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Franklin Evans – Selfportraits
In mostra un ciclo di nuove pitture dell’artista americano Franklin Evans (1967, Reno, NV).
Comunicato stampa
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Federico Luger (FL GALLERY) è lieto di presentare selfportraitas, un ciclo di nuove pitture dell’artista americano Franklin Evans (1967, Reno, NV).
Partendo dal lavoro di un artista significativamente importante per lui, come può essere Frank Stella, o da un preciso lavoro, come ad esempio il Franklin Footpath di Gene Davis o ancora, dalla rilettura personale di un movimento artistico come il Futurismo, Franklin Evans cerca di capire e interpretarne la forma e l’immagine che diventano così nuovo materiale per il suo processo di produzione artistica.
L’artista si sente libero sia di attingere dal suo percorso di studi sia dagli stimoli della realtà quotidiana in cui è immerso.
Per la mostra a Milano, Franklin Evans riflette sul ruolo dell’immagine nel XXI secolo, in particolare sull’autoritratto, genere pittorico per eccellenza. Trasporta il ritratto d’artista nella nostra epoca. Ciò che più lo tormenta è il fatto che quest’ultimo si ritrovi ad essere messo sullo stesso piano dei banali selfie che pullulano sui social media (come ad esempio Instagram, Facebook o Happn) e che vi sia ormai un’omogeneizzazione tra immagine artistica e immagini effimere.
La sua produzione appare frammentata, una fitta rete di collegamenti che riportano i grandi della storia dell’arte nell’intrinseca attualità odierna. Ogni dipinto della serie selfportraitas può essere visto come un ritratto fatto “da Franklin Evans” e “raffigurante Franklin Evans”.
La sua ricerca artistica si basa su un approccio interdisciplinare. Nel quadro selfportraitasfuturism o selfportraitasseverini, l’artista ha iniziato a realizzare l’opera partendo da una griglia pixel ingrandita di un suo precedente acquerello cutoutsatext, già ispirata ai découpages di Matisse, ritrovando inoltre grandi affinità compositive con la modalità pittorica del quadro di Gino Severini Geroglifico dinamico del Bal Tabarin (1912). La mostra è un reciproco dialogo tra l’artista preso in riferimento e l’opera generata dalla riflessione sulla sua concezione pittorica. Presenta una serie di ritratti e un’installazione, posizionati frontalmente in rapporto tra loro. Quasi ottanta sono gli artisti citati e rappresentati (da Tiziano e Matisse a Dana Schultz e Laura Owens) insieme a quattro suoi studenti della Cooper Union.
La sua ricerca investigativa si estende fino a raggiungere altre aree di ricerca rispetto a quella che concerne l’artista, come il campo del digitale. Infatti, attraverso la sua presentazione al pubblico, la mostra stessa selfportraitas ha il potenziale di mutare digitalmente in selfieportaitas, una perversione da cui l’artista stesso dichiara di voler di sfuggire.
Franklin Evans ha partecipato ad importanti mostre personali e collettive tra le quali Manet to Maya Lin al Nevada Museum of Art nel 2018 e Greater New York 2010 al MoMA PS1 di New York, per citarne alcune. I lavori dell’artista sono presenti in importanti collezioni internazionali, tra le quali l’Orlando Museum of Art, Orlando, FL; la Yale University Art Gallery, New Heaven, CT; il Nevada Museum of Art, Reno, NV; il Museo del Barrio, New York, NY; il Weatherspoon Art Museum, Greensboro, NC; la Sweeney Art Gallery, University of California, Riverside, CA; la Collezione Pizzuti Columbus, OH; la Progressive Art Collection, Cleveland, OH; la Fondazione Salomon, Annecy, FR; il Roanoke College, Salem, VA; la Collezione AGI, Verona, IT.
Partendo dal lavoro di un artista significativamente importante per lui, come può essere Frank Stella, o da un preciso lavoro, come ad esempio il Franklin Footpath di Gene Davis o ancora, dalla rilettura personale di un movimento artistico come il Futurismo, Franklin Evans cerca di capire e interpretarne la forma e l’immagine che diventano così nuovo materiale per il suo processo di produzione artistica.
L’artista si sente libero sia di attingere dal suo percorso di studi sia dagli stimoli della realtà quotidiana in cui è immerso.
Per la mostra a Milano, Franklin Evans riflette sul ruolo dell’immagine nel XXI secolo, in particolare sull’autoritratto, genere pittorico per eccellenza. Trasporta il ritratto d’artista nella nostra epoca. Ciò che più lo tormenta è il fatto che quest’ultimo si ritrovi ad essere messo sullo stesso piano dei banali selfie che pullulano sui social media (come ad esempio Instagram, Facebook o Happn) e che vi sia ormai un’omogeneizzazione tra immagine artistica e immagini effimere.
La sua produzione appare frammentata, una fitta rete di collegamenti che riportano i grandi della storia dell’arte nell’intrinseca attualità odierna. Ogni dipinto della serie selfportraitas può essere visto come un ritratto fatto “da Franklin Evans” e “raffigurante Franklin Evans”.
La sua ricerca artistica si basa su un approccio interdisciplinare. Nel quadro selfportraitasfuturism o selfportraitasseverini, l’artista ha iniziato a realizzare l’opera partendo da una griglia pixel ingrandita di un suo precedente acquerello cutoutsatext, già ispirata ai découpages di Matisse, ritrovando inoltre grandi affinità compositive con la modalità pittorica del quadro di Gino Severini Geroglifico dinamico del Bal Tabarin (1912). La mostra è un reciproco dialogo tra l’artista preso in riferimento e l’opera generata dalla riflessione sulla sua concezione pittorica. Presenta una serie di ritratti e un’installazione, posizionati frontalmente in rapporto tra loro. Quasi ottanta sono gli artisti citati e rappresentati (da Tiziano e Matisse a Dana Schultz e Laura Owens) insieme a quattro suoi studenti della Cooper Union.
La sua ricerca investigativa si estende fino a raggiungere altre aree di ricerca rispetto a quella che concerne l’artista, come il campo del digitale. Infatti, attraverso la sua presentazione al pubblico, la mostra stessa selfportraitas ha il potenziale di mutare digitalmente in selfieportaitas, una perversione da cui l’artista stesso dichiara di voler di sfuggire.
Franklin Evans ha partecipato ad importanti mostre personali e collettive tra le quali Manet to Maya Lin al Nevada Museum of Art nel 2018 e Greater New York 2010 al MoMA PS1 di New York, per citarne alcune. I lavori dell’artista sono presenti in importanti collezioni internazionali, tra le quali l’Orlando Museum of Art, Orlando, FL; la Yale University Art Gallery, New Heaven, CT; il Nevada Museum of Art, Reno, NV; il Museo del Barrio, New York, NY; il Weatherspoon Art Museum, Greensboro, NC; la Sweeney Art Gallery, University of California, Riverside, CA; la Collezione Pizzuti Columbus, OH; la Progressive Art Collection, Cleveland, OH; la Fondazione Salomon, Annecy, FR; il Roanoke College, Salem, VA; la Collezione AGI, Verona, IT.
22
novembre 2018
Franklin Evans – Selfportraits
Dal 22 novembre 2018 al 17 gennaio 2019
arte contemporanea
Location
FL GALLERY
Milano, Viale Sabotino, 22, (Milano)
Milano, Viale Sabotino, 22, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-19
sabato ore 15-19
Vernissage
22 Novembre 2018, h 18.30
Autore
Curatore