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FunCity
Un progetto di mostra collettiva nato da uno sguardo parziale lanciato sul paesaggio urbano contemporaneo e sulle sollecitazioni neuronali che la città scatena in chi la abita o in chi semplicemente la attraversa per un tempo limitato
Comunicato stampa
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Gagliardi Art System_gallery presenta FunCity, un progetto di mostra collettiva nato da uno sguardo parziale lanciato sul paesaggio urbano contemporaneo e sulle sollecitazioni neuronali che la città scatena in chi la abita o in chi semplicemente la attraversa per un tempo limitato. È uno sguardo di superficie, perché è sulla pelle del corpo urbano che sono incise le stigmate del vuoto nascosto appena dietro la fantasmagoria di segni, segnali, icone, simboli, loghi, suoni, informazioni e quant’altro connota le metropoli di tutto il mondo. Lungi dall’essere luoghi residenziali o di lavoro, le metropoli contemporanee sono diventate bacini di produzione dell’immaginario, centri di attrazione e seduzione per residenti e visitatori, parchi en plein air della distrazione e del divertimento, luoghi in cui il tempo si dilata in un eterno qui e ora. La metropoli globale è perennemente under construction (in costruzione) e in via di ridefinizione come ha chiaramente messo in luce la terminologia urbanistica, sociologica o antropologica nel tentativo di nominarla. Espansa, diffusa, policentrica, disseminata: sono questi alcuni degli aggettivi utilizzati negli ultimi anni per definire un’identità mutante che è stata di volta in volta battezzata megalopoli, exopoli, metapoli, post-metropoli, cosmopoli, peripoli, zeropoli. In grado di stimolare ricerche semiologiche e linguistiche, la città che si è venuta configurando negli ultimi vent’anni è essa stessa “linguaggio”. Dai segnali stradali alle icone pubblicitarie, dai centri commerciali ai negozi monomarca, dalle mode metropolitane ai nuovi generi musicali in ascolto, dalle architetture funzionali ed eco-compatibili agli edifici simbolo, dalle parole scritte sui muri ai messaggi pubblicitari visibili sui mezzi di trasporto pubblico, dal gesto al gergo parlato dalle tribù giovanili, le città del mondo appaiono come contenitori esplosivi di dati, codici e indici, generatori potentissimi di creatività quotidianamente consumata. Rielaborando il pensiero di Michel de Certeau, potremmo dire tranquillamente che il consumo dell’immagine come quello delle merci circolanti prevalentemente nello spazio urbano è o può diventare un atto di resistenza creativa da parte dell’uomo. L’arte è un esempio di riconversione e di riciclaggio dell’immaginario massificato ma è al tempo stesso (non dobbiamo dimenticarlo) prodotto di quell’immaginario. Le opere in mostra evidenziano attraverso le formule espressive della pittura, del video, della fotografia e dell’installazione, la varietà di segni e significati inscritti nel corpo della città.
Nicola Di Caprio (Caserta,1963) si è mosso, sin dagli esordi della sua ricerca espressiva, con incredibile fluidità fra cultura alta e cultura bassa o popular, indagando fra l’altro il concetto di identità a partire dal life-style legato alle tribù giovanili. Musicita, grafico professionista, artista visivo, utilizza i differenti linguaggi della fotografia, pittura e installazione applicate alla pratica del crossover fra musica e universo delle immagini.
Claudia Grassl (Berchtesgardesgaden,1975) è una giovane fotografa che ha fatto del nomadismo una metodologia di lavoro. I suoi ritratti ambientati nelle città di tutto il mondo catturano adolescenti o giovani donne che si sono prestate ad un intrigante gioco di ruolo. Le fotografie di Grassl sono sempre un misto fra reportages urbani, foto di moda, immagini in posa.
Andreas Leikauf (Obersteiermark,1966) nella pittura rapida e lisergica di Leikauf, fatta essenzialmente di scene più che di narrazioni, ciò che emerge prepotentemente è sempre l’atmosfera. Oggetti solitari, figure umane, paesaggi periferici saturati dal colore e corredati da brevi frasi che suonano come parole in musica o messaggi pubblicitari. È lo scenario metropolitano con gli usi e i costumi giovanili quello privilegiato dalla pittura dell’artista.
