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Fulvia Levi Bianchi – Ab Ovo
Una mostra alla Fabbrica del Vapore ripercorre la carriera di Fulvia Levi Bianchi, artista e privilegiata compagna di viaggio di grandi maestri degli Anni Sessanta
Comunicato stampa
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Una mostra alla Fabbrica del Vapore ripercorre la carriera Fulvia Levi Bianchi, artista e privilegiata compagna di viaggio di grandi maestri degli Anni Sessanta. Iniziativa curata da Francesca Levi Tonolli e Luigi Pedrazzi. In collaborazione con Arteutopia e l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Milano.
Milano anni Sessanta. Esporre in una Milano fervida, fra le maggiori capitali europee della cultura e dell’arte, con gli amici, quelli che tutti vorrebbero avere, ma che a pochi tocca il privilegio di avere: Lucio Fontana, Gianni Dova, Enrico Baj, Giorgio De Chirico, Roberto Crippa, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi. Gli stessi con i quali si esce a cena e con i quali si condividono percorsi artistici. Non è vita per tutti, ma è questo che ha vissuto Fulvia Levi Bianchi. Classe 1927, triestina di nascita trasferita a Milano da ragazza, dove frequenta l’Accademia di Brera. Attiva già dalla fine degli anni ’50 del decennio (nel ’57 la prima esposizione a Milano nella galleria Montenapoleone), Fulvia Levi Bianchi ha lo spirito di artista libera e coraggiosa. Nel suo vivere profondi legami con tali maestri e amici di quegli anni, cerca e trova un suo linguaggio, porta avanti una sua ricerca: la rappresentazione dell’essenziale, la forma più pura e istintiva che corrisponde all’uovo. Che presto diventa tema prediletto, declinato e rappresentato in pittura, scultura, nelle sue creazioni di design, nella sua sperimentazione che porta a una tecnica pittorica e plastica che le ha permesso di eliminare il segno, lasciando unicamente la luce e il volume liberi di espandersi e di vibrare sulla tela o nello spazio. Gallerie e musei di tutto il mondo hanno esposto e venduto le sue opere. Dal ' 70 inizia a lavorare per il celebre gallerista di origine greca Jolas ad Atene, Madrid e New York. Subito apprezzata negli Stati Uniti, Fulvia vive a metà fra Milano, New York e Los Angeles, dove negli ultimi anni – precedenti la sua scomparsa avvenuta nel 2006 - ha esposto per la galleria di Barbara De Vorzon. Suo il ritratto di Farah Diba realizzato nel 1968 per l'incoronazione dello scià di Persia, suoi i ritratti di personalità del mondo della politica, dello sport e della cultura, da Strehler a Gorbaciov, da Schumacher a Montezemolo, da Veronesi a Copperfield.
La mostra ripercorre tutta la carriera di Fulvia Levi Bianchi, nella Milano che fu culla della sua attività. Pittura, scultura e design, dai primi lavori figurativi degli anni ’60 dove si scorgono ancore influenze accademiche di surrealismo fino ai grandi ritratti, dove spicca una modernissima e sognante Marylin, alle sculture e ai dipinti degli anni ’70 e ’80, dove il linguaggio diventa metafisico e filosofico, e che consacrano Fulvia Levibianchi come artista di fama internazionale e la portano ad esporre nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Fino alle ultime visioni artistiche dove l’archetipo uovo diventa la matrice della materia, con i suoi oli su ferro dei primi anni duemila, o si confronta con suggestioni contemporanee vicine alla grafica ed all’architettura, dove l’archetipo cosmico dell’uovo si incrocia con strutture grafiche di una realtà urbana immanente.
A coronamento del suo lavoro e del suo profondo legami con i grandi maestri degli anni Sessanta, in mostra è riprodotta la sua sala da pranzo che vede idealmente ospiti proprio quei grandi maestri, ad accompagnare i dipinti e le sculture di Fulvia.
Milano anni Sessanta. Esporre in una Milano fervida, fra le maggiori capitali europee della cultura e dell’arte, con gli amici, quelli che tutti vorrebbero avere, ma che a pochi tocca il privilegio di avere: Lucio Fontana, Gianni Dova, Enrico Baj, Giorgio De Chirico, Roberto Crippa, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi. Gli stessi con i quali si esce a cena e con i quali si condividono percorsi artistici. Non è vita per tutti, ma è questo che ha vissuto Fulvia Levi Bianchi. Classe 1927, triestina di nascita trasferita a Milano da ragazza, dove frequenta l’Accademia di Brera. Attiva già dalla fine degli anni ’50 del decennio (nel ’57 la prima esposizione a Milano nella galleria Montenapoleone), Fulvia Levi Bianchi ha lo spirito di artista libera e coraggiosa. Nel suo vivere profondi legami con tali maestri e amici di quegli anni, cerca e trova un suo linguaggio, porta avanti una sua ricerca: la rappresentazione dell’essenziale, la forma più pura e istintiva che corrisponde all’uovo. Che presto diventa tema prediletto, declinato e rappresentato in pittura, scultura, nelle sue creazioni di design, nella sua sperimentazione che porta a una tecnica pittorica e plastica che le ha permesso di eliminare il segno, lasciando unicamente la luce e il volume liberi di espandersi e di vibrare sulla tela o nello spazio. Gallerie e musei di tutto il mondo hanno esposto e venduto le sue opere. Dal ' 70 inizia a lavorare per il celebre gallerista di origine greca Jolas ad Atene, Madrid e New York. Subito apprezzata negli Stati Uniti, Fulvia vive a metà fra Milano, New York e Los Angeles, dove negli ultimi anni – precedenti la sua scomparsa avvenuta nel 2006 - ha esposto per la galleria di Barbara De Vorzon. Suo il ritratto di Farah Diba realizzato nel 1968 per l'incoronazione dello scià di Persia, suoi i ritratti di personalità del mondo della politica, dello sport e della cultura, da Strehler a Gorbaciov, da Schumacher a Montezemolo, da Veronesi a Copperfield.
La mostra ripercorre tutta la carriera di Fulvia Levi Bianchi, nella Milano che fu culla della sua attività. Pittura, scultura e design, dai primi lavori figurativi degli anni ’60 dove si scorgono ancore influenze accademiche di surrealismo fino ai grandi ritratti, dove spicca una modernissima e sognante Marylin, alle sculture e ai dipinti degli anni ’70 e ’80, dove il linguaggio diventa metafisico e filosofico, e che consacrano Fulvia Levibianchi come artista di fama internazionale e la portano ad esporre nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Fino alle ultime visioni artistiche dove l’archetipo uovo diventa la matrice della materia, con i suoi oli su ferro dei primi anni duemila, o si confronta con suggestioni contemporanee vicine alla grafica ed all’architettura, dove l’archetipo cosmico dell’uovo si incrocia con strutture grafiche di una realtà urbana immanente.
A coronamento del suo lavoro e del suo profondo legami con i grandi maestri degli anni Sessanta, in mostra è riprodotta la sua sala da pranzo che vede idealmente ospiti proprio quei grandi maestri, ad accompagnare i dipinti e le sculture di Fulvia.
24
maggio 2016
Fulvia Levi Bianchi – Ab Ovo
Dal 24 maggio al 26 giugno 2016
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10.30-19
Vernissage
24 Maggio 2016, h 18.30
Ufficio stampa
CLARART
Autore
Curatore