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Franz Roh – Opere dal 1922 al 1965
Fotografie e collages
Comunicato stampa
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La mostra pensata per ricordare Franz Roh a 40 anni dalla sua scomparsa, organizzata con il sostegno del Goethe-Institut Genua, è composta da 38 opere e ricostruisce l’intero arco creativo dell’artista che va dal 1922 al 1965. Sono presenti, in esposizione, alcune fotografie che testimoniano l’interesse di Roh verso la pratica fotografica già a partire dall’inizio degli anni Venti. I lavori esposti rappresentano il risultato di una articolata produzione che si snoda attraverso un folto gruppo di collages realizzati a partire dagli anni Trenta, in cui l’artista utilizza incisioni del’700 e fotoincisioni dell’800, reinventandone il contenuto. In un ulteriore gruppo di opere troviamo un insieme di collages di grande impatto visivo dove il materiale utilizzato è costituito da riproduzioni fotomeccaniche di fotografie tratte da giornali.
Critico tedesco di grande rilievo, Franz Roh deve la sua fama al libro Postespressionismo. Realismo Magico. Problemi della nuova pittura europea (1925), testo fondamentale per una analisi delle correnti artistiche formatesi dopo l’espressionismo, non solo in Germania. Nel testo, che analizza e mette a confronto i diversi linguaggi pittorici in Europa, come ad esempio Valori Plastici per l’Italia, viene introdotto il concetto di “Neue Sachlichkeit” (Nuova Oggettività), termine che indicherà in seguito una intera epoca. A fianco dell’attività di critico e studioso sviluppa, con una dinamica autonoma, quella di fotografo e creatore di collages.
Franz Roh nasce il 21 febbraio del 1890 ad Apolda, Turingia. Studia letteratura, storia e storia dell’arte a Lipsia, Berlino e Basilea e, successivamente, a partire dal 1915, si trasferisce a Monaco, dove l’incontro con il famoso storico d’arte Heinrich Wölfflin, rappresenterà un momento fondamentale per la sua maturazione artistica. Roh si specializza in pittura olandese del secolo XVII. Proprio in questi anni inizia a scrivere su riviste specializzate come “Kunstblatt”, “Kunst” e “Werk”. Scrive, in qualità di critico d’arte, per “Neue Zeitung” e lavora come redattore per il Bayerischer Rundfunk.
Gli anni Venti sono anche gli anni in cui vengono scoperte dagli artisti le potenzialità espressive della fotografia.
Nel 1929, in collaborazione con Jan Tschichold, seleziona 76 opere fotografiche per foto-auge, pubblicazione rimasta fondamentale per molti anni nella diffusione internazionale delle ricerche sulla Nuova Fotografia. Accanto a questa iniziativa editoriale, nasce il progetto di pubblicare la collana fototek, composta da foto-libri sia a carattere monografico che antologico. Nel 1930 sono pubblicati i volumi dedicati a Aenne Biermann e Moholy-Nagy con introduzione di Franz Roh, mentre quelli dedicati alla fotografia politica, al nudo e a El Lissitzky rimangono solo allo stato di progetto.
La sua produzione letteraria subisce un rallentamento, durante il nazismo, per ridiventare copiosa al termine della seconda Guerra Mondiale. Nel 1933 è internato per alcuni mesi a Dachau in quanto sostenitore di quella che, in seguito, sarà dichiarata Arte Degenerata. Professore di storia dell’arte all’Università di Monaco di Baviera dal dopoguerra, nel 1951 è nominato presidente della sezione tedesca dell’Aica (Association Internationale des Critiques d’Arts).
Sul piano della ricerca artistica si orienta da subito verso il fotomontaggio, il collage e tutte le tecniche sperimentali in genere, dimostrando un talento originale che gli permette di sviluppare un linguaggio formale autonomo: una combinazione fra la sua formazione umanistica, apporti scientifici e una sensibilità personale.
Compone i suoi collages tagliando e accostando, senza integrazione di matita o pennello, le immagini più disparate, che una volta sistemate nella loro posizione definitiva acquistano altri significati da quelli originari. Dai suoi assemblages scaturisce un racconto che si sviluppa in una dimensione onirica, connotato spesso da colte citazioni simboliche e da contenuti linguistici comuni al dadaismo e al surrealismo.
Roh è in contatto con gli artisti contemporanei che operano utilizzando lo stesso mezzo espressivo, da Max Ernst, con il quale intreccia un fitto rapporto epistolare a partire dal 1926, agli esponenti di Dada a Berlino come Hannah Höch, George Grosz, a Moholy Nagy insegnante al Bauhaus a Man Ray, etc.
Sebbene i primi lavori di Roh si collocano negli anni Venti, passano decenni prima che le sue opere vengano presentate a un vasto pubblico. Le prime mostre di collages risalgono al 1961, anno in cui ha luogo un’esposizione nella rinomata galleria Otto Stangl a Monaco. In Italia le opere di Roh vengono esposte per la prima volta nel 1975 a Milano, presso la Galleria del Levante mentre soltanto in anni recenti importanti istituzioni museali hanno dedicato esposizioni al suo lavoro come quelle alla Staatgalerie Moderner Kunst di Monaco nel 1990 e all’IVAM Centre Julio Gonzalez di Valencia nel 1997.
