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Franco Fossa – La figura e i suoi luoghi
La Galleria del Premio Suzzara dedica dal 19 settembre 2015 al 31 gennaio 2016 una grande mostra antologica allo scultore Franco Fossa (Milano, 1924 – Rho 2010), tra i grandi interpreti del “realismo esistenziale” italiano degli anni Cinquanta.
Comunicato stampa
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L’esposizione dal titolo Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi, curata da Massimo Bignardi, docente di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Siena e, sin dagli anni Ottanta, amico dell’artista e suo attento conoscitore, arriva a Suzzara dopo essere stata ospitata al Museo Civico di Foggia nel 2013.
Il percorso espositivo disegnato negli spazi della Galleria del Premio Suzzara, con la puntuale regia della moglie, la signora Maria Grazia Fossa, nonché di Salvatore Lovaglio ed Antonio Maria Pecchini inseparabili presenze nella vita dell’artista lombardo negli ultimi quattro decenni, propone una organica selezione di opere che, dagli anni Cinquanta giungono ad oggi, documentando tutti i linguaggi, le materie (dal legno al bronzo, alla terracotta) che hanno segnato la sua cinquantennale esperienza. Opere che testimoniano la capacità di un artista «di possedere un senso – rilevava già nel 1954 Mario De Micheli – plastico istintivo e un mestiere già abbastanza formato […] ».
Nato a Milano nel 1924, Franco Fossa ha segnato l'arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo Esistenziale al quale si associano i grandi nomi di maestri dell'arte italiana. A partire dagli studi all'Umanitaria di Milano e poi all'Istituto Superiore per Industrie Artistiche di Monza dove ha come maestro Marino Marini, per arrivare al diploma all'Accademia di Brera di Milano dopo aver seguito, tra gli altri, i corsi di Giacomo Manzù e di Francesco Messina.
Dopo aver partecipato nel 1948 al Premio Medardo Rosso all'Accademia di Brera, ordina la sua prima personale nel 1949 al Centro Culturale di Rho facendola seguire dalla presenza a molti concorsi nazionali tra i quali proprio il Premio Suzzara: Fossa partecipa a tre edizioni della storica manifestazione: nel 1952, nel 1958 e nel 1960 la sua opera venne segnalata dalla giuria.
«È sul finire degli anni Quaranta – scrive Bignardi nell’articolato saggio che introduce il volume monografico pubblicato per questa occasione dalle Edizioni Nomos – che Franco Fossa lascia le aule di Brera e avvia la sua esperienza in una città, Milano, impegnata con passo svelto a ricostruire la sua “realtà”. La scena artistica milanese contribuirà inequivocabilmente sia alla formazione del suo solido mestiere di scultore, consentendogli di spaziare in diversi ambiti della ricerca scultorea senza registrare cedimenti formali, sia all’articolazione di un linguaggio che ha le sue radici nel profondo della coscienza civica. La sua scultura, lo è stato fino agli ultimi anni di vita, accoglie da subito l’impronta di una domanda che il “sé” pone al suo specchio, facendosi misura, direbbe Hillman, di quella relazione che fa dipendere la “coscienza” dalla “immaginazione”, avvertendo prontamente che quest’ultima “occupa un posto centrale nell’anima”.Come è possibile leggere in tutta la sua opera, Fossa prova a collaudare la resistenza di repertori figurativi, mettendo a registro le diverse anime della sua formazione: vale ricordare che studia dapprima alla scuola di Marino Marini, presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza, al tempo una fucina per molti giovani artisti dell’intera penisola, e poi al magistero di Giacomo Manzù e di Francesco Messina, presso l’Accademia di Brera. Le teste, le figure realizzate nei decenni Quaranta e Cinquanta, liberate dal blocco di legno o modellate nella materia plastica dell’argilla e più tardi tradotte nella solidità del bronzo, dichiarano infatti percorsi ancora freschi della sua formazione. Da una parte affiora il senso della storia che gli proviene dall’insegnamento di Marini, dalle prove che il maestro affiderà ad una forma oramai decisamente distante dal naturalismo “universalistico” delle sue pomone, in virtù di un modellato sintetico con il quale si fa interprete di un sentimento della storia al cui centro pone l’uomo. Dall’altra lo sguardo terreno dell’uomo ancorato alla forza dell’esistenza che Fossa apprende da Manzù, come testimoniano alcuni gessi patinati che realizza nel corso degli anni Cinquanta nel quale un modellato orchestrato da minimi scarti, sparge sulla forma una luminosità vibrante. È la stessa luce interiore che l’artista fa scivolare nelle opere degli ultimi anni, nei sui ambienti, nei labirinti, nei luoghi di un “realismo” che non ha mai lasciato».
Con la mostra Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi la Galleria del Premio Suzzara aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio sabato il 19 e 20 settembre promosse dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Per l’occasione la mostra, nelle due giornate, rimarrà aperta fino alle 20 con visita guidata.
La Galleria del Premio Suzzara inoltre partecipa alla Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani sabato 10 ottobre 2015.
Il percorso espositivo disegnato negli spazi della Galleria del Premio Suzzara, con la puntuale regia della moglie, la signora Maria Grazia Fossa, nonché di Salvatore Lovaglio ed Antonio Maria Pecchini inseparabili presenze nella vita dell’artista lombardo negli ultimi quattro decenni, propone una organica selezione di opere che, dagli anni Cinquanta giungono ad oggi, documentando tutti i linguaggi, le materie (dal legno al bronzo, alla terracotta) che hanno segnato la sua cinquantennale esperienza. Opere che testimoniano la capacità di un artista «di possedere un senso – rilevava già nel 1954 Mario De Micheli – plastico istintivo e un mestiere già abbastanza formato […] ».
Nato a Milano nel 1924, Franco Fossa ha segnato l'arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo Esistenziale al quale si associano i grandi nomi di maestri dell'arte italiana. A partire dagli studi all'Umanitaria di Milano e poi all'Istituto Superiore per Industrie Artistiche di Monza dove ha come maestro Marino Marini, per arrivare al diploma all'Accademia di Brera di Milano dopo aver seguito, tra gli altri, i corsi di Giacomo Manzù e di Francesco Messina.
Dopo aver partecipato nel 1948 al Premio Medardo Rosso all'Accademia di Brera, ordina la sua prima personale nel 1949 al Centro Culturale di Rho facendola seguire dalla presenza a molti concorsi nazionali tra i quali proprio il Premio Suzzara: Fossa partecipa a tre edizioni della storica manifestazione: nel 1952, nel 1958 e nel 1960 la sua opera venne segnalata dalla giuria.
«È sul finire degli anni Quaranta – scrive Bignardi nell’articolato saggio che introduce il volume monografico pubblicato per questa occasione dalle Edizioni Nomos – che Franco Fossa lascia le aule di Brera e avvia la sua esperienza in una città, Milano, impegnata con passo svelto a ricostruire la sua “realtà”. La scena artistica milanese contribuirà inequivocabilmente sia alla formazione del suo solido mestiere di scultore, consentendogli di spaziare in diversi ambiti della ricerca scultorea senza registrare cedimenti formali, sia all’articolazione di un linguaggio che ha le sue radici nel profondo della coscienza civica. La sua scultura, lo è stato fino agli ultimi anni di vita, accoglie da subito l’impronta di una domanda che il “sé” pone al suo specchio, facendosi misura, direbbe Hillman, di quella relazione che fa dipendere la “coscienza” dalla “immaginazione”, avvertendo prontamente che quest’ultima “occupa un posto centrale nell’anima”.Come è possibile leggere in tutta la sua opera, Fossa prova a collaudare la resistenza di repertori figurativi, mettendo a registro le diverse anime della sua formazione: vale ricordare che studia dapprima alla scuola di Marino Marini, presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza, al tempo una fucina per molti giovani artisti dell’intera penisola, e poi al magistero di Giacomo Manzù e di Francesco Messina, presso l’Accademia di Brera. Le teste, le figure realizzate nei decenni Quaranta e Cinquanta, liberate dal blocco di legno o modellate nella materia plastica dell’argilla e più tardi tradotte nella solidità del bronzo, dichiarano infatti percorsi ancora freschi della sua formazione. Da una parte affiora il senso della storia che gli proviene dall’insegnamento di Marini, dalle prove che il maestro affiderà ad una forma oramai decisamente distante dal naturalismo “universalistico” delle sue pomone, in virtù di un modellato sintetico con il quale si fa interprete di un sentimento della storia al cui centro pone l’uomo. Dall’altra lo sguardo terreno dell’uomo ancorato alla forza dell’esistenza che Fossa apprende da Manzù, come testimoniano alcuni gessi patinati che realizza nel corso degli anni Cinquanta nel quale un modellato orchestrato da minimi scarti, sparge sulla forma una luminosità vibrante. È la stessa luce interiore che l’artista fa scivolare nelle opere degli ultimi anni, nei sui ambienti, nei labirinti, nei luoghi di un “realismo” che non ha mai lasciato».
Con la mostra Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi la Galleria del Premio Suzzara aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio sabato il 19 e 20 settembre promosse dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Per l’occasione la mostra, nelle due giornate, rimarrà aperta fino alle 20 con visita guidata.
La Galleria del Premio Suzzara inoltre partecipa alla Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani sabato 10 ottobre 2015.
19
settembre 2015
Franco Fossa – La figura e i suoi luoghi
Dal 19 settembre 2015 al 31 gennaio 2016
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL PREMIO SUZZARA – EX CASA DEL POPOLO
Suzzara, Piazza Arrigo Luppi, 10, (Mantova)
Suzzara, Piazza Arrigo Luppi, 10, (Mantova)
Orario di apertura
sino al 30 settembre da martedì a venerdì 9.30/13, sabato e domenica 10-12.30 /16-19
dal 1 ottobre al 30 maggio da martedì a venerdì 9.30/13 sabato e domenica 10-12.30/ 15-18
Vernissage
19 Settembre 2015, ore 18.00
Autore
Curatore