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Franco Bianchi – Il segno progettato
La mostra presenta gli elaborati pittorici di Franco Bianchi – architetto e artista – dove le arti della pittura e dell’architettura sono poste in intima relazione come un naturale incontro tra parti complementari
Comunicato stampa
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IL SEGNO PROGETTATO: OPERE DI FRANCO BIANCHI di ANGELA SANNA
I lavori recenti di Franco Bianchi approdano alla villa Comunale di Frosinone segnando un percorso artistico che conosce diversi lustri di attività e di ricerca pittorica. Franco Bianchi, architetto di professione, si misura con l'arte della pittura fin dalla giovinezza, trovando in essa l'attuarsi concreto di una passione quasi innata e lo stimolo, sempre desto, a sperimentare attraverso i segni. Il segno progettato, appunto, come suggerisce il titolo della mostra, costituisce una delle numerose definizioni potenziali di queste opere, anche se, in realtà, la ricchezza di suggestioni formali e di spunti tecnici travalica di gran lunga questa semplice interpretazione. La pulizia, l'assenza di sbavature nei lavori di Bianchi sono certo indici di un controllo esecutivo che tutto misura, ma vi è di fondo un groviglio di idee e un complesso di suggestioni che lo stesso segno riesce a stento a contenere. Forse è proprio questo il nodo dal quale si diramano i lavori dell'autore, fatti di contrasti e accostamenti che coinvolgono ogni elemento dell'opera, dal supporto ai segni, dai formati alle cornici, dalle campiture di colore alle forme, dai mezzi pittorici ai materiali applicati. Con l'assemblaggio di più tele di grande formato, e di per sé autonome, Bianchi realizza vasti polittici composti secondo una logica di continuità tra i vari pezzi: bande di colore, segni grafici, planimetrie ignote, figure aniconiche si ricompongono in una struttura che, obbedendo alla forma mentis dell'architetto, concede all'estro formale senza tuttavia sacrificare l'effettiva funzionalità e solidità del prodotto artistico. Negli stessi lavori, vice versa, la pittura permette all'artista di scardinare tale griglia, favorendo il dispiegarsi libero di una composizione emotiva più che mentale. Ecco allora il fraseggio dinamico e reiterato della matita, i geroglifici aleggianti sulla superficie, le tonalità, spesso decise e brillanti, contrapposte al bianco, che si fa luce nel confronto con gli acrilici o che diviene supporto neutrale per le misteriose planimetrie che affiorano, minuscole, in superficie. A guardarle, queste planimetrie - che connotano diverse opere di Bianchi - sono visioni di città percepite da un'altitudine nella quale incrociamo fasce di colore, forme brulicanti di segno e materia e frantumi brillanti. Una cifra stilistica che l'autore sembra invece tradire, o rispettare solo parzialmente, nei grandi tondi, dal sapore antico, dove il dato segnico si sottrae al controllo razionale inseguendo un fluire emotivo ed estetico, memore, sul piano tecnico, dell'espressionismo astratto e del dripping. L'elaborata cornice dorata e intagliata che le circoscrive, conferisce a queste opere una nota di preziosità che ritorna, con altra modalità, negli inserti dorati e nei piccoli elementi brillanti che cospargono, in diverse zone e diversa densità, i polittici o i singoli quadri. I tondi, così incorniciati, creano un riferimento colto al passato, facendoci riflettere nuovamente su come, nel modus operandi dell'autore, i contrasti e le contrapposizioni siano una fonte di ispirazione fondamentale, e possano far coesistere elementi distanti al di là di ogni sequenza logica e cronologica. Fonte di riflessione ed elaborazione è anche, per Bianchi, la sua sedimentata e ormai rarefatta acquisizione di immagini viste nelle opere di grandi maestri da lui stesso osservate in passato, da Mondrian a Kandinsky fino a Francis Bacon. E' presumibile che il suo propendere verso l'esperienza a-figurale - o 'astratta' - si sia nutrito delle geometrie e delle forme dell'astrattismo storico, elaborate non a caso da artisti ugualmente a contatto, seppure diversamente, con il mondo della progettazione - il Bauhaus, come è noto - da Kandinsky a Klee. Di qui, anche, il rigore compositivo, che l'artista raggiunge calcolando le distanze e la simmetria tra le forme, e l'equilibrio cromatico, tutt'altro che casuale nei contrapposti e contrappunti ricercati. Architetto e artista entrano in comunicazione, nelle opere di Franco Bianchi, come un naturale e raffinato incontro tra parti complementari.
