Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Franco Crocco – Avanzi di Galera
L’artista Franco Crocco presenta al MACRO di Roma un progetto che ha visto coinvolte le detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (Roma). Il workshop sarà aperto a chiunque voglia condividere storie di vita.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"La speranza ci obbliga a vivere" Cit. allieva Casa Circondariale femminile di Rebibbia
L’affermazione Avanzi di galera è provocatoria, perché si afferma uno status che vuole essere percepito e letto in maniera positiva, quindi la sua rivalutazione.
Cosa rimane dell’identità umana in queste tre parole?
Difficile a dirlo quando la concezione stessa dell’umanità svanisce, dove l’identità di donna, perché si parla di detenute, viene mortificata nel momento stesso che oltrepassa il cancello. Si crea una linea toccabile, al di là, l’oltraggio, l’innocenza violata, la rabbia, la paura e la negazione di tutto.
Leggere fra le righe: ovvero la libertà della vita quotidiana e di tutto quello che buttiamo in ogni momento, abbandonato e denigrato, “Cosa ce ne facciamo di una come te?”, come un pacchetto di sigarette si accartoccia e si getta.
Entrare in carcere, significa non giudicare ed ascoltare, ascoltare le vite e gli sbagli che hanno portato a questo: una vita spezzata. Sbagli consapevole, altri meno, ma … chi … non ha mai sbagliato? Da qui parte l’accettazione e la consapevolezza dei propri errori. Solo in questo modo si può andare avanti. Si innescano poi emozioni e sensazioni, gioie e paure, la libertà mentale che fa crescere e che porta all’educazione, come la curiosità di approcciarsi a una materia creativa: l’arte. Ritengo che l’arte sia vita e che in qualche modo salvi da un mondo ostile, come “la speranza che ti obbliga a vivere”.
Si impara che la libertà non è fisica ma mentale. Un punto fondamentale, ignorato da chi vive al di fuori di un penitenziario. Dove tutto è scontato, dove tutto è dovuto. Dove le piccole cose, vengono occultate perché non servono.
Vedere il mondo da dietro le sbarre è tutta un’altra cosa, è chiedere se fuori piove. È pensare alla vita caotica che scorre e molte volte, è sentirsi morti dentro. Non solo, si crea un blocco fisico che si trasforma in una sorta di incubo. I problemi non finiscono una volta entrati: quelli famigliari, il loro dolore, l’assenza dei propri cari e degli amici. Il carcere non incide solo la vita e la mente della singola persona ma di tutte quelle legate ad essa.
Un tiro di sigaretta ti regala l’aria e lo sfogo, ma come fumo, svanisce al di là delle sbarre di una finestra.
Volti, sguardi che si perdono … alcuni sinceri, altri un po' meno. Siamo tutti innocenti, forse è vero e forse no. Sta di fatto, che ciò che colora il grigio è il tempo scandito dal colore dei capelli e dei volti. Bianchi, neri, rossi, castani, come le righe che segnano la pelle. Solchi che non andranno mai via, perché rappresentano le cicatrici del passato e degli errori.
L’ipnosi di una sigaretta spenta e di lacrime che non scenderanno.
Avanzi di galera è provocatorio e nello stesso educativo, avanzi come i tanti pacchetti di sigarette usati e gettati, un binomio molto importante. Una seconda possibilità per chi sbaglia, possibilità, quindi d’affermazione del sé e della propria dignità. Studiare e apprendere regalano l’input nel dire “non sono uno scarto”. Aprendo allo stesso modo, la visuale della concezione della vita. Non tutti posso permettersi di intraprendere gli studi, a maggior ragione guardare e ascoltare l’arte. Circostanze esterne, che bloccano i sogni e portano agli sbagli.
La detenzione dovrebbe diventare un riscatto al passato, rimane invece uno status sociale discriminatorio. Si vive di emarginazione … una emarginazione sciocca … Meglio i veri difetti che le false qualità.
In alcuni casi si riesce a trovare uno scopo, una passione che si evolve all’interno dei corridori. Questo perché? Perché vivendo in solitudine, bisogna fare i conti con sé stessi, e ci sono due possibilità: vivere e creare o morire.
Nasce un progetto di creazione e insegnamento, dove lo stesso insegnante apprende l’inaspettato. Le allieve si approcciano all’arte con occhi curiosi, dando libero sfogo al loro pensiero, attraverso il colore dipingono (incidono) la loro voglia di vivere. Attraverso questo processo di apprendimento della manualità del colore si conoscono e si raccontano vite … Queste vite riempiono spazi vuoti. Le allieve possiedono occhi sorpresi e apprendono quello che noi dimentichiamo e non riusciamo a leggere. Si parla di Guernica, con un linguaggio semplice, ma denso di significato. Un dipinto è qualcosa che va oltre una semplice fotografia e supera i social, perché il quadro comunica, non solo attraverso l’estetica ma anche attraverso pensiero e idea, in pochi riescono ad ascoltarlo. Si può percepire lo stupore di apprendere e imparare, il sentirsi a casa perché finalmente protagoniste, in un mondo che le ha rinnegate. È una libertà intima che passa attraverso carta e cartone destinate al macero. Un potenziale molto alto, che la società impregnata di pregiudizi e manovrata nel pensiero, nega.
