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Franco Pulacini – Tutto è distrutto
Pulacini non si limita a dare forma ad un’estetica del rottame, dello scarto ma vuole rendere visibile un’intensa quanto silenziosa denuncia del progressivo e inesorabile avvelenamento della natura e un accorato appello per un suo più intimo sentire
Comunicato stampa
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“TUTTO E' DISTRUTTO”
Elaborazione polimaterica a olio su tela 195 x 200 cm (2010)
In “tutto è distrutto” Pulacini non si limita a dare forma ad un'estetica del rottame, dello scarto ma vuole rendere visibile un'intensa quanto silenziosa denuncia del progressivo e inesorabile avvelenamento della natura e un accorato appello per un suo più intimo sentire. Natura non come altro da noi semplicemente da difendere, da tutelare ma come quel noi che noi stessi siamo e di cui è vitale avere cura. In quest'opera vediamo in azione tutta la carica inventiva e la potenza espressiva dell'autore. L'uso accorto di materiali poveri(qui i rami si intrecciano a plastica, foglie, carta e scarti di fonderia), riprende a distanza e in modo nuovo le sue composizioni trash della fine degli anni '70, sovrastato da una composizione di brandelli verticali gialli, rosa e bianchi azzurrati che interpretano la natura in forma astratta e concettuale.
Tutto è distrutto - non solo dall'uomo che avvelena, devasta, cementifica, sfrutta e spreca ma, anche dalla legge inesorabile della vita che ci mostra continuamente che tutto cambia, che ciò che nasce, prima o poi, finisce…. Noi compresi - in un eterno presente: per Pulacini tutto e in Tutto.
Franco Pulacini nasce a Somma Lombardo (VA) il 26 febbraio del 1934. Fin dai primi anni di scuola, denota una grande attitudine per il disegno ed è affascinato dal mondo dell'arte e nonostante sia costretto a lavorare per mantenersi agli studi, si diploma in “Scultura e Arti Applicate” alla scuola del Castello Sforzesco di Milano nel 1968 e in seguito alla scuola di nudo all'Accademia di Brera.
Negli anni che seguirono gli studi, appresa l'arte del restauro, Pulacini alterna il lavoro di restauro all'esecuzione di dipinti a olio e assemblaggi polimaterici, eseguiti riciclando gli oggetti più disparati recuperati dopo il loro uso.
In seguito si dedica esclusivamente alla ricerca della creatività: “…ogni cosa che metto nell'assemblaggio è stata selezionata, salvata dalla discarica per tornare ancora una volta utile. La scelta di ciascun elemento non è puramente formale; sono pezzi utili a formare un nuovo significato, come parole nella costruzione di una frase”.
Periodi espressivi dell'artista: anni '60
Nelle opere di data più antica vi si individua un' influenza futurista.
Le figura umane si fanno sagome metalliche o, se si vuole, scheletri. Le sue figurazioni sono tragiche ed inquietanti.
I personaggi hanno sagome leggibili ma non hanno corpo, sono ombre, fantasmi. Tutte le opere costruite da stoffe, stracci, teloni di plastica: tesi, stiracchiati, piegati, forati, sono pervase dalla sua inquietudine.
Anni '80
Negli anno '80 Pulacini arriva agli intrecci di vimini circoscritti da sagome che rappresentano antiche cornici. Nonostante le circonvoluzioni dei legni sottili si avverte un'idea di ordine. Questi grovigli hanno forte vitalità e una propria logica.
Anni '90 e 2000
In questo periodo si arriva alle incastellature (“castelli”, appunto, li definisce Pulacini), montate a forma di grata, attraverso le cui sbarre si intravede talora il brillare dei colori. Ma non crediate all'ottimismo di Pulacini: la vitalità è uno scatenamento polemico, è la risposta della sua creatività alle polemiche esistenziali.
L'ispirazione di Pulacini sembra essere, in conclusione, una sorta di drammatico dialogo tra una volontà liberatoria dove, da una sagoma regolare, rigidamente geometrica, emergono frammenti vitali di materia e colore.
