Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Francesco Zefferino – Psycho Pharmakon
Psycho Pharmakon racconta di una pittura che sonda l’interiorità di un’umanità sempre più in preda all’ansia attraverso dipinti su tela e pigmenti preparati con veleni e farmaci, acquerelli su carta realizzati con il Valium e alcuni ritratti di celebrities realizzati su compresse di aspirina.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Negli ultimi 10 anni il consumo di farmaci in Italia è aumentato del 60%, con un tasso di crescita annua del 5%.
(Ansa 7 luglio 2010)
I farmaci regolano la nostra esistenza ed il nostro sistema economico. Siamo farmaco-dipendenti, non preghiamo una qualche entità astratta per guarire ma ci rivolgiamo al farmaco, è il rimedio per tutto. I farmaci ci aiutano a guarire, a dormire, a mangiare, a fare sesso… Di solito utilizzo per i titoli dei miei quadri nomi di farmaci che assumo io stesso o persone a me vicine.
Francesco Zefferino
Il progetto con il quale Marena Rooms Gallery porta Francesco Zefferino ad esporre in una sua prima mostra personale a Torino, curata da Nicola Davide Angerame, si basa su una produzione inedita di nuovi lavori dell'artista, che qui presenta circa venti dipinti su tela e pigmenti preparati con veleni e farmaci, alcuni acquerelli su carta realizzati con il Valium e alcuni ritratti di celebrities realizzate su compresse di aspirina.
La pittura di Zefferino si basa sulla tecnica di Caravaggio, procedimento che l’artista ha studiato a fondo ed in alcuni punti dedotto dalle opere del Merisi. Su questo importante aspetto tecnico poggia un realismo drammatico che diventa tragico e terribile in opere come Life, una vanitas realizzata con arsenico e cianuro mescolati nei pigmenti da un artista “chimico”, il quale sperimenta una pittura fatta di sostanze esogene alla tradizione.
L’originalità di Zefferino non si arresta al tema della tecnica. Tutte le sue opere traggono spunto e immagini da quel mondo virtuale che si costituisce in internet. Zefferino lo saccheggia con cura, prende immagini lontane fra loro, ne fa un collage e come un marionettista crea scene e assembramenti di personaggi che poi finiscono ritratti sulle tele. Life, è la foto di un teschio trovato dentro un fossa comune di Srebrenica, mentre le star della serie Heroes, dipinti con il Valium provengono da foto di gossip. Tutte tratte da internet ed elaborate, messe in scena e issate sul grande palco della pittura.
Psycho Pharmakon racconta di una pittura che sonda l’interiorità di un’umanità sempre più in preda all’ansia. Dalle guerre, ai party, al gossip, tutto si ammanta di questa sensazione fondamentale, che si cheta a ritmi sempre più intensi di consumo di sostanze farmacologiche, in netta crescita. Zefferino registra il dato e lo traspone in un universo classico come quello della pittura. “Siamo costantemente caricati di aspettative – sostiene Zefferino - di aspirazioni e di nuovi miti o modelli di riferimento, quasi tutti destinati a fallire miseramente a non essere mai raggiunti. Ansia da prestazione, ansia di restare poveri, ansia di vivere, di morire... Ansia di dipingere”.
Zefferino utilizza psicofarmaci mescolati nei pigmenti e nei solventi che utilizza per dipingere e raffigurare scene di vita glamour quanto decadente. Si tratta di giovani colti in momenti di relazioni irrelate, durante i party. Pittore di una generazione segnata dal rock, festaiola e ansiosa, Zefferino compone un ritratto generazionale che assume il carattere atemporale di opere classiche. L’iperrealismo di una pittura nitida e fotografica è funzionale al “laboratorio” di Zefferino, il quale usa il soggetto come una cavia per sondare le pieghe nascoste della pittura, la forza della luce, l’equilibrio della composizione, l’armonia di forme e colori.
Il farmaco come materia pittorica. Zefferino ne esalta il carattere simbolico, di indicatore dell’alienazione crescente nelle società contemporanee, se è vero che statisticamente gli psicofarmaci sono ormai al primo posto nei consumi di settore nei Paesi avanzati. I titoli delle opere sono, infatti, dedicati al principio attivo dei farmaci.
