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Franco Dugo – I Due Grandi Fiumi
Due percorsi tra incisione e pittura:
mostra antologica dell’opera incisoria
tra acquaforte e puntasecca e
interpretazione pittorica
”I Due Grandi Fiumi” l’Isonzo e il Po.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Per la prima volta, uno dei maggiori artisti italiani contemporanei si presenta in terra cremonese con una sua mostra antologica che, per ricchezza di significati e preziosità di immagini, non mancherà di attrarre un pubblico numeroso ed entusiasta: FRANCO DUGO, incisore, pittore e scultore, sarà infatti presente nei suggestivi spazi dell’Atelier DondolandoArte a Martignana di Po, in provincia di Cremona, con una importante mostra di incisione e pittura. Qui, nella articolata spazialità di una vecchia cascina artisticamente ristrutturata, vivranno le sue splendide incisioni e saranno presentati al pubblico i suoi nuovi lavori ad olio che saranno accompagnati da un florilegio della sua produzione precedente appositamente scelta.
I percorsi di Dugo fra pittura ed incisione saranno modulati intorno a due dei suoi temi prediletti: il paesaggio ed il ritratto, mentre gli inediti saranno interamente consacrati ad un tema nuovo ed antico insieme: il confronto tra le acque e le terre del Po e quelle dell’Isonzo, i due fiumi che segnano un legame ideale tra l’artista goriziano e la terra padana di cui è ospite.
L’inaugurazione del 4 settembre vedrà sia la presenza dell’artista che quella del critico d’arte cremonese Tiziana Cordani, la quale traccerà un profilo che illustri i momenti salienti sia dell’attività incisoria e pittorica dell’autore sia dei contenuti della mostra.
Pur essendo nato in territorio ora sloveno, Franco Dugo è sempre vissuto a Gorizia, città nella quale confluiscono elementi di antiche e diverse civiltà, che hanno significativamente inciso sulla formulazione di una poetica che si è andata precisando nel tempo, allorché le naturali inclinazioni per il disegno e la pittura hanno trovato spazio in una esistenza sino ad allora alimentata da altre necessità e impegni: la prima mostra personale dell’artista infatti è del 1972, ma sarà seguita da innumerevoli altre, sia di incisione che di pittura.
Considerato universalmente uno dei maggiori incisori italiani, Dugo è stato docente di incisione sia all’Accademia di Belle Arti di Venezia che in quella di Firenze: in mostra a Martignana figureranno, quindi, alcuni dei suoi lavori più noti e carichi di pathos, tra i quali spiccano i ritratti della serie dei “Boxeurs”, i cui volti, sospesi tra innocenza e brutalità, commuovono e un poco sconvolgono, mostrando una sostanziale purezza al di là della belluinità ferina dei tratti sconvolti, delle membra snodate, mentre lo sguardo inchioda l’attenzione emergendo, perduto e interrogativo, dal fondo oscuro degli occhi, spersi nei volti deformati..
La natura poi troverà la sua perfetta esaltazione, come segno di bellezza e di verità arcana, con i monumentali verticalismi dei fogli dei “Cipressi”, segnacoli di una storia che attraverso il tempo impone le giuste prospettive e le reali dimensioni ad una umanità che appare in cerca di assoluzione e di risoluzioni esistenziali.
Una sala sarà interamente dedicata alla pittura ed in essa risplenderà la forza dei colori che Dugo sa far lievitare nello spazio dei suoi grandi quadri: il ciclo, creato negli ultimi due anni e già felicemente esposto, di “Prima del bosco” e i nuovi dipinti dedicati ai due grandi fiumi della terra padana: il PO e l’Isonzo troveranno a Martignana una degna cornice.
“Prima del bosco” squaderna pagine cromatiche che, con un andamento simile a quello di una sequenzialità cinematografica, scena dopo scena, mostrano il dipanarsi di una relazione dinamica tra l’uomo e la natura. Il lento avvicinarsi del protagonista umano, la sua proporzionalità rispetto alle masse arboree sembrano voler significare l’intrecciarsi di un dialogo che mostra, degli elementi naturali, la preponderanza su quelli umani, la cui portanza di civiltà assume una misura minoritaria rispetto al magico universo naturale.
L’atteggiamento dell’artista, all’interno di una rapporto ideale tra uomo e natura, rimanda anche a precise ragioni culturali che si rinvengono sia nella produzione filosofico-letteraria degli autori venetogiuliani e friulani, per non dire di quelli marcatamente mitteleuropei tra l’alto Adriatico e le terre di confine, sia negli esiti di una cultura anglofona relativa alle tesi romantiche, nelle quali la natura è specchio dell’animo umano e ne riflette i tormenti e le speranze.