I lavori recenti di Franco Bianchi approdano alla villa Comunale di Frosinone segnando un percorso artistico che conosce diversi lustri di attività e di ricerca pittorica. Franco Bianchi, architetto di professione, si misura con l'arte della pittura fin dalla giovinezza, trovando in essa l'attuarsi concreto di una passione quasi innata e lo stimolo, sempre desto, a sperimentare attraverso i segni. Il segno progettato, appunto, come suggerisce il titolo della mostra, costituisce una delle numerose definizioni potenziali di queste opere, anche se, in realtà, la ricchezza di suggestioni formali e di spunti tecnici travalica di gran lunga questa semplice interpretazione. La pulizia, l'assenza di sbavature nei lavori di Bianchi sono certo indici di un controllo esecutivo che tutto misura, ma vi è di fondo un groviglio di idee e un complesso di suggestioni che lo stesso segno riesce a stento a contenere. Forse è proprio questo il nodo dal quale si diramano i lavori dell'autore, fatti di contrasti e accostamenti che coinvolgono ogni elemento dell'opera, dal supporto ai segni, dai formati alle cornici, dalle campiture di colore alle forme, dai mezzi pittorici ai materiali applicati. Con l'assemblaggio di più tele di grande formato, e di per sé autonome, Bianchi realizza vasti polittici composti secondo una logica di continuità tra i vari pezzi: bande di colore, segni grafici, planimetrie ignote, figure aniconiche si ricompongono in una struttura che, obbedendo alla forma mentis dell'architetto, concede all'estro formale senza tuttavia sacrificare l'effettiva funzionalità e solidità del prodotto artistico. Negli stessi lavori, vice versa, la pittura permette all'artista di scardinare tale griglia, favorendo il dispiegarsi libero di una composizione emotiva più che mentale. Ecco allora il fraseggio dinamico e reiterato della matita, i geroglifici aleggianti sulla superficie, le tonalità, spesso decise e brillanti, contrapposte al bianco, che si fa luce nel confronto con gli acrilici o che diviene supporto neutrale per le misteriose planimetrie che affiorano, minuscole, in superficie. A guardarle, queste planimetrie - che connotano diverse opere di Bianchi - sono visioni di città percepite da un'altitudine nella quale incrociamo fasce di colore, forme brulicanti di segno e materia e frantumi brillanti. Una cifra stilistica che l'autore sembra invece tradire, o rispettare solo parzialmente, nei grandi tondi, dal sapore antico, dove il dato segnico si sottrae al controllo razionale inseguendo un fluire emotivo ed estetico, memore, sul piano tecnico, dell'espressionismo astratto e del dripping. L'elaborata cornice dorata e intagliata che le circoscrive, conferisce a queste opere una nota di preziosità che ritorna, con altra modalità, negli inserti dorati e nei piccoli elementi brillanti che cospargono, in diverse zone e diversa densità, i polittici o i singoli quadri. I tondi, così incorniciati, creano un riferimento colto al passato, facendoci riflettere nuovamente su come, nel modus operandi dell'autore, i contrasti e le contrapposizioni siano una fonte di ispirazione fondamentale, e possano far coesistere elementi distanti al di là di ogni sequenza logica e cronologica. Fonte di riflessione ed elaborazione è anche, per Bianchi, la sua sedimentata e ormai rarefatta acquisizione di immagini viste nelle opere di grandi maestri da lui stesso osservate in passato, da Mondrian a Kandinsky fino a Francis Bacon. E' presumibile che il suo propendere verso l'esperienza a-figurale - o 'astratta' - si sia nutrito delle geometrie e delle forme dell'astrattismo storico, elaborate non a caso da artisti ugualmente a contatto, seppure diversamente, con il mondo della progettazione - il Bauhaus, come è noto - da Kandinsky a Klee. Di qui, anche, il rigore compositivo, che l'artista raggiunge calcolando le distanze e la simmetria tra le forme, e l'equilibrio cromatico, tutt'altro che casuale nei contrapposti e contrappunti ricercati. Architetto e artista entrano in comunicazione, nelle opere di Franco Bianchi, come un naturale e raffinato incontro tra parti complementari.
05
maggio 2007
Franco Bianchi – Il segno progettato
Dal 05 al 15 maggio 2007
arte contemporanea
Location
VILLA COMUNALE
Frosinone, Via Marco Tullio Cicerone, 22, (Frosinone)
Frosinone, Via Marco Tullio Cicerone, 22, (Frosinone)
Orario di apertura
tutti i giorni 9.00-12.30 e 16.00-20
Vernissage
5 Maggio 2007, ore 18
Autore
Curatore