Franco Pulacini è su facebook
Elaborazione polimaterica a olio su tela 195 x 200 cm (2010)
In “tutto è distrutto” Pulacini non si limita a dare forma ad un'estetica del rottame, dello scarto ma vuole rendere visibile un'intensa quanto silenziosa denuncia del progressivo e inesorabile avvelenamento della natura e un accorato appello per un suo più intimo sentire. Natura non come altro da noi semplicemente da difendere, da tutelare ma come quel noi che noi stessi siamo e di cui è vitale avere cura. In quest'opera vediamo in azione tutta la carica inventiva e la potenza espressiva dell'autore. L'uso accorto di materiali poveri(qui i rami si intrecciano a plastica, foglie, carta e scarti di fonderia), riprende a distanza e in modo nuovo le sue composizioni trash della fine degli anni '70, sovrastato da una composizione di brandelli verticali gialli, rosa e bianchi azzurrati che interpretano la natura in forma astratta e concettuale.
Tutto è distrutto - non solo dall'uomo che avvelena, devasta, cementifica, sfrutta e spreca ma, anche dalla legge inesorabile della vita che ci mostra continuamente che tutto cambia, che ciò che nasce, prima o poi, finisce…. Noi compresi - in un eterno presente: per Pulacini tutto e in Tutto.
Franco Pulacini nasce a Somma Lombardo (VA) il 26 febbraio del 1934. Fin dai primi anni di scuola, denota una grande attitudine per il disegno ed è affascinato dal mondo dell'arte e nonostante sia costretto a lavorare per mantenersi agli studi, si diploma in “Scultura e Arti Applicate” alla scuola del Castello Sforzesco di Milano nel 1968 e in seguito alla scuola di nudo all'Accademia di Brera.
Negli anni che seguirono gli studi, appresa l'arte del restauro, Pulacini alterna il lavoro di restauro all'esecuzione di dipinti a olio e assemblaggi polimaterici, eseguiti riciclando gli oggetti più disparati recuperati dopo il loro uso.
In seguito si dedica esclusivamente alla ricerca della creatività: “…ogni cosa che metto nell'assemblaggio è stata selezionata, salvata dalla discarica per tornare ancora una volta utile. La scelta di ciascun elemento non è puramente formale; sono pezzi utili a formare un nuovo significato, come parole nella costruzione di una frase”.
Periodi espressivi dell'artista: anni '60
Nelle opere di data più antica vi si individua un' influenza futurista.
Le figura umane si fanno sagome metalliche o, se si vuole, scheletri. Le sue figurazioni sono tragiche ed inquietanti.
I personaggi hanno sagome leggibili ma non hanno corpo, sono ombre, fantasmi. Tutte le opere costruite da stoffe, stracci, teloni di plastica: tesi, stiracchiati, piegati, forati, sono pervase dalla sua inquietudine.
Anni '80
Negli anno '80 Pulacini arriva agli intrecci di vimini circoscritti da sagome che rappresentano antiche cornici. Nonostante le circonvoluzioni dei legni sottili si avverte un'idea di ordine. Questi grovigli hanno forte vitalità e una propria logica.
Anni '90 e 2000
In questo periodo si arriva alle incastellature (“castelli”, appunto, li definisce Pulacini), montate a forma di grata, attraverso le cui sbarre si intravede talora il brillare dei colori. Ma non crediate all'ottimismo di Pulacini: la vitalità è uno scatenamento polemico, è la risposta della sua creatività alle polemiche esistenziali.
L'ispirazione di Pulacini sembra essere, in conclusione, una sorta di drammatico dialogo tra una volontà liberatoria dove, da una sagoma regolare, rigidamente geometrica, emergono frammenti vitali di materia e colore.
Franco Pulacini è su facebook
29
ottobre 2015
Franco Pulacini – Tutto è distrutto
Dal 29 ottobre all'undici novembre 2015
arte contemporanea
Location
MIMUMO MICROMUSEOMONZA
Monza, Via Lambro, 3, (Monza E Brianza)
Monza, Via Lambro, 3, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 00.00-24.00
Vernissage
29 Ottobre 2015, -
Autore