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Franco Corbisiero – Hyle. La materia di un nuovo realismo
L’artista lucano Franco Corbisiero sceglie Calvello, suo paese natio, per esporre le opere realizzate dal 2009 ad oggi, i cui soggetti privilegiati sono il paesaggio e il variegato universo femminile
Comunicato stampa
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Il Comune di Calvello, in collaborazione con In Arte Exhibit, presenta la mostra personale dell’artista lucano Franco Corbisiero, dal titolo “Hyle - La materia di un nuovo realismo”, che sarà inaugurata presso il Convento di Santa Maria de Plano di Calvello, sabato 22 ottobre alle ore 18.00. Al vernissage saranno presenti il Sindaco Mario Domenico Antonio Gallicchio, lo storico dell'arte Fiorella Fiore e lo stesso Corbisiero, ai cui interventi seguirà un momento musicale con il gruppo elettro-etno dei Babalù. L’esposizione rimarrà aperta fino al 30 novembre e sarà visitabile il venerdì, il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 19.00.
Franco Corbisiero sceglie il suo paese natio come “vetrina” ideale per esporre le sue ultime opere, realizzate dal 2009 ad oggi, i cui soggetti privilegiati sono il paesaggio (in modo particolare quello di Calvello) e il variegato universo femminile, raffigurato nelle più intime e liriche angolazioni. In questo nuovo ciclo pittorico Corbisiero, pur rivelando i sintomi di una costante evoluzione, conserva i tratti distintivi della sua maniera: l'uso preponderante della materia, la pratica del levare per creare diversi strati di colore, l'utilizzo della spatola. Da qui il titolo della mostra, che prende le mosse proprio dal concetto aristotelico di materia (in greco hyle), come ciò che permane immutato nel sostrato del divenire.
Corbisiero è nato a Calvello il 31 dicembre 1949, ma sin da bambino ha vissuto a Potenza. Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Potenza (a partire dal suo primo anno di fondazione), assieme a Gerardo Cosenza, Rita Olivieri, Angela Padula, Felice Lovisco, Achille De Gregorio e Anna Faraone, ed è stato allievo di Giuseppe Antonello Leone, uno dei più grandi artisti viventi. Negli ultimi anni ha iniziato un percorso artistico innovativo e originale, sperimentando nuovi modi di espressione, attraverso l’utilizzo di materiali particolari, che conferiscono alle sue opere una visione personale di tutto ciò che il mondo è stato ed è.
Il chiostro del Convento di Santa Maria de Plano, che ospiterà la mostra di Corbisiero, in virtù del suo notevole pregio artistico, è stato scelto dall’Amministrazione Comunale come spazio ideale per eventi di tipo culturale. È per questo motivo che il Sindaco Gallicchio ha deciso di destinare parte dei proventi ottenuti dall'estrazione del petrolio alla ristrutturazione dello storico edificio, che potrà costituire un ponte ideale tra il passato e il presente della comunità calvellese.
Hyle. La materia di un nuovo realismo
testo critico di Fiorella Fiore
Hyle è il termine che utilizza Aristotele per indicare ciò che permane come base immutabile del divenire delle cose, nell'inevitabile trascorrere del tempo; è ciò che i latini chiamavano materia, termine che poi abbiamo adottato anche noi, con lo stesso significato. Nell'opera di Franco Corbisiero proprio la materia, Hyle, resta una componente fondamentale della sua poetica, ne diviene in perno, e si lega ad un figurativismo che, pur astratto nei modi, non abbandona mai la poesie del reale, secondo la lezione imparata da uno dei più grandi artisti viventi, Giuseppe Antonello Leone, e da sua moglie Maria Padula. Corbisiero appartiene infatti alla prima tornata di allievi (che vede tra gli altri: Gerardo Cosenza, Rita Olivieri, Angela Padula, Felice Lovisco, Achille De Gregorio e Anna Faraone) che a Potenza, alla metà degli anni Sessanta, si formarono nel primo Istituto d'Arte, in una Basilicata investita da una rivoluzione culturale e antropologica, nel boom dello spopolamento dei centri rurali. Maria Padula, artista di matrice “leviana”, e i giovani della sua scuola, hanno plasmato la loro poetica sul racconto di un mondo che cambiava; hanno creato, così, un archivio, lirico e storico, di immagini, sapori, colori, appartenenti ad una cultura destinata inesorabilmente a scomparire.
