale che resta fondamentalmente uguale a se stesso nei secoli, simbolo di una dedizione dell’arte al tempo, all’eternità e alla morte. Un soggetto che offre la possibilità di studiare la pittura come strumento del guardare e che Zefferino assume a partire dalla linea teorica e pratica dettata da Gerard Richter e dalla sua insaziabile volontà di sperimentare la pittura in quanto tale, fino a raggiungerla sui suoi limiti, dall’astrazione alla fotografia. Zefferino guarda alla pittura fiamminga attraverso questa lente messa a punto dal richterismo. “Dornier 235” (2004) rappresenta un cesto di frutta (uva, pera e caco) che porta il nome di un caccia bombardiere, in onore ad una serie del maestro tedesco. Un’anguria “squarciata” espone il suo colore carnale, vivo, intenso. Sembra un animale ferito. Le trasparenze aeree di una foglia secca, nell’opera “Heinkel 219” (2004) (che evoca il caccia notturno bimotore prodotto dall'azienda tedesca Heinkel Flugzeugwerke AG nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale), rendono il senso di una luce che si abbatte sulle cose, quasi “bruciandole”. E questa bruciatura, che nel gergo fotografico indica una zona dell’immagine resa illeggibile da una overdose di luce, diventa un tratto caratteristico dello stile di Zefferino, che la introduce in altre serie, come nei ritratti. In “A drugs against war” (2006) il ritratto di una bambina si presenta come una “foto sbagliata”, con bruciature e con un taglio che esclude lo sguardo. A causa di ciò l’immagine assume una dimensione evocativa immediata e infinitamente interpretabile. Diventa una immagine “aperta” che stimola una risposta attiva nello spettatore.
Zefferino utilizza ampiamente questo gioco (anti)narrativo tra campo e fuori campo. Usa l’esclusione come stratagemma semantico, come produttore di un senso vago che però innesca tensioni, anche emotive. In “Tears of blood” (2005), il ritratto di una ragazza bionda appare sfocato come per effetto di un ingrandimento. Ricorda una di quelle immagini di persone scomparse che le famiglie ricavano ingrandendo e tagliando l’immagine più recente del disperso, i quale forse era ad una festa o dentro una foto di gruppo. Il sorriso solare della donna contrasta con l’aspetto “noir” del trattamento pittorico.
(...) Uno dei fondamenti dell’arte di Zefferino è la sua totale dedizione ad internet come fonte iconografica. Tutte la sue immagini sono tratte dal mare magno di questa immensa memoria collettiva, il cui numero di “pagine” ha ormai superato, da alcuni mesi, il numero di persone che popolano il pianeta, secondo una di quelle stime che ricordano come durante la Guerra fredda si usasse calcolare il numero di kilogrammi di tritolo per ciascun abitante. (...)
(...) In fondo Zefferino vuole ridare la parola a noi, alle nostre immagini personali il cui risvolto è l’anonimia. Immagini di tutti e di nessuno, ma in ogni modo immagini reali di persone reali senza pose e senza necessità di rappresentazione. Immagini per la memoria, per onorare il tempo che passa, per raccogliere la nostra “immagine” in costante mutazione e disfacimento. (...)
Zefferino se usa il volto di gente famosa allora sceglie “1969 (Sharon Tate)” (2004) un pastello su tela, che esorbita dall’olio su tela a cui resta devoto, e che ritrae la compagna di Roman Polanski assassinata brutalmente dal gruppo di Charles Manson in quell’anno. Un tributo alla memoria che, dietro il volto della bella attrice colta in una foto make up, cela l’orrore delle sevizie e delle coltellate subite a due settimane dal proprio parto. Il post-realismo di Zefferino necessita di un supplemento d’informazione per ri-conoscere le sue immagini. Sharon Tate è stata sepolta con il suo bambino tra le braccia. Difficile immaginare crimine più brutale. L’ansia sale. Un'altra sua icona è “1980 (Ian Curtis)” (2005). Il cantante dei Joy Division, sofferente di epilessia fotosensibile, si ammala di depressione cronica e si suicida alla vigilia del primo tour negli Stati Uniti. Nel 2007 la sua storia è diventata un film diretto dal fotografo olandese Anton Corbijn. Qui è ritratto in bianco e nero, mentre canta con gli rivolti al cielo. La luce livida ne esalta la fragilità.
