Sabato 4 dicembre alle ore 18.00 si inaugura negli spazi della galleria del Teatro Comunale di Lonigo con la presentazione di Manlio Onorato una mostra personale di Franco Beraldo. Nato a Meolo, in provincia di Venezia, nel 1944 e trasferitosi in giovane età a Mestre, dove tuttora risiede e lavora, Beraldo ha iniziato la sua attività artistica nel 1965, affermandosi e raggiungendo la notorietà con le sue calibrate composizioni sui temi del paesaggio e della natura morta, memori soprattutto della lezione di Giorgio Morandi e Bruno Saetti (ma anche della luminosità delle vedute lagunari di Virgilio Guidi) e, procedendo a ritroso, degli echi della grande tradizione italiana, “via via ispirandosi” come giustamente annota Dino Marangon “agli impalpabili biancori, alle superfici asciutte e levigate degli affreschi quattrocenteschi”, di cui spesso riprende la tecnica esecutiva. “Beraldo” scrive Marco Goldin a metà degli anni novanta“ha creato un suo universo che si origina da una realtà che è assoluta prima ancora di poterne avere le sembianze”. L'artista sembrerebbe aver raggiunto un equilibrio immutabile. “Eppure” scrive il già citato Marangon a distanza di un decennio circa“un simile modo di operare, un tale universo delimitato e sicuro, nel quale le punte problematiche, i rischi, le contraddizioni e i conflitti appaiono ormai come superati, ha, alla soglia del nuovo secolo, cominciato come ad essere intaccato, a venir in qualche modo messo in discussione”. È l'inizio di una nuova stagione creativa, quella attuale, caratterizzata da un più libero dispiegarsi delle forme e del colore, come se un soffio vitale animasse la sospensione metafisica delle opere precedenti; profili e campiture cromatiche ancora alludono alla natura ma in una dimensione onirica nella quale progressivamente i contorni sembrano obbedire a un ritmo e a una musicalità tutti interiori che della realtà fenomenica esprimono l'emozione suscitata e non la riconoscibile immagine. I confini tra figurazione ed astrazione si dissolvono; più esattamente perdono qualsiasi valore discriminante. La tavolozza si arricchisce di nuove tonalità, di timbri più accesi, di velature estenuate e di azzurri profondi, di rosa e rossi intensi e sonori. Nella mostra leonicena saranno anche esposti i recentissimi vetri, sculture policrome nelle quali la luminosità dei pigmenti è esaltata dalla trasparenza del materiale.