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Fulvio Pendini – I volti di Padova
La produzione di Pendini è costituita soprattutto da oli di diverse dimensioni e da affreschi o grandi pannelli decorativi realizzati sia per privati che per pubbliche istituzioni
Comunicato stampa
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Padova celebra Fulvio Pendini nel centenario della nascita. La mostra, allestita presso i Musei Civici agli Eremitani, rappresenta l’occasione sia per ricordare, approfondire e riscoprire un artista che per mezzo secolo è stato protagonista della scena culturale cittadina e nazionale, sia per ripercorrere gli anni cruciali compresi tra le mostre sindacali degli anni trenta e lo scoppio delle neo-avanguardie degli anni sessanta.
La sua attività si colloca tra gli episodi salienti dello scenario artistico cittadino del secolo scorso: il cantiere del Novecento al Bo, voluto dal rettore Carlo Anti e diretto da Gio Ponti, e l’attività del Gruppo N, esponente di punta dei movimenti ottico-cinetici nei primi anni sessanta. Tra queste due polarità scorrono solo tre decenni ma, in realtà, si dipana la vicenda artistica di una città che affonda da un lato nel mito della classicità (accordata alla vocazione umanistica patavina e risvegliata dalla riscoperta del Mantegna ad opera di Giuseppe Fiocco) e dall’altro si spinge sul bordo della contemporaneità più sperimentale collegandosi con Milano e Düsseldorf.
La biografia di Fulvio Pendini si situa tra questi due momenti, incarnando la figura ideale di un artista che si è dedicato per tutta la vita alla pittura partendo da un distillato e parco classicismo neo-giottesco sulla scia del primo Oppi, per poi adottare e sviluppare una linea di primitivismo novecentista incentrata sull’animazione di feste popolari entro scenari di piazze e cortili, per approdare infine alla rappresentazione stilizzata di matrice medioevale di Padova e di altre città venete, ma anche emiliane, toscane, spagnole e algerine.
Tuttavia, pur se il tema figurativo è dominante, nelle opere di Pendini si avverte subito come l’interesse principale sia rivolto ai valori compositivi, ai rapporti cromatici, alle dinamiche lineari. Questa disposizione a cogliere la natura espressiva delle forme pittoriche in quanto tali lo porta, nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, a sperimentare le vie delle avanguardie storiche filtrate dalla lezione del Fronte Nuovo delle Arti. E’ la stagione felice delle nature morte con scorci di cucine, stufe, strumenti musicali, ceste e gabbie d’uccelli. Una speciale sensibilità cromatica lo porta a smorzare l’impronta neocubista, privilegiando il gioco dei tagli e la disposizione delle pezzature. Se nel cantiere novecentista del Bo sono stati Gio Ponti (con il quale collabora nell’affrescare la scala del rettorato) e Gino Severini le figure di riferimento, nell’immediato dopoguerra sarà piuttosto Giuseppe Santomaso tra gli artisti del Fronte Nuovo a influenzarne la ricerca.
Il percorso espositivo e l’ordinamento del catalogo seguiranno l’evoluzione della pittura di Pendini soffermandosi sulle variazioni stilistiche e tematiche.
L’artista fu presente alle mostre sindacali interprovinciali di Ca’ Pesaro negli anni trenta, a sei edizioni della Biennale dal 1940 al 1954, alle Biennali d’Arte Triveneta degli anni cinquanta e sessanta e a molti premi e concorsi nazionali. Sue opere si trovano in musei nazionali e in importanti raccolte come la collezione Gori e quella del Quirinale.
La produzione di Pendini è costituita soprattutto da oli di diverse dimensioni e da affreschi o grandi pannelli decorativi realizzati sia per privati che per pubbliche istituzioni. Le sue numerose imprese decorative l’hanno reso l’ideale continuatore della tradizione “murale” patavina che lo stesso Anti intendeva riproporre e valorizzare con gli interventi all’università.