Pittore di una generazione segnata dal rock, dall’idea di festa e dall’ansia Zefferino dedica nella fornita serie “People” una sezione a scene di gruppo. Si tratta di giovani colti in momenti di relazioni irrelate. In “actiribexen” (2008) si vedono tre donne su tre piani diversi intente forse in un cambio di sfilata o in una festa osé. Sono immerse in una oscurità spezzata dalla luce bianca di un flash. Il paparazzo coglie una donna in primo piano piegata su se stessa. Zefferino intitola la scena con il nome del principio attivo di un farmaco antitosse…
(...) Zefferino dice di citare tutti i farmaci che lui stesso, o persone che conosce, hanno preso o stanno assumendo. I titoli riguardano anche tele che ritraggono la vita in metropolitana. La serie “Subway” dura da diversi anni. Sono scene di quotidiana attesa lungo i percorsi che portano le persone, anonimi personaggi di un dramma che non ha trama, nei luoghi di lavoro, a casa, in ospedale, incontro alla morte o alla vita. “Alprazolam” (2007) è uno di questi. Dentro un vagone della subway di New York si vedono una donna dormire, a fianco di chi scatta la fotografia, e poco oltre, dopo una serie di persone con lo sguardo perso nel vuoto, un afroamericano, in stile gang, che legge un libro e a fianco due colletti bianchi che leggono un quotidiano. Il melting pot della subway è uguale al melting pot delle immagini di internet. Zefferino “abita” questi luoghi con una “fantasia” capace di rendere il reale ben più simbolico di qualsiasi simbolo. Egli vede relazioni altrimenti invisibili. E le dipinge. Una bella lezione di trans-realismo, capace di utilizzare la mera fisicità di un’immagine per narrare storie contemporanee. Ad alto tasso d’ansia. Si tratta dell’ansia che coglie il pittore, di derivazione morandiana (un'altra fonte d’ispirazione), di fronte al reale.
Zefferino però arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete.
Frasi di Francesco Zefferino
Siamo costantemente caricati di aspettative, aspirazioni e nuovi miti o modelli di riferimento quasi tutti destinati a fallire miseramente a non essere mai raggiunti. Ansia da prestazione, ansia di restare poveri, ansia di vivere, di morire... Ansia di dipingere.
I farmaci regolano la nostra esistenza ed il nostro sistema economico. Siamo farmaco-dipendenti, non preghiamo una qualche entità astratta per guarire ma ci rivolgiamo al farmaco, è il rimedio per tutto. Capisco gli armadietti di medicinali di Damien Hirst. I farmaci ci aiutano a guarire, a dormire, a mangiare, a fare sesso.. Di solito utilizzo per i titoli dei miei quadri nomi di farmaci che assumo io stesso o persone a me vicine.
Delirio di ubiquità. Con la rete abbiamo la possibilità di comunicare con chiunque in ogni luogo, di mascherare la nostra identità, di essere sempre sotto controllo, di sfuggire al controllo. Come diceva McLuhan "Con l'avvento del villaggio globale, risultato delle comunicazioni a livello planetario, queste due visioni del mondo ( quella occidentale visiva e orientale acustica) impatteranno una nell'altra alla velocità esplosiva della luce e le più moderne tecnologie potrebbero produrre una forma di morte psicologica dell'umanità separandola permanentemente dall'ordine naturale attraverso un autocoinvolgimento narcisistico". Per questo utilizzo come fonte per i miei soggetti esclusivamente la rete.
La luce è uno dei temi fondamentali di tutta la storia dell’arte. Non c’è pittura senza luce. Non c’è colore senza luce. Nell’arte contemporanea riveste un ruolo di primo piano: artisti come Dan Flavin, Lucio Fontana o Olafur Eliasson ricompongono lo spazio con la luce.