Franz Roh muore a Monaco il 30 dicembre 1965.
Per questa occasione è stato edito un catalogo contenente la riproduzione di parte delle opere esposte e corredato da apparati biografici, da testi di Franz Roh, due dei quali inediti per l’Italia e uno mai pubblicato fino ad oggi.
Critico tedesco di grande rilievo, Franz Roh deve la sua fama al libro Postespressionismo. Realismo Magico. Problemi della nuova pittura europea (1925), testo fondamentale per una analisi delle correnti artistiche formatesi dopo l’espressionismo, non solo in Germania. Nel testo, che analizza e mette a confronto i diversi linguaggi pittorici in Europa, come ad esempio Valori Plastici per l’Italia, viene introdotto il concetto di “Neue Sachlichkeit” (Nuova Oggettività), termine che indicherà in seguito una intera epoca. A fianco dell’attività di critico e studioso sviluppa, con una dinamica autonoma, quella di fotografo e creatore di collages.
Franz Roh nasce il 21 febbraio del 1890 ad Apolda, Turingia. Studia letteratura, storia e storia dell’arte a Lipsia, Berlino e Basilea e, successivamente, a partire dal 1915, si trasferisce a Monaco, dove l’incontro con il famoso storico d’arte Heinrich Wölfflin, rappresenterà un momento fondamentale per la sua maturazione artistica. Roh si specializza in pittura olandese del secolo XVII. Proprio in questi anni inizia a scrivere su riviste specializzate come “Kunstblatt”, “Kunst” e “Werk”. Scrive, in qualità di critico d’arte, per “Neue Zeitung” e lavora come redattore per il Bayerischer Rundfunk.
Gli anni Venti sono anche gli anni in cui vengono scoperte dagli artisti le potenzialità espressive della fotografia.
Nel 1929, in collaborazione con Jan Tschichold, seleziona 76 opere fotografiche per foto-auge, pubblicazione rimasta fondamentale per molti anni nella diffusione internazionale delle ricerche sulla Nuova Fotografia. Accanto a questa iniziativa editoriale, nasce il progetto di pubblicare la collana fototek, composta da foto-libri sia a carattere monografico che antologico. Nel 1930 sono pubblicati i volumi dedicati a Aenne Biermann e Moholy-Nagy con introduzione di Franz Roh, mentre quelli dedicati alla fotografia politica, al nudo e a El Lissitzky rimangono solo allo stato di progetto.
La sua produzione letteraria subisce un rallentamento, durante il nazismo, per ridiventare copiosa al termine della seconda Guerra Mondiale. Nel 1933 è internato per alcuni mesi a Dachau in quanto sostenitore di quella che, in seguito, sarà dichiarata Arte Degenerata. Professore di storia dell’arte all’Università di Monaco di Baviera dal dopoguerra, nel 1951 è nominato presidente della sezione tedesca dell’Aica (Association Internationale des Critiques d’Arts).
Sul piano della ricerca artistica si orienta da subito verso il fotomontaggio, il collage e tutte le tecniche sperimentali in genere, dimostrando un talento originale che gli permette di sviluppare un linguaggio formale autonomo: una combinazione fra la sua formazione umanistica, apporti scientifici e una sensibilità personale.
Compone i suoi collages tagliando e accostando, senza integrazione di matita o pennello, le immagini più disparate, che una volta sistemate nella loro posizione definitiva acquistano altri significati da quelli originari. Dai suoi assemblages scaturisce un racconto che si sviluppa in una dimensione onirica, connotato spesso da colte citazioni simboliche e da contenuti linguistici comuni al dadaismo e al surrealismo.
Roh è in contatto con gli artisti contemporanei che operano utilizzando lo stesso mezzo espressivo, da Max Ernst, con il quale intreccia un fitto rapporto epistolare a partire dal 1926, agli esponenti di Dada a Berlino come Hannah Höch, George Grosz, a Moholy Nagy insegnante al Bauhaus a Man Ray, etc.
Sebbene i primi lavori di Roh si collocano negli anni Venti, passano decenni prima che le sue opere vengano presentate a un vasto pubblico. Le prime mostre di collages risalgono al 1961, anno in cui ha luogo un’esposizione nella rinomata galleria Otto Stangl a Monaco. In Italia le opere di Roh vengono esposte per la prima volta nel 1975 a Milano, presso la Galleria del Levante mentre soltanto in anni recenti importanti istituzioni museali hanno dedicato esposizioni al suo lavoro come quelle alla Staatgalerie Moderner Kunst di Monaco nel 1990 e all’IVAM Centre Julio Gonzalez di Valencia nel 1997.
Franz Roh muore a Monaco il 30 dicembre 1965.
Per questa occasione è stato edito un catalogo contenente la riproduzione di parte delle opere esposte e corredato da apparati biografici, da testi di Franz Roh, due dei quali inediti per l’Italia e uno mai pubblicato fino ad oggi.
24
marzo 2006
Franz Roh – Opere dal 1922 al 1965
Dal 24 marzo al 27 maggio 2006
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARTINI & RONCHETTI
Genova, Via Roma, 9, (Genova)
Genova, Via Roma, 9, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a sabato16.00-19.30. Mattino su appuntamento
Vernissage
24 Marzo 2006, ore 18
Autore