Franco Corbisiero si è fatto testimone di questa lezione, trasformando, però, nel tempo, la sua poetica e commisurandola ad un'evoluzione continua che non si manifesta solo nella pratica tecnica, ma anche nel linguaggio artistico. Dal 2007 in poi, infatti, le sue opere hanno subito un lento ma progressivo cambiamento, restando ancorate, però, ad una dimensione lirica ed emotiva di grande impatto che mescola ai ricordi dell'infanzia, le esperienze di vita e i sogni vissuti, creando così un'atmosfera che si immerge in una sorta di "realismo magico". I paesaggi, protagonisti della prima produzione pittorica, ma che pure continuano a far parte del corpus artistico del pittore, descrivono una terra collocata più in un contesto emotivo, che non meramente geografico: riconosciamo negli scorci rappresentati i borghi lucani, incastonati tra le montagne dell'Appennino della nostra meravigliosa regione, Calvello in primis, ma non solo. Ad uno sguardo più attento, scopriamo che sono luoghi appartenenti al regno della memoria: lo rivelano i colori, in cui alle nuances terrose che caratterizzano i calcinacci delle case, si sostituiscono tonalità pastello che non descrivono, ma raccontano un sentimento di matrice proustiana legato alla nostalgia e all'affetto. Se questa è la componente più legata alla "lucanità", è nella figura che Corbisiero esprime il lato lirico e più propriamente intimistico che pervade la sua poetica. In primo luogo, la passione per l'universo musicale, nei disegni prima, e ora nelle grandi tele della produzione più recente. I primi, messi gli uni accanto agli altri, creano un universo di brulicanti musicanti che suonano, si muovono e catturano lo sguardo della spettatore, per intrappolarlo inesorabilmente nei ghirigori del ricciolo di una chitarra o nel fiato di un sassofonista, che si materializza nel guizzo dell'inchiostro di una Bic che tiene le linee legate l'una all'altra. Ebbene, questo pullulante mondo musicale si è trasformato negli ultimi anni in qualcosa di diverso. Al gruppo si è sostituito la figura in primo piano, colta nel momento in cui si realizza l'estro creativo, isolata dal contesto che la circonda, unita in un connubio indissolubile con il proprio strumento. Alla frenesia si è sostituita una calma pacata, solitaria, che riempie di poesia l'opera, e che è il segnale di un'indubbia maturità dell'artista, alla ricerca di una dimensione maggiormente intimista e meditativa. Ma, più di tutto, è alla donna che Corbisiero ha affidato negli anni il suo messaggio, creando ritratti di muse che ci conducono all'interno della trame del linguaggio dell'artista. Con i loro occhi grandi, predominanti su tutto, intensi e vivi, esse rappresentano le diverse sfaccettature del concetto stesso di femminilità, che diventa in un certo senso anche la rappresentazione dell'umanità intera.
Corbisiero è sicuramente un figurativo: ma il suo approccio alla pittura non appartiene al mero descrittivismo, ma è anzi vicino a quella sfera informale che, proprio negli anni della scuola potentina di Maria Padula, esplodeva nel mondo e in Italia. Questa vicinanza è poetica: Corbisiero infatti dà leggibilità a quella forma negata da artisti come Burri o Tàpies; ma poeticamente “informale” è l’approccio materico all’opera. Sebbene la tecnica, insieme al soggetto, si sia anch'essa evoluta negli anni, resta intatto il nucleo propulsivo dello scavare la materia (ancora una volta, Hyle) fino al comparire della forma voluta, in un processo che prende quasi spunto dal "levare" michelangiolesco.
Il pittore crea una superficie fortemente espressiva, attraverso la stratificazione di carta velina, colla, olio e acrilico, completata dalla stesura di bitume liquido, funzionale alla realizzazione di quegli effetti chiaroscurali che compongono il timbro terroso della sua tavolozza. Sostituisce le mani al pennello, e questo rende evidente il rapporto che egli instaura con i materiali, che pur mutando negli anni restano costanti nella loro molteplicità. Il suo è un procedimento lungo, laborioso, perfino stancante, che resta a metà tra il mero dipingere e lo scolpire. L’effetto finale è quello di una superficie vissuta, ricca di screpolature, nelle cui pieghe vanno lette le pagine di un racconto di vita, di un ricordo, quasi consumato dal tempo.
Franco Corbisiero sceglie il suo paese natio come “vetrina” ideale per esporre le sue ultime opere, realizzate dal 2009 ad oggi, i cui soggetti privilegiati sono il paesaggio (in modo particolare quello di Calvello) e il variegato universo femminile, raffigurato nelle più intime e liriche angolazioni. In questo nuovo ciclo pittorico Corbisiero, pur rivelando i sintomi di una costante evoluzione, conserva i tratti distintivi della sua maniera: l'uso preponderante della materia, la pratica del levare per creare diversi strati di colore, l'utilizzo della spatola. Da qui il titolo della mostra, che prende le mosse proprio dal concetto aristotelico di materia (in greco hyle), come ciò che permane immutato nel sostrato del divenire.
Corbisiero è nato a Calvello il 31 dicembre 1949, ma sin da bambino ha vissuto a Potenza. Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Potenza (a partire dal suo primo anno di fondazione), assieme a Gerardo Cosenza, Rita Olivieri, Angela Padula, Felice Lovisco, Achille De Gregorio e Anna Faraone, ed è stato allievo di Giuseppe Antonello Leone, uno dei più grandi artisti viventi. Negli ultimi anni ha iniziato un percorso artistico innovativo e originale, sperimentando nuovi modi di espressione, attraverso l’utilizzo di materiali particolari, che conferiscono alle sue opere una visione personale di tutto ciò che il mondo è stato ed è.
Il chiostro del Convento di Santa Maria de Plano, che ospiterà la mostra di Corbisiero, in virtù del suo notevole pregio artistico, è stato scelto dall’Amministrazione Comunale come spazio ideale per eventi di tipo culturale. È per questo motivo che il Sindaco Gallicchio ha deciso di destinare parte dei proventi ottenuti dall'estrazione del petrolio alla ristrutturazione dello storico edificio, che potrà costituire un ponte ideale tra il passato e il presente della comunità calvellese.
Hyle. La materia di un nuovo realismo
testo critico di Fiorella Fiore
Hyle è il termine che utilizza Aristotele per indicare ciò che permane come base immutabile del divenire delle cose, nell'inevitabile trascorrere del tempo; è ciò che i latini chiamavano materia, termine che poi abbiamo adottato anche noi, con lo stesso significato. Nell'opera di Franco Corbisiero proprio la materia, Hyle, resta una componente fondamentale della sua poetica, ne diviene in perno, e si lega ad un figurativismo che, pur astratto nei modi, non abbandona mai la poesie del reale, secondo la lezione imparata da uno dei più grandi artisti viventi, Giuseppe Antonello Leone, e da sua moglie Maria Padula. Corbisiero appartiene infatti alla prima tornata di allievi (che vede tra gli altri: Gerardo Cosenza, Rita Olivieri, Angela Padula, Felice Lovisco, Achille De Gregorio e Anna Faraone) che a Potenza, alla metà degli anni Sessanta, si formarono nel primo Istituto d'Arte, in una Basilicata investita da una rivoluzione culturale e antropologica, nel boom dello spopolamento dei centri rurali. Maria Padula, artista di matrice “leviana”, e i giovani della sua scuola, hanno plasmato la loro poetica sul racconto di un mondo che cambiava; hanno creato, così, un archivio, lirico e storico, di immagini, sapori, colori, appartenenti ad una cultura destinata inesorabilmente a scomparire.