La fotografia. “E' un falso mito – spiega Zefferino - una falsa verità. La percezione della realtà è sempre soggettiva ed è manipolabile, anzi, con il digitale ognuno può fabbricarsi una realtà su misura. Nel mio lavoro uso la fotografia come modello che poi manipolo ri-creando un modello di realtà che poi traduco in pittura. Il ready-made non è solo traslazione transcontestuale di un oggetto/immagine ma traduzione da un linguaggio ad un altro: in questo caso, dalla realtà manipolata dalla foto digitale, alla realtà manipolata dalla pittura”.
Quello di Zefferino può definirsi un post-realismo che gioca su quanto di reale resta nel web (le immagini delle persone rimandano pur sempre ad esistenze reali) illustrando scene irreali (non esistenti) ma verosimili.
Zefferino usa il linguaggio del realismo per raggiungere vette concettuali grazie alla messa in scena di un teatro dell’umanità “assente”, in un grande dramma barocco dove le emozioni e la narrazione sono rappresentate come “azzerate”, colte nel “grado zero” di un senso ormai non più avvertibile.
Zefferino – spiega il curatore della mostra Nicola D. Angerame - arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete.
“Zefferino è uno psicologo acuto e sottilissimo che al lettino ha preferito il pennello – scrive Alessandra Redaelli - e il suo è un pennello da fuoriclasse. Capace di una pittura nitida, pulitissima, di una levigatezza vellutata in cui la verosimiglianza non è mai freddo iperrealismo, perché è una verosimiglianza calda, intrisa di emozione, coinvolgente come una presa di coscienza”.
(Ansa 7 luglio 2010)
I farmaci regolano la nostra esistenza ed il nostro sistema economico. Siamo farmaco-dipendenti, non preghiamo una qualche entità astratta per guarire ma ci rivolgiamo al farmaco, è il rimedio per tutto. I farmaci ci aiutano a guarire, a dormire, a mangiare, a fare sesso… Di solito utilizzo per i titoli dei miei quadri nomi di farmaci che assumo io stesso o persone a me vicine.
Francesco Zefferino
Il progetto con il quale Marena Rooms Gallery porta Francesco Zefferino ad esporre in una sua prima mostra personale a Torino, curata da Nicola Davide Angerame, si basa su una produzione inedita di nuovi lavori dell'artista, che qui presenta circa venti dipinti su tela e pigmenti preparati con veleni e farmaci, alcuni acquerelli su carta realizzati con il Valium e alcuni ritratti di celebrities realizzate su compresse di aspirina.
La pittura di Zefferino si basa sulla tecnica di Caravaggio, procedimento che l’artista ha studiato a fondo ed in alcuni punti dedotto dalle opere del Merisi. Su questo importante aspetto tecnico poggia un realismo drammatico che diventa tragico e terribile in opere come Life, una vanitas realizzata con arsenico e cianuro mescolati nei pigmenti da un artista “chimico”, il quale sperimenta una pittura fatta di sostanze esogene alla tradizione.
L’originalità di Zefferino non si arresta al tema della tecnica. Tutte le sue opere traggono spunto e immagini da quel mondo virtuale che si costituisce in internet. Zefferino lo saccheggia con cura, prende immagini lontane fra loro, ne fa un collage e come un marionettista crea scene e assembramenti di personaggi che poi finiscono ritratti sulle tele. Life, è la foto di un teschio trovato dentro un fossa comune di Srebrenica, mentre le star della serie Heroes, dipinti con il Valium provengono da foto di gossip. Tutte tratte da internet ed elaborate, messe in scena e issate sul grande palco della pittura.
