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Fuori Mercato, oltre il contemporaneo
FUORI MERCATO è un titolo provocatorio che pone la nostra iniziativa lontano da un certo sistema dell’Arte, che sembra costruito ad hoc per far assurgere agli onori del mercato figure anonime con l’unico scopo di innescare meccanismi speculativi, capaci di produrre solo danaro.
Comunicato stampa
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FUORI MERCATO
(OLTRE IL CONTEMPORANEO)
di Paolo Degli Angeli
FUORI MERCATO è un titolo provocatorio che pone la nostra iniziativa lontano da un certo sistema dell’Arte, che sembra costruito ad hoc per far assurgere agli onori del mercato figure anonime con l’unico scopo di innescare meccanismi speculativi, capaci di produrre solo danaro.
L’Arte per noi non ha questi fini e qui ci sorregge il pensiero del grande Jean Clair che più volte ha chiarito nei suoi scritti tale meccanismo speculativo messo in atto da alcuni attori del circo dell’Arte (critici compiacenti, mercanti senza scrupoli, galleristi affaristi, potenti case d’asta, e direttori di importanti musei o di gallerie pubbliche che, prestando il fianco a tale sistema, legittimano ignoti personaggi).
È possibile pensare ad una operazione culturale? Ad un fare che remuneri equamente i protagonisti senza scadere in basse speculazioni? Forse potrà sembrare ingenuo o addirittura senza senso, nel mondo dell’Arte ci hanno già provato in tanti e anche molto più famosi e importanti di noi, a distaccarsi dal “mercato” senza riuscirci. Quel “mercato” che governa, che regola, che propone e indirizza. Quel “mercato” al quale molti hanno immolato la propria coscienza. Utopia. E allora molti si chiederanno: “a cosa serve produrre mostre se non c’è guadagno monetario?” Ricordiamoci che numerosi storici e critici sono concordi nel definire l’opera d’Arte come quel prodotto dell’uomo in grado di essere iniziatico, originale, e capace di emozionare. Già Leonardo da Vinci definiva la pittura “cosa mentale”.
Vorrei rivolgermi a tutti coloro che ritengono l’Arte ben al di sopra del mero aspetto economico, a coloro che vorrebbero distinguere i veri artisti dai falsi artisti, a coloro che vorrebbero ridare all’Arte quell’antica dignità che si è persa logorandosi nelle derive del solo mercanteggiare, a coloro che, confusi da mille canti di sirene, non sono in grado di esprimere opinioni.
Noi siamo i discendenti di quegli artisti che hanno prodotto la Storia dell’Arte Occidentale e in quanto tali nel DNA ne conserviamo le tracce e la memoria. A quel giacimento di bellezza, non fine a se stessa, ci rivolgiamo e non certo a quelle esperienze chiamate del “contemporaneo” che fanno o vorrebbero fare tabula rasa del passato considerandolo solo zavorra. Ecco perché OLTRE IL CONTEMPORANEO. Perché oggi poggiare i piedi nella Storia, nella Memoria è un fatto eversivo, innovativo e fortemente osteggiato. Noi pensiamo che solo con la messa a frutto dei saperi ereditati dalla Storia e ampiamente diffusi in Italia c’è possibilità di leggere e interpretare il futuro. Non certo attraverso quel fare ormai scontato e retrivo che si materializza pressoché uguale in tutti i musei di “Arte Contemporanea” del mondo. Quel fare erroneamente designato “Avanguardia” che da tempo è divenuto non altro che “Accademia”. Non dimentichiamoci i meccanismi che hanno dato voce alle vere avanguardie storiche che avevano un vero senso di esistere in quanto tali. Ricordiamoci che a metà Ottocento a Parigi una commissione formata da accademici di ispirazione neoclassica sceglieva i pittori che erano “degni” di far parte della grande esposizione d’Arte contemporanea del Louvre, il Salon. I pittori rifiutati diedero vita ad altre esperienze che furono travolgenti per i secoli a venire. Gli Impressionisti sempre respinti decisero nel 1874 di autofinanziarsi ed esporre i propri lavori nello studio del fotografo Nadar.
Diego Martelli coagula nella libera Firenze di metà ‘800 artisti provenienti sia dal Sud che dal Nord nel celeberrimo Caffè Michelangelo; i pittori dialogano e discutono fra loro dando vita al movimento dei Macchiaioli. Qualche anno più tardi un gruppo di giovani fuoriusciti dall’Accademia di Brera concepì il movimento della Scapigliatura Lombarda con una mostra che registrò migliaia di non sperate presenze. E poi gli Espressionisti, i Futuristi, i Surrealisti, i Dadaisti, solo per citare qualche esempio delle avanguardie che intrapresero il loro cammino nella medesima maniera. La Storia dell’Arte registrerà in futuro molte altre dinamiche simili. Da una parte, il potere costituito che non è in grado di interpretare il presente e il peso della Storia e, dall’altra parte, gruppi di pensiero autonomo che in seguito diverranno i veri protagonisti di essa.