Fulvio Pendini fu anche figura di riferimento per la comunità degli artisti padovani: fu tra i fondatori dei gruppi “Il Bastione” e “Il Coccodrillo”, nonché animatore e segretario della Mostra Triveneta d’Arte contribuendo in modo determinante alla sua rinascita post-bellica.
L’esposizione presenterà più di cento opere che illustrano il percorso di Pendini, mettendo in luce l’inclinazione più lirica e sperimentale, assai poco conosciuta, dell’artista e la sua attività di decoratore di spazi architettonici interni ed esterni, oltre alla vasta produzione a soggetto sacro disseminata nelle chiese del territorio.
La mostra, organizzata dal Comune di Padova, Assessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo - Settori Attività Culturali e Musei e Biblioteche, è curata da Davide Banzato, Virginia Baradel (cui si deve anche la predisposizione del progetto scientifico) e Franca Pellegrini.
Alla realizzazione dell’evento ha contributo Banca Aletti (private bank del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara) che quest’anno nell’ambito del progetto Banca Aletti per l’Arte è sostenitrice di questa mostra presso i Musei Civici agli Eremitani.
Collaborazione tecnica di APS Advertising.
La mostra sarà allestita dal 19 maggio al 4 novembre nelle sale per esposizioni temporanee dei Musei Civici agli Eremitani e si avvarrà di un catalogo Skira con testi di Davide Banzato, Virginia Baradel, Vittorio Dal Piaz, Giovanni Lorenzoni, Andrea Nante, Franca Pellegrini, Benedetta Pendini, Elena Pontiggia e Pietro Randi.
In contemporanea, presso Palazzo Zuckermann, saranno esposte le opere di Paolo De Poli (1905 - 1996), celebre maestro padovano dell'arte dello smalto, di recente donate dai figli al Museo d'Arte Medioevale e Moderna. Verrà così messo in luce il percorso comune di queste due forti personalità artistiche, protagoniste negli stessi anni della scena culturale cittadina.
La sua attività si colloca tra gli episodi salienti dello scenario artistico cittadino del secolo scorso: il cantiere del Novecento al Bo, voluto dal rettore Carlo Anti e diretto da Gio Ponti, e l’attività del Gruppo N, esponente di punta dei movimenti ottico-cinetici nei primi anni sessanta. Tra queste due polarità scorrono solo tre decenni ma, in realtà, si dipana la vicenda artistica di una città che affonda da un lato nel mito della classicità (accordata alla vocazione umanistica patavina e risvegliata dalla riscoperta del Mantegna ad opera di Giuseppe Fiocco) e dall’altro si spinge sul bordo della contemporaneità più sperimentale collegandosi con Milano e Düsseldorf.
La biografia di Fulvio Pendini si situa tra questi due momenti, incarnando la figura ideale di un artista che si è dedicato per tutta la vita alla pittura partendo da un distillato e parco classicismo neo-giottesco sulla scia del primo Oppi, per poi adottare e sviluppare una linea di primitivismo novecentista incentrata sull’animazione di feste popolari entro scenari di piazze e cortili, per approdare infine alla rappresentazione stilizzata di matrice medioevale di Padova e di altre città venete, ma anche emiliane, toscane, spagnole e algerine.
Tuttavia, pur se il tema figurativo è dominante, nelle opere di Pendini si avverte subito come l’interesse principale sia rivolto ai valori compositivi, ai rapporti cromatici, alle dinamiche lineari. Questa disposizione a cogliere la natura espressiva delle forme pittoriche in quanto tali lo porta, nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, a sperimentare le vie delle avanguardie storiche filtrate dalla lezione del Fronte Nuovo delle Arti. E’ la stagione felice delle nature morte con scorci di cucine, stufe, strumenti musicali, ceste e gabbie d’uccelli. Una speciale sensibilità cromatica lo porta a smorzare l’impronta neocubista, privilegiando il gioco dei tagli e la disposizione delle pezzature. Se nel cantiere novecentista del Bo sono stati Gio Ponti (con il quale collabora nell’affrescare la scala del rettorato) e Gino Severini le figure di riferimento, nell’immediato dopoguerra sarà piuttosto Giuseppe Santomaso tra gli artisti del Fronte Nuovo a influenzarne la ricerca.
