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Franco Bevilacqua – Lettere in forma di pittura
Per l’occasione Bevilacqua,che per molti anni ha militato come grafico e giornalista nelle file di Repubblica, esporrà 14 opere materiche di grande formato e di forte impatto emotivo, dando così pieno sfogo ad una passione, quella per la pittura e per l’arte in generale, che da sempre è stata parte integrante della sua spiccata personalità
Comunicato stampa
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Giovedì 14 dicembre 2006 Franco Bevilacqua aprirà le porte del suo nuovo spazio espositivo, un loft di oltre 100 mq nella splendida cornice di Ponte Milvio, in via Antonino di Giorgio 11. Per l’occasione Bevilacqua,che per molti anni ha militato come grafico e giornalista nelle file di Repubblica, esporrà 14 opere materiche di grande formato e di forte impatto emotivo, dando così pieno sfogo ad una passione, quella per la pittura e per l’arte in generale, che da sempre è stata parte integrante della sua spiccata personalità.
Come scrive Arturo Quintavalle, autore del catalogo che uscirà contestualmente alla mostra, “Quando si entra nel loft, direbbero gli americani, nello spazio a piano terra del palazzo, si ha come la sensazione di vedere forme, strutture, immagini che in qualche modo sono familiari. Franco Bevilacqua è lì accanto, aspetta che il mio viaggio da una parete all’altra, da un pezzo all’altro finisca, ma è un viaggio complesso, con percorsi trasversali, con ritorni, con soste davanti a singoli dipinti. Domando che cosa sia quel certo risultato, quel raggrumarsi scuro e duro; plastica bruciata mi risponde. Scopro inserti metallici, catrame, cartone ondulato, sabbia, ghiaia, e naturalmente colori che sono quelli, spiega Bevilacqua, che usano in officina, che usano i “pittori” come si dice al nord alludendo agli operai che sistemano pareti, mobili, e altro”. Nel testo in catalogo le autorevoli penne di Carlo Fabrizio Carli, Simonetta Milazzo e Gianpaolo Pansa, descrivono e commentano le opere di Bevilacqua, riannodando le fila dei molteplici rapporti che le legano all’informale di Burri, Fontana, Tàpies e Rauschenberg.
Spiega Bevilacqua: “comincio cercando frammenti, resti di lamiere, oggetti abbandonati nelle discariche e che pure hanno una capacità di stimolarmi, di suggerire un discorso ulteriore; dunque oggetti trovati, direbbe un dadaista, ma insieme questi sono punto di partenza per un discorso altro, perché questi oggetti non sono semplicemente estrapolati dal contesto ma diventano un frammento modificato, rielaborato dentro una composizione rigorosa”. E’ così che nascono le opere dell’artista: come in un processo alchemico gli oggetti inanimati prelevati dal quotidiano si trasformano, plasmata dalle mani dell’artista, in materia viva e vibrante ed acquisiscono, sulla tela, nuova forza espressiva e pregnanza simbolica.
Come scrive Arturo Quintavalle, autore del catalogo che uscirà contestualmente alla mostra, “Quando si entra nel loft, direbbero gli americani, nello spazio a piano terra del palazzo, si ha come la sensazione di vedere forme, strutture, immagini che in qualche modo sono familiari. Franco Bevilacqua è lì accanto, aspetta che il mio viaggio da una parete all’altra, da un pezzo all’altro finisca, ma è un viaggio complesso, con percorsi trasversali, con ritorni, con soste davanti a singoli dipinti. Domando che cosa sia quel certo risultato, quel raggrumarsi scuro e duro; plastica bruciata mi risponde. Scopro inserti metallici, catrame, cartone ondulato, sabbia, ghiaia, e naturalmente colori che sono quelli, spiega Bevilacqua, che usano in officina, che usano i “pittori” come si dice al nord alludendo agli operai che sistemano pareti, mobili, e altro”. Nel testo in catalogo le autorevoli penne di Carlo Fabrizio Carli, Simonetta Milazzo e Gianpaolo Pansa, descrivono e commentano le opere di Bevilacqua, riannodando le fila dei molteplici rapporti che le legano all’informale di Burri, Fontana, Tàpies e Rauschenberg.
Spiega Bevilacqua: “comincio cercando frammenti, resti di lamiere, oggetti abbandonati nelle discariche e che pure hanno una capacità di stimolarmi, di suggerire un discorso ulteriore; dunque oggetti trovati, direbbe un dadaista, ma insieme questi sono punto di partenza per un discorso altro, perché questi oggetti non sono semplicemente estrapolati dal contesto ma diventano un frammento modificato, rielaborato dentro una composizione rigorosa”. E’ così che nascono le opere dell’artista: come in un processo alchemico gli oggetti inanimati prelevati dal quotidiano si trasformano, plasmata dalle mani dell’artista, in materia viva e vibrante ed acquisiscono, sulla tela, nuova forza espressiva e pregnanza simbolica.
15
dicembre 2006
Franco Bevilacqua – Lettere in forma di pittura
Dal 15 al 17 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
LOFT LA CONVERSAZIONE
Roma, Via Antonino Di Giorgio, 11, (Roma)
Roma, Via Antonino Di Giorgio, 11, (Roma)
Orario di apertura
17-21
Ufficio stampa
GIORGIA CALO'
Autore