Vorremmo parlare a coloro che mostrano ancora orgoglio per i Beni Culturali che solo la nostra nazione possiede, per tesori di inestimabile valore troppo spesso dimenticati se non addirittura profanati, per le opere d’arte diffuse su tutto il territorio nazionale che andrebbero valorizzate e conosciute se non altro per innamorarsene. In momenti di estremo disorientamento come quello in cui viviamo urge far crescere “un senso di appartenenza” capace di orientare il cammino.
Fatti sconvolgenti hanno trasformato il mondo in un qualcosa di profondamente diverso che non ha ancora generato una sua etica e una sua estetica (la catastrofe di Černobyl’ 26-04-1986, la caduta del muro di Berlino 09-11-1989, l’attentato alle Torri Gemelle dell’11-09-2001, il Melting pot sempre più allargato, la crisi finanziaria, la guerra diffusa).
La Biennale del 2001 di Harald Szeemann dal titolo Platea dell’Umanità, interrogandosi sugli uomini e sulla loro sorte, tenta di darne una lettura e porre le basi per nuovi punti di riferimento, ma rimane un fatto isolato.
In tale panorama l’Italia ha abbandonato i giovani e abdicato ad ogni interesse per il paesaggio e per i tesori culturali in esso contenuti, per l’Arte, per il fare e il saper fare, per la Storia e soprattutto per la Memoria in quanto non ritenuti più utili riferimenti concreti. È evidente che un simile vuoto sarà presto colmato da altre culture più aggressive e determinate con la complicità di colpevoli assenze.
[...] Non dimenticare e tutelare quel fare sapiente e diffuso, che ha prodotto in epoche passate specificità tipiche dei luoghi e “botteghe” dalle quali nascevano capolavori e si formavano nuovi maestri è il compito di intellettuali d’azione. [...]
Noi vogliamo dare solo un piccolo contributo alla lettura dei nostri giorni e magari porre le basi per qualcosa di diverso che abbia anche una funzione non solo estetica ma anche etica dell’Arte, cercando di invertire la tendenza.
[...] FUORI MERCATO perché l’arte non è un semplice prodotto sul quale speculare ma è armonia delle diverse sensibilità creative e un elemento complesso proprio della nostra specie che, se necessario, sovverte il mondo. [...]
(OLTRE IL CONTEMPORANEO)
di Paolo Degli Angeli
FUORI MERCATO è un titolo provocatorio che pone la nostra iniziativa lontano da un certo sistema dell’Arte, che sembra costruito ad hoc per far assurgere agli onori del mercato figure anonime con l’unico scopo di innescare meccanismi speculativi, capaci di produrre solo danaro.
L’Arte per noi non ha questi fini e qui ci sorregge il pensiero del grande Jean Clair che più volte ha chiarito nei suoi scritti tale meccanismo speculativo messo in atto da alcuni attori del circo dell’Arte (critici compiacenti, mercanti senza scrupoli, galleristi affaristi, potenti case d’asta, e direttori di importanti musei o di gallerie pubbliche che, prestando il fianco a tale sistema, legittimano ignoti personaggi).
È possibile pensare ad una operazione culturale? Ad un fare che remuneri equamente i protagonisti senza scadere in basse speculazioni? Forse potrà sembrare ingenuo o addirittura senza senso, nel mondo dell’Arte ci hanno già provato in tanti e anche molto più famosi e importanti di noi, a distaccarsi dal “mercato” senza riuscirci. Quel “mercato” che governa, che regola, che propone e indirizza. Quel “mercato” al quale molti hanno immolato la propria coscienza. Utopia. E allora molti si chiederanno: “a cosa serve produrre mostre se non c’è guadagno monetario?” Ricordiamoci che numerosi storici e critici sono concordi nel definire l’opera d’Arte come quel prodotto dell’uomo in grado di essere iniziatico, originale, e capace di emozionare. Già Leonardo da Vinci definiva la pittura “cosa mentale”.
Vorrei rivolgermi a tutti coloro che ritengono l’Arte ben al di sopra del mero aspetto economico, a coloro che vorrebbero distinguere i veri artisti dai falsi artisti, a coloro che vorrebbero ridare all’Arte quell’antica dignità che si è persa logorandosi nelle derive del solo mercanteggiare, a coloro che, confusi da mille canti di sirene, non sono in grado di esprimere opinioni.
