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Francesco Zefferino – Estremo bello irreale
La pittura di Zefferino è caratterizzata da un incontro apparentemente impossibile tra realismo e simbolismo, tra dato oggettivo e costruzione metaforica.
Comunicato stampa
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“I farmaci – dice Zefferino nella intervista inclusa nella monografia - regolano la nostra esistenza ed il nostro sistema economico. Siamo farmaco-dipendenti,non preghiamo una qualche entità astratta per guarire ma ci rivolgiamo al farmaco, è il rimedio per tutto. Capisco gli armadietti di medicinali di Damien Hirst. I farmaci ci aiutano a guarire, a dormire , a mangiare, a fare sesso.. Di solito utilizzo per i titoli dei miei quadri nomi di farmaci che assumo io stesso o persone a me vicine”.
La pittura di Zefferino è caratterizzata da un incontro apparentemente impossibile tra realismo e simbolismo, tra dato oggettivo e costruzione metaforica. Dietro l’apparente anonimità delle immagini c’è una ricerca costruttiva che implica il collage di molte immagini differenti.
Uno dei fondamenti dell’arte di Zefferino è la sua totale dedizione ad internet come unica ed esclusiva fonte iconografica. Tutte le sue immagini sono tratte dal mare magno di questa immensa memoria collettiva, il cui numero di “pagine” ha ormai superato, da alcuni mesi, il numero di persone che popolano il pianeta.
“Internet alimenta il delirio di ubiquità. Con la rete abbiamo la possibiltà di comunicare con chiunque in ogni luogo, di mascherare la nostra identità, di essere sempre sotto controllo, di sfuggire al controllo. Come diceva Marshall McLuhan: - Con l'avvento del villaggio globale, risultato delle comunicazioni a livello planetario, queste due visioni del mondo (quella occidentale visiva e orientale acustica) impatteranno una nell'altra alla velocità esplosiva della luce e le più moderne tecnologie potrebbero produrre una forma di morte psicologica dell'umanità separandola permanentemente dall'ordine naturale attraverso un autocoinvolgimento narcisistico -. Per questo utilizzo come fonte per i miei soggetti esclusivamente la rete”.
Quello di Zefferino potrebbe definirsi un “post-realismo”, poiché gioca sulla non convenzionalità di una ritrattistica che aspira a sondare le pieghe nascoste del soggetto, ma usa il soggetto come una cavia da laboratorio per sondare le pieghe nascoste della pittura, ormai diretta verso lo scontro frontale con l’immagine elettronica. Quelle pieghe restano sconosciute fino a che essa non apprende dell’esistenza dell’immagine elettronica, di un’immagine “sporca”, eterodossa, autoprodotta dalla gente comune, da non professionisti dell’immagine e anzi da una congerie infinita di differenti produttori d’immagini.
“La nostra epoca – scrive Nicola Davide Angerame - è segnata da cadute: quella del muro di Berlino, quella delle Torri gemelle di New York e attualmente quella delle borse mondiali. Eventi che hanno preparato il terreno per l’affermazione di una tonalità esistenziale condivisa in maniera planetaria. L’ansia. Fonti scientifiche certificano che gli ansiolitici sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori. Farmaci di nuova generazione per i disturbi delle nuove generazioni. Ansia, attacchi di panico e insonnia si diffondono come un virus. Ma cosa ha a che vedere ciò con la pittura di Zefferino? Nulla e tutto. Nulla, poiché l’arte è, e resta, un’oasi separata dal reale grazie al suo linguaggio lento e contemplativo. Antico. E tutto, poiché in un mondo che procede sul doppio binario di una crescita ipertrofica delle immagini, alla quale corrisponde una desertificazione dell’immaginazione autentica, Zefferino usa la pittura per “registrare” questa “caduta” generalizzata dell’umano ed il conseguente stato affettivo dell’ansia”.
“Zefferino – scrive Alessandra Redaelli - è uno psicologo acuto e sottilissimo che al lettino ha preferito il pennello. E il suo è un pennello da fuoriclasse. Capace di una pittura nitida, pulitissima, di una levigatezza vellutata in cui la verosimiglianza non è mai freddo iperrealismo, perché è una verosimiglianza calda, intrisa di emozione, coinvolgente come una presa di coscienza. Ed è proprio questo, che accade, quando ci si trova davanti a uno dei suoi dipinti: una sensazione straniante di dejà vu, il sentimento di un attimo vissuto, che fa parte di un passato condiviso. Comune a chiunque viva in una metropoli, sia essa Milano, Londra, Parigi o New York”.