Marco Memeo (Torino, 1967) ha costruito negli anni un vero e proprio vocabolario urbano di immagini. Architetture, strade, particolari dell’arredo urbano, segnaletica stradale costituiscono l’ABC di tutte le città del mondo. Partendo da istantanee fotografiche raccolte durante vari spostamenti, Memeo dipinge lo scenario asettico e invasivo delle metropoli senza prendere in considerazione la figura umana.
Bartolomeo Migliore (Santena, 1960) persegue da anni l’obiettivo di restituire alla parola il suo carattere immaginifico. Pittore anomalo della scena contemporanea italiana, Migliore dipinge su tela o su altri supporti parole, loghi, segni urbani, simboli, simulando con la stessa nonchalance linguaggi e grafismi connessi alla storia dell’arte, al mondo della musica e alla cultura contemporanea.
Robert Pettena (Pembury, 1970) utilizza i linguaggi del video e della fotografia per scandagliare sistemi e meccanismi apparentemente inossidabili della società contemporanea. Artista-regista delle sue mise-en-scene coinvolge persone di ogni genere al fine di innescare situazioni paradossali, ma fondamentalmente portatrici di nuove prospettive.
Sabrina Rocca Patrian (Torino, 1973), pittura acrilica su tela, ingrandisce dettagli urbani fino a decontestualizzarne i caratteri. In un gioco di segni grafici ed effetti cromatici solo il titolo dell’opera riconduce all’ambientazione metropolitana.
Francesco Scarponi (Perugia, 1979) è uno dei giovani artisti che compongono il Gruppo Nhacca che, attraverso video, fotografia, pittura e grafica, reinterpreta la complessa tematica della metropoli secondo i concetti di globalizzazione, anonimato e sperdimento.
La pittura di Francesco Sena (Avellino, 1966) impone allo spettatore di prendere le distanze da quanto viene raccontato nelle immagini. Un denso strato di cera steso sul quadro nella fase terminale del processo creativo nebulizza la visione conferendole un carattere di lontananza, di anacronismo. Paesaggi urbani scarnificati, nature quasi disabitate, figure umane assorte e ripiegate su se stesse, tutto contribuisce nell’economia pittorica di Sena ad accentuare il senso di estraneità verso quanto accada nelle opere.
Al di là dei contenuti visivi, FunCity consente una riflessione sui modi di procedere dell’artista contemporaneo. Oggi che l’originalità e l’autenticità dell’opera d’arte sono passate in secondo piano quanto l’unicità, la figura dell’artista appare molto simile a quella del Dj o del Vj: un selezionatore esperto di immagini conosciute e condivise, un campionatore di suoni simboli e icone già digerite, un surfer della realtà più che un flaneur come voleva W. Benjamin. “Se vogliamo capire come è fatto il mondo oggi – ha scritto Gibson – è ai suoi incubi peggiori che dobbiamo guardare”.
(Gabriella Serusi)
E’ disponibile un catalogo bilingue (italiano - inglese) prodotto da Gagliardi Art System_gallery con testo di Gabriella Serusi
Nicola Di Caprio (Caserta,1963) si è mosso, sin dagli esordi della sua ricerca espressiva, con incredibile fluidità fra cultura alta e cultura bassa o popular, indagando fra l’altro il concetto di identità a partire dal life-style legato alle tribù giovanili. Musicita, grafico professionista, artista visivo, utilizza i differenti linguaggi della fotografia, pittura e installazione applicate alla pratica del crossover fra musica e universo delle immagini.
Claudia Grassl (Berchtesgardesgaden,1975) è una giovane fotografa che ha fatto del nomadismo una metodologia di lavoro. I suoi ritratti ambientati nelle città di tutto il mondo catturano adolescenti o giovani donne che si sono prestate ad un intrigante gioco di ruolo. Le fotografie di Grassl sono sempre un misto fra reportages urbani, foto di moda, immagini in posa.
Andreas Leikauf (Obersteiermark,1966) nella pittura rapida e lisergica di Leikauf, fatta essenzialmente di scene più che di narrazioni, ciò che emerge prepotentemente è sempre l’atmosfera. Oggetti solitari, figure umane, paesaggi periferici saturati dal colore e corredati da brevi frasi che suonano come parole in musica o messaggi pubblicitari. È lo scenario metropolitano con gli usi e i costumi giovanili quello privilegiato dalla pittura dell’artista.
Marco Memeo (Torino, 1967) ha costruito negli anni un vero e proprio vocabolario urbano di immagini. Architetture, strade, particolari dell’arredo urbano, segnaletica stradale costituiscono l’ABC di tutte le città del mondo. Partendo da istantanee fotografiche raccolte durante vari spostamenti, Memeo dipinge lo scenario asettico e invasivo delle metropoli senza prendere in considerazione la figura umana.
Bartolomeo Migliore (Santena, 1960) persegue da anni l’obiettivo di restituire alla parola il suo carattere immaginifico. Pittore anomalo della scena contemporanea italiana, Migliore dipinge su tela o su altri supporti parole, loghi, segni urbani, simboli, simulando con la stessa nonchalance linguaggi e grafismi connessi alla storia dell’arte, al mondo della musica e alla cultura contemporanea.
Robert Pettena (Pembury, 1970) utilizza i linguaggi del video e della fotografia per scandagliare sistemi e meccanismi apparentemente inossidabili della società contemporanea. Artista-regista delle sue mise-en-scene coinvolge persone di ogni genere al fine di innescare situazioni paradossali, ma fondamentalmente portatrici di nuove prospettive.
Sabrina Rocca Patrian (Torino, 1973), pittura acrilica su tela, ingrandisce dettagli urbani fino a decontestualizzarne i caratteri. In un gioco di segni grafici ed effetti cromatici solo il titolo dell’opera riconduce all’ambientazione metropolitana.
Francesco Scarponi (Perugia, 1979) è uno dei giovani artisti che compongono il Gruppo Nhacca che, attraverso video, fotografia, pittura e grafica, reinterpreta la complessa tematica della metropoli secondo i concetti di globalizzazione, anonimato e sperdimento.
La pittura di Francesco Sena (Avellino, 1966) impone allo spettatore di prendere le distanze da quanto viene raccontato nelle immagini. Un denso strato di cera steso sul quadro nella fase terminale del processo creativo nebulizza la visione conferendole un carattere di lontananza, di anacronismo. Paesaggi urbani scarnificati, nature quasi disabitate, figure umane assorte e ripiegate su se stesse, tutto contribuisce nell’economia pittorica di Sena ad accentuare il senso di estraneità verso quanto accada nelle opere.
Al di là dei contenuti visivi, FunCity consente una riflessione sui modi di procedere dell’artista contemporaneo. Oggi che l’originalità e l’autenticità dell’opera d’arte sono passate in secondo piano quanto l’unicità, la figura dell’artista appare molto simile a quella del Dj o del Vj: un selezionatore esperto di immagini conosciute e condivise, un campionatore di suoni simboli e icone già digerite, un surfer della realtà più che un flaneur come voleva W. Benjamin. “Se vogliamo capire come è fatto il mondo oggi – ha scritto Gibson – è ai suoi incubi peggiori che dobbiamo guardare”.
(Gabriella Serusi)
E’ disponibile un catalogo bilingue (italiano - inglese) prodotto da Gagliardi Art System_gallery con testo di Gabriella Serusi
12
aprile 2005
FunCity
Dal 12 aprile al 21 maggio 2005
arte contemporanea
Location
GAS ART GALLERY
Torino, Via Cervino, 16, (Torino)
Torino, Via Cervino, 16, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15-20
Vernissage
12 Aprile 2005, ore 18.30-21
Autore
Curatore