Il percorso espositivo e l’ordinamento del catalogo seguiranno l’evoluzione della pittura di Pendini soffermandosi sulle variazioni stilistiche e tematiche.
L’artista fu presente alle mostre sindacali interprovinciali di Ca’ Pesaro negli anni trenta, a sei edizioni della Biennale dal 1940 al 1954, alle Biennali d’Arte Triveneta degli anni cinquanta e sessanta e a molti premi e concorsi nazionali. Sue opere si trovano in musei nazionali e in importanti raccolte come la collezione Gori e quella del Quirinale.
La produzione di Pendini è costituita soprattutto da oli di diverse dimensioni e da affreschi o grandi pannelli decorativi realizzati sia per privati che per pubbliche istituzioni. Le sue numerose imprese decorative l’hanno reso l’ideale continuatore della tradizione “murale” patavina che lo stesso Anti intendeva riproporre e valorizzare con gli interventi all’università.
Fulvio Pendini fu anche figura di riferimento per la comunità degli artisti padovani: fu tra i fondatori dei gruppi “Il Bastione” e “Il Coccodrillo”, nonché animatore e segretario della Mostra Triveneta d’Arte contribuendo in modo determinante alla sua rinascita post-bellica.
L’esposizione presenterà più di cento opere che illustrano il percorso di Pendini, mettendo in luce l’inclinazione più lirica e sperimentale, assai poco conosciuta, dell’artista e la sua attività di decoratore di spazi architettonici interni ed esterni, oltre alla vasta produzione a soggetto sacro disseminata nelle chiese del territorio.
La mostra, organizzata dal Comune di Padova, Assessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo - Settori Attività Culturali e Musei e Biblioteche, è curata da Davide Banzato, Virginia Baradel (cui si deve anche la predisposizione del progetto scientifico) e Franca Pellegrini.
Alla realizzazione dell’evento ha contributo Banca Aletti (private bank del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara) che quest’anno nell’ambito del progetto Banca Aletti per l’Arte è sostenitrice di questa mostra presso i Musei Civici agli Eremitani.
Collaborazione tecnica di APS Advertising.
La mostra sarà allestita dal 19 maggio al 4 novembre nelle sale per esposizioni temporanee dei Musei Civici agli Eremitani e si avvarrà di un catalogo Skira con testi di Davide Banzato, Virginia Baradel, Vittorio Dal Piaz, Giovanni Lorenzoni, Andrea Nante, Franca Pellegrini, Benedetta Pendini, Elena Pontiggia e Pietro Randi.
In contemporanea, presso Palazzo Zuckermann, saranno esposte le opere di Paolo De Poli (1905 - 1996), celebre maestro padovano dell'arte dello smalto, di recente donate dai figli al Museo d'Arte Medioevale e Moderna. Verrà così messo in luce il percorso comune di queste due forti personalità artistiche, protagoniste negli stessi anni della scena culturale cittadina.
18
maggio 2007
Fulvio Pendini – I volti di Padova
Dal 18 maggio al 04 novembre 2007
arte contemporanea
Location
MUSEI CIVICI AGLI EREMITANI
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Biglietti
intero (mostra e Museo) euro 10,00; cumulativo (mostra, musei e cappella degli Scrovegni) euro 12,00; ridotto euro 8,00, ridotto speciale euro 5,00; gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili
Orario di apertura
9-19; chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S. Stefano, Capodanno, I Maggio
Vernissage
18 Maggio 2007, su invito
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore