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Fulvio Bonazza – Informale1
La rassegna propone una sequenza di più di 20 opere su carta realizzate dall’artista a tecnica mista negli ultimi due anni
Comunicato stampa
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Innamorato del mare, il pittore triestino Fulvio Bonazza - scrive Marianna Accerboni - trae spunto e ispirazione da tale passione innata, come quella per il disegno e per l’arte, per compiere un’attivissima ricerca nell’ambito del segno, della forma e del colore, i cui risultati esperiti negli ultimi due anni sono esposti in mostra.
A sostenerlo in questa sperimentazione che lo impegna da alcuni anni è il maestro Franco Chersicola, valente pittore contemporaneo, ma anche insegnante d’altri tempi per la tenacia e l’attaccamento ai propri discepoli.
Tra questi, Bonazza persegue a suo modo, abbandonando il segno molto valente del figurativo, la via della semplificazione e dell’essenzialità, finchè il pesce, che all’inizio è stato per l’artista il tema prescelto, ritorna a essere mare: la forma si disintegra allora in molteplici sfumature cromatiche e la sensibilità dell’artista la impreziosisce mediante una raffinata, morbida gamma di colori sintonici realizzati a carboncino, di crete amalgamate con collante, di acrilici e gessi spesso illuminati da polvere e foglia d’oro, di lucidi spray oppure con alcuni interessanti interventi a collage.
Da qui nascono composizioni del tutto ibere e convincenti: sotto il profilo stilistico l’evoluzione di Bonazza persegue il pensiero di certa avanguardia del secondo novecento, il quale trova nell’informale la meta irrazionale e concettualmente dirompente, che procede diretta dall’impressionismo. La poca fede nella ragione e nella conoscenza sviluppatasi dopo il secondo conflitto mondiale, la fiducia nella cultura nonsense di derivazione dada (che in francese significa giocattolo), una sorta di evocazione della realtà condotta in chiave surrealista, che valorizzava l’inconscio, l’aggancio all’espressionismo e alla violenza del suo sentire, sono alcune delle formulazioni da cui trasse origine negli anni cinquanta in Europa, in America e in Giappone il linguaggio informale. Di quest’ultimo - conclude il critico - Bonazza sa offrirci una serie di prove intense e molto personali anche per quanto riguarda l’impaginazione, forti e nel contempo sottilmente liriche, nelle quali ha mediato con sicuro talento una riflessione gestuale istintiva e raffinata sul dualismo, ricorrente nell’artista ed espressa attraverso una iterata valenza segnica e mediante il tachisme, cioè l’uso di macchie di colore, le cui premesse ritroviamo nel tardo Monet.
A sostenerlo in questa sperimentazione che lo impegna da alcuni anni è il maestro Franco Chersicola, valente pittore contemporaneo, ma anche insegnante d’altri tempi per la tenacia e l’attaccamento ai propri discepoli.
Tra questi, Bonazza persegue a suo modo, abbandonando il segno molto valente del figurativo, la via della semplificazione e dell’essenzialità, finchè il pesce, che all’inizio è stato per l’artista il tema prescelto, ritorna a essere mare: la forma si disintegra allora in molteplici sfumature cromatiche e la sensibilità dell’artista la impreziosisce mediante una raffinata, morbida gamma di colori sintonici realizzati a carboncino, di crete amalgamate con collante, di acrilici e gessi spesso illuminati da polvere e foglia d’oro, di lucidi spray oppure con alcuni interessanti interventi a collage.
Da qui nascono composizioni del tutto ibere e convincenti: sotto il profilo stilistico l’evoluzione di Bonazza persegue il pensiero di certa avanguardia del secondo novecento, il quale trova nell’informale la meta irrazionale e concettualmente dirompente, che procede diretta dall’impressionismo. La poca fede nella ragione e nella conoscenza sviluppatasi dopo il secondo conflitto mondiale, la fiducia nella cultura nonsense di derivazione dada (che in francese significa giocattolo), una sorta di evocazione della realtà condotta in chiave surrealista, che valorizzava l’inconscio, l’aggancio all’espressionismo e alla violenza del suo sentire, sono alcune delle formulazioni da cui trasse origine negli anni cinquanta in Europa, in America e in Giappone il linguaggio informale. Di quest’ultimo - conclude il critico - Bonazza sa offrirci una serie di prove intense e molto personali anche per quanto riguarda l’impaginazione, forti e nel contempo sottilmente liriche, nelle quali ha mediato con sicuro talento una riflessione gestuale istintiva e raffinata sul dualismo, ricorrente nell’artista ed espressa attraverso una iterata valenza segnica e mediante il tachisme, cioè l’uso di macchie di colore, le cui premesse ritroviamo nel tardo Monet.
20
ottobre 2009
Fulvio Bonazza – Informale1
Dal 20 ottobre all'otto novembre 2009
arte contemporanea
Location
SALA COMUNALE D’ARTE
Trieste, Piazza Dell'unità D'italia, 4, (Trieste)
Trieste, Piazza Dell'unità D'italia, 4, (Trieste)
Orario di apertura
tutti i giorni 10.00 - 13.00 / 17.00 – 20.00
Vernissage
20 Ottobre 2009, ore 18.30
Autore
Curatore