Noi siamo i discendenti di quegli artisti che hanno prodotto la Storia dell’Arte Occidentale e in quanto tali nel DNA ne conserviamo le tracce e la memoria. A quel giacimento di bellezza, non fine a se stessa, ci rivolgiamo e non certo a quelle esperienze chiamate del “contemporaneo” che fanno o vorrebbero fare tabula rasa del passato considerandolo solo zavorra. Ecco perché OLTRE IL CONTEMPORANEO. Perché oggi poggiare i piedi nella Storia, nella Memoria è un fatto eversivo, innovativo e fortemente osteggiato. Noi pensiamo che solo con la messa a frutto dei saperi ereditati dalla Storia e ampiamente diffusi in Italia c’è possibilità di leggere e interpretare il futuro. Non certo attraverso quel fare ormai scontato e retrivo che si materializza pressoché uguale in tutti i musei di “Arte Contemporanea” del mondo. Quel fare erroneamente designato “Avanguardia” che da tempo è divenuto non altro che “Accademia”. Non dimentichiamoci i meccanismi che hanno dato voce alle vere avanguardie storiche che avevano un vero senso di esistere in quanto tali. Ricordiamoci che a metà Ottocento a Parigi una commissione formata da accademici di ispirazione neoclassica sceglieva i pittori che erano “degni” di far parte della grande esposizione d’Arte contemporanea del Louvre, il Salon. I pittori rifiutati diedero vita ad altre esperienze che furono travolgenti per i secoli a venire. Gli Impressionisti sempre respinti decisero nel 1874 di autofinanziarsi ed esporre i propri lavori nello studio del fotografo Nadar.
Diego Martelli coagula nella libera Firenze di metà ‘800 artisti provenienti sia dal Sud che dal Nord nel celeberrimo Caffè Michelangelo; i pittori dialogano e discutono fra loro dando vita al movimento dei Macchiaioli. Qualche anno più tardi un gruppo di giovani fuoriusciti dall’Accademia di Brera concepì il movimento della Scapigliatura Lombarda con una mostra che registrò migliaia di non sperate presenze. E poi gli Espressionisti, i Futuristi, i Surrealisti, i Dadaisti, solo per citare qualche esempio delle avanguardie che intrapresero il loro cammino nella medesima maniera. La Storia dell’Arte registrerà in futuro molte altre dinamiche simili. Da una parte, il potere costituito che non è in grado di interpretare il presente e il peso della Storia e, dall’altra parte, gruppi di pensiero autonomo che in seguito diverranno i veri protagonisti di essa.
Vorremmo parlare a coloro che mostrano ancora orgoglio per i Beni Culturali che solo la nostra nazione possiede, per tesori di inestimabile valore troppo spesso dimenticati se non addirittura profanati, per le opere d’arte diffuse su tutto il territorio nazionale che andrebbero valorizzate e conosciute se non altro per innamorarsene. In momenti di estremo disorientamento come quello in cui viviamo urge far crescere “un senso di appartenenza” capace di orientare il cammino.
Fatti sconvolgenti hanno trasformato il mondo in un qualcosa di profondamente diverso che non ha ancora generato una sua etica e una sua estetica (la catastrofe di Černobyl’ 26-04-1986, la caduta del muro di Berlino 09-11-1989, l’attentato alle Torri Gemelle dell’11-09-2001, il Melting pot sempre più allargato, la crisi finanziaria, la guerra diffusa).
La Biennale del 2001 di Harald Szeemann dal titolo Platea dell’Umanità, interrogandosi sugli uomini e sulla loro sorte, tenta di darne una lettura e porre le basi per nuovi punti di riferimento, ma rimane un fatto isolato.
In tale panorama l’Italia ha abbandonato i giovani e abdicato ad ogni interesse per il paesaggio e per i tesori culturali in esso contenuti, per l’Arte, per il fare e il saper fare, per la Storia e soprattutto per la Memoria in quanto non ritenuti più utili riferimenti concreti. È evidente che un simile vuoto sarà presto colmato da altre culture più aggressive e determinate con la complicità di colpevoli assenze.
[...] Non dimenticare e tutelare quel fare sapiente e diffuso, che ha prodotto in epoche passate specificità tipiche dei luoghi e “botteghe” dalle quali nascevano capolavori e si formavano nuovi maestri è il compito di intellettuali d’azione. [...]
Noi vogliamo dare solo un piccolo contributo alla lettura dei nostri giorni e magari porre le basi per qualcosa di diverso che abbia anche una funzione non solo estetica ma anche etica dell’Arte, cercando di invertire la tendenza.
[...] FUORI MERCATO perché l’arte non è un semplice prodotto sul quale speculare ma è armonia delle diverse sensibilità creative e un elemento complesso proprio della nostra specie che, se necessario, sovverte il mondo. [...]
19
agosto 2017
Fuori Mercato, oltre il contemporaneo
Dal 19 agosto al 03 settembre 2017
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 17.00-20.00; lunedì chiuso
Vernissage
19 Agosto 2017, ore 18.00
Autore
Curatore