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FRF – Four Roman Flats. Itinerari urbani di Amedeo Fago e Lia Morandini
Disegni, fotografie e “plastici” a descrivere due delle dimore di Amedeo Fago e Lia Morandini. In esposizione un itinerario storico del quartiere Esquilino curato da Carlo Severati. La mostra chiude un ciclo dedicato a 4 dimore romane: Four Roman Flats, ideato da Embrice nello scorso decennio.
Comunicato stampa
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FRF, Four Roman Flats, è un Programma di Embrice - nato nell’inverno 2010-2011 come Five Roman Flats – volto a raccontare aspetti della Città di Roma attraverso un’ottica gene-razionale: le case di cittadini nati tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Primi due appuntamenti sono stati la mostra dedicata a “Casa Mazza” nel maggio 2011 curata proprio da Amedeo Fago, e quella dedicata a “Casa Alessandrini” nel gennaio del 2012 curata da Emma Ta-gliacollo. L’esposizione corrente rappresenta quindi l’ultima tappa del progetto, riunendo in un’unica occasione due delle dimore di Amedeo Fago e Lia Morandini.
La prima in Viale del Vignola 50 al quartiere Flaminio, della quale sono esposti un modello, fotografie e disegni. La Seconda e attuale dimora, sita all’Esquilino in Via Ricasoli, della quale sono in mostra immagini fotografiche, disegni e un modello in scala. Ad accompagna-re l’itinerario all’interno del quartiere Esquilino, un percorso storico-architettonico curato da Carlo Severati.
Parte integrante della mostra, un video prodotto e diretto da Amedeo Fago, che sarà proiet-tato sabato 15 giugno e replicato domenica 16 giugno (solo su prenotazione scrivendo a: embrice@gmail.com).
Migrazioni Urbane
Amedeo Fago
Sono nato a Roma e non ho mai cambiato residenza. Ma non mi sento romano. Da una parte sento molto forti le mie radici nel sud Italia, dall’altra mi considero cittadino del mondo.
Sono nato in via Civitavecchia n. 1 nel quartiere Salario, un portone quasi all’angolo con via Savoia. Sono nato in casa. Allora si usava. Ho trascorso in quella casa l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza. Durante gli anni dell’Università ho cominciato ad allontanarmene. Seguendo l’esempio di studenti più grandi di architettura, prendemmo in affitto insieme a compagne e compagni di facoltà un appartamento dove andavamo a studiare e a preparare gli esami di progettazione, che si cominciavano a fare in gruppo. Il primo, che prendemmo per due o tre anni, era in via Ricciotti. Il secondo, che frequentai poco, era in via degli Scipioni. Entrambi nel quartiere Prati. Il terzo che presi in un primo tempo da solo, in via Cimabue, nel quartiere Flaminio.
All’età di ventisette anni, quando mi sono sposato con Carmen Carta, ho lasciato definitivamente la casa di via Civitavecchia e ne ho preso una in affitto dove sono nati i nostri due figli, Matteo e Alessandra, al 76/bis di corso Trieste.
Dopo circa tre anni mi sono spostato nello stesso quartiere Trieste, in via Gradisca n. 13, al piano rialzato di un elegante villino primo Novecento.
Continuavo a lavorare nello studio di via Cimabue quando, alla fine del 1972, scoprii, nello stesso quartiere Flaminio, dei locali semi abbandonati collocati in un cortile tra via Fracassini 18 e via Tiepolo 13. Me ne mi innamorai e li presi in affitto, sarebbero diventati “Il Politecnico”.
Tra il 1974 e il 1975 decisi di allontanarmi dalla casa coniugale. Chiesi ospitalità al mio amico Fabrizio Beggiato che abitava in via di Villa Massimo n. 47 nel quartiere Nomentano-Italia. Dopo qualche settimana mi spostai in casa di Giancarlo Sammartano, in via dei Giornalisti n. 2 nel quartiere Trionfale. Vi rimasi per parecchi mesi durante i quali “Il Politecnico” prendeva sempre più forma.
Nel 1975 Carmen, dovendo assentarsi da Roma per un lungo periodo, mi chiese di tornare in via Gradisca per occuparmi dei bambini. Così lasciai la casa di Giancarlo e tornai a vivere nel villino primo Novecento di via Gradisca. Dopo pochi mesi, lasciai di nuovo la casa di via Gradisca e presi, insieme a Lia Morandini con la quale stava nascendo un rapporto di amicizia amorosa, un piccolo appartamento nel residence di via Stresa n. 166 ancora nel quartiere Trionfale.