Ancorché in divenire, dunque, il rapporto che intercorre tra il personaggio, in cui si può supporre una identificazione dell’autore, e la vegetazione verso la quale muove, appare squisitamente dialettico e non solo fenomenologico, piuttosto esso sembra avviare ad una catarsi ancora da definire.
Nelle grandi tele delle ultime realizzazioni, Dugo approccia ben due novità,una tematica ed una inerente il linguaggio artistico: egli ha abbandonato, infatti, il prediletto uso del pennello e lavora di spatola, lasciando che sia la materia, plasticamente lievitante, a dettare i termini delle armonie spaziali e a raccogliere fremiti e fermenti da incanalare entro la fluidità del gesto, dosato, tuttavia, con la stessa sapienza che ha sorvegliato, per tanti anni, anche il più piccolo segno di sgorbia, anche la più minuta incisione che ha solcato le matrici delle sue incisioni.
Ora, come se il dilagare delle acque volesse un suo linguaggio esclusivo, Franco Dugo apre la mente non meno che l’occhio a orizzonti vasti, a luoghi variegati di cromie, a spazi correlati gli uni con gli altri, affinché la difformità delle terre esalti la loro sostanziale diversità ed insieme la peculiare somiglianza: quell’essere impasto di cieli, di acqua e di terra, quelle corone di alberi e quei tempi lenti e forti, intrisi di silenzi, quella selvatichezza solitaria e quegli umori di fatica che hanno fatto crescere popoli così simili nell’affrontare la vita e la coscienza del quotidiano.
Dilagano, sotto i cieli corrucciati di Dugo, le acque quiete del PO e si increspano, sotto le nuvole di monte, le creste assolate e solitarie delle colline intorno all’Isonzo, in entrambi gli uomini stanno come sassi levigati dalle onde e le civiltà sorgono e si assommano, per disfarsi lentamente sotto la canicola rovente delle estati e i geli degli inverni: metafore della vita, i Fiumi Po ed Isonzo portano, nella mostra di DondolandoArte, la certezza che l’arte di Franco Dugo sia la più adatta a narrare di uomini e di cose, essendo la sublimità del quotidiano, artisticamente offerto, la reale grandezza della piccolezza umana.
Tiziana Cordani
Appuntamenti speciali con l'Artista:
11 Settembre Cena "Le Terre Complesse" e performance musicale dell'"Happenista di Strada" Fabio Zoratti
18 Settembre Percorso Degustazione e appuntamento con la letteratura, proposte enogastronomiche del Collio Goriziano,
Collio Sloveno e Carso-Kras ed excursus letterario a cura di Pierluigi Pintar sui personaggi che hanno caratterizzato e caratterizzano il territorio
I percorsi di Dugo fra pittura ed incisione saranno modulati intorno a due dei suoi temi prediletti: il paesaggio ed il ritratto, mentre gli inediti saranno interamente consacrati ad un tema nuovo ed antico insieme: il confronto tra le acque e le terre del Po e quelle dell’Isonzo, i due fiumi che segnano un legame ideale tra l’artista goriziano e la terra padana di cui è ospite.
L’inaugurazione del 4 settembre vedrà sia la presenza dell’artista che quella del critico d’arte cremonese Tiziana Cordani, la quale traccerà un profilo che illustri i momenti salienti sia dell’attività incisoria e pittorica dell’autore sia dei contenuti della mostra.
Pur essendo nato in territorio ora sloveno, Franco Dugo è sempre vissuto a Gorizia, città nella quale confluiscono elementi di antiche e diverse civiltà, che hanno significativamente inciso sulla formulazione di una poetica che si è andata precisando nel tempo, allorché le naturali inclinazioni per il disegno e la pittura hanno trovato spazio in una esistenza sino ad allora alimentata da altre necessità e impegni: la prima mostra personale dell’artista infatti è del 1972, ma sarà seguita da innumerevoli altre, sia di incisione che di pittura.
Considerato universalmente uno dei maggiori incisori italiani, Dugo è stato docente di incisione sia all’Accademia di Belle Arti di Venezia che in quella di Firenze: in mostra a Martignana figureranno, quindi, alcuni dei suoi lavori più noti e carichi di pathos, tra i quali spiccano i ritratti della serie dei “Boxeurs”, i cui volti, sospesi tra innocenza e brutalità, commuovono e un poco sconvolgono, mostrando una sostanziale purezza al di là della belluinità ferina dei tratti sconvolti, delle membra snodate, mentre lo sguardo inchioda l’attenzione emergendo, perduto e interrogativo, dal fondo oscuro degli occhi, spersi nei volti deformati..
La natura poi troverà la sua perfetta esaltazione, come segno di bellezza e di verità arcana, con i monumentali verticalismi dei fogli dei “Cipressi”, segnacoli di una storia che attraverso il tempo impone le giuste prospettive e le reali dimensioni ad una umanità che appare in cerca di assoluzione e di risoluzioni esistenziali.
Una sala sarà interamente dedicata alla pittura ed in essa risplenderà la forza dei colori che Dugo sa far lievitare nello spazio dei suoi grandi quadri: il ciclo, creato negli ultimi due anni e già felicemente esposto, di “Prima del bosco” e i nuovi dipinti dedicati ai due grandi fiumi della terra padana: il PO e l’Isonzo troveranno a Martignana una degna cornice.
“Prima del bosco” squaderna pagine cromatiche che, con un andamento simile a quello di una sequenzialità cinematografica, scena dopo scena, mostrano il dipanarsi di una relazione dinamica tra l’uomo e la natura. Il lento avvicinarsi del protagonista umano, la sua proporzionalità rispetto alle masse arboree sembrano voler significare l’intrecciarsi di un dialogo che mostra, degli elementi naturali, la preponderanza su quelli umani, la cui portanza di civiltà assume una misura minoritaria rispetto al magico universo naturale.
L’atteggiamento dell’artista, all’interno di una rapporto ideale tra uomo e natura, rimanda anche a precise ragioni culturali che si rinvengono sia nella produzione filosofico-letteraria degli autori venetogiuliani e friulani, per non dire di quelli marcatamente mitteleuropei tra l’alto Adriatico e le terre di confine, sia negli esiti di una cultura anglofona relativa alle tesi romantiche, nelle quali la natura è specchio dell’animo umano e ne riflette i tormenti e le speranze.
Ancorché in divenire, dunque, il rapporto che intercorre tra il personaggio, in cui si può supporre una identificazione dell’autore, e la vegetazione verso la quale muove, appare squisitamente dialettico e non solo fenomenologico, piuttosto esso sembra avviare ad una catarsi ancora da definire.
Nelle grandi tele delle ultime realizzazioni, Dugo approccia ben due novità,una tematica ed una inerente il linguaggio artistico: egli ha abbandonato, infatti, il prediletto uso del pennello e lavora di spatola, lasciando che sia la materia, plasticamente lievitante, a dettare i termini delle armonie spaziali e a raccogliere fremiti e fermenti da incanalare entro la fluidità del gesto, dosato, tuttavia, con la stessa sapienza che ha sorvegliato, per tanti anni, anche il più piccolo segno di sgorbia, anche la più minuta incisione che ha solcato le matrici delle sue incisioni.
Ora, come se il dilagare delle acque volesse un suo linguaggio esclusivo, Franco Dugo apre la mente non meno che l’occhio a orizzonti vasti, a luoghi variegati di cromie, a spazi correlati gli uni con gli altri, affinché la difformità delle terre esalti la loro sostanziale diversità ed insieme la peculiare somiglianza: quell’essere impasto di cieli, di acqua e di terra, quelle corone di alberi e quei tempi lenti e forti, intrisi di silenzi, quella selvatichezza solitaria e quegli umori di fatica che hanno fatto crescere popoli così simili nell’affrontare la vita e la coscienza del quotidiano.
Dilagano, sotto i cieli corrucciati di Dugo, le acque quiete del PO e si increspano, sotto le nuvole di monte, le creste assolate e solitarie delle colline intorno all’Isonzo, in entrambi gli uomini stanno come sassi levigati dalle onde e le civiltà sorgono e si assommano, per disfarsi lentamente sotto la canicola rovente delle estati e i geli degli inverni: metafore della vita, i Fiumi Po ed Isonzo portano, nella mostra di DondolandoArte, la certezza che l’arte di Franco Dugo sia la più adatta a narrare di uomini e di cose, essendo la sublimità del quotidiano, artisticamente offerto, la reale grandezza della piccolezza umana.
Tiziana Cordani
Appuntamenti speciali con l'Artista:
11 Settembre Cena "Le Terre Complesse" e performance musicale dell'"Happenista di Strada" Fabio Zoratti
18 Settembre Percorso Degustazione e appuntamento con la letteratura, proposte enogastronomiche del Collio Goriziano,
Collio Sloveno e Carso-Kras ed excursus letterario a cura di Pierluigi Pintar sui personaggi che hanno caratterizzato e caratterizzano il territorio
04
settembre 2010
Franco Dugo – I Due Grandi Fiumi
Dal 04 al 25 settembre 2010
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
DONDOLANDOARTE
Martignana Di Po, via Cadeferro, 11, (Cremona)
Martignana Di Po, via Cadeferro, 11, (Cremona)
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 17:00 - 20:00
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 18:00
Autore