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Fuoriluogo. Wabi sabi?
Sono esposti i lavori di un gruppo di artisti che annovera alcuni dei fondatori del gruppo Postmachina
Comunicato stampa
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FUORILUOGO
Wabi sabi?
Sono esposti i lavori di un gruppo di artisti che annovera alcuni dei fondatori
del gruppo Postmachina: Fabio Belletti, Pierluigi Vannozzi e Mauro Trebbi,
conosciuti per i loro molteplici e innovativi progetti organizzati a partire
dalla metà degli anni ‘80, a cui si sono uniti, per l'occasione, Giordano
Bonora e Maurizio Baccigotti, che interviene con un progetto sonoro.
La mostra gioca intorno a un tema: il giardino.
Lo spunto è dato dalle caratteristiche stesse dello spazio espositivo che si
affaccia su un cortile interno dalle marcate caratteristiche orientali, da cui
il sottotitolo della mostra: wabi sabi? il segreto del giardino zen. Il termine
wabi sabi sintetizza l'apprezzamento della bellezza transitoria: non esiste
verità o perfezione nella forma, ma solo nella mente. Focalizzando le delicate
sottigliezze del mondo naturale, il wabi sabi propone un approccio alternativo
all'apprezzamento della bellezza e della vita.
La scelta del tema, come spiega Carlo Terrosi nel testo critico che accompagna
la mostra:
“in apparenza stride con la scelta, propria di ognuno degli autori nel suo
modo particolare, di giocare con la tecnica, con i processi tecnici, con la
riproduzione e la riproducibilità stessa dell’immagine. Autori che usano e che
anzi sondano gli interstizi non esplorati legati alla riproduzione fotografica
dell’immagine, che hanno attraversato la copy art, la xerografia, la fax art, o
ancora la videoarte, la computer art: tutte le immaginabili pratiche di
rielaborazione, distorsione, manipolazione dell’immagine e del suono. […]
In questo senso l’immagine del giardino è calzante: il giardino infatti non è
natura, non è artificio. E’ il punto di equilibrio tra natura e artificio. […]
Il giardino è forma, è conoscenza della natura che si fa architettura,
costruzione razionale, tentando al contempo di obliarsi, di nascondersi, per
lasciarci intatta la capacità d¹incanto, la meraviglia di fronte all’arabesco
di una natura resa perfetta, sublimata in una perenne primavera. In questo
senso il giardino è sempre più di quel che ci è dato di vedere in esso,
contiene sempre un segreto che non si può carpire ma solo intuire. “
Wabi sabi?
Sono esposti i lavori di un gruppo di artisti che annovera alcuni dei fondatori
del gruppo Postmachina: Fabio Belletti, Pierluigi Vannozzi e Mauro Trebbi,
conosciuti per i loro molteplici e innovativi progetti organizzati a partire
dalla metà degli anni ‘80, a cui si sono uniti, per l'occasione, Giordano
Bonora e Maurizio Baccigotti, che interviene con un progetto sonoro.
La mostra gioca intorno a un tema: il giardino.
Lo spunto è dato dalle caratteristiche stesse dello spazio espositivo che si
affaccia su un cortile interno dalle marcate caratteristiche orientali, da cui
il sottotitolo della mostra: wabi sabi? il segreto del giardino zen. Il termine
wabi sabi sintetizza l'apprezzamento della bellezza transitoria: non esiste
verità o perfezione nella forma, ma solo nella mente. Focalizzando le delicate
sottigliezze del mondo naturale, il wabi sabi propone un approccio alternativo
all'apprezzamento della bellezza e della vita.
La scelta del tema, come spiega Carlo Terrosi nel testo critico che accompagna
la mostra:
“in apparenza stride con la scelta, propria di ognuno degli autori nel suo
modo particolare, di giocare con la tecnica, con i processi tecnici, con la
riproduzione e la riproducibilità stessa dell’immagine. Autori che usano e che
anzi sondano gli interstizi non esplorati legati alla riproduzione fotografica
dell’immagine, che hanno attraversato la copy art, la xerografia, la fax art, o
ancora la videoarte, la computer art: tutte le immaginabili pratiche di
rielaborazione, distorsione, manipolazione dell’immagine e del suono. […]
In questo senso l’immagine del giardino è calzante: il giardino infatti non è
natura, non è artificio. E’ il punto di equilibrio tra natura e artificio. […]
Il giardino è forma, è conoscenza della natura che si fa architettura,
costruzione razionale, tentando al contempo di obliarsi, di nascondersi, per
lasciarci intatta la capacità d¹incanto, la meraviglia di fronte all’arabesco
di una natura resa perfetta, sublimata in una perenne primavera. In questo
senso il giardino è sempre più di quel che ci è dato di vedere in esso,
contiene sempre un segreto che non si può carpire ma solo intuire. “
18
aprile 2005
Fuoriluogo. Wabi sabi?
Dal 18 aprile all'undici maggio 2005
arte contemporanea
Location
CIVICO 32
Bologna, Via Nazario Sauro, 21, (Bologna)
Bologna, Via Nazario Sauro, 21, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 11–24
Vernissage
18 Aprile 2005, ore 20,30
Autore