Nel Settantasei Lina Wertmuller, che da poco era andata a vivere nella sua nuova casa di via Principessa Clotilde, mi offrì l’attico in cui aveva abitato fino ad allora, in via Ennio Quirino Visconti 85, nel quartiere Prati. Mi trasferii lì e Lia venne con me.
In quel periodo i fratelli Bona, proprietari della casa di via Gradisca chiesero lo scioglimento anticipato del contratto d’affitto offrendo in cambio un appartamento al piano terra di viale Gorizia n. 52, a pochi metri da quello in cui sarebbe andata a vivere Carmen. Lo proposi a Lia che andò a viverci con due amiche.
Alla fine del Settantasette lasciai la casa di via Ennio Quirino Visconti e andai a vivere anch’io in viale Gorizia 52. Abitavamo lì quando, nell’Ottantaquattro, nacque nostra figlia Francesca. Nell’Ottantuno avevamo comprato insieme il villino al n. 32 della strada privata denominata piccola Londra, con accesso da viale del Vignola n 50. Vi andammo ad abitare nel dicembre 1988.
Trent’anni dopo, nel 2018, abbiamo venduto il villino della piccola Londra e abbiamo comprato la casa dove attualmente viviamo, in via Ricasoli al n. 7.
Era una vecchia casa in stile umbertino utilizzata come studio legale. Cinque stanze collocate intorno a un grande salone quadrato che prendeva luce da una veranda posta in asse con la diagonale del quadrato come raccordo tra due ali della stessa.
Ravvisai subito la possibilità di portare nella realtà un percorso progettuale che avevo sperimentato nel mondo effimero della scenografia, a partire dai “teatrini” che ero solito costruire da bambino - con due pile di libri, e una riga di legno appoggiata sopra - per finire alle scenografie per il film “L’invenzione di Morel” del 1973, e “Salto nel vuoto” (del 1979). Si trattava infatti in tutti questi casi di una riflessione sulla diagonale del quadrato come asse che genera diversi percorsi e punti di vista attraverso rotazioni di 45°. Una riflessione che ha dato sicuramente risultati interessanti dal punto di vista cinematografico, e un suo esito nella realtà, nella progettazione della ristrutturazione dell’appartamento al quarto piano di via Ricasoli dove vivo insieme con Lia Morandini dal 2020.
La prima in Viale del Vignola 50 al quartiere Flaminio, della quale sono esposti un modello, fotografie e disegni. La Seconda e attuale dimora, sita all’Esquilino in Via Ricasoli, della quale sono in mostra immagini fotografiche, disegni e un modello in scala. Ad accompagna-re l’itinerario all’interno del quartiere Esquilino, un percorso storico-architettonico curato da Carlo Severati.
Parte integrante della mostra, un video prodotto e diretto da Amedeo Fago, che sarà proiet-tato sabato 15 giugno e replicato domenica 16 giugno (solo su prenotazione scrivendo a: embrice@gmail.com).
Migrazioni Urbane
Amedeo Fago
Sono nato a Roma e non ho mai cambiato residenza. Ma non mi sento romano. Da una parte sento molto forti le mie radici nel sud Italia, dall’altra mi considero cittadino del mondo.
Sono nato in via Civitavecchia n. 1 nel quartiere Salario, un portone quasi all’angolo con via Savoia. Sono nato in casa. Allora si usava. Ho trascorso in quella casa l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza. Durante gli anni dell’Università ho cominciato ad allontanarmene. Seguendo l’esempio di studenti più grandi di architettura, prendemmo in affitto insieme a compagne e compagni di facoltà un appartamento dove andavamo a studiare e a preparare gli esami di progettazione, che si cominciavano a fare in gruppo. Il primo, che prendemmo per due o tre anni, era in via Ricciotti. Il secondo, che frequentai poco, era in via degli Scipioni. Entrambi nel quartiere Prati. Il terzo che presi in un primo tempo da solo, in via Cimabue, nel quartiere Flaminio.
All’età di ventisette anni, quando mi sono sposato con Carmen Carta, ho lasciato definitivamente la casa di via Civitavecchia e ne ho preso una in affitto dove sono nati i nostri due figli, Matteo e Alessandra, al 76/bis di corso Trieste.
Dopo circa tre anni mi sono spostato nello stesso quartiere Trieste, in via Gradisca n. 13, al piano rialzato di un elegante villino primo Novecento.
