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Franco G. Livera – Entropy
Ritorna l’arte contemporanea a Palazzo Micheli, A&A Art&Ars Gallery propone un Site Specific dell’artista Franco G. Livera che proporrà fotografie inedite di grandi dimensioni ed alcuni video.
Comunicato stampa
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Pretesto
Nella frequentazione dell’arte, mi incontro con questioni formali, che riguardano, mutatis mutandis, la scrittura. Sarebbe opportuno non svilire la risonanza ed evitare lo spreco. Allo spreco sono contraria. Una parola non è un entusiasmo, “dio è morto” da molto tempo, e perde molto umore per non ungere la carta; la parola è una sequenza di pensieri che si alimentano con l’accesso all’opera e tace dei significati; questioni formali, proprio non altro.
Contesto
Eravamo rimasti ad Untitled, la mostra precedente, dove sono le foto e le maschere ad occupare le pareti; assente il video per non disperdere il pianissimo delle inquadrature. Così, si passa ad Entropy, che si completa, nel genere e nel numero, di altri prodotti visivi. Tra questi, il nucleo è il video. L’impostazione sullo sfondo del nero dei corpi nudi che indossano la maschera, è centrale, monotona, che non sembra discutere con la luce. C’è nel ripetersi delle figure, un leggerissimo moltiplicarsi; con uno stacco leggero i corpi si susseguono, dall’uno all’altro senza unione ma senza separazione. Per non disperdere calore. Per non disperdere il sigillo del buio, alimento per il contrasto della fiammella che le modelle tengono nelle mani.
In ultimo si rincontrano i corpi, disponendosi in una triade, come per presentarsi a se stessi. Nelle due foto è questo che ritorna, trasformandosi in orizzontale sequenza d’assenza. Non vince la luce, né il buio. Restano i corpi intrecciati in un solo lato, lasciando vuoto l’ampio fondo nero. Bilanciando e sbilanciando i margini. Nella traiettoria non c’è punto d’arrivo, ma uno spazio che attende. Alimenta l’attesa, prendendo forma in altro linguaggio, un’istallazione di legni incisi sui quali si avvinghiano drappi neri, questi fluttuano nell’aria e riportano l’attenzione alla facilità del disperdersi. Sicuramente s’aprono dubbi sulla presenza delle bandiere, tra simboli celati, ma fermiamoci all’entropia che è già abbastanza:
Angela Serafino
“…E non pensar che il soggetto, qui, m’abbia preso la mano,
perché sostengo che sono mortali il cielo e la terra,
e non ho l’ombra di un dubbio che l’aria e l’acqua periscono,
e affermo che esse, poi, si rifanno e ricrescono”
Lucrezio, De rerum Natura, Libro V, vv. 248-251
Nella frequentazione dell’arte, mi incontro con questioni formali, che riguardano, mutatis mutandis, la scrittura. Sarebbe opportuno non svilire la risonanza ed evitare lo spreco. Allo spreco sono contraria. Una parola non è un entusiasmo, “dio è morto” da molto tempo, e perde molto umore per non ungere la carta; la parola è una sequenza di pensieri che si alimentano con l’accesso all’opera e tace dei significati; questioni formali, proprio non altro.
Contesto
Eravamo rimasti ad Untitled, la mostra precedente, dove sono le foto e le maschere ad occupare le pareti; assente il video per non disperdere il pianissimo delle inquadrature. Così, si passa ad Entropy, che si completa, nel genere e nel numero, di altri prodotti visivi. Tra questi, il nucleo è il video. L’impostazione sullo sfondo del nero dei corpi nudi che indossano la maschera, è centrale, monotona, che non sembra discutere con la luce. C’è nel ripetersi delle figure, un leggerissimo moltiplicarsi; con uno stacco leggero i corpi si susseguono, dall’uno all’altro senza unione ma senza separazione. Per non disperdere calore. Per non disperdere il sigillo del buio, alimento per il contrasto della fiammella che le modelle tengono nelle mani.
In ultimo si rincontrano i corpi, disponendosi in una triade, come per presentarsi a se stessi. Nelle due foto è questo che ritorna, trasformandosi in orizzontale sequenza d’assenza. Non vince la luce, né il buio. Restano i corpi intrecciati in un solo lato, lasciando vuoto l’ampio fondo nero. Bilanciando e sbilanciando i margini. Nella traiettoria non c’è punto d’arrivo, ma uno spazio che attende. Alimenta l’attesa, prendendo forma in altro linguaggio, un’istallazione di legni incisi sui quali si avvinghiano drappi neri, questi fluttuano nell’aria e riportano l’attenzione alla facilità del disperdersi. Sicuramente s’aprono dubbi sulla presenza delle bandiere, tra simboli celati, ma fermiamoci all’entropia che è già abbastanza:
Angela Serafino
“…E non pensar che il soggetto, qui, m’abbia preso la mano,
perché sostengo che sono mortali il cielo e la terra,
e non ho l’ombra di un dubbio che l’aria e l’acqua periscono,
e affermo che esse, poi, si rifanno e ricrescono”
Lucrezio, De rerum Natura, Libro V, vv. 248-251
23
marzo 2008
Franco G. Livera – Entropy
Dal 23 marzo al 06 aprile 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO MICHELI – GORGONI
Galatina, Via Umberto I, 33, (Lecce)
Galatina, Via Umberto I, 33, (Lecce)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 18.00 alle 21.00
Vernissage
23 Marzo 2008, 19.00
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