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Fuochi-Metamorfosi della terra
“Fuochi-Metamorfosi della terra. La ceramica in Italia verso l’informale e dopo” comprende le opere di piu’ di venti artisti italiani e stranieri che hanno segnato in maniera chiara l’esperienza ceramica in Italia durante il Ventesimo Secolo.
Comunicato stampa
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Partendo da importanti lavori dei primi maestri come De Chirico, Marino Marini ed Arturo Martini il tema critico della Mostra si basa sull’evoluzione della ceramica come autonomo tramite artistico fra l’esplorazione delle qualita’ plastiche del materiale e i limiti della ricerca della espressione della scultura e di nuovi linguaggi artistici.
La liberazione della Ceramica dai suoi tradizionali nessi con la semplice manifattura artigianale vede il suo definitivo punto di svolta fra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, con i lavori astratti di artisti quali Lucio Fontana, Leonardo Leoncillo e Fausto Melotti , che significativamente aprono la strada all’avvento dei nuovi esperimenti “linguistici” del dopoguerra..
Questa transizione appare chiaramente come nelle opere di Lucio Fontana che rappresentano il periodo dei primi anni trenta, con la scultura di terracotta dipinta Studio di testa rappresentano la sua fase barocca, con “Cavallo e Cavaliere”, e con i Concetti Spaziali, degi anni Cinquanta e dei primi Sessanta.
La vibrante atmosfera internazionale nella Albissola degli anni Cinquanta e Sessanta, focale della esperienza informale nel genere della ceramica, unisce lavori di differenti protagonisti; l’artista COBRA Asger Jorn a Fontana, Roberto Crippa, Wifredo Lam, Antonio Corpora, Sebastian Matta, e Piero Dorazio. Ampiamente divergenti ed altamente individuali, i lavori sono connessi alla ricerca da parte di questi artisti di valori autonomi all’interno del tramite della ceramica; per molti di loro si e’ trattato di una esperienza sporadica che ha trovato la sua continuazione nei lavori successivi di Eduardo Arroyo, Giuseppe Santomaso, Kenneth Noland, Max Bill e Giuseppe Maraniello.
Lo sviluppo critico della mostra trova piena conclusione con le opere degli ultimi cinque artisti esposti nella Mostra: Nanni Valentini, Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Spagnulo, Giacinto Cerone ed Enzo Castagno..
La cruda poesia delle sculture di grès di Nanni Valentini dei primi anni Ottanta rappresentano un ponte di relazioni fra tradizione, mito, e contemporaneità e riflette il suo rapporto con Arturo Martini. I suoi lavori sono affinacate da alcune opere di Giuseppe Spagnulo, che mostrano il suo quarantennale percorso di ricerca con terracotta e grès, tra cui spicca un grande Guerriero del 1985 e un Ritratto del 2003, e lavori recenti di Arnaldo Pomodoro.
Una grande scultura di Enzo Castagno, dei tardi anni Ottanta, quando l’artista era pocopiù che ventenne, paga il sua debito alla stretta vicinanza con Valentini e Spagnulo: sovrapposizione di poesia e forza bruta che si sprigiona dal centro della terra frantumata.
In contrasto con questa opera giovanile la mostra comprende, sempre di Castagno, un’altra grande scultura da parete , Senza titolo, del 2002, una griglia sospesa e regolarmente tagliata che, incorporando un’impronta di se stessa, gioca sul sigificato del rapporto fra simbolo e scienza, ma rimane enigmatica, lasciando la mente stessa in uno stato di sospensione.
Anche le due opere di Giacinto Cerone generano alcune difficoltà. Le sue sculture sono testimonianza di una personale esplorazione di una realtà immediata e romanzesca attraverso un liguaggio duro ma ancora romantico e simbolico, fino alla suo ovvia sentimentale incompromissibile violazione del materiale.
Fuochi! La forza del fuoco nel forno e’ il punto di partenza che questi artisti usano nella metamorfosi della terra da qualcosa di così umile eppure elementare della nostra esistenza alla incarnazione visuale dell’Essere.
Esitenza dunque, attraverso l’esplorazione della materia terra che deve essere passiva o violenta nei confronti della stessa sostanza per coesistere all’interno di un contesto immediato e fantastico attraverso la scoperta di nuovi linguaggi che siano ponte fra storia, tradizione e mito, simboli e scienza moderna, contemporaneita’ e futuro.