Rivalutare e confrontarsi, con altri aspetti del sociale … è un binario parallelo con l’arte. Confrontarsi per affrontarsi e scoprire gli inganni, affermare che nessuno è escluso nel commettere errori. Non spetta a noi giudicare la vita degli altri. Non possiamo capire a pieno il perché di alcune scelte, fino a quando non siamo noi i protagonisti.
Arte significa studio e insegnamento, dare e ricevere.
Arte significa aprire la mente, significa oltrepassare lo status sociale.
Un pensiero "interno" che scava dentro le carcerate o comunque dentro le persone prigioniere, dei rimorsi, o dello Stato, dei giudici o dell'etica di rispetto. (Cit.di chi vive al di fuori “Rita Pinna”)
Dott.ssa Marica Petti
Dal 1 al 4 ottobre 2019, l’artista Franco Crocco presenta al MACRO di Roma un progetto che ha visto coinvolte le detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (Roma). Il workshop sarà aperto a chiunque voglia condividere storie di vita.
“Il titolo prende spunto da una definizione utilizzata in maniera estremamente negativa per qualificare un determinato status sociale, persone dal passato difficile che in qualche modo sono ancora ai margini della società e per le quali la vita in generale viene ancora vissuta al limite della legalità. L’idea è quindi quella di ribaltare l’attributo negativo del termine e di fare in modo che queste persone vivano la detenzione come un’occasione di riscatto per il reinserimento nella cosiddetta società civile. Lo spunto è nato dal fatto che alle ragazze in cella (e quindi anche nei corridoi della scuola) è consentito fumare. In questa condizione di restrizione il fumo diventa inevitabilmente una valvola di sfogo che si ripercuote anche nella didattica e l’artista, che ha lavorato gli ultimi anni nella Sede Associata di Rebibbia del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma, e che da svariati anni utilizza materiali di riciclo per i suoi accumuli materici, ha invitato le allieve a conservare centinaia di pacchetti di sigarette vuoti, avanzati dopo una ennesima giornata di detenzione e destinati alla discarica.”
Il Progetto si è sviluppato in due fasi:
• La prima, terminata nello scorso mese di maggio, ha visto le allieve della Casa Circondariale decorare una grande quantità di pacchetti di sigarette vuoti con disegni, frasi e pensieri in piena libertà, nella loro lingua originale. Molte frasi hanno un evidente riferimento alla loro condizione di “ristrette”, e alle proprie storie personali. Questi pacchetti sono diventati così materia preziosa, segni di una intrinseca umanità che questi oggetti raccontano.
• La seconda si svolgerà presso la sede del MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, dal 1 al 4 ottobre 2019.
I pacchetti di sigarette decorati verranno assemblati su un grande pannello e qui verrà creata l’opera, della misura di cm 150 x 150. Si lasceranno soprattutto in evidenza le parole e le frasi scritte dalle ragazze, creando così un’opera materica e quasi tridimensionale dove il vissuto delle detenute di Rebibbia si fonderà in un messaggio di recupero ecosostenibile ma anche in un importante momento di riflessione sulla condizione carceraria.
L’artista sarò affiancato da alcune allieve ex detenute, ma chiunque potrà diventare parte attiva del workshop.
Perseguendo gli obiettivi che da oltre un anno il Macro si propone con il Progetto denominato “Macro Asilo”, si creerà infatti una sorta di spazio aperto dove i visitatori potranno decorare anch’essi altri pacchetti di sigarette, che verranno aggiunti all’opera, e in questo modo le storie delle detenute allieve si fonderanno con quelle della gente cosiddetta normale, in una ideale simbiosi tra il dentro e il fuori, senza nessuna distinzione e con l’idea che non esiste nessuna differenza, che tutte le donne sono uguali, indipendentemente dalle proprie storie e di quello che la vita ha riservato loro. Tutte le fasi del progetto verranno filmate per la realizzazione di un docu-video.
Info:
Workshop a cura di Franco Crocco
Con il contributo delle Allieve ed ex Allieve della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia – Sede Associata del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma
MACRO ASILO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma dal 1 al 4 ottobre 2019
Via Reggio Emilia 54
Ingresso Libero – orari: 1 ottobre ore 14.00 – 18.00 / 2 – 4 ottobre ore 10.00 – 18.00
Info: 347 8536399
L’affermazione Avanzi di galera è provocatoria, perché si afferma uno status che vuole essere percepito e letto in maniera positiva, quindi la sua rivalutazione.
Cosa rimane dell’identità umana in queste tre parole?
Difficile a dirlo quando la concezione stessa dell’umanità svanisce, dove l’identità di donna, perché si parla di detenute, viene mortificata nel momento stesso che oltrepassa il cancello. Si crea una linea toccabile, al di là, l’oltraggio, l’innocenza violata, la rabbia, la paura e la negazione di tutto.
Leggere fra le righe: ovvero la libertà della vita quotidiana e di tutto quello che buttiamo in ogni momento, abbandonato e denigrato, “Cosa ce ne facciamo di una come te?”, come un pacchetto di sigarette si accartoccia e si getta.
Entrare in carcere, significa non giudicare ed ascoltare, ascoltare le vite e gli sbagli che hanno portato a questo: una vita spezzata. Sbagli consapevole, altri meno, ma … chi … non ha mai sbagliato? Da qui parte l’accettazione e la consapevolezza dei propri errori. Solo in questo modo si può andare avanti. Si innescano poi emozioni e sensazioni, gioie e paure, la libertà mentale che fa crescere e che porta all’educazione, come la curiosità di approcciarsi a una materia creativa: l’arte. Ritengo che l’arte sia vita e che in qualche modo salvi da un mondo ostile, come “la speranza che ti obbliga a vivere”.
Si impara che la libertà non è fisica ma mentale. Un punto fondamentale, ignorato da chi vive al di fuori di un penitenziario. Dove tutto è scontato, dove tutto è dovuto. Dove le piccole cose, vengono occultate perché non servono.
Vedere il mondo da dietro le sbarre è tutta un’altra cosa, è chiedere se fuori piove. È pensare alla vita caotica che scorre e molte volte, è sentirsi morti dentro. Non solo, si crea un blocco fisico che si trasforma in una sorta di incubo. I problemi non finiscono una volta entrati: quelli famigliari, il loro dolore, l’assenza dei propri cari e degli amici. Il carcere non incide solo la vita e la mente della singola persona ma di tutte quelle legate ad essa.
Un tiro di sigaretta ti regala l’aria e lo sfogo, ma come fumo, svanisce al di là delle sbarre di una finestra.
Volti, sguardi che si perdono … alcuni sinceri, altri un po' meno. Siamo tutti innocenti, forse è vero e forse no. Sta di fatto, che ciò che colora il grigio è il tempo scandito dal colore dei capelli e dei volti. Bianchi, neri, rossi, castani, come le righe che segnano la pelle. Solchi che non andranno mai via, perché rappresentano le cicatrici del passato e degli errori.
L’ipnosi di una sigaretta spenta e di lacrime che non scenderanno.
Avanzi di galera è provocatorio e nello stesso educativo, avanzi come i tanti pacchetti di sigarette usati e gettati, un binomio molto importante. Una seconda possibilità per chi sbaglia, possibilità, quindi d’affermazione del sé e della propria dignità. Studiare e apprendere regalano l’input nel dire “non sono uno scarto”. Aprendo allo stesso modo, la visuale della concezione della vita. Non tutti posso permettersi di intraprendere gli studi, a maggior ragione guardare e ascoltare l’arte. Circostanze esterne, che bloccano i sogni e portano agli sbagli.
La detenzione dovrebbe diventare un riscatto al passato, rimane invece uno status sociale discriminatorio. Si vive di emarginazione … una emarginazione sciocca … Meglio i veri difetti che le false qualità.
In alcuni casi si riesce a trovare uno scopo, una passione che si evolve all’interno dei corridori. Questo perché? Perché vivendo in solitudine, bisogna fare i conti con sé stessi, e ci sono due possibilità: vivere e creare o morire.
Nasce un progetto di creazione e insegnamento, dove lo stesso insegnante apprende l’inaspettato. Le allieve si approcciano all’arte con occhi curiosi, dando libero sfogo al loro pensiero, attraverso il colore dipingono (incidono) la loro voglia di vivere. Attraverso questo processo di apprendimento della manualità del colore si conoscono e si raccontano vite … Queste vite riempiono spazi vuoti. Le allieve possiedono occhi sorpresi e apprendono quello che noi dimentichiamo e non riusciamo a leggere. Si parla di Guernica, con un linguaggio semplice, ma denso di significato. Un dipinto è qualcosa che va oltre una semplice fotografia e supera i social, perché il quadro comunica, non solo attraverso l’estetica ma anche attraverso pensiero e idea, in pochi riescono ad ascoltarlo. Si può percepire lo stupore di apprendere e imparare, il sentirsi a casa perché finalmente protagoniste, in un mondo che le ha rinnegate. È una libertà intima che passa attraverso carta e cartone destinate al macero. Un potenziale molto alto, che la società impregnata di pregiudizi e manovrata nel pensiero, nega.
Rivalutare e confrontarsi, con altri aspetti del sociale … è un binario parallelo con l’arte. Confrontarsi per affrontarsi e scoprire gli inganni, affermare che nessuno è escluso nel commettere errori. Non spetta a noi giudicare la vita degli altri. Non possiamo capire a pieno il perché di alcune scelte, fino a quando non siamo noi i protagonisti.
Arte significa studio e insegnamento, dare e ricevere.
Arte significa aprire la mente, significa oltrepassare lo status sociale.
Un pensiero "interno" che scava dentro le carcerate o comunque dentro le persone prigioniere, dei rimorsi, o dello Stato, dei giudici o dell'etica di rispetto. (Cit.di chi vive al di fuori “Rita Pinna”)
Dott.ssa Marica Petti
Dal 1 al 4 ottobre 2019, l’artista Franco Crocco presenta al MACRO di Roma un progetto che ha visto coinvolte le detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (Roma). Il workshop sarà aperto a chiunque voglia condividere storie di vita.
“Il titolo prende spunto da una definizione utilizzata in maniera estremamente negativa per qualificare un determinato status sociale, persone dal passato difficile che in qualche modo sono ancora ai margini della società e per le quali la vita in generale viene ancora vissuta al limite della legalità. L’idea è quindi quella di ribaltare l’attributo negativo del termine e di fare in modo che queste persone vivano la detenzione come un’occasione di riscatto per il reinserimento nella cosiddetta società civile. Lo spunto è nato dal fatto che alle ragazze in cella (e quindi anche nei corridoi della scuola) è consentito fumare. In questa condizione di restrizione il fumo diventa inevitabilmente una valvola di sfogo che si ripercuote anche nella didattica e l’artista, che ha lavorato gli ultimi anni nella Sede Associata di Rebibbia del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma, e che da svariati anni utilizza materiali di riciclo per i suoi accumuli materici, ha invitato le allieve a conservare centinaia di pacchetti di sigarette vuoti, avanzati dopo una ennesima giornata di detenzione e destinati alla discarica.”
Il Progetto si è sviluppato in due fasi:
• La prima, terminata nello scorso mese di maggio, ha visto le allieve della Casa Circondariale decorare una grande quantità di pacchetti di sigarette vuoti con disegni, frasi e pensieri in piena libertà, nella loro lingua originale. Molte frasi hanno un evidente riferimento alla loro condizione di “ristrette”, e alle proprie storie personali. Questi pacchetti sono diventati così materia preziosa, segni di una intrinseca umanità che questi oggetti raccontano.
• La seconda si svolgerà presso la sede del MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, dal 1 al 4 ottobre 2019.
I pacchetti di sigarette decorati verranno assemblati su un grande pannello e qui verrà creata l’opera, della misura di cm 150 x 150. Si lasceranno soprattutto in evidenza le parole e le frasi scritte dalle ragazze, creando così un’opera materica e quasi tridimensionale dove il vissuto delle detenute di Rebibbia si fonderà in un messaggio di recupero ecosostenibile ma anche in un importante momento di riflessione sulla condizione carceraria.
L’artista sarò affiancato da alcune allieve ex detenute, ma chiunque potrà diventare parte attiva del workshop.
Perseguendo gli obiettivi che da oltre un anno il Macro si propone con il Progetto denominato “Macro Asilo”, si creerà infatti una sorta di spazio aperto dove i visitatori potranno decorare anch’essi altri pacchetti di sigarette, che verranno aggiunti all’opera, e in questo modo le storie delle detenute allieve si fonderanno con quelle della gente cosiddetta normale, in una ideale simbiosi tra il dentro e il fuori, senza nessuna distinzione e con l’idea che non esiste nessuna differenza, che tutte le donne sono uguali, indipendentemente dalle proprie storie e di quello che la vita ha riservato loro. Tutte le fasi del progetto verranno filmate per la realizzazione di un docu-video.
Info:
Workshop a cura di Franco Crocco
Con il contributo delle Allieve ed ex Allieve della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia – Sede Associata del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma
MACRO ASILO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma dal 1 al 4 ottobre 2019
Via Reggio Emilia 54
Ingresso Libero – orari: 1 ottobre ore 14.00 – 18.00 / 2 – 4 ottobre ore 10.00 – 18.00
Info: 347 8536399
01
ottobre 2019
Franco Crocco – Avanzi di Galera
Dal primo al 04 ottobre 2019
altro
Location
MACRO – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA
Roma, Via Nizza, 138, (Roma)
Roma, Via Nizza, 138, (Roma)
Orario di apertura
14:00 - 18:00
Vernissage
1 Ottobre 2019, ore 14:00
Sito web
Autore
Autore testo critico
Patrocini