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Franco Vaccari – Col tempo
esposizioni in tempo reale, fotografie, film, video, video-installazioni, 1965-200
Comunicato stampa
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Presso lo Spazio Oberdan di Milano si terrà dal 14 febbraio al 13 maggio 2007 la mostra “Franco Vaccari Col tempo: esposizioni in tempo reale, fotografie, film, video, video-installazioni, 1965-2007”, a cura di Nicoletta Leonardi.
La mostra, promossa dalla Provincia di Milano in collaborazione con l’Associazione a.titolo, è una retrospettiva di Franco Vaccari che raccoglie una selezione delle esposizioni in tempo reale, delle installazioni, delle videoinstallazioni, dei film, dei video e dei libri realizzati dall’artista fra il 1965 e il 2007.
A partire dalla metà degli Anni Sessanta, Franco Vaccari ha incentrato la sua ricerca su due tematiche fondamentali: l'utilizzo degli strumenti mass mediatici quali la fotografia, il film, il video; l'accento sulle specifiche condizioni contestuali, ovvero spaziali, temporali e corporee, dell'esperienza, con particolare riferimento allo spazio pubblico e alla città. La ricerca di Vaccari risulta tangente a diverse aree, ma quella che ne esprime meglio il senso, potrebbe essere definita realismo concettuale. Il tema della traccia e il fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Sin dall’inizio Vaccari non usa la fotografia per produrre immagini mimetiche, analogiche, ma come impronta di una presenza, come segnale, come sintomo, come traccia fisica di un esserci.
Le numerose esposizioni in tempo reale, che Franco Vaccari ha realizzato a partire dal 1969 ad oggi, sono un episodio di grande importanza del concettualismo. Ingrediente fondamentale delle esposizioni in tempo reale è il coinvolgimento diretto dell’osservatore nella realizzazione di interventi spesso effimeri e provvisori, in cui l'artista da produttore unico ed originale si trasforma in colui che innesca un evento senza necessariamente controllarne gli esiti. L'opera si sviluppa in relazione al modo in cui il pubblico la recepisce e reagisce ad essa, contribuendo a determinarne il significato. Opere aperte e corali realizzate sia dentro i confini istituzionali dell’arte che direttamente nel tessuto urbano, le esposizioni in tempo reale invitano chi è coinvolto nell'operazione a interrogarsi sulla propria identità sociale e sulle dimensioni pubbliche e private dell’esperienza.
Esempi fra i più emblematici della strategia estetica adottata da Vaccari sono le esposizioni in tempo reale n. 4 e 5, rispettivamente intitolate “Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio” (1972) e “Photomatic d’Italia” (1972-1974). Invitato ad esporre alla Biennale di Venezia del 1972, Vaccari colloca una cabina per fototessere nella sala che gli viene assegnata all'interno del Padiglione Italia. Su una delle pareti dello spazio espositivo, l’artista inserisce una grande scritta in quattro lingue che recita "Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio”. La cabina photomatic, un oggetto di strada e di uso quotidiano destinato alla produzione di immagini multiple, standard e di poco costo, viene spostata all'interno di un prestigioso ed auratico spazio espositivo. Con questa operazione, finalizzata alla critica al sistema dell'arte e ai canoni estetici ad esso legati, il mezzo di produzione meccanica, e dunque tutt'altro che autoriale, di ritratti formato francobollo, diviene fonte di serie eterogenea di immagini che si accumulano sulle pareti espositive tradizionalmente destinate ad accogliere opere uniche di grandi autori.
L’artista rovescia la modalità di produzione e la finalità d’uso della fototessera, che da immagine destinata ai documenti di identità, e dunque soggetta alle logiche dell’individuazione e alla sorveglianza, viene trasformata in strumento ludico e liberatorio di riappropriazione degli spazi del quotidiano e di rottura dei confini autoreferenziali dell’arte.
Dopo l'esposizione in tempo reale della Biennale, Vaccari sposta l'operazione dallo spazio circoscritto della galleria d'arte a quello diffuso della strada. In “Photomatic d’Italia” l’artista utilizza per un intero anno circa un migliaio di cabine photomatic sparse per l’Italia, accessibili 24 ore su 24. All'interno di ciascuna di esse, colloca un poster che pubblicizza la ricerca di volti per la realizzazione di un film, invitando gli utenti a ritrarsi e a lasciare una strip di foto tessere in una scatola metallica appositamente collocata nelle cabine. Vaccari propone nuovamente un momento di autocoscienza offrendo a coloro che accettano il gioco uno spazio privato, da gestire in modo autonomo, immerso nello spazio pubblico.
Vaccari ha sempre accompagnato l’attività artistica alla riflessione teorica pubblicando, fra l’altro, “Duchamp e l’occultamento del lavoro” (1978) e “Fotografia e inconscio tecnologico” (1979).
La mostra è accompagnata dal volume monografico Franco Vaccari, Esposizioni in tempo reale/Exhibitions in real time, testi in italiano e inglese di Renato Barilli, Valerio Dehò, Vittorio Fagone, Nicoletta Leonardi, Damiani Editore, Bologna 2007. 250 pagine, 160 illustrazioni a colori.
Franco Vaccari è nato nel 1936 a Modena, dove vive e lavora. Il suo lavoro è stato esposto alla Biennale di Venezia (1972, 1980, 1993 e 1995) e in numerose mostre personali e collettive tenutesi, fra l’altro, presso il Saint Peter’s College di Oxford (1967), la Neue Galerie di Graz (1973), il Kunstmuseum di Hannover (1980), il Centre Pompidou di Parigi (1981), il Museum Moderner Kunst di Vienna (1984), la XI Quadriennale di Roma (1986), il Palazzo delle Esposizioni di Mosca (1988), il Museum of Art di Taiwan (1990), il P.S.1. di New York (1999), il Centro per l’Arte Contemporanea di Varsavia (2001), l’Istituto Italiano di Cultura di Praga (2004).
La mostra prevede la programmazione di una serie conferenze di critici e studiosi, oltre che dell’artista stesso.
La mostra, promossa dalla Provincia di Milano in collaborazione con l’Associazione a.titolo, è una retrospettiva di Franco Vaccari che raccoglie una selezione delle esposizioni in tempo reale, delle installazioni, delle videoinstallazioni, dei film, dei video e dei libri realizzati dall’artista fra il 1965 e il 2007.
A partire dalla metà degli Anni Sessanta, Franco Vaccari ha incentrato la sua ricerca su due tematiche fondamentali: l'utilizzo degli strumenti mass mediatici quali la fotografia, il film, il video; l'accento sulle specifiche condizioni contestuali, ovvero spaziali, temporali e corporee, dell'esperienza, con particolare riferimento allo spazio pubblico e alla città. La ricerca di Vaccari risulta tangente a diverse aree, ma quella che ne esprime meglio il senso, potrebbe essere definita realismo concettuale. Il tema della traccia e il fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Sin dall’inizio Vaccari non usa la fotografia per produrre immagini mimetiche, analogiche, ma come impronta di una presenza, come segnale, come sintomo, come traccia fisica di un esserci.
Le numerose esposizioni in tempo reale, che Franco Vaccari ha realizzato a partire dal 1969 ad oggi, sono un episodio di grande importanza del concettualismo. Ingrediente fondamentale delle esposizioni in tempo reale è il coinvolgimento diretto dell’osservatore nella realizzazione di interventi spesso effimeri e provvisori, in cui l'artista da produttore unico ed originale si trasforma in colui che innesca un evento senza necessariamente controllarne gli esiti. L'opera si sviluppa in relazione al modo in cui il pubblico la recepisce e reagisce ad essa, contribuendo a determinarne il significato. Opere aperte e corali realizzate sia dentro i confini istituzionali dell’arte che direttamente nel tessuto urbano, le esposizioni in tempo reale invitano chi è coinvolto nell'operazione a interrogarsi sulla propria identità sociale e sulle dimensioni pubbliche e private dell’esperienza.
Esempi fra i più emblematici della strategia estetica adottata da Vaccari sono le esposizioni in tempo reale n. 4 e 5, rispettivamente intitolate “Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio” (1972) e “Photomatic d’Italia” (1972-1974). Invitato ad esporre alla Biennale di Venezia del 1972, Vaccari colloca una cabina per fototessere nella sala che gli viene assegnata all'interno del Padiglione Italia. Su una delle pareti dello spazio espositivo, l’artista inserisce una grande scritta in quattro lingue che recita "Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio”. La cabina photomatic, un oggetto di strada e di uso quotidiano destinato alla produzione di immagini multiple, standard e di poco costo, viene spostata all'interno di un prestigioso ed auratico spazio espositivo. Con questa operazione, finalizzata alla critica al sistema dell'arte e ai canoni estetici ad esso legati, il mezzo di produzione meccanica, e dunque tutt'altro che autoriale, di ritratti formato francobollo, diviene fonte di serie eterogenea di immagini che si accumulano sulle pareti espositive tradizionalmente destinate ad accogliere opere uniche di grandi autori.
L’artista rovescia la modalità di produzione e la finalità d’uso della fototessera, che da immagine destinata ai documenti di identità, e dunque soggetta alle logiche dell’individuazione e alla sorveglianza, viene trasformata in strumento ludico e liberatorio di riappropriazione degli spazi del quotidiano e di rottura dei confini autoreferenziali dell’arte.
Dopo l'esposizione in tempo reale della Biennale, Vaccari sposta l'operazione dallo spazio circoscritto della galleria d'arte a quello diffuso della strada. In “Photomatic d’Italia” l’artista utilizza per un intero anno circa un migliaio di cabine photomatic sparse per l’Italia, accessibili 24 ore su 24. All'interno di ciascuna di esse, colloca un poster che pubblicizza la ricerca di volti per la realizzazione di un film, invitando gli utenti a ritrarsi e a lasciare una strip di foto tessere in una scatola metallica appositamente collocata nelle cabine. Vaccari propone nuovamente un momento di autocoscienza offrendo a coloro che accettano il gioco uno spazio privato, da gestire in modo autonomo, immerso nello spazio pubblico.
Vaccari ha sempre accompagnato l’attività artistica alla riflessione teorica pubblicando, fra l’altro, “Duchamp e l’occultamento del lavoro” (1978) e “Fotografia e inconscio tecnologico” (1979).
La mostra è accompagnata dal volume monografico Franco Vaccari, Esposizioni in tempo reale/Exhibitions in real time, testi in italiano e inglese di Renato Barilli, Valerio Dehò, Vittorio Fagone, Nicoletta Leonardi, Damiani Editore, Bologna 2007. 250 pagine, 160 illustrazioni a colori.
Franco Vaccari è nato nel 1936 a Modena, dove vive e lavora. Il suo lavoro è stato esposto alla Biennale di Venezia (1972, 1980, 1993 e 1995) e in numerose mostre personali e collettive tenutesi, fra l’altro, presso il Saint Peter’s College di Oxford (1967), la Neue Galerie di Graz (1973), il Kunstmuseum di Hannover (1980), il Centre Pompidou di Parigi (1981), il Museum Moderner Kunst di Vienna (1984), la XI Quadriennale di Roma (1986), il Palazzo delle Esposizioni di Mosca (1988), il Museum of Art di Taiwan (1990), il P.S.1. di New York (1999), il Centro per l’Arte Contemporanea di Varsavia (2001), l’Istituto Italiano di Cultura di Praga (2004).
La mostra prevede la programmazione di una serie conferenze di critici e studiosi, oltre che dell’artista stesso.
13
febbraio 2007
Franco Vaccari – Col tempo
Dal 13 febbraio al 27 maggio 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
SPAZIO OBERDAN – CINETECA
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Biglietti
intero €6,20, ridotto €4,10; gruppi scolastici €2,70
ingresso libero il primo martedì di ogni mese
Orario di apertura
tutti i giorni 10-19.30, martedì e giovedì fino alle 22, chiuso il lunedì
Vernissage
13 Febbraio 2007, ore 18
Editore
DAMIANI
Ufficio stampa
STUDIO DE ANGELIS
Autore
Curatore