Psycho Pharmakon racconta di una pittura che sonda l’interiorità di un’umanità sempre più in preda all’ansia. Dalle guerre, ai party, al gossip, tutto si ammanta di questa sensazione fondamentale, che si cheta a ritmi sempre più intensi di consumo di sostanze farmacologiche, in netta crescita. Zefferino registra il dato e lo traspone in un universo classico come quello della pittura. “Siamo costantemente caricati di aspettative – sostiene Zefferino - di aspirazioni e di nuovi miti o modelli di riferimento, quasi tutti destinati a fallire miseramente a non essere mai raggiunti. Ansia da prestazione, ansia di restare poveri, ansia di vivere, di morire... Ansia di dipingere”.
Zefferino utilizza psicofarmaci mescolati nei pigmenti e nei solventi che utilizza per dipingere e raffigurare scene di vita glamour quanto decadente. Si tratta di giovani colti in momenti di relazioni irrelate, durante i party. Pittore di una generazione segnata dal rock, festaiola e ansiosa, Zefferino compone un ritratto generazionale che assume il carattere atemporale di opere classiche. L’iperrealismo di una pittura nitida e fotografica è funzionale al “laboratorio” di Zefferino, il quale usa il soggetto come una cavia per sondare le pieghe nascoste della pittura, la forza della luce, l’equilibrio della composizione, l’armonia di forme e colori.
Il farmaco come materia pittorica. Zefferino ne esalta il carattere simbolico, di indicatore dell’alienazione crescente nelle società contemporanee, se è vero che statisticamente gli psicofarmaci sono ormai al primo posto nei consumi di settore nei Paesi avanzati. I titoli delle opere sono, infatti, dedicati al principio attivo dei farmaci.
La fotografia. “E' un falso mito – spiega Zefferino - una falsa verità. La percezione della realtà è sempre soggettiva ed è manipolabile, anzi, con il digitale ognuno può fabbricarsi una realtà su misura. Nel mio lavoro uso la fotografia come modello che poi manipolo ri-creando un modello di realtà che poi traduco in pittura. Il ready-made non è solo traslazione transcontestuale di un oggetto/immagine ma traduzione da un linguaggio ad un altro: in questo caso, dalla realtà manipolata dalla foto digitale, alla realtà manipolata dalla pittura”.
Quello di Zefferino può definirsi un post-realismo che gioca su quanto di reale resta nel web (le immagini delle persone rimandano pur sempre ad esistenze reali) illustrando scene irreali (non esistenti) ma verosimili.
Zefferino usa il linguaggio del realismo per raggiungere vette concettuali grazie alla messa in scena di un teatro dell’umanità “assente”, in un grande dramma barocco dove le emozioni e la narrazione sono rappresentate come “azzerate”, colte nel “grado zero” di un senso ormai non più avvertibile.
Zefferino – spiega il curatore della mostra Nicola D. Angerame - arriva alla realtà per via traversa, attraverso internet e le sue immagini “sporche”, inesatte, spurie, che appaiono sullo schermo facendo uno zapping di nuova generazione: non più tra canali televisivi impostati su programmi creati da autori professionisti, ma tra i milioni di rivoli che scorrono e confluiscono nel mare di internet e di cui noi stessi facciamo parte. Quello di Zefferino narra, con il mezzo tradizionale e contemplativo della pittura, gli albori di una nuova civiltà dell’immagine, ancora tutta “a venire”: quella che farà riferimento alla produzione e al consumo di immagini prodotte in modo indipendente e in modo indipendente pubblicate in rete.
“Zefferino è uno psicologo acuto e sottilissimo che al lettino ha preferito il pennello – scrive Alessandra Redaelli - e il suo è un pennello da fuoriclasse. Capace di una pittura nitida, pulitissima, di una levigatezza vellutata in cui la verosimiglianza non è mai freddo iperrealismo, perché è una verosimiglianza calda, intrisa di emozione, coinvolgente come una presa di coscienza”.
10
marzo 2011
Francesco Zefferino – Psycho Pharmakon
Dal 10 marzo al 05 maggio 2011
arte contemporanea
Location
MARENA ROOMS GALLERY CONTEMPORARY ART
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Orario di apertura
dal giovedì al sabato ore 14:30 - 19:30
Vernissage
10 Marzo 2011, ore 18:00 - 22:00
Autore
Curatore