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Fuori dal buio
Nove autori, nella prima collettiva Kromìa, disegnano una nuova stagione espositiva e di ripresa post-lockdown.
Comunicato stampa
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Nove autori, nella prima collettiva Kromìa, disegnano una nuova stagione espositiva e di ripresa post-lockdown.
Francesca Amitrano, Giampiero Assumma, Mauro Cangemi, Sophie Dao, Shelbie Dimond, Rob Haff, Giuliano Montieri, Alex Trusty, Gigi Viglione.
Nove sguardi innovativi sull’anima e il corpo di Napoli, che ne moltiplicano fascino e significati attraverso le basi fotografiche del b/n virate in nuove suggestioni: mai come oggi, dalle radici si disegna il futuro.
Dal testo critico di Diana Gianquitto (curatore della mostra, con la direzione artistica di Donatella Saccani):
“Sfumature di linguaggio e di Partenope: fuori dal buio dell’inganno che la vita sia solo terrore e rassegnazione, il bianconero solo bicromia, e Napoli solo stereotipo. (...) Ribelle e sempre amante, con un colpo di coda, scrollate via le gocce di buio parassita, la Sirena di luce e fuoco sorge e ritorna al mare della sua natura. Spes contra spem.”
Di seguito, testo critico integrale di Diana Gianquitto.
Didascalie per le immagini: nel nome file. Csy Kromìa e l'autore.
(scorrere per testo critico)
Testo critico:
Fuori dal buio
di Diana Gianquitto
Ora basta.
Non oscuri il Buio la Luce che invidia, e di cui è figlio. Perché nessun Buio ottenebra di notte propria, mentre Luce brilla di sé.
Fuori dal Buio: è l’epoca di stridenti urla e commossi aiuti che lo impone, è il lasciar scintillare l’anima fuori dalla sua grettezza, concedersi la fulgida nudità che non ferisca col metallo di inani corazze altri nudi abbracci. Spogli del pregiudizio e giudizio, innanzitutto.
Sfumature di linguaggio e di Partenope: fuori dal buio dell’inganno che la vita sia solo terrore e rassegnazione, il bianconero solo bicromia, e Napoli solo stereotipo. Riverbero grato, naturalmente, dell’audace ricerca espositiva e critica di Fuori dall’ombra, che trent’anni fa svelò nella storica mostra di Castel Sant’Elmo l’originalità della creatività partenopea in epoca di “depressione civile” e “vasto e profondo degrado” (N. Spinosa), così assimilabili all’oggi.
E allora, tutto nasce dalla cinematografica, precipitante, origine du monde della fessura urbana archetipica di Gigi Viglione, che penetra Verso sera, l’aria di Napoli, generando per inferenza e completamento percettivo il coinvolgimento di mille sé, che ciascuno sceglierà di essere nelle sue derive e flâneries.
D’opposto avvolgimento curvilineo, Giuliano Montieri disegna un Tao di frenesia inurbata vs contemplativa solitudine, che ritaglia sfasamenti prospettici su un unico orizzonte concettuale acronico.
Sorprendentemente affini, le schiene di Rob Haff e Shelbie Dimond redimono decadenza e corroborano simbolismi con la muta presenza dell’inoppugnabile necessità di vita, eros e corpo olistico in ogni secolo, tra Eugenio Viti, Caravaggio e street art, stucchi barocchi e broccati d’hotel.
Giampiero Assumma e Alex Trusty, anch’essi, complementarizzano terre e cieli, riflessi in mari che solidificano echi visivi, e librati in nubi che gareggiano con le rocce, arrotondandosi in cumuli dark.
Come inaspettate inversioni luministiche e prossemiche spalancano Mauro Cangemi e Sophie Dao, che riconducono ogni oggetto e persona a geometrie sentimentali perennemente in bilico e ambivalenza tra noto e non noto, definizione e celamento, freddezza e calore di mistero.
Fuori dal buio, e da ogni oleografia, le iridescenti aurore (bi)cromatiche di Francesca Amitrano tramontano il reale nella sua saturazione metafisica, inebriando ogni riferimento concreto nell’avvincente plausibilità di un’affascinata ebbrezza emotiva.
Ribelle e sempre amante, con un colpo di coda, scrollate via le gocce di buio parassita, la Sirena di luce e fuoco sorge e ritorna al mare della sua natura. Spes contra spem.
Francesca Amitrano, Giampiero Assumma, Mauro Cangemi, Sophie Dao, Shelbie Dimond, Rob Haff, Giuliano Montieri, Alex Trusty, Gigi Viglione.
Nove sguardi innovativi sull’anima e il corpo di Napoli, che ne moltiplicano fascino e significati attraverso le basi fotografiche del b/n virate in nuove suggestioni: mai come oggi, dalle radici si disegna il futuro.
Dal testo critico di Diana Gianquitto (curatore della mostra, con la direzione artistica di Donatella Saccani):
“Sfumature di linguaggio e di Partenope: fuori dal buio dell’inganno che la vita sia solo terrore e rassegnazione, il bianconero solo bicromia, e Napoli solo stereotipo. (...) Ribelle e sempre amante, con un colpo di coda, scrollate via le gocce di buio parassita, la Sirena di luce e fuoco sorge e ritorna al mare della sua natura. Spes contra spem.”
Di seguito, testo critico integrale di Diana Gianquitto.
Didascalie per le immagini: nel nome file. Csy Kromìa e l'autore.
(scorrere per testo critico)
Testo critico:
Fuori dal buio
di Diana Gianquitto
Ora basta.
Non oscuri il Buio la Luce che invidia, e di cui è figlio. Perché nessun Buio ottenebra di notte propria, mentre Luce brilla di sé.
Fuori dal Buio: è l’epoca di stridenti urla e commossi aiuti che lo impone, è il lasciar scintillare l’anima fuori dalla sua grettezza, concedersi la fulgida nudità che non ferisca col metallo di inani corazze altri nudi abbracci. Spogli del pregiudizio e giudizio, innanzitutto.
Sfumature di linguaggio e di Partenope: fuori dal buio dell’inganno che la vita sia solo terrore e rassegnazione, il bianconero solo bicromia, e Napoli solo stereotipo. Riverbero grato, naturalmente, dell’audace ricerca espositiva e critica di Fuori dall’ombra, che trent’anni fa svelò nella storica mostra di Castel Sant’Elmo l’originalità della creatività partenopea in epoca di “depressione civile” e “vasto e profondo degrado” (N. Spinosa), così assimilabili all’oggi.
E allora, tutto nasce dalla cinematografica, precipitante, origine du monde della fessura urbana archetipica di Gigi Viglione, che penetra Verso sera, l’aria di Napoli, generando per inferenza e completamento percettivo il coinvolgimento di mille sé, che ciascuno sceglierà di essere nelle sue derive e flâneries.
D’opposto avvolgimento curvilineo, Giuliano Montieri disegna un Tao di frenesia inurbata vs contemplativa solitudine, che ritaglia sfasamenti prospettici su un unico orizzonte concettuale acronico.
Sorprendentemente affini, le schiene di Rob Haff e Shelbie Dimond redimono decadenza e corroborano simbolismi con la muta presenza dell’inoppugnabile necessità di vita, eros e corpo olistico in ogni secolo, tra Eugenio Viti, Caravaggio e street art, stucchi barocchi e broccati d’hotel.
Giampiero Assumma e Alex Trusty, anch’essi, complementarizzano terre e cieli, riflessi in mari che solidificano echi visivi, e librati in nubi che gareggiano con le rocce, arrotondandosi in cumuli dark.
Come inaspettate inversioni luministiche e prossemiche spalancano Mauro Cangemi e Sophie Dao, che riconducono ogni oggetto e persona a geometrie sentimentali perennemente in bilico e ambivalenza tra noto e non noto, definizione e celamento, freddezza e calore di mistero.
Fuori dal buio, e da ogni oleografia, le iridescenti aurore (bi)cromatiche di Francesca Amitrano tramontano il reale nella sua saturazione metafisica, inebriando ogni riferimento concreto nell’avvincente plausibilità di un’affascinata ebbrezza emotiva.
Ribelle e sempre amante, con un colpo di coda, scrollate via le gocce di buio parassita, la Sirena di luce e fuoco sorge e ritorna al mare della sua natura. Spes contra spem.
17
dicembre 2021
Fuori dal buio
Dal 17 dicembre 2021 al 31 marzo 2022
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
SPAZIO KROMÌA
Napoli, Via Diodato Lioy, 11, (Napoli)
Napoli, Via Diodato Lioy, 11, (Napoli)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
17 Dicembre 2021, 18.00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico