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Futurismo e Dada. Da Marinetti a Tzara. Mantova e l’Europa. Nel segno dell’Avanguardia
In una mostra che, a cent’anni dalla pubblicazione del celebre Manifesto e a 76 dalla storica Esposizione Futurista di Palazzo Ducale, indaga i due movimenti evidenziandone analogie e divergenze.
Comunicato stampa
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Futurismo e Dadaismo a confronto a Mantova.
In una mostra che, a cent’anni dalla pubblicazione del celebre Manifesto e a 76 dalla storica Esposizione Futurista di Palazzo Ducale, indaga i due movimenti evidenziandone analogie e divergenze.
Soprattutto queste ultime, dato che Futurismo e Dada intrapresero, ideologicamente, strade diverse dal momento che Dada ancor più drasticamente si poneva in contrasto con la società e con le tradizioni, fino a voler fare tabula rasa di tutte le regole che fino allora avevano codificato la creazione artistica.
Ma anche se si arrivò a una rottura tra futuristi e dadaisti, numerosi furono gli elementi comuni e le occasioni di scambio: lo spirito dissacrante, le serate provocatorie e irriverenti, la volontà di “rivoluzione tipografica”, l’uso massiccio dei mezzi di comunicazione e delle riviste, la commistione tra generi tradizionalmente separati.
Mantova, rispetto alla storia dei due movimenti, ha un ruolo in qualche modo particolare, unico. La città fu, infatti, sede di uno dibattito intellettuale condotto per “organi di stampa”: da un lato le riviste edite da Somenzi (che fu anche il principale promotore della grande mostra futurista tenutasi a Palazzo Ducale nel 1933), che diventeranno il vero e proprio organo di stampa del movimento marinettiano, e quelle pubblicate da Fiozzi e Cantarelli: “Procellaria” (1917-1920) e l’unica testata dadaista italiana, “Bleu” (1920-1921), realizzata in collaborazione con Julius Evola.
Intorno a queste fucine di pensiero conversero intellettuali di valore e artisti, in primis lo stesso Martinetti.
La mostra “Futurismo e Dada. Da Marinetti a Tzara. Mantova e l’Europa, nel segno dell’Avanguardia” ne da per la prima volta conto, indagando una situazione all’apparenza provinciale, locale, ma che in realtà ebbe collegamenti a volte molto forti con le avanguardie italiana ed europee.
L’esposizione, curata da Melania Gazzotti e Anna Villari, resterà aperta dal 13 dicembre al 28 febbraio alla Casa del Mantegna. A promuoverla è l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Mantova in collaborazione con la Fondazione Banca Agricola Mantovana.
E’ l’8 febbraio del 1909 quando, in anticipo di qualche giorno rispetto alla sua pubblicazione ufficiale su “Le F**aro”, appare su “La Gazzetta di Mantova” il primo manifesto del Futurismo, firmato da Filippo Tommaso Marinetti. A partire da quella data, il movimento futurista si afferma prepotentemente sulla ribalta internazionale della cultura e dell’attualità, con le sue proposte di rinnovamento totale nell’ambito della letteratura, della musica, del teatro, della grafica, di ogni campo del pensiero e del vivere. Una poetica diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, grazie proprio ai manifesti, alle serate sperimentali e provocatorie, e all'intensissima attività editoriale ed espositiva.
Mantova viene investita in pieno dal ciclone futurista, con serate, conferenze, mostre e con la costituzione nel 1916 di un gruppo futurista, che sarà attivo fino al 1941, del quale fecero parte Gino Cantarelli, Giovanni Cenna, Emiliano Diobelli, Aldo Fiozzi, Otello Rebecchi e Mino Somenzi.
Tra le loro esperienze collettive e individuali – Somenzi ad esempio, prima di diventare giornalista di spicco, fu a Fiume con Gabriele d’Annunzio - grande peso ebbe il rapporto di scambio e confronto con altri gruppi d’avanguardia europei: primo tra tutti il gruppo Dada, appunto, al quale li accomunò la predilezione per l’uso della parola, della poesia e del segno come principale forma espressiva.
L’importante mostra a Casa del Mantegna rievoca questa intensa pagina di storia e d’arte e lo fa riunendo importanti opere di pittura e grafica del primo e secondo Futurismo (da Marinetti fino a Balla, Boccioni, Bragaglia, Cangiullo, Carrà, Conti, Depero e Munari), i cui temi vennero fatti propri dagli artisti mantovani. Oltre a queste, libri, periodici, lettere, fotografie, filmati, le riviste edite da Somenzi, quelle pubblicate da Fiozzi e Cantarelli: “Procellaria” e, come già indicato, l’unica testata dadaista italiana, “Bleu”.
A questi materiali saranno affiancati documenti inediti degli stessi Fiozzi, Cantarelli, Somenzi e Evola e opere dei protagonisti del Dada internazionale quali Marcel Duchamp (con il famoso Apolinère Enameled), Francis Picabia, Man Ray, Kurt Schwitters e di Tristan Tzara, instancabile organizzatore del movimento.
In una mostra che, a cent’anni dalla pubblicazione del celebre Manifesto e a 76 dalla storica Esposizione Futurista di Palazzo Ducale, indaga i due movimenti evidenziandone analogie e divergenze.
Soprattutto queste ultime, dato che Futurismo e Dada intrapresero, ideologicamente, strade diverse dal momento che Dada ancor più drasticamente si poneva in contrasto con la società e con le tradizioni, fino a voler fare tabula rasa di tutte le regole che fino allora avevano codificato la creazione artistica.
Ma anche se si arrivò a una rottura tra futuristi e dadaisti, numerosi furono gli elementi comuni e le occasioni di scambio: lo spirito dissacrante, le serate provocatorie e irriverenti, la volontà di “rivoluzione tipografica”, l’uso massiccio dei mezzi di comunicazione e delle riviste, la commistione tra generi tradizionalmente separati.
Mantova, rispetto alla storia dei due movimenti, ha un ruolo in qualche modo particolare, unico. La città fu, infatti, sede di uno dibattito intellettuale condotto per “organi di stampa”: da un lato le riviste edite da Somenzi (che fu anche il principale promotore della grande mostra futurista tenutasi a Palazzo Ducale nel 1933), che diventeranno il vero e proprio organo di stampa del movimento marinettiano, e quelle pubblicate da Fiozzi e Cantarelli: “Procellaria” (1917-1920) e l’unica testata dadaista italiana, “Bleu” (1920-1921), realizzata in collaborazione con Julius Evola.
Intorno a queste fucine di pensiero conversero intellettuali di valore e artisti, in primis lo stesso Martinetti.
La mostra “Futurismo e Dada. Da Marinetti a Tzara. Mantova e l’Europa, nel segno dell’Avanguardia” ne da per la prima volta conto, indagando una situazione all’apparenza provinciale, locale, ma che in realtà ebbe collegamenti a volte molto forti con le avanguardie italiana ed europee.
L’esposizione, curata da Melania Gazzotti e Anna Villari, resterà aperta dal 13 dicembre al 28 febbraio alla Casa del Mantegna. A promuoverla è l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Mantova in collaborazione con la Fondazione Banca Agricola Mantovana.
E’ l’8 febbraio del 1909 quando, in anticipo di qualche giorno rispetto alla sua pubblicazione ufficiale su “Le F**aro”, appare su “La Gazzetta di Mantova” il primo manifesto del Futurismo, firmato da Filippo Tommaso Marinetti. A partire da quella data, il movimento futurista si afferma prepotentemente sulla ribalta internazionale della cultura e dell’attualità, con le sue proposte di rinnovamento totale nell’ambito della letteratura, della musica, del teatro, della grafica, di ogni campo del pensiero e del vivere. Una poetica diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, grazie proprio ai manifesti, alle serate sperimentali e provocatorie, e all'intensissima attività editoriale ed espositiva.
Mantova viene investita in pieno dal ciclone futurista, con serate, conferenze, mostre e con la costituzione nel 1916 di un gruppo futurista, che sarà attivo fino al 1941, del quale fecero parte Gino Cantarelli, Giovanni Cenna, Emiliano Diobelli, Aldo Fiozzi, Otello Rebecchi e Mino Somenzi.
Tra le loro esperienze collettive e individuali – Somenzi ad esempio, prima di diventare giornalista di spicco, fu a Fiume con Gabriele d’Annunzio - grande peso ebbe il rapporto di scambio e confronto con altri gruppi d’avanguardia europei: primo tra tutti il gruppo Dada, appunto, al quale li accomunò la predilezione per l’uso della parola, della poesia e del segno come principale forma espressiva.
L’importante mostra a Casa del Mantegna rievoca questa intensa pagina di storia e d’arte e lo fa riunendo importanti opere di pittura e grafica del primo e secondo Futurismo (da Marinetti fino a Balla, Boccioni, Bragaglia, Cangiullo, Carrà, Conti, Depero e Munari), i cui temi vennero fatti propri dagli artisti mantovani. Oltre a queste, libri, periodici, lettere, fotografie, filmati, le riviste edite da Somenzi, quelle pubblicate da Fiozzi e Cantarelli: “Procellaria” e, come già indicato, l’unica testata dadaista italiana, “Bleu”.
A questi materiali saranno affiancati documenti inediti degli stessi Fiozzi, Cantarelli, Somenzi e Evola e opere dei protagonisti del Dada internazionale quali Marcel Duchamp (con il famoso Apolinère Enameled), Francis Picabia, Man Ray, Kurt Schwitters e di Tristan Tzara, instancabile organizzatore del movimento.
12
dicembre 2009
Futurismo e Dada. Da Marinetti a Tzara. Mantova e l’Europa. Nel segno dell’Avanguardia
Dal 12 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CASA DEL MANTEGNA
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Biglietti
interi euro 5, ridotti euro 3. La visita alla mostra si può prenotare gratuitamente telefonando al 0376 432432, tutti i giorni dalle 8:30 alle 17:00. Visite didattiche: sono previsti percorsi didattici differenziati per fasce scolastiche da prenotare al 0376 432432. Il costo del percorso didattico con laboratorio è € 3,00 a scolaro da pagare all’operatore didattico
Orario di apertura
da martedì alla domenica dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 17:30
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 12 per la stampa
Sito web
www.turismo.mantova.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore