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Franco Mapelli – Terre di riforma
E’ vagabondo l’occhio che insegue le tracce della storia della riforma agraria in Lucania, i segni delle metamorfosi sociali e paesaggistiche invocate, subìte, accolte, respinte. Solo uno spirito on the road -del resto la fotografia di paesaggio nasce negli Stati Uniti- può perdersi in queste terre per raccoglierne il dolente racconto
Comunicato stampa
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E’ vagabondo l’occhio che insegue le tracce della storia della riforma agraria in Lucania, i segni delle metamorfosi sociali e paesaggistiche invocate, subìte, accolte, respinte. Solo uno spirito on the road -del resto la fotografia di paesaggio nasce negli Stati Uniti- può perdersi in queste terre per raccoglierne il dolente racconto.
Ascoltiamo della storia del nostro Meridione un preciso momento, quando nei primi anni del secondo dopoguerra le proteste contadine, sfociate in clamorose occupazioni, reclamano la fine dei latifondi e una politica agraria decisa. Un immenso patrimonio di terre, in gran parte incolte, verrà espropriato, frammentato e riorganizzato dalla riforma agraria del 1950. Saranno stabiliti interventi radicali per ripopolare le campagne, pianificando unità abitative e infrastrutture, e per indirizzare e sostenere la produzione agricola.
Nel comprensorio della Puglia, della Lucania e del basso Molise 174.886 ettari di 1.437 proprietari saranno assegnati a ben 31.609 famiglie. Le cifre rivelano le aspettative di un mondo contadino che vuole essere padrone di un futuro diverso, ma il progetto di formare una diffusa proprietà sarà sconfitto in pochi anni. Le ragioni sono molteplici: dai nuovi equilibri sociali politici ed economici, allo sviluppo industriale del Nord, all’avvio del mercato comune europeo nel 1957. Verrà così alimentata la seconda ondata dell’emigrazione italiana e un esodo dalle campagne non previsto nelle teorie della riforma, basata sul lavoro della famiglia contadina nei borghi agricoli e nei poderi, segnerà profondamente queste terre, nuovamente abbandonate e incolte.
Oggi borghi rurali dell’Ottocento, fattorie dei latifondi, costruzioni rurali della riforma, si stagliano in un luogo, la Lucania, che continua a rimanere semisconosciuta alla maggioranza degli italiani. La sua riscoperta ne mette in gioco le potenzialità, nel settore del turismo ad esempio. Rievocando le immagini della frontiera americana dei pionieri della fotografia, l’occhio colto e partecipe di Franco Mapelli accoglie la bellezza spietata di un’utopia tradita e trasfigura queste terre di riforma -inseguendone la storia- in un vasto e libero territorio interiore.
Manuela Fugenzi
Franco Mapelli, nato a Milano, vive e lavora a Roma dove si è laureato in architettura. Fotografo professionista (still-life, paesaggio, restauro) rivolge la sua ricerca al paesaggio, in particolare al margine incerto tra città e campagna. Della periferia romana, ad esempio, intende far percepire la trasformazione del territorio attraverso quelle relazioni spaziali che caratterizzano la struttura dei nuovi luoghi, corrispondenti a nuovi stili di vita. Mentre i segni delle metamorfosi sociali nel paesaggio sono materia del suo ultimo lavoro, Terre di riforma, sui borghi agricoli e i poderi della Lucania.
Ascoltiamo della storia del nostro Meridione un preciso momento, quando nei primi anni del secondo dopoguerra le proteste contadine, sfociate in clamorose occupazioni, reclamano la fine dei latifondi e una politica agraria decisa. Un immenso patrimonio di terre, in gran parte incolte, verrà espropriato, frammentato e riorganizzato dalla riforma agraria del 1950. Saranno stabiliti interventi radicali per ripopolare le campagne, pianificando unità abitative e infrastrutture, e per indirizzare e sostenere la produzione agricola.
Nel comprensorio della Puglia, della Lucania e del basso Molise 174.886 ettari di 1.437 proprietari saranno assegnati a ben 31.609 famiglie. Le cifre rivelano le aspettative di un mondo contadino che vuole essere padrone di un futuro diverso, ma il progetto di formare una diffusa proprietà sarà sconfitto in pochi anni. Le ragioni sono molteplici: dai nuovi equilibri sociali politici ed economici, allo sviluppo industriale del Nord, all’avvio del mercato comune europeo nel 1957. Verrà così alimentata la seconda ondata dell’emigrazione italiana e un esodo dalle campagne non previsto nelle teorie della riforma, basata sul lavoro della famiglia contadina nei borghi agricoli e nei poderi, segnerà profondamente queste terre, nuovamente abbandonate e incolte.
Oggi borghi rurali dell’Ottocento, fattorie dei latifondi, costruzioni rurali della riforma, si stagliano in un luogo, la Lucania, che continua a rimanere semisconosciuta alla maggioranza degli italiani. La sua riscoperta ne mette in gioco le potenzialità, nel settore del turismo ad esempio. Rievocando le immagini della frontiera americana dei pionieri della fotografia, l’occhio colto e partecipe di Franco Mapelli accoglie la bellezza spietata di un’utopia tradita e trasfigura queste terre di riforma -inseguendone la storia- in un vasto e libero territorio interiore.
Manuela Fugenzi
Franco Mapelli, nato a Milano, vive e lavora a Roma dove si è laureato in architettura. Fotografo professionista (still-life, paesaggio, restauro) rivolge la sua ricerca al paesaggio, in particolare al margine incerto tra città e campagna. Della periferia romana, ad esempio, intende far percepire la trasformazione del territorio attraverso quelle relazioni spaziali che caratterizzano la struttura dei nuovi luoghi, corrispondenti a nuovi stili di vita. Mentre i segni delle metamorfosi sociali nel paesaggio sono materia del suo ultimo lavoro, Terre di riforma, sui borghi agricoli e i poderi della Lucania.
06
aprile 2007
Franco Mapelli – Terre di riforma
Dal 06 aprile al 06 maggio 2007
fotografia
Location
STAZIONE TERMINI
Roma, Piazza Dei Cinquecento, (Roma)
Roma, Piazza Dei Cinquecento, (Roma)
Orario di apertura
10-22
Sito web
www.fotografiafestival.it
Autore
Curatore