La liberazione della Ceramica dai suoi tradizionali nessi con la semplice manifattura artigianale vede il suo definitivo punto di svolta fra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, con i lavori astratti di artisti quali Lucio Fontana, Leonardo Leoncillo e Fausto Melotti , che significativamente aprono la strada all’avvento dei nuovi esperimenti “linguistici” del dopoguerra..
Questa transizione appare chiaramente come nelle opere di Lucio Fontana che rappresentano il periodo dei primi anni trenta, con la scultura di terracotta dipinta Studio di testa rappresentano la sua fase barocca, con “Cavallo e Cavaliere”, e con i Concetti Spaziali, degi anni Cinquanta e dei primi Sessanta.
La vibrante atmosfera internazionale nella Albissola degli anni Cinquanta e Sessanta, focale della esperienza informale nel genere della ceramica, unisce lavori di differenti protagonisti; l’artista COBRA Asger Jorn a Fontana, Roberto Crippa, Wifredo Lam, Antonio Corpora, Sebastian Matta, e Piero Dorazio. Ampiamente divergenti ed altamente individuali, i lavori sono connessi alla ricerca da parte di questi artisti di valori autonomi all’interno del tramite della ceramica; per molti di loro si e’ trattato di una esperienza sporadica che ha trovato la sua continuazione nei lavori successivi di Eduardo Arroyo, Giuseppe Santomaso, Kenneth Noland, Max Bill e Giuseppe Maraniello.
Lo sviluppo critico della mostra trova piena conclusione con le opere degli ultimi cinque artisti esposti nella Mostra: Nanni Valentini, Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Spagnulo, Giacinto Cerone ed Enzo Castagno..
La cruda poesia delle sculture di grès di Nanni Valentini dei primi anni Ottanta rappresentano un ponte di relazioni fra tradizione, mito, e contemporaneità e riflette il suo rapporto con Arturo Martini. I suoi lavori sono affinacate da alcune opere di Giuseppe Spagnulo, che mostrano il suo quarantennale percorso di ricerca con terracotta e grès, tra cui spicca un grande Guerriero del 1985 e un Ritratto del 2003, e lavori recenti di Arnaldo Pomodoro.
Una grande scultura di Enzo Castagno, dei tardi anni Ottanta, quando l’artista era pocopiù che ventenne, paga il sua debito alla stretta vicinanza con Valentini e Spagnulo: sovrapposizione di poesia e forza bruta che si sprigiona dal centro della terra frantumata.
In contrasto con questa opera giovanile la mostra comprende, sempre di Castagno, un’altra grande scultura da parete , Senza titolo, del 2002, una griglia sospesa e regolarmente tagliata che, incorporando un’impronta di se stessa, gioca sul sigificato del rapporto fra simbolo e scienza, ma rimane enigmatica, lasciando la mente stessa in uno stato di sospensione.
Anche le due opere di Giacinto Cerone generano alcune difficoltà. Le sue sculture sono testimonianza di una personale esplorazione di una realtà immediata e romanzesca attraverso un liguaggio duro ma ancora romantico e simbolico, fino alla suo ovvia sentimentale incompromissibile violazione del materiale.
Fuochi! La forza del fuoco nel forno e’ il punto di partenza che questi artisti usano nella metamorfosi della terra da qualcosa di così umile eppure elementare della nostra esistenza alla incarnazione visuale dell’Essere.
Esitenza dunque, attraverso l’esplorazione della materia terra che deve essere passiva o violenta nei confronti della stessa sostanza per coesistere all’interno di un contesto immediato e fantastico attraverso la scoperta di nuovi linguaggi che siano ponte fra storia, tradizione e mito, simboli e scienza moderna, contemporaneita’ e futuro.
19
novembre 2003
Fuochi-Metamorfosi della terra
Dal 19 novembre 2003 al 14 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
GROSSETTI ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Piazza XXV Aprile, 11/B, (Milano)
Milano, Piazza XXV Aprile, 11/B, (Milano)
Orario di apertura
Martedi-Venerdi 10,30 - 19,30
Sabato su appuntamento
Vernissage
19 Novembre 2003, dalle 18:30