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Franco Fiorillo / Mattia Ammirati – One enemy of mine
La mostra dal titolo “One enemy of mine” affronta il processo di costruzione e decostruzione dell’arma e della mina antiuomo, analizzandone gli aspetti distruttivi in chiave simbolica attraverso il disegno e l’installazione. L’intera mostra riflette sul tema della guerra omaggiando Fabio Mauri.
Comunicato stampa
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Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande è lieto di ospitare il terzo appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista Franco Fiorillo in dialogo con i lavori del giovane Mattia Ammirati.
La mostra dal titolo “One enemy of mine” affronta il processo di costruzione e decostruzione dell’arma e della mina antiuomo, analizzandone gli aspetti distruttivi in chiave simbolica attraverso il disegno e l’installazione. L’intera mostra riflette sul tema del conflitto effettivo e metaforico, nella sua realtà profonda e inalienabile, e della guerra, come una delle forme umane più potenti in organizzazione e strategia. Sostanzialmente letali, le armi in opera divengono oggetti ambigui, enigmatici e seducenti nella loro struttura di pieni e vuoti, luci ed ombre, disinnescati in un apparentemente edificante ready-made.
Ponendosi idealmente sotto l’ala concettuale del Fabio Mauri di “Linguaggio è guerra”*, i due artisti affrontano il tema bellico sotto l’aspetto estetico e semantico: accolgono e proseguono la riflessione sul linguaggio della supremazia ideologica come arma occulta e potentissima. Arma che è anche propagatrice di violenza pubblica e privata per la quale l’unica forma di difesa è la resistenza attiva delle capacità critiche e l’esercizio etico della consapevolezza.
Il lavoro di Franco Fiorillo sulle mine antiuomo come oggetti volutamente accattivanti dall’apparenza innocua che esplodono per manipolazione, è anzitutto un'operazione di analisi sociale, oggettiva e tagliente, attraverso una sorta di inventario di dispositivi mortali creati dalla perversa e lucidissima logica criminale istituzionalizzata in grado di determinare un potenziale stato di guerra invisibile e permanente, presentati come affascinanti studi di anatomia morfologica.
Dall’anatomia morfologica a quella antropologica, l’arma di Mattia Ammirati si mostra con un distacco che solo un cultore come lui delle arti marziali può avere. Appare infatti come una sorta di crudele protesi o come spiazzante attributo di una serie di putti tatuati e a mano armata, capaci di far morire letteralmente d’amore le sue vittime. Il tutto si inserisce in una cornice anacronistico – underground, decisamente up to days, tanto da mostrare la realtà stessa come una sorta di arma impropria che possiamo da un momento all’altro sentirci puntata alla tempia. (P.F.)
* una copia del libro è esposta in mostra come un prezioso reperto affettivo donato dal Maestro a Franco Fiorillo, all’epoca suo giovane assistente.
L’esposizione sarà accompagnata da un testo critico di Patrizia Ferri.
Franco Fiorillo nasce a L’Aquila nel 1962. Vive e lavora tra L’Aquila e Roma. Mattia Ammirati nasce a Perugia nel 1988. Vive e lavora tra Londra e Roma.
La mostra dal titolo “One enemy of mine” affronta il processo di costruzione e decostruzione dell’arma e della mina antiuomo, analizzandone gli aspetti distruttivi in chiave simbolica attraverso il disegno e l’installazione. L’intera mostra riflette sul tema del conflitto effettivo e metaforico, nella sua realtà profonda e inalienabile, e della guerra, come una delle forme umane più potenti in organizzazione e strategia. Sostanzialmente letali, le armi in opera divengono oggetti ambigui, enigmatici e seducenti nella loro struttura di pieni e vuoti, luci ed ombre, disinnescati in un apparentemente edificante ready-made.
Ponendosi idealmente sotto l’ala concettuale del Fabio Mauri di “Linguaggio è guerra”*, i due artisti affrontano il tema bellico sotto l’aspetto estetico e semantico: accolgono e proseguono la riflessione sul linguaggio della supremazia ideologica come arma occulta e potentissima. Arma che è anche propagatrice di violenza pubblica e privata per la quale l’unica forma di difesa è la resistenza attiva delle capacità critiche e l’esercizio etico della consapevolezza.
Il lavoro di Franco Fiorillo sulle mine antiuomo come oggetti volutamente accattivanti dall’apparenza innocua che esplodono per manipolazione, è anzitutto un'operazione di analisi sociale, oggettiva e tagliente, attraverso una sorta di inventario di dispositivi mortali creati dalla perversa e lucidissima logica criminale istituzionalizzata in grado di determinare un potenziale stato di guerra invisibile e permanente, presentati come affascinanti studi di anatomia morfologica.
Dall’anatomia morfologica a quella antropologica, l’arma di Mattia Ammirati si mostra con un distacco che solo un cultore come lui delle arti marziali può avere. Appare infatti come una sorta di crudele protesi o come spiazzante attributo di una serie di putti tatuati e a mano armata, capaci di far morire letteralmente d’amore le sue vittime. Il tutto si inserisce in una cornice anacronistico – underground, decisamente up to days, tanto da mostrare la realtà stessa come una sorta di arma impropria che possiamo da un momento all’altro sentirci puntata alla tempia. (P.F.)
* una copia del libro è esposta in mostra come un prezioso reperto affettivo donato dal Maestro a Franco Fiorillo, all’epoca suo giovane assistente.
L’esposizione sarà accompagnata da un testo critico di Patrizia Ferri.
Franco Fiorillo nasce a L’Aquila nel 1962. Vive e lavora tra L’Aquila e Roma. Mattia Ammirati nasce a Perugia nel 1988. Vive e lavora tra Londra e Roma.
28
maggio 2012
Franco Fiorillo / Mattia Ammirati – One enemy of mine
Dal 28 maggio al 20 luglio 2012
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE CONTEMPORANEA PINO CASAGRANDE
Roma, Via Degli Ausoni, 7a, (Roma)
Roma, Via Degli Ausoni, 7a, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 17 - 20
Vernissage
28 Maggio 2012, ore 18.30
Autore
Curatore