La pittura di Zefferino è caratterizzata da un incontro apparentemente impossibile tra realismo e simbolismo, tra dato oggettivo e costruzione metaforica. Dietro l’apparente anonimità delle immagini c’è una ricerca costruttiva che implica il collage di molte immagini differenti.
Uno dei fondamenti dell’arte di Zefferino è la sua totale dedizione ad internet come unica ed esclusiva fonte iconografica. Tutte le sue immagini sono tratte dal mare magno di questa immensa memoria collettiva, il cui numero di “pagine” ha ormai superato, da alcuni mesi, il numero di persone che popolano il pianeta.
“Internet alimenta il delirio di ubiquità. Con la rete abbiamo la possibiltà di comunicare con chiunque in ogni luogo, di mascherare la nostra identità, di essere sempre sotto controllo, di sfuggire al controllo. Come diceva Marshall McLuhan: - Con l'avvento del villaggio globale, risultato delle comunicazioni a livello planetario, queste due visioni del mondo (quella occidentale visiva e orientale acustica) impatteranno una nell'altra alla velocità esplosiva della luce e le più moderne tecnologie potrebbero produrre una forma di morte psicologica dell'umanità separandola permanentemente dall'ordine naturale attraverso un autocoinvolgimento narcisistico -. Per questo utilizzo come fonte per i miei soggetti esclusivamente la rete”.
Quello di Zefferino potrebbe definirsi un “post-realismo”, poiché gioca sulla non convenzionalità di una ritrattistica che aspira a sondare le pieghe nascoste del soggetto, ma usa il soggetto come una cavia da laboratorio per sondare le pieghe nascoste della pittura, ormai diretta verso lo scontro frontale con l’immagine elettronica. Quelle pieghe restano sconosciute fino a che essa non apprende dell’esistenza dell’immagine elettronica, di un’immagine “sporca”, eterodossa, autoprodotta dalla gente comune, da non professionisti dell’immagine e anzi da una congerie infinita di differenti produttori d’immagini.
“La nostra epoca – scrive Nicola Davide Angerame - è segnata da cadute: quella del muro di Berlino, quella delle Torri gemelle di New York e attualmente quella delle borse mondiali. Eventi che hanno preparato il terreno per l’affermazione di una tonalità esistenziale condivisa in maniera planetaria. L’ansia. Fonti scientifiche certificano che gli ansiolitici sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni anti-infiammatori. Farmaci di nuova generazione per i disturbi delle nuove generazioni. Ansia, attacchi di panico e insonnia si diffondono come un virus. Ma cosa ha a che vedere ciò con la pittura di Zefferino? Nulla e tutto. Nulla, poiché l’arte è, e resta, un’oasi separata dal reale grazie al suo linguaggio lento e contemplativo. Antico. E tutto, poiché in un mondo che procede sul doppio binario di una crescita ipertrofica delle immagini, alla quale corrisponde una desertificazione dell’immaginazione autentica, Zefferino usa la pittura per “registrare” questa “caduta” generalizzata dell’umano ed il conseguente stato affettivo dell’ansia”.
“Zefferino – scrive Alessandra Redaelli - è uno psicologo acuto e sottilissimo che al lettino ha preferito il pennello. E il suo è un pennello da fuoriclasse. Capace di una pittura nitida, pulitissima, di una levigatezza vellutata in cui la verosimiglianza non è mai freddo iperrealismo, perché è una verosimiglianza calda, intrisa di emozione, coinvolgente come una presa di coscienza. Ed è proprio questo, che accade, quando ci si trova davanti a uno dei suoi dipinti: una sensazione straniante di dejà vu, il sentimento di un attimo vissuto, che fa parte di un passato condiviso. Comune a chiunque viva in una metropoli, sia essa Milano, Londra, Parigi o New York”.
11
luglio 2010
Francesco Zefferino – Estremo bello irreale
Dall'undici luglio al 15 agosto 2010
arte contemporanea
Location
FORTEZZA CASTELFRANCO
Finale Ligure, Via Generale Enrico Caviglia, (Savona)
Finale Ligure, Via Generale Enrico Caviglia, (Savona)
Orario di apertura
da giovedì a domenica 17.00 / 21.00
Vernissage
11 Luglio 2010, ore 18
Autore