La Metropolitana è uno dei luoghi della contemporaneità più affascinante e ambiguo: una moltitudine di persone che nella calca del vagone gomito a gomito non si sfiora quasi mai con lo sguardo. Sono le viscere delle città, il posto ideale per l’uomo della folla. Ti puoi nascondere e confondere con gli altri nella luce acida e verdastra o scomparire nel buio del tunnel…
Ho iniziato a dipingere con le nature morte, ero attratto dal “canestro di frutta” e da alcuni quadri fiamminghi che vidi in un museo ma conoscevo anche Morandi.
Insieme alla morte, l’eros è la dicotomia più frequente nell’arte. Tutta la storia dell’uomo è mossa dell’impulso erotico.
Nelle abitazioni, nei centri commerciali, nelle banche, negli ospedali il livello di comfort e la sensazione consolatoria di benessere e sicurezza ci inducono a vivere e molto spesso a lavorare sempre nello stesso posto senza più vivere l’ambiente urbano. La nostra vita al di fuori è Second Life o Facebook per cui si produce un effetto di disincarnazione e proiezione trans-corporea nella realtà trasformandoci spettri di noi stessi.
Francesco Zefferino
Francesco Zefferino. Nato a Bari in Italia (1969). Vive e lavora a Acquaviva delle Fonti in Italia Francesco Zefferino arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete. Si tratta dell’immagine elettronica, che vive, prospera e resta dentro quel mondo parallelo (per ora) che aspira a diventare più vero del mondo reale, in futuro. Un mondo che Zefferino affronta senza paura e senza esaltazioni, con la freddezza e la meticolosità antica di un pittore scabroso come Caravaggio.
Gianluca Angelillo, nato a Torino nel 1966, si è diplomato al Conservatorio"G. Verdi" di Torino con il massimo dei voti e lode, sotto la guida di Vera Drenkova. Grazie ad una borsa di studio della De Sono e del Ministero degli Esteri si è poi perfezionato per tre anni al conservatorio "Tchaikovskji" di Mosca con Lev Naumov, con il quale ha seguito alcuni corsi estivi ad Asolo, Tours (dove si è esibito come solista con l'orchestra d'Armenia), Lille e Lubecca (ove ha suonato nell'ambito dello "Schleswig Holstein Musik Festival"). Ha tenuto numerosi concerti sia come solista, sia in gruppi cameristici nelle principali città italiane e in Francia, Germania, Svizzera, Portogallo, Russia, Svezia. Ha suonato in prestigiose sale tra cui il Conservatorio di Mosca, il Teatro Valli di Reggio Emilia, l'Auditorium del Lingotto, La sala dei 500, Il Conservatorio ed il Teatro Regio di Torino, il Salone Brunelleschi a Firenze. Ha partecipato come solista a serate di lettura e musica con grandi interpreti teatrali quali Marisa Fabbri, Franca Nuti, Ottavia Piccolo, Ludovica Modugno,e con il padre Gigi Angelillo, Mauro Avogadro, Umberto Orsini; con Franco Branciaroli e Massimo Popolizio per la rassegna Sintonie (2003) della Città di Torino. Ha effettuato alcune registrazioni, tra cui il CD "Il salotto musicale Russo" e "Sostakovic" con il violinista Giacomo Agazzini e la violoncellista Claudia Ravetto, prodotti dalla De Sono, ed ha partecipato come solista a trasmissioni radiofoniche e televisive (RAI e Radio 3). Ha collaborato con la Chamber Orchestra, l'Orchestra della Radio Svizzera Italiana e con il Teatro Stabile di Torino in progetti teatrali e didattici. E' docente di pianoforte negli Istituti Musicali dei comuni di Asti e Pinerolo e nei corsi musicali della Città di Torino.
13
ottobre 2009
Francesco Zefferino
Dal 13 ottobre all'otto novembre 2009
arte contemporanea
Location
EX CHIESA ANGLICANA
Alassio, Via Adelasia, 10, (Savona)
Alassio, Via Adelasia, 10, (Savona)
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 15 - 19
Vernissage
13 Ottobre 2009, alle ore 18,15
Autore
Curatore