Franco Corbisiero si è fatto testimone di questa lezione, trasformando, però, nel tempo, la sua poetica e commisurandola ad un'evoluzione continua che non si manifesta solo nella pratica tecnica, ma anche nel linguaggio artistico. Dal 2007 in poi, infatti, le sue opere hanno subito un lento ma progressivo cambiamento, restando ancorate, però, ad una dimensione lirica ed emotiva di grande impatto che mescola ai ricordi dell'infanzia, le esperienze di vita e i sogni vissuti, creando così un'atmosfera che si immerge in una sorta di "realismo magico". I paesaggi, protagonisti della prima produzione pittorica, ma che pure continuano a far parte del corpus artistico del pittore, descrivono una terra collocata più in un contesto emotivo, che non meramente geografico: riconosciamo negli scorci rappresentati i borghi lucani, incastonati tra le montagne dell'Appennino della nostra meravigliosa regione, Calvello in primis, ma non solo. Ad uno sguardo più attento, scopriamo che sono luoghi appartenenti al regno della memoria: lo rivelano i colori, in cui alle nuances terrose che caratterizzano i calcinacci delle case, si sostituiscono tonalità pastello che non descrivono, ma raccontano un sentimento di matrice proustiana legato alla nostalgia e all'affetto. Se questa è la componente più legata alla "lucanità", è nella figura che Corbisiero esprime il lato lirico e più propriamente intimistico che pervade la sua poetica. In primo luogo, la passione per l'universo musicale, nei disegni prima, e ora nelle grandi tele della produzione più recente. I primi, messi gli uni accanto agli altri, creano un universo di brulicanti musicanti che suonano, si muovono e catturano lo sguardo della spettatore, per intrappolarlo inesorabilmente nei ghirigori del ricciolo di una chitarra o nel fiato di un sassofonista, che si materializza nel guizzo dell'inchiostro di una Bic che tiene le linee legate l'una all'altra. Ebbene, questo pullulante mondo musicale si è trasformato negli ultimi anni in qualcosa di diverso. Al gruppo si è sostituito la figura in primo piano, colta nel momento in cui si realizza l'estro creativo, isolata dal contesto che la circonda, unita in un connubio indissolubile con il proprio strumento. Alla frenesia si è sostituita una calma pacata, solitaria, che riempie di poesia l'opera, e che è il segnale di un'indubbia maturità dell'artista, alla ricerca di una dimensione maggiormente intimista e meditativa. Ma, più di tutto, è alla donna che Corbisiero ha affidato negli anni il suo messaggio, creando ritratti di muse che ci conducono all'interno della trame del linguaggio dell'artista. Con i loro occhi grandi, predominanti su tutto, intensi e vivi, esse rappresentano le diverse sfaccettature del concetto stesso di femminilità, che diventa in un certo senso anche la rappresentazione dell'umanità intera.
Corbisiero è sicuramente un figurativo: ma il suo approccio alla pittura non appartiene al mero descrittivismo, ma è anzi vicino a quella sfera informale che, proprio negli anni della scuola potentina di Maria Padula, esplodeva nel mondo e in Italia. Questa vicinanza è poetica: Corbisiero infatti dà leggibilità a quella forma negata da artisti come Burri o Tàpies; ma poeticamente “informale” è l’approccio materico all’opera. Sebbene la tecnica, insieme al soggetto, si sia anch'essa evoluta negli anni, resta intatto il nucleo propulsivo dello scavare la materia (ancora una volta, Hyle) fino al comparire della forma voluta, in un processo che prende quasi spunto dal "levare" michelangiolesco.
Il pittore crea una superficie fortemente espressiva, attraverso la stratificazione di carta velina, colla, olio e acrilico, completata dalla stesura di bitume liquido, funzionale alla realizzazione di quegli effetti chiaroscurali che compongono il timbro terroso della sua tavolozza. Sostituisce le mani al pennello, e questo rende evidente il rapporto che egli instaura con i materiali, che pur mutando negli anni restano costanti nella loro molteplicità. Il suo è un procedimento lungo, laborioso, perfino stancante, che resta a metà tra il mero dipingere e lo scolpire. L’effetto finale è quello di una superficie vissuta, ricca di screpolature, nelle cui pieghe vanno lette le pagine di un racconto di vita, di un ricordo, quasi consumato dal tempo.
22
ottobre 2011
Franco Corbisiero – Hyle. La materia di un nuovo realismo
Dal 22 ottobre al 30 novembre 2011
arte contemporanea
Location
CONVENTO DI SANTA MARIA DE PLANO
Calvello, - , (Potenza)
Calvello, - , (Potenza)
Orario di apertura
venerdì, sabato e domenica dalle ore 16.00 alle 19.00 e su appuntamento al numero 327 3187162
Vernissage
22 Ottobre 2011, ore 18
Autore
Curatore