Continuavo a lavorare nello studio di via Cimabue quando, alla fine del 1972, scoprii, nello stesso quartiere Flaminio, dei locali semi abbandonati collocati in un cortile tra via Fracassini 18 e via Tiepolo 13. Me ne mi innamorai e li presi in affitto, sarebbero diventati “Il Politecnico”.
Tra il 1974 e il 1975 decisi di allontanarmi dalla casa coniugale. Chiesi ospitalità al mio amico Fabrizio Beggiato che abitava in via di Villa Massimo n. 47 nel quartiere Nomentano-Italia. Dopo qualche settimana mi spostai in casa di Giancarlo Sammartano, in via dei Giornalisti n. 2 nel quartiere Trionfale. Vi rimasi per parecchi mesi durante i quali “Il Politecnico” prendeva sempre più forma.
Nel 1975 Carmen, dovendo assentarsi da Roma per un lungo periodo, mi chiese di tornare in via Gradisca per occuparmi dei bambini. Così lasciai la casa di Giancarlo e tornai a vivere nel villino primo Novecento di via Gradisca. Dopo pochi mesi, lasciai di nuovo la casa di via Gradisca e presi, insieme a Lia Morandini con la quale stava nascendo un rapporto di amicizia amorosa, un piccolo appartamento nel residence di via Stresa n. 166 ancora nel quartiere Trionfale.
Nel Settantasei Lina Wertmuller, che da poco era andata a vivere nella sua nuova casa di via Principessa Clotilde, mi offrì l’attico in cui aveva abitato fino ad allora, in via Ennio Quirino Visconti 85, nel quartiere Prati. Mi trasferii lì e Lia venne con me.
In quel periodo i fratelli Bona, proprietari della casa di via Gradisca chiesero lo scioglimento anticipato del contratto d’affitto offrendo in cambio un appartamento al piano terra di viale Gorizia n. 52, a pochi metri da quello in cui sarebbe andata a vivere Carmen. Lo proposi a Lia che andò a viverci con due amiche.
Alla fine del Settantasette lasciai la casa di via Ennio Quirino Visconti e andai a vivere anch’io in viale Gorizia 52. Abitavamo lì quando, nell’Ottantaquattro, nacque nostra figlia Francesca. Nell’Ottantuno avevamo comprato insieme il villino al n. 32 della strada privata denominata piccola Londra, con accesso da viale del Vignola n 50. Vi andammo ad abitare nel dicembre 1988.
Trent’anni dopo, nel 2018, abbiamo venduto il villino della piccola Londra e abbiamo comprato la casa dove attualmente viviamo, in via Ricasoli al n. 7.
Era una vecchia casa in stile umbertino utilizzata come studio legale. Cinque stanze collocate intorno a un grande salone quadrato che prendeva luce da una veranda posta in asse con la diagonale del quadrato come raccordo tra due ali della stessa.
Ravvisai subito la possibilità di portare nella realtà un percorso progettuale che avevo sperimentato nel mondo effimero della scenografia, a partire dai “teatrini” che ero solito costruire da bambino - con due pile di libri, e una riga di legno appoggiata sopra - per finire alle scenografie per il film “L’invenzione di Morel” del 1973, e “Salto nel vuoto” (del 1979). Si trattava infatti in tutti questi casi di una riflessione sulla diagonale del quadrato come asse che genera diversi percorsi e punti di vista attraverso rotazioni di 45°. Una riflessione che ha dato sicuramente risultati interessanti dal punto di vista cinematografico, e un suo esito nella realtà, nella progettazione della ristrutturazione dell’appartamento al quarto piano di via Ricasoli dove vivo insieme con Lia Morandini dal 2020.
08
giugno 2024
FRF – Four Roman Flats. Itinerari urbani di Amedeo Fago e Lia Morandini
Dall'otto al 15 giugno 2024
architettura
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
Da sabato 8 giugno a sabato 15 giugno 2024
orario: dalle 19:00 alle 21:00, domenica chiuso.
Inaugurazione sabato 8 giugno 2024 dalle ore 19:00.
Finissage sabato 15 giugno ore 19:00: La giornata di chiusura sarà dedicata alla proiezione di un video prodotto e diretto da Amedeo Fago, solo su prenotazione (scrivere a embrice@gmail.com) per un numero massimo di 20 persone.
Repliche: La proiezione sarà replicata Domenica 16 Giugno: mattina ore 11:00, sera ore 19:00 sempre su prenotazione (per le prenotazioni scrivere a: embrice@gmail.com).
Vernissage
8 Giugno 2024, Dalle 19:00
Sito web
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Curatore
Autore testo critico